Se la lotta si fa dura, tieni duro Sandro

Finora Sandro Curzi, l’anti Di Pietro nella disfida del Mugello, ha resistito a lusinghe e minacce. In teoria, per piegare la resistenza di un vecchio comunista come il fondatore di TeleKabul, non c’è niente di più efficace di una mozione degli affetti farcita di sapienti richiami al feticcio dell’«unità della sinistra» e al fantasma del «gioco che favorisce la destra». E invece Curzi non molla e a chi, in particolare nel Pds, lo esorta caldamente a rinunciare alla candidatura contro Di Pietro, replica di non voler cedere al (tardivo) incoraggiamento e, anzi, di volere perseverare nel diabolico errore. Per un uomo che ha fatto del giornalismo una branca particolarmente esposta della milizia di partito e della fedeltà ideologica alla Causa la priorità esistenziale assoluta, sarebbe facile cedere al ricatto emotivo dei compagni che ti circuiscono, ti vellicano, ti prendono a braccetto per dimostrare che puoi in ogni caso contare sul loro appoggio sempre che loro siano messi nelle condizioni di potere ancora contare sul tuo appoggio, questo scaltro gioco di recupero potrebbe trovare udienza e ascolto. Ma Kojak, sorprendentemente, resiste e afferma di non voler lasciarsi abbindolare dal «pressing del Pds». Adesso vogliono addirittura radiare l’indisciplinato dal partito, tanto per rendere più nitidi i contorni di un grottesco remake storico-politico. Ma una patina di ridicolo rischia di spalmarsi su tutta la vicenda.
Visto che Panorama gli aveva dedicato una copertina con un «Forza Sandro» di sostegno e apprezzamento per l’uomo che aveva osato sfidare l’eroe presunto chiamato da Massimo D’Alema a rappresentare l’Ulivo nelle prossime elezioni suppletive del Mugello (e che ha inaugurato la sua campagna elettorale cacciando con una certa brutalità i giornalisti), Curzi si è visto piovere addosso l’accusa di essere «oggettivamente» alleato alla «destra berlusconiana». Accusa destinata a fare un certo effetto in un uomo che conosce minuziosamente i meccanismi dell’isolamento e del vuoto creati attorno al reprobo che osa rifiutare l’adesione fideistica ai dettami del- l’«unità» della sinistra e del Partito con la P maiuscola. E invece non soltanto Curzi non è apparso particolarmente vulnerabile all’argomento che chissà quante volte gli sarà capitato di usare nella sua lunga milizia comunista, ma ha pubblicamente dichiarato che lui i voti del Polo nel Mugello non li snobba e anzi, non si vede francamente perché la cosa dovrebbe suonare scandalosa, li gradisce anche.
Il pressing non si fermerà, e non avranno sosta i mille, patetici modi di far passare il Grande Scroccone come l’incarnazione stessa delle magnifiche sorti e progressive. Però se Sandro Curzi non cedesse e tenesse duro sulla linea fin qui abbracciata («Mi ritiro soltanto se si ritira anche lui»), si profilerebbe una piacevole sorpresa nel panorama politico-antropologico italiano. Inoltre, ciò che è più importante, un’arma di ricatto politico che sembrava formidabile risulterebbe spuntata. Rischierebbe addirittura di saltare un tappo di omertà e conformismo e di silenzio ipocrita sulla vita spericolata di Tonino del Mugello. Ancora una volta «Forza Sandro».

05.08.1997