Di Concita e
del suo libro Di Silvio Cinque Premessa: sono un piccolo bibliotecario e in questo spazio è come se fossi in biblioteca e i cittadini e le cittadine venissero a chiedermi cosa leggere e perché. Ho fatto per anni questo mestiere, uno dei più antichi del mondo, e su questo ho costruito simpatie e cordialità, amicizie spesso durevoli molto di più del tempo concesso al prestito del libro stesso. Ma oggi questo piccolo spazio di recensione subisce una sorta di tradimento. Il bibliotecario esce dal suo ruolo professionale, lo dice però prima, in anticipo cosicché ci si possa regolare, e dichiara che quello che dirà nelle parole seguenti non è letterario né linguistico. Anche se forse non lo è mai stato. Quello che dirò è la risposta ad una domanda non di letteratura, ma di storia. Se volete sapere cosa sta accadendo in Italia dal luglio 2001 ad oggi cominciate a leggere i libri che, come scrive Simona Balestra, sono sullo scaffale Genova: da Solo limoni a Obbligo di referto; da G8/Genova a No global, da Radio Gap : le parole di Genova a Genova/luglio 2001: Cronache. Tra questi c’è questo libro di Concita De Gregorio Non lavate questo sangue : i giorni di Genova Un libro che diventa sempre più importante man mano che i giorni assumono il colore accelerato di certe azioni richiamate e giustificate per difendere l’ordine costituito e la legalità. Allora i giorni, questi giorni, hanno un colore informe, uniforme: non si concedono le sfumature delle possibilità, i colori forti delle necessità che urlano il loro compimento o la loro organizzazione e rimandano ad un colore luminoso e austero che è quello della dignità. Non c’è la varietà sbiadita o sfumata degli anni o dell’età, i colori squillanti di certa dolorosa gioventù. Niente di tutto questo nei giorni che abbiamo a venire. Davanti a questi giorni un piccolo libro di poche centinaia di pagine. Un libro che urla e grida e dice. Il colore del libro è il rosso, un rosso deciso, preciso, acceso, squillante. È il rosso delle bandiere che erano a Genova, è il rosso degli striscioni che aprivano le giornate, è il rosso dell’estintore scarico che aveva tra le mani Carlo Giuliani, è il rosso del suo sangue e di quello che ne è venuto dopo e tanto, alla Diaz, e nelle piazze. Dopo la morte di Carlo potevamo tornare a casa spaventati, terrorizzati, confusi. Dopo la sua morte 300.000 persone sono arrivate a piazza de Ferrari hanno sentito il sindaco di Porto Alegre, Agnoletto, don Gallo e tanti altri. Sono rimasti, siamo rimasti. Questo libro è per chi è rimasto, ma anche per chi non è potuto o voluto venire. L’assenza di quei giorni è diventata la trama fitta di un nuovo ordinamento sociale che incombe sempre più: dalla perquisizione, sequestro e chiusura delle sedi di Indymedia a Torino Firenze e Bologna; alla chiusura di quei circoli culturali, per esempio Locanda Atlantide a S. Lorenzo a Roma, al clima di criminalizzazione che i ministri Scajola e Castelli hanno indirizzato nei confronti dei 40.000 del PalaVobis, dei dissidenti di Firenze e Roma. Da Genova 2001 c’è un filo che unisce tutti questi giorni di governo di destra e di assenza della sinistra, quella storica e quella sociale. E poi c’è la legge Bossi-Fini e il tentativo di smantellamento dell’art. 18 e delle garanzie sociali che anni di democrazia e presenza sindacale e politica hanno garantito. C’è anche l’11 settembre come ha furbescamente ricordato Scajola rispondendo ad una serie di dubbi ed interrogativi che ancora permangono di quei giorni. In tutto questo, il libro di Concita de Gregorio edito dalla Laterza per la collana i Robinson Letture, si inserisce con la sua presenza ferma e silenziosa. Non grida, non batte pentole e cassonetti, non fa rumore: dice. Io ero là ed è come se avessi seguito la giornalista con il suo taccuino in mano e gli occhi spesso lacrimanti di gas. l libro è una sorta di viaggio all’indietro, un ripercorrere nella memoria il dolore di quei giorni. In questo libro c’è un occhio in più: l’occhio di donna che guarda compassionevole, attenta, amorosa e pietosa. È un occhio privo della passione dello schieramento, privo perciò del pregiudizio di parte. É a maggior ragione, come riconosce Iaia Vantaggiato, un libro autorevole. Ma è un occhio straordinariamente amorevole che sa indignarsi, che sa piegarsi pietosa verso la ragazza pacifista atterrata e presa a calci; verso il sangue giovane e copioso, incredibilmente copioso, di una giovane vita stroncata per cinico calcolo e razionale intenzione; verso un padre addolorato e stupito, ma consapevole della tragedia che l’ha colpito e delle conseguenze che hanno coinvolto gli altri, quelli che hanno detto e dicono NO ad ogni tipo di zona rossa, ad ogni tipo di criminalizzazione della democrazia. Bisogna avere un grande coraggio, il coraggio dell’etica, per presentarsi a casa di Giuliano Giuliani ed intervistarlo. Il tempo, parecchio tempo dopo, parecchie testimonianze e dichiarazioni dopo sia di Giuliano Giuliani che di Aidi Gaggio, i genitori di Carlo, dimostreranno che quel coraggio, il coraggio che Concita ha dovuto trovare per parlare con un padre addolorato, ma non irato, sconvolto ma sereno, quel coraggio era giustificato dalla bellezza e grandezza di questi genitori. Ma allora questo coraggio era solo nella bellezza e nella grandezza dell’intervistatrice e di quello che è stato poi il suo libro. Il libro contiene anche un indice dei nomi citati e la relativa pagina di riferimento, quasi come un annuario storico. Da questo libro un giovanissimo attore genovese, Fausto Paravidino ha scritto quello che lui stesso ha definito un tentantivo ad un’opera teatrale più complessa. Commissionata dalla Royal Court Theatre di Londra che raccoglie in forma teatrale tutte le drammaticità testimoniali del mondo, questa performance di un’ora circa ripercorre quei giorni, descrive le tre grandi manifestazioni e il drammatico escalation che dalla violenza delle forze dell’ordine, di tutte quelle che istituzionalmente erano lì (Ps, Cc, GdF, Goms, digos, ros) a quelle parallele, Black Block, provocatori ed infiltrati, dalla violenza delle FF.d.O., ha portato alla morte di Carlo, al pestaggio cruentissimo e doloroso, maggiormente doloroso perché assolutamente ingiustificato e feroce, di 97 dormienti alla Diaz. Le ripercussioni di quanto accaduto sono in atto e non solo dal punto di vista istituzionale, ma anche di quello relativo alle conseguenze ed alle complicanze cliniche dovute non solo ai pestaggi, ma anche all’assunzione di quel gas CS messo al bando dalle convenzioni internazionali perché altamente nocivo e tuttavia usato sia a Genova che più quotidianamente …in Palestina. Di Concita de Gregorio: ci sono circa 280 siti che parlano di lei o ne danno citazione perché riferiscono ai suoi molti articoli collegati al giornale per il quale lavora da molti anni: La Repubblica. C’è un bell’articolo sul film di Bechis: http://www.garageolimpo.it/calvino.html Un resoconto della manifestazione del Social Forum del 10 novembre a Roma http://www.adl-cobas.org/news/manifestazione101101.htm Una “favola “ in omaggio a Mordecai Richler: http://www.adelphiana.it/pdf/favola.pdf Della globalizzazione e di Genova G8: bibliografie: http://192.106.190.235/media68/manif/pdf/gen.doc http://www.romacivica.net/anpiroma/G8/Noglobal8.htm
Libri Luciano Gallino,
Globalizzazione e disuguaglianze, Laterza Roma, Bari,
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