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GLI ULTIMI GIORNI DI ISRAE’L PARTE II

Di Barry Chamish

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MOLCA, traduzione di Maritsì & Franco JAL Joseph Arturo Levi

Via Fratelli Fraschini, 7

20142 MILANO di Sotto GRATOSOGLIO

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L’ investigatore riluttante

La settimana scorsa ho incontrato un ex consulente del Laboratorio anticrimine della Polizia d’ Israèl, il quale mi ha detto d’ aver usate le sue connessioni con la Polizia per mettere insieme nuove poderose prove sulla cospirazione per uccidere Rabìn. Nel suo appartamento mi ha raggiunto Natan Gefen, autore di FATAL STING, nonché da un ricercatore di fama nazionale col suo celebre telereporter. Il consulente, più che dire la verità, possiede alcune fra le prove più sconvolgenti che io avessi viste in tanti mesi.

Ho portato alcune delle mie più recenti scoperte, inclusa la incriminante intervista di Shimon Peres alla PBS, e l’ intervista, al Britannico Channel Four con Yifah Baràk, che mette come testimone dell’ assassinio la figlia dell’ autista di Rabìn, sulla sua auto, figlia allora di 12 anni. Mia politica è non tenermi in tasca le prove, ma diffonderle prima possibile, più vastamente possibile. Il consulente mi ha chiesto di registrare le registrazioni mie, e io ho subito acconsentito.

Tuttavia, dopo che egli mi ha mostrato qualche saggio di quanto possiede, si è rifiutato di darmene copia, spiegando di avere in programma di venderlo, un giorno, a una ancor da trovare rete TV. Io gli ho detto che, nei miei primi due anni, ho subita una grave perdita finanziaria, concentrandomi sulle mie investigazioni su Rabìn, e che soltanto dal Gennajo scorso le vendite di libri, e le conferenze, han cominciato finalmente a sostenere la continuazione della mia ricerca. Ho aggiunto che mio movente primo è salvare Israèl, la mia Patria, dal finire sotto il controllo degli assassini. E che tutti i ricercatori principali condividono la mia filosofia, e fanno libero, gratùito

Scambio d’ informazioni, man mano che arrivano.

L’ indomani gli ho parlato, e gli ho detto in faccia di ritenere ributtante il suo atteggiamento, di non voler continuare con nessuna relazione di lavoro

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che sia così tanto unilaterale. Mi ha risposto di avere bollette da pagare, e bisogno di mangiare. Ma mi darà le prove che ho viste, a condizione che io non dia loro pubblicità. Io NON ho accettato. La nostra Nazione è alle soglie di ritirarsi su confini indifendibili, e di dividere la sua Capitale. Non è il tempo degli egoismi o dei profitti. La verità sull’ assassinio di Rfabìn è l’ unica arma visibile per buttar giù il regime del male, e se questo ricercatore ha la sua propria personale agenda, ebbene io con lui non collaborerò.

Ciò detto, non posso che riferire quanto ho visto. Ma, ne son certo, Gefen sarà lieto di testimoniare che dico il vero. Il consulente ha mostrato un insieme di immagini della cosiddetta zona sterile dove Amìr sparò i suoi colpi a salve, vista pochi minuti prima dell’ assassinio farsa. Tali foto furono presentate alla Commissione Shamgàr, ma ne fu proibita la pubblicazione. Le più importanti sono tre:

1. Leah Rabìn è fotografata mentre discende i gradini col marito. Ufficialmente, ella fu separata da lui in cima alle scale. Ora ciò si dimostra non vero. Sono incerto sulla rilevanza di tale fatto, ma esso indica che la signora Rabìn non dice cose esatte sull’ assassinio di suo marito.

2. Molto, molto più sconvolgente. Il film immortala la figlia dodicenne di Menachèm Damti. Pochi mesi fa, Damti disse a una équipe TV che Reut, sua figlia, allora diciassettenne, era nell’ area sterile, ma si rifiutò di confermare o di smentire che vi fosse pure l’ altra sua figlia, più giovane. Nel "Kempler film" vediamo Reut in piedi, dietro al padre: è più alta di lui. La ragazza in questa foto è notevolmente più giovane, e più bassa, di Reut. SI’, E’ DIMOSTRATO, l’ altra figlia di Damti, testimone occasionale dell’ ASSASSINIO DENTRO ALL’ AUTOMOBILE, ERA NELLA ZONA STERILE.

Le prove nei suoi confronti si fanno sempre più schiaccianti, e Damti sta crollando. Una

Fonte a lui vicina mi ha informato che egli è divenuto instabile, e che il suo comportamento

Sta minacciando il suo lavoro e il suo matrimonio. Inoltre, la figlia più giovane è sparita,e è

Stata rintracciata dalla Polizia. E’ stata restituita a Damti col mònito: "Faresti meglio a

Tenerla d’ occhio con attenzione".

3. Circa due minuti prima che Amìr spari, Shimon Peres è ripreso in fitta conversazione con

Yuvàl Schwartz, l’ uomo del mistero

 

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dell’ assassinio. Questo è l’ Agente Yod, e Shamgàr ne ha ordinata la sospensione dal lavoro nella Shabàk. Era il capo della sicurezza al comizio del 4 Novembre 1995 nella Piazza "I re di Israèl" a Tel Avìv, e si è presa gran parte delle colpe per l’ assassinio di Rabìn. E come mi ha recentemente informato qualcuno che c’ era, egli E’ STATO IL COMANDANTE DI YIGA’L AMI’R DURANTE UN CORSO SUL GOLA’N !!!!!

E eccoli là insieme nel fotogramma: Schwarz, alto, secco, robusto, guarda preoccupato Shimon Peres. Ora ci permettiamo rispettosamente di domandare che cosa facesse e che cosa avesse da dire Shimon Peres al capo della sicurezza, in quel momento. Tutto ciò che Peres aveva da fare, era entrare nella sua limousine, e andare a casa. Per quale motivo manifestava tanta preoccupazione per la sicurezza del comizio, quando l’ evento si era ormai concluso? Che Peres avesse legami personali con Schwarz , è rivelato in una frase buttata là nel libro di Carmi Gillon, libro bugiardo, come ho sottolineato in precedenza. Mentre guardavo il fotogramma di Peres e Schwarz in fitto colloquio, ho visto che quei legami avevano comportato qualche cosa di ben più sinistri, rispetto a quanto Schwartz avesse mai previsto.

Se il consulente scegliesse di dare la precedenza alla Patria, farò circolare queste foto, ma intanto tre persone almeno le hanno già viste, e concorderanno: le mie descrizioni sono esatte.

Qua chiuderò con un incidente sospetto. Questa mattina sono andato a trovare il mio commercialista. Lungo il tragitto verso il suo ufficio, ho notato una scritta su una porta: "Movimento per un Governo di Qualità". Ho sentito che l’ organizzazione combatte la corruzione governativa. Così, finito l’ incontro col mio contabile, sono entrato a vedere se potevano unirsi alla lotta per far conoscere la verità sull’ assassinio di Rabìn. Ecco la conversazione fra me e il direttore:

"Non parlerò con te dell’ assassinio di Rabìn. Ho visto quel che ho visto, e so chi è stato".

Ho risposto: "Ho documentazione, dall’ Ospedale e dalla Polizia. Quanto hai visto, non è quanto è accaduto. Tu hai letto il mio libro?"

"Sì, no, ho letto ciò che è stato scritto in merito, e non voglio vederlo da vicino il libro. L’ unica gente che io voglio perseguire, sono i rabbini che istigarono Amìr a uccidere Rabìn."

"Rabbini? Ma sei al corrente di Avishai Ravìv? Era un minuscolo ingranaggio nelle istigazioni generate dalla Shabàk."

"Io non voglio sentire queste assurdità, sono stati i rabbini a assassinare Rabìn."

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Il Movimento per un Governo di Qualità, nonso di che cosa sia la facciata. Ma di sicuro, non ha nulla a che fare con la ricerca d’ un governo di qualità.

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6 CAPITOLO SEI

IN ATTESA CHE RAVI’V CANTI

IL DOSSIER AVISHAI RAVI’V

Benché il 6 Luglio Avishai Ravìv debba essere processato in pretura per l’ illecito di "non aver prevenuto un crìmine", in realtà egli ha istigato crìmini violenti, e ci sono numerosi testimoni dei suoi metodi. I seguenti crìmini possono essere provati oltre ogni ombra di dubbio,se il sistema giudiziario d’ Israèl cercherà davvero la giustizia:

1. Avishai Ravìv, agente della Shabàk dal 1987, ha perpetrato il crimine di falso sotto giuramento al processo verso Hagai Amìr, quando ha giurato di non essere mai stato impiegato dalla Shabàk.

2. Avishai Ravìv ha organizzati di falsi reportage televisivi, sotto la regìa di Eitan Oren, e approvati dal General Manager della Israel Broadcasting Authority (IBA) Moti Kirschenbaum. I servizi han dato a intendere al pubblico che siano davvero esistiti e una cerimonia di giuramento, e un campeggio estivo, del famigerato gruppo estremista di destra EYAL. Tanto per i falsi reportage, quanto per aver fabbricato EYAL sotto mentite identità, Ravìv è incredibilmente colpevole di frode. Se la o il Pubblico Ministero intende perseguire tali crìmini , non ha che da convocare gli ex-attivisti di EYAL perché testimonino sui metodi di Ravìv.

3. Avishài Ravìv ha distribuito un manifesto, che ritrae Yitzhàk Rabìn con indosso la divisa delle SS durante un grande pubblico comizio il 5 Ottobre 1995, un mese prima dell’ assassinio. Ha data una copia del manifesto a Nitzàn Khen, reporter di Canale UNO, che sarebbe ottimo testimone per lo Stato, ove la Procura giustizia perseguisse.

4. Avishài Ravìv ha perseguitato Yitzhàk e Leah Rabìn, facendo dimostrazioni i venerdì pomeriggio davanti al loro appartamento, e minacciando di appenderli a testa in giù nella pubblica piazza, come i Mussolini.

5. Avishài Ravìv, e Yigàl Amìr, hanno organizzati, insieme, numerosi "Seminari di studio". Il più grosso, a Hebròn, ha attirato 600 partecipanti. Durante tali raduni, Ravìv è stato udito da centinaja di testimoni mentre esortava all’ assassinio di Rabìn, e istigvava Amìr a compierlo. Fra i testi che la Procura potrebbe chiamare figurano le studentesse del

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seminario per ragazze di Sarah Eliàsh, le quali già hanno deposto alla Commissione Shamgàr sulle minacce a alta voce di Ravìv contro la vita di Rabìn, e sulle sue provocazioni a Amìr affinché perpetrasse l’ omicidio.

6. Alla Commissione Shamgàr, Avishài Ravìv ha testimoniato di non aver detto agli ufficiali suoi superiori delle intenzioni di Amìr nei confronti di Rabìn. Gli ufficiali pertanto han raccontato di essere all’ oscuro dei fatti. Eppure altri su Amìr ne diedero d’ informazioni, su Amìr. Fra cui un soldato della "Brigata Intelligence", e attivista compagno di EYAL. Malgrado la testimonianza di Ravìv, è impossibile che la Shabàk fosse all’ oscuro delle attività di Amìr. Un Pubblico Ministero onesto chiamerebbe Shlomi Halevy a testimoniare che egli riferì le intenzioni di Amìr direttamente alla Shabàk il 6 Luglio 1995, eppertanto neutralizzerebbe la scontata testimonianza falsa sotto giuramento di Ravìv, il quale ha sostenuto, sostiene e sosterrà che egli non aveva riferite ai suoi ufficiali le dichiarazioni di Amìr.

7. Le attività di Ravìv sono state approvate dal Ministero della Polizia, lo qualo ordinò l’ insabbiatura di 15 esposti contro di lui; e dal Ministero della Giustizia, lo qualo si rifiutò di consentire agli avvocati di Yigàl Amìr di chiamare Ravìv (sotto minaccia di sanzioni ove non si fosse presentato, quale teste reticente) come testimone della difesa al processo verso Amìr. Il cover- up dei crìmini di Ravìv ha radici che affondano nel sottosuolo del sistema politico d’ Israèl, e questo è soltanto il principe tra i motivi pei quali il processo verso Ravìv sarà con ogni probabilità una farsa.

 

Probabili Crimini Più Profondi:

Tre anni fa, un reportage TV mostrò da vicino bene ingrandita una Beretta calibro 9 mm, tenuta in mano da Amìr in un fotogramma. I numeri di serie corrispondevano a quelli dell’ arma usata da Amìr per sparare a salve a Rabìn. Vari testimoni hanno riferito che Ravìv era accanto a Amìr dietro al palco, al fatale comizio di Tel Avìv, circa venti minuti prima che Rabìn discendesse i gradini. Molti ritengono che sia stato Ravìv a consegnare a Amìr l’ arma caricata a salve. Varie voci pure indicano che Ravìv sia entrato nella Grotta di Machpela con Barùch Goldstein verso la fine del Febbrajo 1994.

Tali elementi èsulano dal processo a Ravìv del 6 Luglio, però sono degni di ulteriori indagini di Polizia. La precedente lista di crìmini, dimostrati, di Ravìv, è rilevante, persino in vista delle poche e piccole infrazioni per le quali sarà processato. Se la Procura non ne terrà conto, l’ intero sistema giudiziario d’ Israèl dovrà salire sul banco degl’ imputati, per rispondere dell’accusa di grave ingiustizia profonda.

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LET’S TWIST THE NEWS AGAIN LIKE WE DID LAST SUMMER

Torniamo a torchiare le notizie come abbiam fatto l’ estate scorsa

" Israèl TEL AVIV, 25 Aprile (UPI) -- Il Ministero Israeliano della Giustizia ha formulato accuse contro Avishài Ravìv, ex agente della Sicurezza; non ha informato, afferma l’ atto, i suoi responsabili che un attivista della estrema destra intendeva uccidere Yitzhàk Rabìn, allora Premier." .

La vera accusa sarebbe dovuta essere: istigazione all’ omicidio. Il crìmine di Ravìv è la perfetta fattispecie. Se ha mancato d’ informare i suoi burattinaj, ebbene dovrà dipanare lui la matassa, e prendersi la punizione, a nome e per conto di: (a) i veri assassini concreti; (b) i suoi burattinaj; (c) quanti diedero loro l’ ordine di eliminare Rabìn. Naturalmente, tutti noi sappiamo che ai burattinaj egli lo disse, perché non era meramente un agente della Sicurezza, bensì un ufficiale della Shabàk. Quanto a Yigàl Amìr "attivista dell’ estrema destra", no, egli era una risorsa dei Servizi Segreti, e lavorava mano nella mano con Ravìv, per incriminare quei fastidiosi coloni, e altri avversari degli "Accordi di Oslo". Nzomma, la United Press International, UPI, non ne azzecca una nel lead. E poi:

"Rabìn, insignito del Premio Nobel [ma quando? Un po’ di sbadataggine non guasta], fu ucciso nel 1995, e ciò sconvolse il Processo di Pace [Dopo quell’ assassinio, il "Processo di Pace" ebbe impulso enorme, se pe questo s’ intende la devastazione di esso, che non vi fu]. Il suo [asserito e presunto e così incarcerato] assassino, Yigàl Amìr, sta scontando l’ ergastolo.

Il PM ha accusato Ravìv, nome in codice "Champagne", dopo anni di esitazione. Le GSS (General Security Services) temevano che un processo, a porte chiuse persino, potesse rende noti le sue vie per manipolare agenti e per racimolare informazioni, e ostacolarne le probabilità di arruolare nuovi agenti." --UPI-

E’ quella l’ unica ragione per la quale, tre anni dopo il crìmine, Ravìv ancora non era stato citato in giudizio? Se il processo fosse stato celebrato a porte chiuse, chi avrebbe avuto accesso alle "VIE"? Di certo non il pubblico, né potenziali reclute della Shabàk. L’ "esitazione" forse aveva altri moventi. Per esempio il timora che uscissero i nomi di tutti coloro i quali conoscevano le attività di Ravìv, e le avevano approvate. Come a dire fra gli altri: Dorit Beinish; Michael Ben Yaìr; Yossi Sarìd; Benny Begin (uno dei figli del defunto Premier Menachèm Begin); Moshè Shahàl; e Rabìn medesimo. Così giusto per cominciare, la crème dell’ establishment al potere.

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"Tuttavia, voci secondo le quali le stesse GSS fossero coinvolte in una congiura e in provocazioni per assassinare Rabìn hanno spinto Ami Ayalòn, capo delle GSS, a cambiare idea". -UPI-

L’ espressione giusta si chiama PRESSIONE DEL PUBBLICO. Ayalòm ha mutato atteggiamento, in quanto le prove nel frattempo emerse dimostravano che la Shabàk stessa (GSS) era coinvolta; e i sondaggi rivelavano che un terzo del pubblico proprio così pensava. Benchè le GSS avessero mobilitato tanto potere politico, giudiziario, e mediatico, per coprire e insabbiare, le prove stavano vincendo. Pertanto, un processo farsa, con Ravìv a testimoniare di essere l’ unico al corrente delle intenzioni di Amìr, era considerato la miglior opzione e l’ ùnica alternativa alla prosecuzione del cover-up.

"L’ atto di citazione affidato al Foro di Gerusalemme afferma: Ravìv apparteneva al movimento Kach, di estrema destra, e ora fuori Legge. Le GSS lo reclutarono nel Dicembre 1987, per sventare attività violente".-UPI-

Altre attività violente erano state perpetrate a nome e per conto dei partiti politici convenzionali. Era dovere di Ravìv infiltrarsi nel Kach. E poi trasformare legittima protesta politica in estremismo fuorilegge politico.

"Ravìv, che tudiava vicino a Tel Aviv, all’ Università Bar Ilàn, fece amicizia con Amìr, che vi studiava Giurisprudenza". -UPI-

No, stando a Amìr non andà così. Nella sua deposizione agl’ inquirenti della Commissione Shamgàr, Amìr disse che nessuno prendeva Ravìv sul serio, sinchè EGLI non prese in mano l’ organizzazione dei seminari politici di EYAL.

"L’ atto di citazione afferma: "Durante le loro discussioni sulla ‘maniera efficace con cui impedire l’ attuazione degli Accordi di Oslo’ coi Palestinesi", Amìr ha detto e ripetuto che Rabìn andava assassinato. In sèguito a parecchi attacchi assassini contro civili Israeliani, Amìr ha detto che avrebbe ucciso Rabìn".-UPI-

Sbagliato: i Testimoni alla Commissione Shamgàr, che avevano assistito ai seminari Ravìv/Amìr, hanno dichiarato: era RAVI’V a dire e dichiarare e ripetere e ribadire che Rabìn doveva essere ammazzato. Di tanto in tanto Amìr accennava di sì, a grugniti. Of course, lungi dall’ UPI far la fatica di leggersi i verbali della Commissione Shamgàr.

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"Il foglio coi capi d’ imputazione afferma: Ravìv disse ai suoi gestori del ruolo di Amìr nelle dimostrazioni anti-governative, ma non riferì delle sue minacce omicide" -UPI-

Così dice perché i burattinaj di Amìr nella Shabàk (Carmi Gillòn, Chezi Kalo e Eli Baràk) hanno coordinate le loro testimonianze, e hanno giurato il falso alla Commissione Shamgàr. Ciascuno di essi ha testimoniato che Ravìv aveva detto loro ZERO sulle minacce assassine di Amìr. Per tale crimine, non avere riconosciuta una grave minaccia assassina, Margalit Har Shefi è stata condannata a mesi di carcere nove. Ravìv potrebbe beccarsene altrettanti, e ricevere premj belli se si prenderà la colpa addosso tutto da solo… a meno che la Procura non si dìa una svegliata, e non ìntimi di deporre sotto giuramento tutti coloro i quali hanno visto Ravìv in azione. In tal caso il bluff andrà gambe all’ aria. In tal caso Ravìv avrà da spiegare perché egli vigorosamente esortasse tanti giovani a accoppare il Capo del Governo. In tal caso, lo Stato subirà forti pressioni e dovrà spiegare per qual motivo Ravìv sia processato solamente per aver mancato di prevenire un omicidio. Sarebbe giusto che il giudice lo condannasse a ben più di nove mesi di galera, se Ravìv non vuota il sacco. Ma Israèl è come è, dunque non trattenete il respiro. Su HATZOFE’ Adìr Zik ha scritto che tal eventualità è stata presa in considerazione, e i testimoni han ricevute terribili minacce affinché al processo tengano la bocca chiusa.

"Ravìv è pure accusato di aver incoraggiata un’ organizzazione terroristica, creando un gruppo dei estrema destra, EYAL, il quale "Incoraggiò la violenza che avrebbe potuto comportare la morte di una persona" ". -UPI-

Avrebbe potuta comportare la morte di persona diversa da Rabìn. Si scavalca Rabìn,e adesso Ravìv è accusato d’ aver incoraggiati atti, che avrebbero potuta comportare la morte d’ un Arabo. E vediamo i successivi due capoversi:

"Un rapporto prima secretato della Commissione di Stato d’ Inchiesta sulle attività di Ravìv, e poi pubblicato nel Novembre 1997, dice: "I suoi gestori sapevano che egli aveva anche molestato e assaltato Arabi della Sponda Occidentale o Cisgiordania, ma nulla è stato fatto per frenarlo"." -UPI-

"Il rapporto del 1997 dice: Ravìv era noto per aver forato pneumatici agli Arabi, per averne aggrediti, per averne rovesciate le bancarelle, per averne percossi con tirapugni di ottone… A tali attività partecipò attivamente, e diceva che molti Arabi avevano da lui riportate gravi lesioni."

"Per quasi tutti quegli attacchi, Ravìv non fu processato in quanto i suoi gestori ammettevano che egli aveva fornite importanti informazioni sulle attività Ebraiche d’ estrema destra. Hanno convinto il Pubblico Ministero a non incriminarlo, così afferma il rapporto". -UPI

Risultato: un capo d’ accusa patetico. Al fine di sorvegliare gli estremisti Ebrei, Ravìv è andato un po’ troppo oltre, nel suo ruolo d’ impersonarne uno. E avrebbe dovuto riferire le minacce di Amìr alla vita di Rabìn, ma era troppo occupato a farne di sue, per prestarvi attenzione.

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CON NOI LORO GIUOCANO, ECCO COME. LA GIUSTIZIA D’ ISRAE’L IN AZIONE

Ho appena chiamato Palazzo di Giustizia a Gerusalemme. Provate a indovinare: il processo a Ravìv è stato rinviato, dall’ 1 Settembre al 3 Ottobre. Che fortuna, per quanti nascondono la verità. Si dava per il 6 Luglio l’ inizio del processo, ma così tante persone avevano deciso di essere in aula, quali testimoni, che la data è stata spostata all’ 1 Settembre. La scusa: la Procura non era riuscita a Procurarsi prove delicate, che aveva scoperte, e d’ importanza vitale, giusto due giorni prima, il 4 Luglio. Stavolta la portavoce del Foro non si è presa il disturbo nemmeno di raccontare un esile pretesto. Non abbiate paura: il 3 Ottobre staranno seduti sul banco dei testimoni, i molti testi che avevano intenzione di scrutinare il processo il 6 Luglio, e l’ 1 Settembre. Coincidenze?

Coincidenze? Il rinvìo è stato deciso un giorno dopo che la Corte Suprema, non soltanto ha respinta la richiesta dei fratelli Amìr di una derubricazione delle loro condanne, ma in sostanza ne ha prolungate le pene di sette anni.

Vi piacerebbe se lavorasse per voi l’ Avv. Di Yigàl Amìr, Shmùel Fleischman ? Sentite come ha parlato del suo cliente ai reporter: "Io non lo ho sentito esprimere rincrescimento. E’ convinto che fose la cosa giusta ciò che ha fatto." Questo sì è un avvocato deciso a difendere l’ assistito con tutta la propria preparazione professionale!

Allora, confrontiamo ciò con quanto lo stesso Fleischman disse nel 1997 alla NBC, programma "Extra": "Siamo ancora a Dallas, con John Fitzgeralad Kennedy e tutto il resto. Fra 20 o 25 anni, penso, avremo una versione nuova di zecca sull’ assassinio."

Cari miei, che cambiamento d’ opinione, in due anni.

Venerdì scorso ho tenuta una conferenza davanti a un pubblico di giornalisti, organizzata dalla produttrice di CANALE " TV Israèl, Ilana Ziv. Un famoso reporter di Ma’arìv poi mi ha detto:"Tu sembri un bravo ragazzo, e forse hai ragione. Ma non leggerò mai il tuo libro, perché quanto vai facendo è sbagliato."

Quale etica giornalistica! Morale quasi quanto l’ etica giudiziaria di questo Paese.

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LA DIFESA DI RAVI’V E’ LA VERITA’

Poiché il processo a Avishài Ravìv si tiene a porte chiuse, anzi, per dirla tutta con esattezza, poiché al pubblico d’ Israèl vienenegato il diritto di sapere quanto va accadendo al processo verso Ravìv, io farò del mio meglio per seguirne gli sviluppi, attraverso gli scarni bollettini diffusi al pubblico una volta la settimana.

Dopo le prime due udienze, cominciate il 22 Febbrajo, è chiaro: il Pubblico Ministero, Moshè Shiloh, gestisce il cover-up del Governo. Eyal Shomroni-Cohen, avvocato di Ravìv, vigorosamente protesta in quanto la Procura dello Stato non rende nota la maggior parte dei documenti richiesti per la difesa di Ravìv.

Nessuna sorpresa sinora, ma guardiamo che cosa Shomroni-Cohen richiede !!!! Cito dal settimanale MAKOR RISHON.

"L’ avvocato di Avishai Ravìv, agente della Shabàk, Eyal Shomroni-Cohen ha chiesta copia della Perizia del Patologo dello Stato sulla morte di Yitzhàk Rabìn. Ha chieste inoltre copie delle altre perizie cliniche. Egli ha annunciato: " Finchè non avrò viste tali perizie, finchè non avrò potuto esaminare il vero omicidio, non dormirò la notte, e respingerò ogi affermazione su questo assassinio." La Procura ha accusato Ravìv di non aver prevenuto l’ assassinio di Rabìn, e Shomroni-Cohen ha osservato che il suo assistito non si può difendere se non si può esaminare l’ assassinio stesso. Benché non abbia proclamato che vi fu una cospirazione, Shomroni-Cohen ha sottolineato che "Dai documenti emerge un interrogativo primario". Ha aggiunto:i documenti da noi richiesti sfidano l’ accettata versione dell’ assassinio di Rabìn. Ha sottolineato: la HK Onorevole Dalia Rabìn-Pelosoff, figlia di Yitzhàk Rabìn, ha dichiarato: "Esiste chiara contraddizione fra il Rapporto del Patologo dello Stato, e quelli dell’ Ospedale Ichilov. L’ avvocato accusa il PM di negargli i documenti accampando la scusa della privacy. Ha fatto notare: il diritto di difendersi in Tribunale ha la priorità sulla privacy. " -MAKOR RISHON-

Bene, bene, bene. Guarda chi ha scoperta la tesi della cospirazione per l’ assassinio di Rabìn !!! E diamo all’ Avvocato di Rabìn il merito di difendere acconciamente il suo assistito. Ove gli sia dato accesso proprio a quei documenti mesmi, che io ho pubblicati nelle versioni in Ivrìth (Ebraico) e in Russo del mio libro "CHI E’ L’ ASSASSINO DI YITZHA’K RABI’N ? ", l’ avv. Shomroni-Cohen dimostrerà che il suo cliente è innocente; non è stato lui a non prevenire l’assassinio di Rabìn, in quanto non è stato Yigàl Amìr a perpetrare il crimine. Se vuole copia dei suddetti documenti, tutto

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ciò che ha da fare, è chiamarmi. Noi gli auguriamo buona fortuna, e alcuni di noi hanno intenzione di premere, premere, premere affinché questo processo sia aperto alla cittadinanza e alla stampa. Per favore, fate la vostra parte.

Il mio bravo Popolo, in base alle mie recenti esperienze, il Popolo Ebraico si va svegliando, e chiede di conoscere la verità. Tutto esaurito, ho tenuto conferenze Tre nell’ area New York-New Jersey. A Manhattan, Hineni House era stipata come una scatola di sardine sin oltre il corridojo di dietro. A Teaneck, nella Sinagoga Bnei Yeshurum, 250 anime assetate di verità mi hanno ascoltato. Ho preso l’ aereo per tornare a casa, in Israèl, e l’ indomani 250 persone sono venute a sentirmi a Gush Katif. Da allora ho tenute conferenze no-stop in lungo e in largo in tutta Israèl, e gl’ inviti continuano a piovere. Il Tribunale può nascondere quel che gli pare, certa stampa può favorire il cover-up, ma già il popolo vuol conoscere la verità.

Il processo a Ravìv può continuare a porte chiuse, ma l’ argomento, "Come davvero morì Yitzhàk Rabìn?" non finirà in archivio, sinchè i fatti non verranno resi noti.

Ecco intanto due brevi informazioni segnalatemi di recente.

(1) Charles Bronfman sta pagando milioni di dollari per mandare Studenti Universitari Ebrei Americani in Israèl gratis, nell’ ambito del programma chiamato: "Operation Birthright". Vende il piano come beneficenza, come dono benèfico al Popolo Ebraico. Ma tanti dei primi 6.000 arrivati in Israèl riferiscono: sono stati sottoposti a sofisticate esercitazioni di propaganda finalizzate a instillare amore per la Sinistra Israeliana,e per l’ impopolare "Processo di Pace". Gli studenti protestano: sono state respinte le loro richieste di visitare Giudea e Samaria. Una guida turistica mi ha detto che la stragrande maggioranza delle guide assoldate da Bronfman viene dall’ estrema sinistra, e impone la linea "Peace Now" agli studenti caduti nella loro trappola. Edgar Bronfman, fratello di Charles, è autorevole esponente del CFR, Council on Foreign Relations. Egli e due altri membri del CFR, Lawrence Tisch, e Henry Kissinger, hanno forniti i soldini per avviare la carriera politica di Ehùd Baràk, nel 1995.

(2) E’ noto: il patto di Yitzhàk Rabìn con gli Hizbullah dopo la "Operation Accountability" includeva il diritto di uccidere i nostri soldati delle IDF. E’ poi stato ampiamente raccontato che il patto proibiva bombardamenti, o il lancio di Katyusha sulle città d’ Israèl. Ma non è così. Gli Hizbullah hanno concordato di non bombardare QUASI tutte le città come Betulla, Nahariya, Rosh Hanikrà, e kibbutzìm come Dan, e Daphne etc. che appoggiano il Partito Laburista, e il cui residenti sono prevalentemente

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Ashkenaziti, Ebrei di origine Europea. Però quando i Katyusha vanno lanciati, si concentrano sulla città di Kiryat Shmoeh, abitata in prevalenza da Ebrei di origine Marocchina, di destra. Hizbullah ha rispettato i patti, e soltanto Kiryat Shmoneh da un decennio subisce gli attacchi coi razzi.

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AVISHA’I RAVI’V HA AVUTO UN PROCESSO, UNA SPECIE DI PROCESSO

La miglior notizia sull’ udienza del 3 Ottobre del processo verso Avishài Ravìv: la grande folla che è arrivata a seguirla. Ha riempita l’ aula, obbligando il personale a lasciare in corridojo un gruppo enorme. Tanta folla ha palesemente sorpreso quanti han tentato di strumentalizzare, e di giudicare Ravìv. Il PM, Moshè Shiloh, ha continuato a protestare . aveva difficoltà nell’ esporre le ragioni sue, a causa dell’ imprevisto grande numero di estranei. Ha persino suggerito di far sgombrare l’ aula. Eppure chi è riuscito a sedersi in quell’ aula garantiva che giustizia fosse fatta.

Avanti l’ inizio dell’ udienza, la maggior parte degli esperti si aspettava che i giuochi fossero fatti, e che le parti avessero patteggiato. Ravìv si sarebbe riconosciuto colpevole delle due accuse contro di lui: non aver prevenuto l’ assassinio di Rabìn, e aver creata un’ organizzazione istigatrice, EYAL (Guerrieri Ebrei). Avrebbe ammesso di non aver nulla saputo delle intenzioni omicide di Yigàl Amìr contro Rabìn, eppertanto di non averne informati i suoi superiori nella Shabàk (le GSS), Come premio per la sua onestà e per il suo pentimento, avrebbe svolto qualche comodo lavoro al servizio del pubblico, e la Shabàk sarebbe stata salvata.

Soltanto pochi ottimisti erano sicuri che si sarebbe immediatamente celebrato un processo.Da Luglio questa udienza già era stata posposta due volte, molto tempo per consentire a ambo le parti di preparare compiutamente i loro casi. Questi pochi speranzosi parlavano di restare in aula sino alla settimana ventura, almeno.

Ravìv è entrato in aula senza la kippàh sui suoi capelli, accuratamente rasati corti, così tutte le pretese che fosse proprio religioso sono cadute. Due èquipe TV si sono ritirate, han lasciato un po’ di spazio, così ho potuto guardare da vicino la faccia di Ravìv. Poi lui mi ha restituito lo sguardo, mi ha fissato intensamente. Ho immaginato che conoscesse bene il mio libro sull’ assassinio di Rabìn, poiché tanto si concentra sui crìmini suoi, e deve aver avuto un ruolo nel suo stare in aula in quel momento. Mi ha fissato fino a farmi voltare lo sguardo. Benché le sue provocazioni a nome e per conto della "Pace" abbiano scatenata una sofferenza così profonda che mai prima era stata sentita in un Paese che ha sofferta ben più della sua parte di dolore, egli era un uomo spaventato e confuso, e giovane. I suoi occhi, e la sua faccia senza espressione, parlavano di ore infinite di minacce al suo essere ove al processo avesse cantato, di anni di cinica manipolazione, e di controllo della mengte, sottile o sfacciato. Doveva domandarsi come fosse finito in tale inferno, se goli era rimasta sufficiente indipendenza cerebrale per porsidomande.

Nella folla, altre persone che avevano ajutato a trascinare Ravìv a processo. Come Adìr Zìk, giornalista di HATSOFE’ e di ARUTZ SHEVA, che lo aveva pressato instancabilmente per anni,

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al pubblico ogni suo gesto e movimento e mossa. Aveva addirittura creata una HOTLINE Ravìv, consentendo a chiunque di chiamare per dire dove avesse visto il malfattore. Vicino a me sedeva Yisraèl Medàd, il cane da guardia verso la stampa, che ha svelato un aspetto importante dell’ affaire Ravìv, la sceneggiata della cerimonia di "Giuramento fino alla morte" , la "INIZIAZIONE" DI EYAL in diretta TV. E la ha sciorinata davanti alla Corte Suprema. Nella fila dietro a noi era Arieh Zaritzky, dirigente di "Professori per una Israèl Sicura", il quale aveva risvegliata da lungo sonno la comunità accademica, mettendo davanti ai suoi occhi i veri fatti della morte di Rabìn, così dando legittimità nel Mondo Universitario alla "teoria della cospirazione".

Poiché il pubblico in aula non aveva dubbi, Ravìv è un mostro, aspettavamo in silenzio e immobili il Procuratore Moshè Shiloh. Una trentina d’ anni più anziano dell’ avvocato difensore, Eyàl Shomroni-Cohen, aveva i benefici del rispetto proveniente dall’ età, da un volto amichevole,e di quando in quando, da una battuta spiritosa.

Quanto a Shomroni-Cohen, bene, sappiamo. Era un altoparlante della Shabàk, il quale sbucò nella abitazione dei genitori di Yigàl Amìr proprio la sera dell’ assassinio, si fece dare da loro 2.000 US$ per difendere il figlio, se la svignò col malloppo, per ricomparire come l’ avvocato di Avishài Ravìv. Per giunta era giovane, privo di humor, e dall’ aria untuosa e ipocrita. E, naturale, non avevamo dubbi: il suo cliente era colpevole; ciò non aiutava i suoi problemi d’ immagine.

Così abbiamo cercati sinistri motivi, quando Shomroni-Cohen ha deplorato che la Procura gl’ impedisse d’ incontrare gli ex-capi delle GSS: Ya’acòv Perry, e Carmi Gillòn, e che gli fosse negato l’ accesso a 1.300 pagine di materiale stampato, incluse parti ancora classificate delle conclusioni della Commissione Shamgàr. L’ Avv. Eyàl Shomroni-Cohen ha insstìto: Perry e Gillòn avevano ruolo primario nel caso sin dall’ inizio, e per sottrarsi a processo loro, entrambi avevano affermato Ravìv essere totalmente all’ oscuro dei piani di Yigàl Amìr per Rabìn. Ha ripetuto due volte: egli per Legge ha il diritto di usare pienamente gl’ incartamenti della pubblica accusa, per potersi preparare alla causa.

Ancor prima che Shiloh si alzasse a rispondere, fra me ho pensato: "Perché non vuole sul banco Perry e Gillòn ? Non è proprio su questo che verte il processo? No è che stia pregustando l’ opportunità di fare a brandelli i boss della Shabàk, per arrivare al fondo di quanto implicavano davvero i crimini di Ravìv?". Poi ho pensato: se li chiamasse sul banco, alla fine raggiungerebbe la vera verita, l’ assassinio di Rabìn all’ inizio doveva essere finto; Yigàl Amìr ha sparato petardi, e qualcuno ha approfittato dell’ "esercitazione" per ammazzare Rabìn sul serio.

Il pensiero è passato quasi senza lasciar traccia, mentre Shiloh snocciolava le solite scuse di Sicurezza Nazionale per non concedere testimoni, e testimonianze,

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alla difesa. Poi Shiloh ha avanzata una offerta; avrebbe permesso alla difesa pieno accesso ove essa si impegnasse a non pubblicare il materiale, e a guardare il tutto soltanto alla presenza d’ un Ufficiale della Sicurezza, o della Shabàk, o del Ministero della Giustizia.

A sto punto il Giudice Amnon Cohen, che guidava la Commissione di tre Giudici, ha respinta l’ offerta d’ un Ufficiale della Sicurezza, o della Shabàk, o del Ministero della Giustizia, affermando che avrebbe nominato lui un appropriato osservatore di Sicurezza, dalla Corte. Così, domandammo noi, che cosa lo rende tanto fiducioso verso, non diciamo la Shabàk, cosa prevista, ma perfino verso il suo primo datore di lavoro, il Ministero della Giustizia ?

Anche Shomroni-Cohen si è molto agitato, perché Shiloh non ha nominati i Rabbini che avrebbe chiamati come testimoni. Quando gli han chiesto perché, egli ha risposto che le intenzioni di Yigàl Amìr verso Rabìn erano arcinote all’ intera comunità religiosa; e senza rinunciare alla sua linea difensiva, che Ravìv era preso di mira soltanto perché agente della Shabàk.

Il giudice Amnon Cohen ha osservato a questo punto:

"Agente della Shabàk o no, è un crimine non riferire dell’ imminente assassinio del Primo Ministro…. Ora io voglio sapere, il suo cliente sapeva dei piani di Yigàl Amìr per uccidere il Premier, sì o no?".

Per la prima, e unica volta nell’ udienza, dal pubblico è arrivato un rantolo quando l’ avv. Shomroni-Cohen ha rispostO: "No".

Ravìv si stava preparando a difendersi. Nessun accordo, nessun patteggiamento. Ravìv non ha confessato, un processo ci sarebbe stato.

Poi siamo caduti giù, ancora coi piedi per terra. L’ avv. Shomroni-Cohen ha chiesto il diritto di appellarsi alla Corte Suprema, perché tolga il segreto alle parti classificate del Rapporto Shamgàr, prima che il processo cominci. Il Giudice Cohen ha sospirato, ha sorriso ammiccando,e ha detto:

"Io ho a malapena il controllo di questa Corte, per non parlare della Corte Suprema. Le dovrebbero però bastare due mesi, per rispondere alla sua petizione. Allora, il processo comincerà in Dicembre".

Ma non è detto. Ove la Corte Suprema aspettasse di più, in processo potrebbe cominciare più tardi. In Febbraio magari. Siamo usciti da Palazzo di Giustizia in grande agitazione, quasi tutti noi convinti d’ aver vista un’ altra

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tattica dilatoria da parte e dell’ avvocato di Ravìv, e dei Giudici. Ma il Professor Zaritzky ha spiegata la vera situazione con mia soddisfazione:

"Non questo è successo.E’ stato Shiloh a tentare di coprire e insabbiare ogni cosa. La sua strategìa. Negare a Ravìv accesso ai testimoni e ai documenti più delicati, e pervenire a una sentenza affrettata. La verità potrà venir fuori in un sol caso: se Ravìv sta lealmente combattendo. I Giudici hanno sentenziato in favore della difesa ogni volta, e avevano ragione. D’ ora in poi, terrò gli occhi guardinghi sulla pubblica accusa, e sarò felice se Ravìv si avvarrà d’ una forte difesa".

Ecco, il sospetto prende corpo, diventa realtà concreta. E’ proprio vero. PER L’ ACCUSA PRINCIPALE CONTRO DI LUI, RAVI’V E’ INNOCENTE. Amìr NON sapeva che Amìr si apprestasse a uccidere Rabìn. IN REALTA’, A UCCIDERE RABI’N N O N E’ STATO YIGA’L AMI’R . Ravìv sapeva soltanto di UN FALSO TENTATIVO DI ASSASSINIO. Se porta avanti la verità sino infondo, verrà assolto. Sempre che glie lo consentano.

Mi ero inchinato alle superiori abilità analitiche di Zaritzky. E mi dovevo inchinare due volte. Subito dopo è venuto da me Itamàr Ben Gvir, che dimostrava davanti a Palazzo di Giustizia. Doveva essere furibondo. Nel mio libro, ho citato paragrafi da tre fonti: il rapporto sulle investigazioni Shamgàr; i verbali del Tribunale; i verbali di Polizia. Tutti registrano le parole di Amìr, il quale dichiara: la sera dell’ assassinio di Rabìn era stato informato che Avishai Ravìv aveva dato all’ attivista di destra Itamàr Ben Gvir un’ arma, caricata a salve, e egli con essa intendeva sparare a Rabìn.

"Ti rendi conto dei guai che mi hai combinati?" ha chiesto Ben Gvir. "I miei genitori hanno letto il tuo libro e sono rimasti sconvolti profondamente. A un comizio sono stato malmenato perché la gente pensava che io fossi un agente della Shabàk. Non ho mai conosciuto Amìr, io. Amìr ha tentato di coinvolgere me nell’ assassinio perché io conoscevo Ravìv troppo bene. Era tutta disinformazione. Non vedi? Io sono un’ altra vittima di Raviv, ecco perché oggi sono qui."

In quel momento, ho visto. Ma non ho smesso di avere dubbi.

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7 CAPITOLO settembre

UN’ ALTRA FRENCH CONNECGTION

IL TENTATIVO DI FUGA DI CARMI GILLON

Il cover-up sull’ assassinio di Rabìn ha raggiunto nuovi, e più orrendi, picchi di truffa jeri (14 Aprile) sulla stampa Israeliana. Yediòt Achronòt, e Ha-Aretz han pubblicate lunghe interviste , sui supplementi settimanali, a Shabtai Ziv, ex direttore degli Affari legali della Shabàk (GSS, General Security Services). Cari miei, che coincidenza, due giornali, mesmo oscuro personaggio. E giusto pochi giorni prima Yediòt Achronòt, grande strillo in prima pagina, ha pubblicato due capitoli del nuovo libro di Carmi Gillòn, ex capo della Shabàk [[[ nel 2001 Sahimon Peres, Ministro degli Esteri, ha nominato Carmi Gillon Ambasciatore di Israèl in Danimarca]]]. Libro sull’ assassinio di Rabìn, e proprio sulla rivista supplemento di Pèsach, Pasqua..

Ci vuol poco a avvertire il terrore nei Quartieri Generali della Shabàk, mentre i goffi e maldestri Alti Ufficiali fanno i piani di un blitz a 360° sulla stampa, per stroncare l’ impressione, diffusa e dettagliata, che Gillon fosse uno dei cospiratori, dietro all’ assassinio di Rabìn. In realtà, Ziv ammette: l’ attuale capo della Shabàk, Ami Ayalon, non ha tentato di prevenire il processo verso il socio di Yhigàl Amìr nella provocazione e nel crimine, Avishài Ravìv, e non lo ha fatto proprio perché "Era stufo di sentir tanto bofonchiare sulla teoria della cospirazione".

In questi cover-up della stampa, ciò che è ùtile sono i fatti che non vengono eliminati nella bella copia definitiva. Ziv ha detto a Ha-Aretz, come ha detto a Yediòt Achronòt:

"Io posso dichiarare che tutte le attività di carattere giudiziario in connessione con Ravìv venivano fatte in consultazione, e in piena trasparenza, con la signora Avvocatura dello Stato, e col di Lei dipartimento. Si tennero numerose discussione a proposito di Ravìv, nelle quali noi demmo al Ministero della Giustizia tutte le informazioni che possedevamo a proposito delle infrazioni da lui perpetrate….."

Nulla di nuovo, proprio questo io affermo nel mio libro "Chi è l’ assassino di Yhitzhàk Rabìn?". Allora però dice Ziv, non ero io il capo del Dipartimento Affari Legali della Shabàk. La rimarchevole ammissione di Ziv signìfica: Davìd Libai, ex Ministro della Giustizia; e Dorit Beinish, ex Attorney Gedneral dello Stato, e il personale di lei, erano stati resi edotti dei crìmini di Ravìv, e delle sue provocazioni, e ne avevano approvata la prosecuzione. Ciò giustifica la incriminazione verso loro, quali attivi accessorii in innumerevoli

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crìmini. E’ piuttosto complicato però. Come si fa a muovere denunce verso la gente che muove le denunce?

E Ziv, come chiaramente richiesto dalle Autorità, è andato fuori del suo tracciato, per esprimere complimenti verso Carmi Gillòn: "E’ un gentiluomo umano, simpatico e comprensivo", ha ripetuto.

Ma no, qui deraglia. Gillon è un gorilla brutale e crudele. E’ pure un inveterato bugiardo, ecco perché ne sto presentando un ritratto più veritiero rispetto a quello fornito dal libro suo. Gillòn che l’ assassinio di Rabìn fu una serie di equìvoci, e che se ne sentì tanto coinvolto, da offrire le dimissioni l’ indomani. Dipingerà il ritratto di una comunità assassina nemica della Pace, che andava infiltrata da gente tipo Ravìv per proteggere la gloriosa Democrazia d’ Israèl. Magari arriva a ripetere, come già fece una volta, di non aver manco mai incontrato Avishài Ravìv.Ergo, avanti chiunque corra il rischio di crèdere a cotale bugiardo, mi si consenta di pittare un quadro più reale di cotanto mostro.

ECCO COME FECE A DIVENTARE CAPO DELLA SHABA’ K

Nel 1990 all’ Università di Haifa Gillon scrisse una Tesi di Laurea, sui pericoli che la Destra d’ Israèl costituisce per la nazione. Mica poca gente sostiene che se la è fatta scrivere, come è ben chiaro che si è fatta scrivere pure l’ analisi sulla Pace, subito dopo l’ assassinio di Rabìn, analisi cui vari giornali han data vasta pubblicazione.

Era, allora, capo del "Dipartimento Ebraico della Shabàk", e stava utilizzando Avishài Ravìv per infiltrare varii gruppi di confine come il Kach, come i "Fedeli del Monte del Tempio".

Tuttavia, qualcuno, molto potente, aveva piani più grandi per lui, e, dopo il massacro di Hebròn, nel Febbraio 1994, Gillòn divenne Capo Della Shabàk. In un Mondo onesto, naturalmente ciò sarebbe stato impossibile, poiché, da capo del "Dipartimento Ebraico", aveva miserabilmente fallito, a quanto si supponeva, nel suo còmpito di prevenire il massacro. In realtà aveva proprio fatto il suo dovere. Ma questa non è la sede nella quale spiegare come il Dott. Barùch Goldstein venne incastrato per prendersi la colpa dello spargimento di sangue programmato da altgri.

L’ unico punto difficile da superare era Yitzhàk Rabìn, il quale si opponeva vigorosamente alla nomina di Gillòn. E così Gillòn mandò Avishai Ravìv a organizzare una protesta contro l’ abitazione dei Rabìn, a Mevasssèret Tziòn, per avviare tramite lui il braccio di ferro con Rabìn. Il qaule poi ha accettata la sua nomina se, e soltanto se l’ allora capo della Shabàk, Yaacòv Perry, avesse fatta la supervisione delle sue prestazioni, procedura inusitata. Rabìn ammetteva che la scarsa esperienza di Gillòn nell’ affrontare il terrorismo Arabo lo rendeva inadatto al posto, però decise di cedere "a causa di pressioni dal Governo". Il che, col Governo dell’ època, voleva dire: Shìmon

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Peres sosteneva Gvillòn. Oggi Gillòn è chairman dell’ "Istituto Shìmon Peres per la Pace". Nzomma, qual Capo Della Shabàk, Gillòn era strumento di Shìmon Peres.

Diamo ora uno sguardo alle attività di Gillòn, e al suo ruolo centrale nell’ assassinio di Rabìn, sentendo il parere di Israeliani esperti. Cominciamo con certe cose che Adìr Zik ha scritte di HATSOFE’:

"Carmi Gillòn fu il gestore diretto di Avishài Ravìv per lungo periodo. E’ stato lui a fare di Ravìv il più grosso provocatore nella storia d’ Israèl………

Persino quando i vice di Gillòn guidavano Ravìv, Gillòn era in diretto contatto con lui. Gillòn gli ordinò di sposare una colona nata in Russia, come copertura delle sue attività.

Gillòn ordinò a Ravìv d’ intraprendere una lunga serie di crìmini violenti, contro Ebrei e contro Arabi, a Hebròn; a Gerusalemme; a Tel Avìv; alle Università Bar Ilàn .

Gillòn ordinò a Ravìv di compiere violenti attacchi contro gli Onorevoli HK Tamàr Guzonsky, e Shulamìt Aloni, a nome e per contgo di EYAL, organizzazione di facciata della Shabàk.

L’ odio di Gillon contro la destra lo portò a avvalersi dei servigi d’ uno strumento della Shabàk nella IBA (Israel Broadcasting Authority) di nome Eitan Oren. Affinché filmasse e trasmettesse una serie di falsi servizi, il cui scopo era umiliare i residenti della Giudea, e della Samaria….

Gillòn ordinò a Ravìv di stampare un fotomontaggio di Rabìn in divisa delle SS, e di diffonderlo in un grande comizio anti-governativo. Rabìn convocò Gillòn nel proprio ufficio, e gli chiese una spiegazione. Gillòn disse a Rabìn: "Non ti preoccupare, Ravìv è sotto lo’ autorità mia".

Immediatamente dopo l’ assassinio di Rabìn, Ravìv disse agl’ investgigatori di Polizia d’ aver udìto Yigàl Amìr minacciare la vita di Rabìn quattro o cinque volte. Ravìv DEVE averne informati i superiori, Gillòn incluso. E loro devono avere deliberatamente ignorati gli avvertimenti."

LE MISTERIOSE PREVISIONI DI GILLON

Il 24 Agosto 1995, due mesi prima dell’ assassinio di Rabìn, Gillòn disse a un gruppo di giornalisti che la vita di Rabìn era messa a repentaglio da