INTERVENTO DI SANDRO CURZI

direttore del quotidiano liberazione

Io credo che farebbe molto bene al giornalismo tentare di esplicare alcuni meccanismi della comunicazione. Il giornalista spesso assolve il suo compito non mettendo mai in discussione la professione che esercita, il suo comunicare, perché ha paura che se attua questa complessa critica, crolla il suo castello, il suo lavoro e quanto scrive. Quindi per questo si perpetua, eccetto alcune grandi firme, un atteggiamento conservatore e accade anche nell’animo espressivo di giornalisti progressisti.

Il problema della personalità, in questa epoca, forse per i passaggi drammatici che abbiamo vissuto, si notano più sulle generazioni intermedie, perché sono un misto. Non hanno una loro personalità precisa, non sono riusciti a vivere in modo diretto tutto il travaglio del novecento. Molti che hanno fatto il 1968 e che in quel periodo erano l’avanguardia della comunicazione, i più duri e forse anche chiari, oggi sono collaboratori del potere. Non sono riusciti da una parte a portare avanti il loro discorso e sono tornati indietro chiudendosi in quelle cose che noi della nostra generazione passata, contestavamo e in parte siamo riusciti a cambiare. Un buon giornalista deve avere delle basi culturali e di apertura, notevoli, perché ha una responsabilità importante, che e’ quella di influire , secondo alcune scelte che fa, colui che lo segue, questo accade soprattutto nei grandi mezzi di comunicazione come la televisione.

Se voi avete visto i telegiornali di questo periodo, tg1 tg2 tg5, per raccontare l’arresto dei NO GLOBAL, facevano vedere immagini terribili, quelle del G8 dove c’e’ l’automobile capovolta che brucia, e questa scena fa scattare immediatamente repulsione nell’elemento piccolo borghese al quale puoi toccare tutto ma non l’automobile. Ed ogni tg ha trovato la sua automobile incendiata da far vedere. Si rivolgono a quelli che stanno in casa, che sono un tantino terrorizzati da quello che sta accadendo, e gli fanno vedere queste cose, ed e’ come se gli dicessero… cerca di essere contro queste persone che fanno questi incendi.

Domanda - non e’ per una questione di appartenenza che fu scelto DI PIETRO al Mugello, invece che lei ? come e’ potuto accadere ?

Sono un vecchio militante del PCI iscritto al partito fin dal 1943, e tutta la mia vita si e’ formata in questo contesto. Non ho gradito tutto quello che avvenuto con l’operazione - Achille Occhetto - , e non pensavo di proseguire quel tipo di percorso. Volevo ritirarmi quando mi era stata offerta la candidatura nel Mugello, e successivamente a questa mi arrivò la notizia che al mio posto, come appunto mi domandavate, il partito, cioe’ Massimo D’Alema, candidò DI PIETRO. Io avevo seguito il pool in modo scrupoloso e attento, e per me DI PIETRO rappresentava una diversità dal resto dei magistrati, perché proveniva dalla polizia e aveva un modo di indagare giustizialista e sostanzialmente i suoi valori certo non erano e non sono proprio di sinistra. Quindi m’incazzo un tantino per questa cosa quando la vengo a sapere, badate bene, non ho nessuna intenzione di fare il senatore o il deputato, perché con Indro Montanelli abbiamo fatto una scommessa su chi dei due sarebbe riuscito a rimanere per tutta la vita giornalista e ci tengo ad onorarla. Ma non mi piace come veniva imposta la candidatura di Di Pietro. Mi arrivano addirittura delle telefonate da parte dei compagni del Mugello, che vogliono avere delle spiegazioni in merito, perché i loro problemi sono tanti e voglio essere sicuri di chi li rappresenta. Hanno ad esempio il problema di una distruzione del territorio in modo irresponsabile, perché costruiscono gallerie per far passare i treni, in quel territorio, ripeto, che e’ ad altissimo rischio sismico.

Io provo a dire che mi oppongo, ma si crea per me e per la prima volta una frattura, anche se precedentemente avevo discusso all’interno di questo con numerose persone, sento di non appartenere piu’ al partito. Vado quindi da D’Alema e discuto e giudico il tutto come un errore di fondo, affermando che non capisco cosa c’entra DI PIETRO con le nostre radici, e lui mi spiega che tutta l’operazione serviva per portarlo via alla destra.

Continuo ad oppormi.

Ed ecco allora che entra in scena D’Alema, per far scattare il meccanismo di fedelta’. E va nel Mugello, circoscrizione per circoscrizione, circolo arci per circolo arci, facendo centinaia di riunioni in questo piccolo territorio, per dire che Curzi e’ una bravissima persona un bravissimo compagno ma IL PARTITO HA DECISO che qui deve essere eletto DI PIETRO.

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E avviene un fatto nuovo che pochi conoscono e che forse non si ricorda. Entra in campo FERRARA GIULIANO, perche’ i dubbi c’erano nel Mugello, rispetto alla scelta tra me e Di Pietro. Giuliano, che era il Direttore di Panorama, aveva fatto addirittura una copertina del settimanale, in cui scriveva FORZA SANDRO - perche’ lui era contro DI PIETRO. Ebbene nella trasmissione PORTA A PORTA - annuncia che sarebbe sceso in campo e proprio nel MUGELLO e diventa quindi il terzo candidato.

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Penso che lui fu chiamato dal Cavaliere, e che questo lo ha costretto a candidarsi, perché l’operazione simbolica poteva servire in quel momento in parlamento per la bicamerale. In poche parole FERRARA GIULIANO si candida al Mugello, attacca Di Pietro in modo plateale, la gente si concentra su DI PIETRO e lo difende e quando mi presento mi dice che mi vogliono tanto bene ma bisogna ascoltare le indicazioni del partito perché il pericolo di destra e’ diventato evidente. Ora io non ho le prove, ma proprio il tutto mi può far intravedere una specie di accordo tra D’Alema e Berlusconi, per far scattare l’appartenenza di cui parlavamo.

E sull’utilizzo della parola terrorismo ?

Sul terrorismo e in che forma questo viene comunicato, posso dire che non esiste una stabilita’ dell’informazione sull’argomento, perché lo stesso può essere visto dai diversi punti di vista. Io ad esempio non sono pacifista al mille per mille, perché bisogna vedere in quale situazione storica ti trovi e valutare nella stessa quale apporto puoi dare. Sono nato e mi sono inscritto nel 1943 al partito politico Comunista, e ho aderito alla lotta partigiana, e quindi ho sparato e posso dire che certe resistenze sono giuste se portano al cambiamento completo.

A Firenze, ad esempio, stavano tutti intorno come gufi, perché attendevano che scoppiasse una bomba, ci fosse una rissa, per far scattare la repressione totale, non e’ successo e lo hanno fatto in questi giorni, perché le accuse fatte ai NO GLOBAL arrestati, sono vuote di significato, sembrano comiche. Ci trovi scritto, in queste oltre 300 pagine d’accusa, che una ragazza aveva degli ortaggi e poteva usarli come armi improprie. Vi rendete conto ?

Io in queste cose non ci credo, non credo ad una iniziativa da parte del solito magistrato maniaco di protagonismo, e in questi casi scatta la mia diffidenza storica. Questi sono progetti che vengono da lontano, perché c’e’ un bisogno disperato da parte degli americani, che questo SOCIAL FORUM a Dicembre non rompi le scatole, quando ci sarà quasi sicuramente l’attacco a l’Iraq.

E ne sono convinto come ne e’ convinto la maggioranza del giornalismo USA che in questo senso e’ un tantino più libero del nostro, alcune cose le scrive, anche in riguardo alle date. Insomma l’Europa deve stare buona e un movimento come quello dei NO GLOBAL che si e’ trasformato ed e’ capace di far politica con la CGIL - ARCI - eccetera, può creare situazioni nuove in Italia.

Ad esempio ci sono stati dei sondaggi, che davano consensi, più del 54 per cento, ai NO GLOBAL, e oltre il 70 per cento, comprendeva cosa questi comunicano con le manifestazioni, dati sconvolgenti, se posti sulla scrivania di un ambasciatore americano.

Secondo lei come mai un giornalista come Luttwak, appare sempre in momenti drammatici del nostro paese ?

Questo giornalista mi perseguita. In Italia, spesso viene cercato, perché parla bene la nostra lingua, voglio dire, se si va in America, gli stessi giornalisti e opinionisti americani, non gli danno l’attenzione che gli diamo noi. Ha cominciato a chiamarlo Vespa, il quale affermava che era l’unico americano che parlava bene l’italiano ed è così diventato figura autorevole nel nostro paese, collaboratore non so di quante situazioni. Personaggio stranissimo che interviene in momenti particolari. Ieri ad esempio, ha detto una cosa in radio sull’errore passato che lo stato ha fatto aiutando economicamente la fiat, e che questa fabbrica automobilistica può tornare ad essere importante, attraverso un intreccio di capitali che sta attuando. Per poi chiudere il suo intercento, affermando che in questo momento, chi fa delle manifestazioni o si limita a contestare, destabilizza l’economia italiana.