Martedì
11 settembre alle tre del pomeriggio mi trovavo
con un collega a discutere di alcune questioni di
lavoro nel mio ufficio. Entrò un altro collega
in preda ad un’insolita agitazione,
chiedendo di poter accendere il televisore che
tengo in ufficio: aveva ricevuto una telefonata
che gli annunciava un fatto catastrofico accaduto
a New York. Le immagini della CNN ritrasmesse
dalla Rai e da Canale 5 si riferivano ad un
incendio ad una delle Torri Gemelle, le Twin
Tower del Word Trade Center di Manhattan. I
commentatori spiegavano che si era schiantato
contro un Boeing carico di passeggeri.
Incredibile! Dopo qualche minuto si vide un aereo
infilarsi in una torre senza uscirne. Subito
pensammo si trattasse di un replay di quanto era
successo, ma il commentatore concitato riferì
che un secondo Boeing era andato a colpire la
seconda torre. Era chiaro che stavamo assistendo
in diretta televisiva ad un’azione
terroristica. Lo sbigottimento e lo sgomento si
sovrapposero all’ansia già presente. Le mie
prime reazioni mentali si sono trasformate in
parole: "Questa è un’autentica
Apocalisse, è come Pearl Harbor, è la realtà
che supera l’immaginazione di tutti i film
catastrofisti di Hollywood, qui c’è sotto
Bin Laden e l’estremismo islamico, questo è
il risultato di aver messo a capo della nazione
più potente del mondo un fantoccio come Bush che
pensa all’isolazionismo dell’America
senza un impegno concreto a risolvere la
questione palestinese". Le immagini ed i
commenti alla televisione continuavano a
confermare l’attacco terroristico. Alle tre
e mezza apparve Bush che dichiarò qualcosa di
sommario su quanto stava succedendo Lui era in
visita ad un college e si trovava davanti ad un
ignaro gruppo di ragazzi. Aveva la solita aria di
chi è fuori posto e sta cercando di recitare un
copione che non gli appartiene proprio. Tra
un’immagine ed un commento continuammo a
fatica la nostra riunione. L’ufficio si
affollava. Dopo un quarto d’ora arrivò la
notizia che un altro aereo civile aveva colpito
addirittura il Pentagono a Washington e forse la
Casa Bianca. La domanda che correva era: ma come
è potuto succedere tutto questo in un Paese che
ha sofisticatissimi sistemi di sicurezza?
Ricordai tutti gli assurdi controlli che avevo
dovuto sopportare ad Atlanta in transito
aeroportuale per Lima. Poco dopo le quattro
crollò per collasso la Torre sud, la seconda
colpita. Si ebbe notizia del dirottamento di un
quarto Boeing partito dal New Jersey. I primi due
erano partiti da Boston, il terzo da Washington.
Incredibile ma vero! Alle quattro e mezza le
immagini mostrarono il collasso della Torre Nord,
la prima colpita. Una immensa nube di polvere
densa copriva tutto. Il collega che aveva
ricevuto per primo la notizia e che era salito
nell’81 in uno dei due grattacieli a oltre
quattrocento metri d’altezza,
c’informava che le torri potevano contenere
più di quarantamila persone, ma che a
quell’ora non tutti erano ancora al lavoro.
Ansia, sgomento, incredulità, tristezza
infinita, voglia di piangere per una tragedia che
ognuno pensava potesse rimanere solo nella
fantasia di qualche abile cineasta.
Ma
la ragione porta ora ad alcune considerazioni.
La
follia del gesto riconduce alla nota prassi
delirante del martirio suicida degli estremisti
islamici che vedono Satana materializzato
nell’Occidente opulento e immorale che ha
come alfiere gli Stati Uniti d’America,
l’autentico Male del Male.
Strategicamente,
nelle intenzioni di chi l’ha preordinata,
un’azione così devastante ed estremamente
simbolica dovrebbe causare un’ondata emotiva
così forte da indurre chi governa l’America
e l’Occidente ad una reazione violenta.
Subito infatti, nei commenti di Bush e di molti
alleati occidentali, l’azione terrorristica
è divenuta "azione di guerra", senza
alcuna rivendicazione e senza aver chiari
elementi per dire che si sia trattato di
un’azione di qualche Paese. I mandanti non
parlano e non parleranno e tutti i Paesi
sospettati di fiancheggiamento degli estremisti
islamici, dall’Afganistan al Pakistan,
dall’Arabia Saudita ai Palestinesi, si
dissociano dall’azione devastatrice e la
condannano esplicitamente (Saddam Hussein tace,
ma quello ha un conto in sospeso con gli Stati
Uniti e sta cercando di costruirsi la propria
atomiaca nucleare). Però s’insiste sulla
guerra. E’ la reazione che volevano i
terroristi: un’azione emotiva ed
indiscriminata contro Paesi islamici che si
presume appoggino il terrorismo antiamericano e
antisionista. Una guerra che colpisse
ingiustamente una popolazione inerme, colpevole
solo di essere nata in un Paese che esprime anche
fanatismo religioso, provocherebbe per reazione
il compattamento dei Paesi mussulmani. Allora si
che ci sarebbe la Terza guerra mondiale. Ed è
quello che vogliono i fanatici islamici. Per loro
sarebbe la vera Grande Guerra Santa, la guerra
del Bene che sconfigge il Male.
Ma
noi che abbiamo a cuore solo una civiltà morale
non vogliamo farci tirar dentro a una tale
follia.
Dobbiamo
respingere qualsiasi tentativo subdolo,
massmediatico di inglobarci in una guerra, in una
"Guerra Giusta", in una speculare
"Guerra del Bene contro il Male".
La
strategia di chi è in preda a un delirio di
onnipotenza e manda degli invasati a immolarsi
per ricevere in premio un posto a fianco di Allah
ed un harem celeste di settanta donne è quella
di un mondo islamizzato, totalmente liberato da
Satana, dal Male, dalla civiltà cristiana
occidentale e sionista. Bin Laden, se fosse lui
l’artefice di quanto sta succedendo, dispone
di notevoli risorse proprie e di cospicui
finanziamenti del mondo arabo (un mondo che
comunque gira nel mercato finanziario
internazionale) e con quest’azione cercherà
di coalizzare gli esclusi di tutto il mondo
contro chi sta banchettando a piacere, miscelando
medioevo e tecnologie del XXI secolo, corpi umani
e sofisticata elettronica, le nuove
"bombe" quasi invincibili pronte a
deflagare in ogni posto che si ritiene utile alla
causa.
Ciò
che possono fare gli Stati Uniti d’America,
l’Europa e tutto il resto del mondo che dice
di ispirarsi a valori etici universalmente
condivisi è ritrovarsi nell’Onu, dove può
convergere ed essere riaffermato il senso di
un’umanità che cammina verso un ideale
morale, un ideale di pace, di tolleranza, di
rispetto delle culture diverse dalle proprie.
I
responsabili di queste abberranti azioni
terroristiche dovranno essere individuati,
scovati, catturati, condannati. E ciò è
possibile solo con operazioni d’intelligence,
con azioni di spionaggio, con l’opera delle
"teste di cuoio" (o di qualche altra
testa purché pensante), con alleanze politiche
nei Paesi non votati a perseguire disegni di
follia e di morte.
Contemporaneamente
dovrà svilupparsi una politica mondiale che
intervenga a risolvere le questioni di acuta
crisi, come la questione palestinese con la
costituzione dello Stato di Palestina ed il
reciproco riconoscimento con Israele. E
l’azione dell’Onu dovrebbe spingersi a
rivedere la distribuzione mondiale delle risorse.
Non può continuare ad essere accettato che il
20% della popolazione mondiale benefici
dell’80% delle risorse planetarie. Questo
divario dovrà progressivamente ridursi con
politiche attive di sviluppo delle aree ora
emarginate.
Non
può essere che noi ci emozioniamo profondamente
solo quando siamo spettatori di immani tragedie
come quella appena vista. Ogni giorno nel mondo
muoiono di fame, di AIDS, di malattie tropicali
migliaia di persone, molto spesso bambini.
E’ una carneficina alla quale le nostre
coscienze sono diventate quasi del tutto
insensibili ed indiffernti. E pochi si soffermano
sul contributo negativo che anche la chiesa
cattolica dà a tutto questo: come si fa a
condannare l’uso del profilattico in Africa
e in ogni parte del mondo con l’epidemia di
AIDS che si sta diffondendo a dismisura? Che
politica ha il Papa per l’Africa? Accettate
la sofferenza della fame che poi ci sarà il
regno dei cieli e copulate solo per procreare?
Mah! L’orrore di guerre tribali come quella
tra le etnie hutu e tutsi nel centro
dell’Africa, del recente genocidio in Bosnia
e Kossovo quanto hanno mosso le nostre coscienze
ed i nostri sentimenti? La velocità della
comunicazione multimediale cancella in fretta gli
eventi catastrofici dalla nostra memoria,
procediamo privi di memoria storica. Viviamo di
emozioni virtuali e dimentichiamo la storia umana
del nostro tempo. Quanto durerà
quest’ultima emozione? Tra poco tempo
arriverà il Grande Fratello televisivo ad
occupare l’interesse delle stanche e
ordinate famiglie italiane. L’orrore di
questa nuova tragedia diventerà materia per un
film spettacolare e un musical,
per il grande business
della società dell’immagine e
dell’edonismo ad ogni costo.
Il
rischio ora è anche che si crei nelle coscienze
occidentali un sentimento sterotipato di
avversione verso l’Islam, verso i cittadini
provenienti dai Paesi Arabi e della Comunità
islamica mondiale. L’Islam c’entra con
quanto è avvenuto come c’entra il
Cattolicesimo con l’IRA. In nome di Cristo
la nostra storia ha dovuto registrare immani
tragedie e sofferenze: tutti sanno cos’è
stata la Santa Inquisizione. La guerra di
religione ora sarebbe quanto di peggio potrebbe
accadere. Io personalmente non credo a nessun
dio, tanto meno a possibili paradisi o inferni
nel cosidetto aldilà. Ma non posso biasimare
certamente chi ripone fiducia e speranza in
un’entità superiore e nella vita eterna.
Per me è l’uomo che ha creato dio a propria
immagine e somiglianza, non certamente il
contrario come sostiene la religione. Condivido
però i valori morali della cultura cattolica
perché sono i valori con i quali sono cresciuto
e che appartengono alla comunità con la quale
vivo. Ma non posso assistere passivamente ad
immagini di uomini di potere e no che pregano,
piangono e cantano in una chiesa americana o
italiana con nell’animo un sentimento di
odio e di vendetta. Dall’altra parte nelle
moschee avviene altrettanto. Di fronte
all’orrore degli attacchi all’America
molti islamici hanno gioito e festeggiato. Ma
quale dio potrebbe volere al proprio fianco
un’umanità così?. In tutto questo non
c’entra nessun dio. C’entra
l’umanità con la propria storia fatta di
consapevolezza, ma anche di tanti sogni, di tante
illusioni, di tante paure e di sofferenze e di
tanta voglia di benessere e di paradiso, di
fantasie utili a coprire la vastità immensa
della solitudine e dello sconforto morale, del
mistero che ingloba tutto l’universo, di
voglia di svelare l’arcano. C’entra
l’umanità che non ha ancora sopito
primordiali istinti distruttivi, che è
spaventata di fronte alla prospettiva di
scomparire, di "non esistere", che non
sa godere del fatto straordinario di essere
arrivata alla vita su questo incredibile pianeta
solare. E’ un’umanità non orientata ad
accettare il fascino del mistero, non ancora in
grado di costruire un senso di umanità
universale, di un’umanità morale che può
anche sperare in un aldilà paradisiaco, ma non
certo a credere a ciò con assolutezza, a
costruirci sopra sette fanatiche, riti
messianici, imprese epiche o devastanti in nome
di dio, filoni esoterici senza fine.
Roberto Zanardo
REDAZIONE NAMIR -
l'umanita' e' in totale crisi con se stess quando
chi predica pace sul mondo aziona la guerra. Non
possiamo che concordare con qunto hai scritto e
con queste frasi trovate su un foglio
bruciacchiato caduto dalle due torri e giunto
fino alla casa bianca .... trasportato dal vento
e dagli eventi.
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