LA REDAZIONE NAMIR – dopo
l’assemblea avvenuta all’Auditorium di Roma,
dal titolo – LIBERA LA RAI DAI FANTINI MALDESTRI
– si e’ riunita per comprendere quanto era
accaduto e decidere ancora sul da farsi. Ci troviamo, finita
la prima Repubblica , nella quale non possiamo negare una
cultura espressa da uomini politici che la storia
l’avevano vissuta e fatta in prima persona, in
questo inferno nel quale regna un governo proveniente
dall’industria e dall’arrivismo e una
opposizione di sinistra che mai, storicamente e’
stata capace di formarsi una mentalità’ esterna al
proprio partito, perché’ ha governato una sola
volta. Insomma, la crisi
del giornalismo e’ evidentemente legata ad un fatto
culturale, con i tanti che hanno seguito le regole
dell’informazione imposte dal gruppo Mediaset e
prima dalla Democrazia Cristiana, e i pochi che non sono
neanche stati, come dire, difesi e sostenuti
dall’opposizione, quando questi cercavano di esprime
comunicazione vera e fuori dalle righe. REPORTER SENZA
FRONTIERE ha comunque lanciato un allarme, rispetto alla
comunicazione, ma anche un metodo di lavoro, dimostrando
con una ricerca magnifica su come si può’ e si deve
fare informazione corretta, costruendo una rete di
collaborazione in cui non ha mai istituito una
linea gerarchica, unendosi a tutte le alternative sociali
che hanno voglia e desiderio di affermare ciò’ che
pensano. NOI DELLA
REDAZIONE NAMIR – dopo aver riflettuto, siamo pronti
per affrontare un nuovo capitolo, ci siamo associati, ci
siamo uniti a tutte le comunicazioni alternative, ma
questo non basta, perché’ il vero problema
intrinseco d’affrontare e’ quello
culturale e umano, ciò’ che manca oggi in quasi
tutti i singoli giornalisti. Bisogna essere
capaci di rompere, per un viaggio migliore, con la
tecnica di scrittura passata e obsoleta che regna oggi in
tutte le forme di comunicazione. INSOMMA rifacendoci alle arti figurative e non , ma comunque pittoriche, ci siamo posti la domanda di come queste siano sempre riuscite ad interrompere un ciclo creativo proponendone un altro, e la risposta e’ tutta nella base di una parola, - creatività’ - . Questa non
e’ mai stata sostituita con il burocrate e
accademico modo di essere. Fare arte, significava e
significa comunicare, e comunicare in sostanza
e’ cercare di migliorare il mondo. Quando le arti
figurative sono cambiate, rientrando nelle regole,
nell’artista da salotto, cameriere di ricchi
mecenati o di piccoli critici da gallerie patetiche,
l’espressione stessa : - creatività’ - ,
ha perso la direzione, la sua efficace resistenza alle
direttive quotidiane e per forza di cose si e’
rifatta al passato essendo incapace di indicare il
futuro. MANCA TUTTO QUESTO
al giornalismo odierno, che troppo spesso si limita a
riportare i fatti, a cercare anche nelle interviste,
verità’ che gli occorrono, manca la collaborazione
e regna l’arrivismo nel mondo della categoria, lo
spirito del silenzio, troppi contrasti ed interessi
economici individuali. Insomma questo governo e’
riuscito a censurare tranquillamente tutto e tutti,
perché’ non c’e’ slancio innovativo, non
c’e’ ricerca e manca la storia, cioè’ la
base, della creatività’ scritta, per poter essere
preparati ad affrontare qualsiasi minaccia. NELLA SECONDA
REPUBBLICA, tutto questo accade sia nelle forze
politiche, di qualsiasi schieramento, sia
nell’informazione, purtroppo ora di una sola
rappresentanza, ma anche con il pluralismo, la crisi del
giornalismo ci sarebbe lo stesso, la si leggerebbe viva
nelle righe dei quotidiani sulle reti televisive e
dobbiamo finirla con il termine – si stava meglio
quando si stava peggio – con la politica del meno
cattivo a cuii ci hanno addestrato. dobbiamo
imparare a scegliere e a sostenere solo ciò’ che
e’ buono per la società’ tutta. ANDIAMO QUINDI per
ordine e cominciamo un dialogo con BERTINOTTI, tratto dal
suo intervento alla riunione dell’Autodorium, il
quale ci serve, perché’ il suo e’ stato un
discorso chiaro all’interno di una confusione
sociale priva di critica costruttiva. Seguiranno alcune riflessive ricerche ed infine la proposta per poter uscire realmente da una crisi in cui la censura ha semplicemente trovato il mollo – cioè’la giusta consistenza, per poter attecchire e invadere con le sue radici. |
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