2 giugno 2002
La Corte di
Cassazione ha annullato 13 su 29 ergastoli a boss mafiosi
accusati della strage di Capaci in cui persero la vita
Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Rocco Di
Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Secondo i
giudici furono solo i Corleonesi di Totò Riina a
commettere la strage mentre per tutti gli altri boss non
è provata la responsabilità. Tra gli assolti anche
Giuseppe Madonia. Inoltre, per un errore giudiziario,
tornano in libertà sette killer della mafia perchè è
stata firmata in ritardo la proroga dei termini di
custodia cautelare.Michele lu Lanzone
Da "L’operaio conosce 300 parole, il
padrone 1000: per questo lui e’ il padrone", di
Dario Fo e Franca Rame.
Questo
spettacolo ha debuttato alla Camera del Lavoro di Milano
il 20 novembre 1969.
Personaggi: La Madre, Prima Infermiera, Seconda
Infermiera, Ragazzo cantore con chitarra
Al centro dello spazio scenico, un praticabile e uno
sgabello. Un attore viene in proscenio a introdurre il
brano. Luce piena.
ATTORE Michele lu Lanzone e’ il nome di un famoso
sindacalista siciliano ucciso dalla mafia oltre
trent’anni fa. La storia e’ raccontata dalla
madre del Lanzone stesso. L’azione drammatica si
svolge dentro un manicomio dove la donna e’ stata
rinchiusa. Un ragazzo cantore introduce, con una
filastrocca, l’azione. L’unico elemento
scenografico sara’ questo praticabile che vedete nel
mezzo del palcoscenico.
RAGAZZO (canta quasi sommesso, con pudore)
Rosa la pazza la nanna faceva
A ‘nu pupazzo la ninna cantava
Ninna oh ninna oh
A questo punto della canzone entra in scena una donna
senza eta’, la Madre. Siede tenendo in grembo un
pupazzo di stracci, "una pigotta" grande come
un bambino di cinque anni. Ogni tanto lo pettina e lo
culla, mentre il ragazzo continua a cantare.
RAGAZZO
Michele lu Lanzone fatti furbo
lascia che corra l’acqua dove deve
non t’impicciare tu di ’sto disturbo
se per la valle l’acqua non si vede
il contadino gia’ s’e’ rassegnato
tu statti bono o sei gia’ sotterrato.
MADRE Ti piace
‘sta canzoncina? Bella eh! E’ per tuo padre che
l’hanno inventata… tutta per lui. Era
importante tuo padre… accidenti se lo era! Quando
passava lui si toglievano tutti il cappello i
contadini… mica per soggezione… no, per
rispetto, per considerazione… perche’ era il
piu’ bravo, il piu’ coraggioso sindacalista di
tutta la vallata. (Cambia tono alzandosi in piedi
all’unisono con il chitarrista)
"Michele statti in salute
E mantieniti vivo"
Da questo momento, la
Madre, raccontando la sua storia, recitera’ i vari
personaggi, cambiando toni e atteggiamenti – sempre
epica – mai naturalista.
MADRE Lascia correre,
Michele… hanno gia’ ammazzato piu’ di
settanta sindacalisti prima di te… tutti sotto terra
sono finiti, perche’ si davano troppo da fare,
Michele… si mettevano troppo in vista coi contadini!
(Tono autoritario) No, i tempi sono cambiati….
Adesso la mafia deve star buona, che c’e’ la
commissione apposita che li tiene sotto torchio!
Avete visto…
gia’ li abbiamo costretti a mollarci le terre del
latifondo! (Altro tono) Gia’, ma che ce ne facciamo
senza l’acqua… manco i cocomeri ci
resistono… brucia tutto! Se ci distribuivano il
deserto della Libia era lo stesso! (Altro tono)
L’acqua ci sara’! Basta che si faccia la
diga… il progetto e’ gia’ stato approvato.
La regione ha gia’ ordinato lo stanziamento…
e’ questione di qualche mese. Ora vado a
Palermo… ci vado con tutti i sindaci della
valle… se occorre verrete anche voi con le vostre
donne e ci faremo sentire!
RAGAZZO (canta come
facesse parte della ballata)
Michele lu
sindacalista!
Michele lu Lanzone
Ci stai facendo fare lu
ballu del caprone!
MADRE Facciamo, faremo,
e’ gia’ fatto!
Quanti anni sono che si
aspetta!? Manco una pietra han messo per ‘sta diga.
Facciamo, faremo,
e’ gia’ fatto! Ci pare la storia di Mose’:
abbiate pazienza… pazienza!
E intanto noi si deve
andare a fare il lavoro a giornata fino alla piana dei
greci… sotto i proprietari… e anche le nostre
donne… che la nostra terra ci serve solo per
seppellirci i morti… E i figli nostri ci tocca
mandarli alla miniera del sale e dello zolfo… che ci
diventano rachitici e gobbi…. (Cambiando tono)
Michele, qualcuno mette in giro la voce che ti hanno
mandato qui i padroni… Si’, che sei pagato da
loro… per tenerci tranquilli… con la
speranza… le promesse… (Venendo in proscenio
fiurente. Cambia tono) Chi dice questo? Fuori! Me lo deve
venire a dire in faccia! In faccia! Senno’ e’
un cornuto bastardo, figlio di cornuti! (Cambia tono di
colpo) Non te la prendere Michele… lascia correre,
‘sto mestiere non e’ per te… per fare il
sindacalista bisogna esserci nati… e’ un
mestiere difficile… bisogna saperci fare…
esserci navigati (All’unisono con il ragazzo) Il
governo ha distribuito tre sacchi di farina per ogni
famiglia… siamo sotto le elezioni… per un
po’ staranno quieti… (Scatto di voce) No!
E’ proprio adesso che dobbiamo muoverci! Dobbiamo
andare a pestare i pugni, adesso! (Implorante) Michele,
lascia correre… Michele, ti vuoi rovinare (Riprende
con tono esasperato) Non capite che la diga sono i
padroni a non volerla dare? Sono loro che bloccano tutto!
Perche’ con ‘sta diga tutta la vallata
diventerebbe fertilissima… Potremmo adoperare
l’acqua anche per lavarci i piedi… e potremmo
far fontane come in piazza a Palermo! Ma allora vi
trovereste a coltivare tranquilli tutti quanti le vostre
terre, che vi rendono, a vivere del vostro! E a ‘sto
punto, dove li trovano loro… i padroni, i braccianti
da pagare una miseria come han fatto fino adesso? E alla
miniera di zolfo e a quella del sale chi ci andrebbe
piu’ a crepare con le piaghe dappertutto come
lebbrosi? La chiudono! Ecco perche’ ‘sta diga
non ve la vogliono dare… a costo di far saltare in
aria tutta la Sicilia… ad ogni costo!! Perche’
voi dovete restare straccioni morti di fame! (Cambia tono
di colpo: spaventata) Michele statti zitto… non ti
esporre… (Altro tono) No, la Sicilia saremo noi a
farla saltare… Noi! Piantiamola di essere degli
spaventati… Siamo capaci di ammazzare per il
disonore… ma non e’ disonore essere dei
pezzenti, degli sfruttati… crepar di fame? Andiamo
tutti a Palermo… andiamo a prenderli per il collo
‘sti padreterni bastardi.
RAGAZZO (canta)
Palermu,
Palermu,
Jemmu, jemmu…
MADRE (dolcissima e
orgogliosa) Dovevi vederlo tuo padre, Cenzino, in testa a
tutti scalmanato che pareva Rinaldo con le due spade! E
tutti i contadini sui loro muli, sui ciucci, coi loro
cartelli, che gridavano, scendevano verso Palermo che
sembravano la lava del vulcano.
RAGAZZO (Canta)
Palermu, Palermu,
Jemmu, emmu…
MADRE Ma non ce
l’hanno fatta… e’ arrivata la polizia con
le camionette. Dalle ville, i padroni, guardavano con i
cannocchiali… li hanno picchiati con i calci dei
moschetti… erano piu’ di mille. Tuo padre con
un braccio rotto l’hanno portato in prigione…
un anno gli hanno dato. (Accorata) Michele, chi te lo fa
fare… Michele, lascia correre… Tu ti butti
troppo… e a che serve? I contadini, da sempre stanno
sotto padrone… ci si sono rassegnati… non
stargli a montare la testa… che poi lo vedi, te la
fanno pagare a te, i padroni!
La madre va a
rannicchiarsi sul fondo del palcoscenico.
RAGAZZO e MADRE (in
calando)
Michele lu Lanzone fatti furbo
lascia che corra l’acqua dove deve
non t’impicciare tu di ’sto disturbo…
Entrano due
infermierre. Portano un grande cesto, pieno di lenzuola.
Ne prendono uno e lo tendono per piegarlo.
PRIMA INFERMIERA Ma
che, mettiamo via i lenzuoli bagnati?
SECONDA INFERMIERA E chi li mette via? Servono per la
strozzina.
PRIMA INFERMIERA La strozzina? Cos’e’?
SECONDA INFERMIERA Ma da dove vieni tu? Possibile che al
manicomio di Messina non la adoperiate?
PRIMA INFERMIERA Ehi! Non sara’ mica quel sistema di
avvolgerci i matti come salami, quando hanno la
crisi… cosi’ che restano come soffocati?
SECONDA INFERMIERA Certo, attraverso il lenzuolo bagnato
non passa l’aria e trach; e’ il sistema
piu’ spiccio per farli ritornare subito
tranquilli…
PRIMA INFERMIERA Chiamali tranquilli: svengono! Da noi,
laggiu’ e’ proibito…
SECONDA INFERMIERA Anche da noi… ma, insomma, si
chiude un occhio… (Si sente un grido di donna
provenire da fuori scena). Eccone una che e’
partita… vieni che ti metto subito in allenamento.
Le due infermiere escono correndo portandosi appresso
cesto e lenzuola.
MADRE Sicuro che e’ uscito di prigione il tuo
papa’… Ma mica s’e’ rassegnato
‘sto testardo… Macche’, adesso stava tutto
il giorno a studiare le carte del catasto. E una sera
arriva a casa che cantava e gridava felice.
"Guardate, ho trovato una mappa antica di
chissa’ quanti anni… di prima dei borboni…
forse del tempo degli arabi. Qui, guardate,
c’e’ segnato un fontanile… in cima alla
nostra piana, sotto il Ronco dello Zoppo dove adesso
e’ sotterrato da una frana… Forse e’ una
vena grande… Forse c’e’ ancora… basta
sgomberare… liberare il foro" (Cambia tono:
implorante) Lascia correre Michele… non
t’illudere… non t’immischiare! Se nessuno
l’ha riscoperta quella vena d’acqua, ci
sara’ pure una ragione… Lascia perdere Michele.
(Altro tono) Due giorni dopo era domenica e c’erano
tutti i contadini con le zappe e le vanghe, e anche
quelli della miniera, e le donne che trasportavano terra
con i cesti sul capo e i vecchi. Anzi, c’erano due
vecchi che suonavano la fisarmonica e la chitarra in
continuazione e noi si lavorava quasi ballando…
RAGAZZO e MADRE (cantano)
Verra’ lu tempu de li lampuni
tutte le vocche rosse mi vo’ baciare…
MADRE Non era ancora mezzogiorno che ci fu un urlo!
C’era!… Il foro c’era! Era otturato con
dei mattoni crudi, proprio di quelli del sistema
antico… Avessi visto Cenzino come si buttarono tutti
quanti a scavare… uno dietro l’altro a turno,
che il buco era stretto e solo un uomo per volta ci
poteva stare. Vai vai!
Si cantava intanto che si faceva il passamano coi
mattoni.
RAGAZZO (a voce spiegata)
Vai vai! Buttami un bacio e vai
verra’ lu tempu de li lampuni
tutte le vocche rosse mi vo’ rubare
MADRE L’acqua! L’acqua esce… esce…
(Altro tono) Avessi visto, Cenzino, un getto
incredibile… come trenta fontane. E tutti, uomini e
donne, come impazziti sotto a prenderci la doccia…
fradici a saltare, a ridere. "L’acqua,
l’acqua! Ah che bella cosa l’acqua!"
RAGAZZO
Verra’ lu tempu de li lampuni…
tutte le vocche rosse mi vo’ baciare!
MADRE Ubriachi d’acqua eravamo: (Altro tono, urlato)
"Non c’importa piu’ la diga adesso! Se la
tengano pure. Questa vena ci basta per tutta la
valle… per tutte le coltivazioni, per i campi…
non ci brucera’ piu’ il frumento… E chi
andra’ piu’ in miniera adesso? Se e’ per
noi da oggi possono anche chiuderla, quella trappola da
topi!" (Riprende per un attimo in sottofondo il
"canto dei lamponi scemando in malinconico).
Ma il giorno appresso c’erano delle donne che
piangevano per la strada. "Il fontanile non butta
piu’ acqua… la vena s’e’ gia’
asciugata". Andarono correndo i contadini a vedere.
"No, qualcuno ha otturato il buco".
Scavarono… scavarono… tirarono fuori qualcosa
che otturava… era Michele… il padre tuo:
l’avevano ammazzato e ce l’avevano ficcato
dentro come tappo. (Diperata) Michele, statti accorto
Michele, Chi te lo fa fare. I contadini gia’ si sono
rassegnati… da sempre sono rassegnati. (Gridando)
Giustizia!! Si’, voglio giustizia! Si’,
c’e’ per dio, la giustizia. Li hanno
presi… li hanno ammanettati quelli che me
l’hanno ammazzato… li hanno processati…
due volte! E due volte li han lasciati uscire…
tutti! E quelli che hanno testimoniato, che sapevano,
anche loro li hanno trovati morti, senza la lingua…
(Disperata) Michele… ti devi rassegnare
Michele… noi dobbiamo avere pazienza… pazienza!
(Con rabbia terribile) Pazienza! Finche’ non
scendera’ la lava… la lava del vulcano, a
bruciare tutto: i padroni, chi li difende, chi li
protegge… la lava… ecco scende…
Brucia…. Scappate… no, non potete…
porci… chiamate l’ordine che vi protegga,
chiamate i giudici che vi difendano…! Michele,
abbiamo vinto Michele… Michele…
Entrano correndo le due infermiere, dispiegano il
lenzuolo, lo buttano addosso alla madre coprendola tutta.
Torcono i due capi del lenzuolo e mettono in atto la
"strozzina".
SECONDA INFERMIERA Forza, qua ce n’e’
un’altra… dai butta! Gira… ecco: torci,
torci. E’ in trappola.
MADRE (continua a urlare e ad agitare le braccia sempre
piu’ lentamente, la voce si fa piu’ scura e
tenue fino a cessare) Non c’e’ piu’
speranza… ti devi rassegnare Michele…
Michele… Michele…
La donna cade lentamente e si accascia di schianto a
terra.
SECONDA INFERMIERA Ecco fatto.
Le due infermiere sciolgono dalla stretta la Madre,
liberandola dal lenzuolo: lenzuolo che tengono davanti al
corpo inerme della donna a mo’ di sipario. La
ballata del cantore chiude il brano, mentre cala
lentamente la luce.
RAGAZZO
Michele lu Lanzone fatti furbo
lascia correre l’acqua dove deve…
ecc. ecc.
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