GLI ALBORI DEL FEMMINISMOUn ponte tra generi e generazioniDagli
inizi del ‘900 le donne avvertono la necessità di
occupare e conquistare spazi pubblici, non soltanto
intesi come luoghi del lavoro, ma proprio ambiti della
partecipazione politica, culturale e sociale. Questa
consapevolezza non passava solo attraverso la
rivendicazione del diritto di voto, ma anche tramite la
ricerca, la volontà di costruire, di far parte della
cultura e dei movimenti e anche di crearli. Questa
consapevolezza non ha dato luogo a irrigidimenti
ideologici, ma esperienze e riflessioni anche a volte
frammentarie e disomogenee, ma forse proprio tutto questo
costituiva uno sprone, un incentivo a costruire insieme,
a partecipare. Infatti,
proprio agli inizi del ‘900, si originò un grande
dibattito tra donne riguardante la partecipazione
politica, anche all'interno di partiti composti di
uomini. Partecipare alla vita politica all’interno
delle istituzioni o fondare un partito di donne,
trasversale e diverso, fu una scelta come quella di Anna
Kulisciov che prima fece parte del movimento anarchico e
poi socialista, ma assunse sempre posizioni radicali
anche rispetto agli uomini, con grande consapevolezza e
libertà. Le
donne hanno conquistato determinate mete proponendo la
trasversalità di genere, tematica molto attuale, come
con la legge sullo stupro. Questa
tematica della partecipazione politica compiuta nello
spazio pubblico presentava risvolti di tipo formativo
come la possibilità di coinvolgere tutte le donne
comprese quelle con livelli bassi di istruzione. E
ancora, la vivacità dell’associazionismo femminile,
all’inizio del secolo, era molteplice, multiforme e
documentava la pluralità dell’emancipazione di
genere, riecheggiando molti interrogativi degli
anni’60 e ’70: come per esempio
l’educazione alla cittadinanza, a essere cittadine,
educare allo spazio dei rapporti all’interno della
polis, nell’ambito dello stato politico. Le
donne all’inizio del ‘900 cercarono di
sottolineare l’attenzione verso le tematiche
sociali, cercando di porre in evidenza la necessità di
vivere la comunità e la tematica dei percorsi formativi
differenziati, con l’attenzione centrata sul ruolo
della maestra, come figura di emancipazione femminile. Un
tema molto dibattuto agli inizi del ‘900 fu il
pacifismo connesso e opposto all’interventismo. Le
donne a favore dell’interventismo vedevano una
possibilità di chiedere il diritto di cittadinanza,
mostrando alla patria l’utilità di presa di
consapevolezza della donna, scoprendo così
l’importanza di far parte di una comunità. Invece
le donne portatrici di riflessioni sul pacifismo e
sull’internazionalismo, incominciavano a cercare di
superare le frontiere e comunque, in quanto portatrici di
differenza, sottolineavano i molteplici motivi di
dissenso, discutendo di come quanto ogni tipo di
conflitto esasperi le diversità del tessuto sociale. Attualmente si auspica che la condizione della donna a livello planetario, diventi innanzitutto una presa di coscienza e di consapevolezza di un valore intrinseco, di una diversità implicita che racchiude in sé molteplici differenze, scandagliate nell’intima, solipsistica analisi interiore ed introspettiva di un interno che diventa mondo proteiforme nel rimembrare degli eventi dei ricordi, riesumando emozioni e sensazioni, sia in solitudine, sia in comunità, in gruppo, rammentando che le conquiste ottenute sul piano sociale, i diritti, i riconoscimenti sono un patrimonio di rivendicazioni maturato e conquistato nel tempo, nel corso della storia, di cui occorre rendere partecipi e testimoni le giovani generazioni di donne volte alla partecipazione sociale, all'impegno politico, senza mai prescindere dalla propria dimensione interiore, dall'anima più genuina del sé, risorsa interiore per l’esistenza. |