USI AIT – UNIONE SINDACALE
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02/54107095 ACCORDO NAZIONALE DEL 23 LUGLIO 2007 SU MERCATO DEL LAVORO, STATO SOCIALE E PENSIONI: VOTIAMO NO alla consultazione dell’8, 9 e 10 Ottobre. Sosteniamo e
partecipiamo alla giornata di sciopero nazionale generale
per tutte le categorie private e pubbliche proclamato
congiuntamente da tutti i sindacati di base e
autorganizzati per il 9 NOVEMBRE Il 23 Luglio 2007, Governo sindacati Cgil Cisl
Uil e Ugl, Confindustria e altre organizzazioni di datori
di lavoro hanno stipulato un pessimo accordo
nazionale, che ha come contenuto sostanziale il
mantenimento della Legge 30 del 2003 e dei decreti
attuativi, che legittimano e mantengono la precarietà
lavorativa, diminuiscono le garanzie dello stato sociale
(welfare) e smantellano definitivamente le pensioni
pubbliche. Per legittimare questa operazione, i sindacati
firmatari che non avevano avuto alcun mandato da iscritti
e iscritte e dalla cittadinanza prima di sottoscrivere
l’accordo, hanno lanciato una CONSULTAZIONE
“certificata”, spacciata per
referendum, che si terrà nei giorni 8, 9 e 10 Ottobre in
tutta Italia. Chi può votare: tutti i lavoratori
e lavoratrici, anche precari, iscritti al collocamento,
in mobilità, pensionati, lavoratori atipici e autonomi. Dove
si può votare: nei seggi presso sedi di lavoro o nei
Municipi Ancora una volta, si vogliono scaricare i
costi delle imprese per una ridotta “ripresa
economica” attraverso TAGLI AI REDDITI, AI DIRITTI
DI LAVORATORI E LAVORATRICI SOPRATTUTTO DONNE, GIOVANI E
PRECARI, MANTENENDO LE LEGGI DEL GOVERNO BERLUSCONI (come
la Legge 30 e suoi corollari, che avrebbe dovuto essere
ABOLITA) con minimi aggiustamenti, ALLUNGANDO DI FATTO
ETA’ LAVORATIVA E CONTRIBUZIONE PER POTER AVERE
PENSIONI “INSUFFICIENTI” A GARANTIRE UNA
ESISTENZA DIGNITOSA (in media, sul 60% della retribuzione
percepita nel periodo lavorativo). I punti che caratterizzano in negativo
l’accordo sui quali VOTARE NO
sono i seguenti: - PENSIONI: il
famoso “scalone” della legge Maroni è
sostanzialmente riconfermato, “trasformato” in
una soluzione graduale di “scalini”, in alcuni
casi è addirittura peggiorato (nei prossimi anni,
potrebbe non essere sufficiente avere età anagrafica e
contributi minimi di 35 anni…); anche per le
pensioni dette “di vecchiaia”, sono introdotte
due “finestre” nell’arco di ogni
anno in uscita, per esempio COSTRINGENDO LE DONNE AD
ANDARE IN PENSIONE A 60 ANNI… Si attua
così, visto che molte donne lavorano part time
e hanno carichi familiari e assistenziali di fatto
aumentati (per effetto di un ridotto sistema di
protezione sociale che scarica sulle famiglie i servizi
che le istituzioni pubbliche dovrebbero fornire o che
sono privatizzati o esternalizzati…con costi non
sopportabili), una odiosa
“discriminazione di genere” Dal 2010 saranno ridotti i “coefficienti di
trasformazione” dell’8% per i calcoli sulla
pensione. Si riduce a poca cosa il provvedimento da tempo
atteso sui LAVORI USURANTI, situazione dalla quale
molte categorie sono escluse; è stabilito un TETTO
MASSIMO DI 5000 pensionamenti l’anno (nemmeno il 5%
degli addetti). Non si procede a separare
previdenza e assistenza, aggravando l’INPS
di costi impropri (non è vero che è in passivo),
permettendo con questo meccanismo di regalare con fondi
pagati dai salariati somme per le casse dei dirigenti di
azienda (questi sì in passivo…). L’accordo legittima l’aumento sulle
buste paga da gennaio 2007 dello 0.30% dei contributi, che
colpisce i singoli e le famiglie monoreddito o senza
figli…Si regalano alle imprese la
decontribuzione delle ORE DI STRAORDINARIO, la
detassazione dei PREMI DI RISULTATO, con un progressivo
effetto di innalzamento dell’orario di lavoro e con
minore possibilità di garantire nuova occupazione. - LEGGE 30 E PRECARIETA’: la
legge tanto contestata che introduce 44 tipologie
contrattuali diverse e senza garanzie e certezza di
diritti, rimane invariata, il
“supermercato” dei contratti di lavoro precari
e atipici resta aperto; le future generazioni e 6
milioni di precarie e precari, costretti alla corsa ad
ostacoli per avere reddito stabile e lavoro sicuro,
quindi la possibilità di costruirsi un futuro o crearsi
una famiglia. Non sono state nemmeno eliminate le tipologie più inutili e dannose, peggiorando anche i contratti a tempo determinato, non si inseriscono i casi che permettono la stipula di questi contratti a tempo; dopo i 36 mesi a tempo determinato, tali contratti possono ripetersi all’infinito previo accordo con la copertura di qualche sindacato compiacente (e ce ne sono tanti che si prestano a questo…)
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