AMNESTY INTERNATIONAL PER I DIRITTI UMANIL’attivismo contro la pena di mortedi LAURA TUSSI L’approccio
attivista contro la pena di morte da parte della
legislazione internazionale, ma anche delle associazioni
e organizzazioni che la contrastano, durante questi
ultimi cinquanta anni, ha reso noto ed ha manifestato il
concetto base per cui ci si oppone alla pena di morte. Risulta
molto chiara la posizione di Amnesty International quale
questione di principio contro la pena di morte, non degna
di paesi civili. Amnesty
è un’associazione nata quarantatre anni fa per
tutelare e difendere i diritti umani e da parecchio tempo
lavora su tali tematiche, alla base dello statuto della
Dichiarazione Universale dei diritti umani. Amnesty sul
piano operativo ha introdotto tecniche particolari
all’interno dell’attivismo di opposizione alla
pena di morte, e nel suo operato, in concreto, cerca di
salvare il numero maggiore possibile di vite umane
condannate a morte e questo è un lavoro svolto dagli
attivisti che operano nell’ambito dei gruppi, delle
strutture e delle articolazioni territoriali di Amnesty.
Tutte queste attività si concretizzano con l’invio
di petizioni, di lettere, di appelli, di raccolta di
firme indirizzate alle autorità che detengono o che
hanno condannato queste persone. In Lombardia esistono
parecchi gruppi di operatori attivisti di cui la metà
svolge azione specifica contro la condanna alla pena di
morte e si occupa di alcuni di questi casi o svolge
azioni urgenti relativamente a persone detenute e a
rischio di morte. Educazione ai diritti umani Il
problema della pena di morte costituisce per Amnesty
International una questione fondamentale, quale
violazione terribile e barbara dei diritti fondamentali
della persona e l’impegno contro l’abolizione
della pena di morte significa anche mobilitarsi per la
diffusione e la promozione di una cultura dei diritti
umani: solo questo afferma quanto è rilevante il tema
della tutela dei diritti inalienabili dell’uomo,
anche per le attività di educazione ai diritti
dell’individuo umano, impegno che presso
l’Associazione sta acquistando un’importanza ed
un significato sempre maggiori. Gli obiettivi principali
dell’impegno e dell’attività di Amnesty si
evincono dal considerare la pena di morte una terribile
vendetta di Stato, che non ha a che fare con la
giustizia, ma è veramente una sorta di omicidio
amministrativo che non risolve certo il problema della
ferita al corpo sociale, inferta dall’atto
delittuoso, vale a dire l’offesa che il crimine
porta alla società, viene da questa forma di omicidio
supplementare in realtà ancora approfondita e
ulteriormente acutizzata. Amnesty
International contro la pena di morte conduce una
campagna permanente che ha sia l’aspetto
dell’impegno assiduo e quotidiano per salvare vite
umane e quindi di evitare il maggior numero possibile di
esecuzioni, ma anche poi l’altro aspetto consiste
nel lavoro all’interno della tutela internazionale
dei diritti umani, ossia di quelle norme che gli stati
reciprocamente si danno per difendere i diritti basilari
ed inalienabili di donne, bambini, uomini. E’
proprio una caratteristica essenziale della strategia
abolizionista quella di rendere la questione della pena
di morte un affare internazionale, ossia una questione
con una rilevanza che oltrepassa l’ambito
d’azione e quello della sovranità esclusiva dei
singoli stati I tre livelli dell’impegno umanitario Sussistono
più livelli nella strategia abolizionista di Amnesty e
delle altre organizzazioni che si battono contro la pena
di morte. Il primo livello d’azione è quello delle
vite da salvare. Il secondo livello d’azione
consiste nel cambiare quelle regole che permettono agli
Stati che mantengono la pena di morte di continuare ad
applicarle e di eseguire le sentenze. Il terzo
livello consiste nel costruire una cultura ed
un’educazione ai diritti umani, in cui non vi sia
spazio anche solo di ingiusta prevaricazione e volontà
di annientamento della dignità dell’individuo. L’ultimo
livello forse consente di raggiungere traguardi
definitivi perché quando le opinioni pubbliche
divengono, a larga maggioranza, profondamente contrarie
alla pena di morte, a quel punto, in genere, neppure i
governi insistono nel mantenere in vigore quelle norme,
regole e leggi che consentono di eliminare fisicamente
una persona a seguito della decisione di un organo dello
Stato. Incontro svoltosi alla CASA
DELLA CULTURA di MILANO (via Borgogna 3) con
l’Associazione AMNESTY INTERNATIONAL VIAGGIO IN PALESTINA…seguito dall’appello per la
pace in Palestina del 6 Marzo 2002 RECENSIONE AL LIBRO “VIAGGIO IN
PALESTINA”, Nottetempo, Roma 2003, presentato alla CASA
DELLA CULTURA di Milano Un gruppo
di autori del Parlamento Internazionale degli Scrittori,
su appello del poeta palestinese Mahmoud Darwish,
assediato a Ramallah nel Marzo 2002, si recano nei
territori occupati. Lo scopo del viaggio è abbattere i
muri dell’oscurantismo del terrore e liberare poeti
e scrittori prigionieri nei territori dell’omertà,
tramite il simbolo della cultura e della luce delle
lettere. Ogni intellettuale lascerà uno scritto di
testimonianza di quanto ha potuto osservare in quelle
terre contese, sospese in un’eternità silente di
odio e rancore. Gli scrittori osservano, descrivono e
raccontano la violenza e i massacri, l’infinita
miseria. Con l’efficacia della trama narrativa,
della poiesis letteraria del racconto descrittivo,
riportano al cuore dei lettori la denuncia senza fine del
terrore, che attraverso la linearità del resoconto
descrittivo e narrativo, prende la forma reale della
tragedia del conflitto civile.
Nella terra di mezzo dove imperversano la guerriglia, il terrorismo, l’orrore della morte, gli scrittori descrivono l’estrema povertà, la miseria, il dolore della gente sparsa per la strada in attesa di una salvezza, di un riscatto di libertà, nella certezza di un futuro di vita. Lo spettro del conflitto ancora una volta è esorcizzato dalla creatività, dalla cultura letteraria che estrapola squarci di vita e di morte e li riconsegna a tutto il mondo in grado di cogliere messaggi di pace e speranza. Un messaggio foriero di futuro dovrà giungere alle più alte gerarchie di stato che fomentano, in nome di una presunta volontà di giustizia e di pace, la belligeranza ed il terrorismo. La cultura letteraria sarà la salvezza delle genti al fine di progettare a livello politico ed istituzionale un sistema internazionale e mondiale fondato sulla pratica e la cultura della pace, al fine di esorcizzare ogni evenienza bellica e ogni atto terroristico nel mondo, per un sentimento universale di rispetto tra gli uomini e nell’umanità intera. |