intervista alla pittrice TONIA COPERTINO

di massimo d'andrea

 

 

Tonia Copertino ci ha inviato queste opere. Ci accusano di non aver presentato il figurativo. Le sue opere sono ad un passo tra il figurativo e l’informale, hanno un pò dei tarocchi, delle fiabe, c’è una poesia incredibile...Ma c’è anche la tematica sessuale...

Direi proprio....

vera e propria, toccata senza scandalo, con passione, energia, come dire, sempre poesia...Come nasce una sua opera Tonia Copertino?

Io sono partita normalmente dal figurativo, ho frequentato la Scuola d’ Arte a Bari, mi sono spostata poi a Bologna, dove ho avuto molti incontri con amici artisti. Lì ho vissuto, insegnato Educazione Artistica nelle Medie. Come tante donne ho dovuto crescere un figlio da sola e questo mi precluso molte situazioni. Credo che le donne debbano fare ancora molto per venir fuori, anche se oggi c’è più spazio per loro. Ritornando al mio lavoro, dal figurativo tipo Maccari, dove la figura è molto simbolica, mi sono interessata agli oggetti facendone una personale: "Intorno a..." ..., intorno a tutte le cose che ci circondano: può essere un boa femminile, può essere un cappello usato da una donna o da un uomo.Da questi simboli, pian piano mi sono allontanata sempre di più, fino a tradurre il mio lavoro in segno. Ho anche eseguito dei paesaggi, sempre basati sul segno, che ha sempre marcato il mio lavoro. Infatti mi ritrovo ad essere una persona molto semplice, quasi primitiva direi, essenziale. Nella mia ricerca, non mi piacciono i fronzoli, le decorazioni; mi interessano, invece, i contorni netti così come nel dialogo, nei rapporti interpersonali. In questo ho trovato sempre molta difficoltà.Ho fatto anche femminismo, ho cercato di essere me stessa sino allo impossibile e questo mi ha precluso molto il rapporto con gli uomini, perchè non riuscivano a restarmi dietro. Ho tentato di cercare la medesima libertà che hanno gli uomini con una certa leggerezza. Ed è dalla mia passionalità che nasce il segno come traccia.Mi hanno molto colpito autori come Capogrossi, Mirò, Afro. Ho scritto delle riflessioni sul dialogo con dei galleristi, quando varcavo le soglie all’ Expo Arte o alla Fiera di Bologna, cecando di proporre il mio lavoro, sacrificandomi economicamente. All’epoca un gallerista mi ha detto: le sue opere sono troppo avanti. Gli ho risposto che tempo fa ero troppo indietro. Quando avrò la collocazione giusta?I galleristi, si sa, hanno interesse per gli artisti giovani e questo è giusto; tuttavia mi sento sempre fuori tempo, anche se oggi ho trovato la mia maturità espressiva, la mia sigla, se così si può dire. Allora qual’ è il tempo reale dell’artista? E’ questo che vorrei chiedere ai galleristi.

Il tempo reale dell’artista non credo lo determinino, per fortuna, i galleristi e neanche i critici.

Ma se non si educa il pubblico ad un certo tipo di linguaggio che non ha fronzoli, come il mio, che non ha nulla di decorativo per ornare un salotto, dell’ accostare l’ opera d’ arte con il tessuto del salotto, qual’ è il senso? Io vorrei poter dipingere delle grosse tele con questi simboli fallici, che vanno a fermare questa mia grande parte intimista. Vorrei poter dipingere metri di tela, metri di non so cosa; ma pur sapendolo effettuare, non saprei dove conservarle. Se venissi nella mia casa-studio, sono stracarica di lavori; spesso la vivo come una barca in bilico, ... perchè è tutto così in bilico il mio lavoro... che cade... Ci sono carte che annaspano e desiderano venir fuori da dove sono per il bisogno che hanno della visibilità...

Torniamo a questo tema centrale di cui lei si stà occupando ultimamente, il fallico, la sessualità. Perchè affrontare questi temi?

Penso sia un tema così naturale, eppure così sommerso... la verità è che non c’è una reale libertà o educazione ad essa. C’ è stato un periodo in cui insegnavo, in cui si parlava in maniera appena velata della sessualità. Ricordo anche le lezioni date nella scuola di infanzia di mio figlio, a Bologna, in cui veniva presentata, attraverso la circolazione sanguigna, la vita di un essere umano e la sua appartenenza sessuale. Mi è venuto, pertanto, del tutto spontaneo realizzare questi lavori, non l’ho costruito. Ritengo invece che questo tema sia vissuto dai più con grandi sensi di colpa...

Quando, invece, è alle origini del mondo...

E’ all’origine del mondo perchè è come vivere, mangiare, respirare...Certamente una donna che non sia così libera mentalmente fà fatica, anche se personalmente non sono " libertina", sono abbastanza normale... Però mi sono resa conto, nel corso degli anni, di questo problema e il mio impegno artistico risente molto di questa parte vitale che sento dentro. Nell’osservare il pubblico davanti ad un mio lavoro, ho compreso che ne rimane o affascinato o vergognosamente affascinato e pertanto va via...

Lei fà questi lavori in un’ Italia dove c’è il Vaticano, il Papa, dove c’ é la religione, quindi, inevitabilmente, ci si può aspettare questi tipi di reazioni, anche se non tutti i suoi lavori sono sulla sessualità. Per esempio, pochi sanno che tutta l’architettura del dopo guerra e anche quella della guerra, fatta soprattutto da quel pazzo di Hitler, era tutta dedicata al fallo, soprattutto maschile. Si pensi alle colonne, a Roma c’è tutto l’ Eur, costruito con queste mega colonne falliche. Però anche precedentemente, tutta l’arte primitiva, si è molto dedicata alla sessualità; anche se in quel caso, proprio perchè primitiva e libera da sovrastrutture, si soffermava anche sull’ espressività della sessualità della donna. Le colonne, oppure i vuoti ed i pieni, partono tutti da un discorso di sessualità; anche se poi se ne sono perse le tracce chiamandola evoluzione, che invece risulta essere una involuzione.Lei tocca un tema profondo sulla libertà sessuale delle donne e di questo se ne discute poco, mentre lei ne parla in modo profondo, anche se risulta difficilissimo farlo. Ha già fatto riferimento ai maestri a cui si è ispirata come Mirò, Afro, ecc...; vorrei invece sapere che tecnica utilizza e quanto sono grandi le sue opere?

Ho abbandonato l’olio da tempo, mi sono interessata agli acrilici. Ci sono alcuni materiali che vale la pena conoscere perchè ormai hanno raggiunto una intensità che a me interessa come materia; ma anche la facilità che hanno nel poter essere asciutti dopo poco per avere un risultato immediato.Infatti mi interessa l’immediatezza del segno, non mi interessa l’olio che ha bisogno di sovrapposizioni, di velature.

Non sempre, però... Van Gogh, li spremeva direttamente sulla tela...

Io lavoro non con spatole piccole, spesso utilizzo spatole che si usano per le mura, per sentire e vedere la materia. Gli acrilici rispondono molto a questa possibilità.

Quanto sono grandi le sue opere?

Per il momento ci sono opere che vanno da 100x100 cm o da 100x120 cm, mentre ci sono anche opere precedenti più grandi, dove il segno è simile a quello di Capogrossi. In quel periodo la critica me lo ha, non dico bocciato, ma mi si è detto: lei vive bene con certi riferimenti.Si sono visti che certi riferimenti si sono evoluti, ma i critici non hanno avuto più il coraggio di sostenermi.Presto vorrei fare una personale storica dove vivo, scandalizzando forse i più puritani.

Meno male...

Tempo fa un giornalista mi ha detto: scuoti un pò il mondo, scandalizzalo e vedrai che arriveranno a guardarti. Inconsapevolmente ho fatto mia questa idea, ma non mi interessano i giudizi quanto il mio lavoro.

Però non credo sia solo uno scandalizzare...

E’ comunicare....

In merito, le volevo chiedere: perchè manca questa comunicazione profonda? Lei ha preso un tema, la sessualità, lo ha provocato, lo ha esposto, ci ha riflettuto sopra, ecc. Perchè, invece, manca questo impegno sui temi contemporanei, che sono comunque le problemati che vissute sulla nostra pelle, nei quadri degli artisti? Si affrontano magari grandi temi, come "la pace", che è un tema importante, però anche questo lo affrontano in pochissimi.Spesso, come diceva lei poc’anzi, si fa salotto con l’ Arte. Perchè questa assenza da parte degli artisti in un impegno sociale sulle tematiche importanti, che sono sicuramente anche quelle sessuali?

Sicuramente perchè si è consci del fatto che i galleristi sono dei commercianti. L’ artista è disperato, falsamente disperato per la ricerca di un gallerista che possa fermare la storia del suo percorso. In effetti molti riescono a raggiungere questi obiettivi, che sono un pò quelli del narcisismo, per essere presenti in molteplici situazioni. Si fa fatica a fare il tipo di lavoro che faccio io, o di molti altri presumo; quello del lavoro silenzioso, dell’affacciarsi timidamente o no, rispetto a certe tematiche.Mi dicono: sei brava, ma è difficile collocare il tuo lavoro... Ho sempre pensato sui limiti vissuti economicamente, l’aver cresciuto un figlio da sola, nel far visionare il mio lavoro. Mi piacerebbe tanto capire, se avessi avuto maggiori possibilità economiche, se il mio lavoro potesse essere guardato da più parti. Sicuramente non in Italia, vorrei poterlo fare fuori, ma non ho le basi economiche. Sto pensando di andare in Portogallo...

Lei sbaglia, lei deve andare in America, vedrà che i critici italiani la prenderanno in considerazione perchè molto servili agli U.S.A., chinati agli U.S.A.. A Roma non si fà altro che esporre pittorucoli americani e non si capisce per quale motivo i critici, che però hanno cambiato la loro funzione dall’ avvento di Bonito Oliva fino a Sgarbi. Prima il critico faceva una ricerca, era uno storico dell’ Arte, prima o poi l’avrebbe scoperta Tonia Copertino. Adesso il critico organizza proprio lui le mostre, per cui, se non sa come collocare Tonia Copertino, non è una questione economica, ma di prestigio. Lei è una italiana, non è nessuno...

Con trent’ anni di lavoro...

Non gli conviene inserire una Tonia Copertino... Prende pertanto quattro sciocchetti americani che fanno arte, che qui abbiamo già visto con l’ Arte povera, e si presentano alla Macro perchè bisogna essere servili agli U.S.A.. Si prendono i fondi economici, si è tutti contenti, in esposizioni dove non và nessuno, dove non si è cercato nulla qualitativamente. Si stampano cataloghi continuando ad arricchirsi, senza fare ricerca come poteva fare Argan a suo tempo, che era, invece, uno storico dell’ Arte. Volevo sapere ancora... abbiamo detto tutto quello che potevamo sui critici, se vuole ci ho messo la mia perchè siamo tutti avvelenati e noi continuiamo a dire che gli artisti non devono fare la fila ai critici. Evitateli!!! Troviamoci spazi nostri, anche se difficili da ritrovare, in quanto anche le gallerie fanno...

Lo stesso percorso...

Perchè non si avventurano in sperimentazioni...

Una cosa volevo aggiungere... Sono consapevole del fatto che se un artista raggiunge la sintesi può ritenersi un ARTISTA ed io mi sento tale. La sintesi, l’ allontanarsi da tutto ciò che è accademico, per ritrovare un proprio linguaggio, è la cosa più difficile. Io mi sento in asse con me stessa, ritengo di essere serena dentro, al di là se avrò o meno successo anche economico. Sicuramente, fare arte, costa... Comprare una tela grande 200x200 cm o 300x300 cm o 500x500 cm ha un costo... i sacrifici che ci sono dietro sono tanti...

Possiamo dire, e lo dico sinceramente, che adesso, almeno per quanto noi vediamo, un’ opera di Tonia Copertino si riconoscerebbe; per cui significa non avere un timbro, un marchio, ma essere riusciti ad esprimere se stessi. E lei questo percorso lo ha fatto faticosamente. Credo adesso si veda, adesso una Tonia Copertino si riuscirebbe a riconoscere in mezzo ad altri mille artisti ed è questo che occorre raggiungere per ciascuno di noi, anche nel campo dell’ Arte. Quale messaggio intende lasciare alle future generazioni attraverso le sue opere?

Di trovere se stessi. Io ho trovato me stessa attraverso l’ Arte e soprattutto mi è stata di grande aiuto in tante situazioni deludenti nei rapporti umani o sociali e mi ha ridato sempre grande dignità e armonia. Questo è quello che vorrei lasciar detto: trovare o ritrovere se stessi...

Quali sono i momenti più belli vissuti con l’ Arte ed uno pessimo, che ricorda malissimo, a parte i suoi rapporti con i critici ma proprio con l’ opera d’ Arte?

Quello più bello? Poichè sono una persona che cura i particolari, anche attraverso la musica, ho messo sempre tanta musica attorno ai miei lavori. Ho notato come in molte personali realizzate, il pubblico abbia sentito la leggerezza che ho dentro e questa fermezza nel dire: CI SONO !!!!!! Me lo hanno comunicato verbalmente. A Bologna c’ è poi stato un signore che mi ha detto: ed ora che ha raggiunto questa sintesi, che farà? Gli ho risposto: non so cosa farò, so ciò che fatto, probabilmente ricomincerò da zero o continuerò, non ho idea. L’ importante è averle trasmesso qualcosa...

Quello più brutto?

Quello più brutto è legato spesso ai critici ed ai galleristi. In particolare, c’ è un gallerista, di cui non voglio far nome, ma presumo si riconoscerà, che da circa quattro anni ha dodici tele 100x100 cm. A volte le mostra nei suoi luoghi, mi ha dato un acconto di € 500/00, e non ne sò più nulla. Eppure l’ ho sollecitato a restituirmele, se non ha voglia di portare avanti il mio lavoro. Mi ha promesso di ridarmele in quanto non si vendono; intanto sono passati quattro anni e non me le ridà. Qual’ è la motivazione? Chiedo...

La motivazione gliela posso dare io, se vuole: quella che qualcuno stia aspettando che lei si faccia strada, oppure, anche di peggio... spesso galleristi e critici attendono che il pittore "finisca"...

Che muoia...

Per rivenderle!!! E’ un’ operazione che fanno sistematicamente. Spesso ho lavorato con loro e non si tiravano fuori le opere perchè si attendeva che il pittore, essendo avanti con l’ età, non ci fosse più...

La cosa brutta che mi dice questo gallerista è: mi piacciono i tuoi lavori, tu sei brava, ma non si vendono...

Non stà provando neanche a venderli... credo che lei può sempre rivolgersi...

Ad un avvocato...

Oppure attraverso una denuncia, perchè queste operazioni si compiono spesso. Io non so se lei ha firmato qualcosa o altro, però questa è la parte ignobile che circola nel mercato dell’ Arte.

Almeno io ho il coraggio di dirlo, molti non parlano di queste azioni oscure...

Perchè si pensa sempre che si possa essere bruciati definitivamente. Ma c’ è anche un altro problema: spesso ci sono accordi veri, il gallerista offre un acconto, l’ artista gli chiede di far vedere le proprie opere, ma sovente non le espongono perchè attendono...

Che io mi faccia strada da sola...

Attendono che lei sia notata in questo campo o che l’artista se ne vada, come detto poco fa, e quindi che le opere valgano il doppio, il triplo e possano realizzare successivamente delle personali con il materiale da questi posseduto con evidenti vantaggi... Questo è lo schifo che circonda l’ Arte contemporanea...Finiamo in bellezza: mi dica il perchè si uccidono i poeti...

Perchè a volte hanno questo grande sconforto di non arrivare a delle mete. Riconoscono di essere delle piccole "CELLULE" capitate in un mondo che è abbastanza squallido...

Chiudiamo qui, un abbraccio a Tonia Copertino, grazie di tutto.

Grazie a voi...