intervvista al pittore FRANCESCO MINNITI

di massimo d'andrea.

Procediamo all’intervista di Francesco Minniti Artista, Pittore, possiamo... definirlo informale ?

Paesaggista attualmente concettuale perché ho iniziato con il paesaggio poi gradatamente sono passato all’uso del computer ed ho modificato molto la mia arte fino ad arrivare all’arte concettuale, perché prima dipingevo usando solo colori e tela, adesso diciamo, oltre al computer che mi aiuta moltissimo faccio anche delle opere a livello concettuale con dei materiali particolari, uso cartone, tela, colori, vetro, tutti i materiali che riesco a riciclare o a trovare anche nei supermercati dove ce ne sono tantissimi che mi suggeriscono delle idee e che mi aiutano a realizzare quello che io voglio.

Come nascono le opere da lei chiamate Microarte?

Le opere definite Microarte, nascono dalla pittura su carta.

Si

Dove io realizzo degli effetti craclé con delle vernici particolari che sono gli smalti acrilici.

Certo

Poi faccio tutta una procedura, a parte che li posso lasciare in quella condizione essendo lavori realizzati su formato A4 e li propongo al pubblico cosi come sono. questi dipinti li inserisco nel computer e ne seleziono una parte. Li ingrandisco, cambio i colori, li dissolvo faccio tutte le manipolazioni digitali possibili.

Chiamate microarte perché sono su formato A4?

Microarte perché vengono fatte su A4 ma soprattutto perché a volte prendo anche dei particolari che potrebbero essere anche di 3 cm x 3cm. Li ingrandisco e vado proprio a fondo del dipinto andando a vedere le cose microscopiche che sono bellissime, cioè delle screpolature e delle velature di colore che sono inimmaginabili e magari escono a sorpresa in base a questa tecnica.

Quindi una combinazione tra lei e l’Arte?

Ed il materiale che mi aiuta ad ottenere certi effetti, sono impensabili a volte.

Molto interessante questa storia del riciclaggio.

Infatti prendo i cartoni li incollo tra di loro, li ricopro con la tela, li traforo, ci metto gli specchi, cere gel, vetro e diventano delle sculture pitture, un esempio è l’opera dal titolo “Sol-Are”

Volevo sapere, c’è in tutte le sue opere, a parte alcune molto differenti tra loro, iniziando appunto da un figurativo che poi arriva comunque alla pittura informale, all’astratto e al concettuale come lei dice, e però c’è un richiamo che è sempre la terra, ricorda molto le screpolature.

Sono sempre i suggerimenti della natura. Mi danno insomma mi danno la fantasia, e sempre la natura ricorrente, anche il paesaggio concettuale che magari viene interpretato con delle strisce di vetro dove sopra c’è una luce che si accende, ho utilizzato anche dei led luminosi per interpretare il sole. E sempre un paesaggio diciamo, sempre un ritorno alla natura fatto in un certo modo non nel modo classico del paesaggio vero e proprio, però dandone solo l’idea con dei materiali particolari  tipico selle installazioni.

Senta, ma Lei dove vive?

Vivo a Chieti, anche se posso dire di essere cittadino del mondo perché mi sposto in continuazione, ed anche in riferimento al fatto di essere presente su internet con un mio sito personale.

Ha un rapporto con la terra di Chieti?

Bene, direi che l’Abruzzo dove abbiamo il mare e le montagne a pochi passi, boschi, laghi, fiumi, colline di tutto insomma, ed inevitabilmente i paesaggi sono nati dalla visione della natura abruzzese,

Senta Minniti, come nasce un’opera?

Bene, nasce da un travaglio interiore continuo anche notturno pensando continuamente, a volte vengono dei flash magari al buio vengono delle immagini che poi si cerca di riprodurre, a volte ci si riesce ed a volte sfuggono è un continuo pensare si lavora 24 ore al giorno perché si sta sempre con l’ansia di produrre cose nuove e di fare qualcosa, perché inoltre non si è mai soddisfatti comunque nell’arte.

Quali artisti l’hanno influenzata o comunque le hanno dato un percorso dalla storia ad oggi?

Dalla storia ad oggi si vedono tutti i paesaggisti e particolarmente gli impressionisti dell’ottocento come Sislei, Monet  ed altri, quindi ho cercato all’inizio di fare il paesaggio in quel modo li, però ho utilizzato sempre una mia tecnica personale senza copiare, infatti la mia tecnica è fatta di fitte pennellate che danno dei riverberi di luce essenziali,

In quel caso interviene ad olio?

No, uso gli smalti acrilici, anche l’olio però per alcune finiture particolari.

Questo quando c’era molto più figurativo nelle sue opere?

Adesso gli smalti acrilici mi danno grandi soddisfazioni.

Certo perché rimangono brillanti?

Si Molto.

Con la tecnica che utilizza si creano delle cose meravigliose.

I pennelli che io uso sono quelli a ventaglio, picchiettando sulla tela e sul colore riesco ad ottenere quello che voglio, inoltre la mia tecnica è sempre in evoluzione e quindi non mi fermo.

Questo lo fanno quasi tutti, chi si ferma è perduto.Volevo chiederle Minniti, oggi abbiamo sempre più un’arte distante dai discorsi sociali, anche se lei qualcosa ha dedicato, tipo “Dopoguerra” ma pochissimo insomma, perché c’è questo distacco tra l’arte e la società che si vive?

Un distacco dalla società nella mia pittura si nota perché dipingo una natura semplice, incontaminata, e questo è un discorso anche di protesta secondo me no? Perché quello che vediamo in giro è pazzesco insomma, la natura deturpata in tutti i modi, all’inizio i paesaggi miei erano ripeto, incontaminati, non c’era niente non mettevo e non metto tuttora nei miei quadri le cose e le bruttura della società moderna, è quindi anche un messaggio di salvaguardia dell’ambiente, questo penso.

Quindi diciamo che lei si rifiuta di prendere contatto con la società moderna, è una società mostruosa ?

Assolutamente si, mostruosa a livello esagerato, basta pensare alle guerre delle nazioni che si combattono tra di loro che è una cosa assurda, posso capire e non giustificare la violenza tra persone che si odiano, ma no la corsa agli armamenti, quando poi si scatenano delle guerre e ci vanno di mezzo persone inermi. Con la cultura si dovrebbe arrivare ad una civiltà dove le guerre potrebbero essere trasformate sui campi di calcio in competizioni sportive dove c’è chi vince e chi perde senza spargimento di sangue.

Volevo chiederle, gli spazi artistici come li vive lei ? Insomma ne ha a disposizione, mancano, ci sono?

Qui a Pescara, io vivo maggiormente gli spazi artistici di Pescara, a pochi chilometri da Chieti, ci sono spazi culturali, comeil Museo delle Genti d’Abruzzo, o il Museo Vittoria Colonna,dall’ otto settembre faccio una personale alla Taverna Ducale di Popoli per due settimane, si paga comunque per accedere a questi spazi.

Ecco, questo volevo sapere

Per il Museo vittoria Colonna di Pescara bisogna rivolgersi alle Autorità.

Quindi sono facili da trovare questi spazi, oppure sono impossibili? Bisognerebbe farne di più?

Certo bisognerebbe farne di più ma alla portata di tutti, senza che un pittore debba pagare insomma, perché l’artista propone cultura e quindi è un omaggio che fa alla città pertanto dovrebbe essere aperto a tutti senza spese.

Il pittore ha bisogno di critici?

Io penso di si, il pittore ha bisogno di critici, ce ne sono tanti

E non di critiche ?

Si critici che esprimono quello che vedono nelle opere degli artisti, pero critici seri non di quelli che scrivono per qualsiasi artista perchè magari sono prezzolati, questo non lo posso sopporto insomma, oppure quei critici che scrivono per le pittrici perché si fanno coinvolgere dalla loro bellezza.

Non succede questo, ormai scrivono solo per essere pagati. Concludiamo questa intervista dicendo appunto quali sono le sue prossime ricerche che sta attuando ?

E sicuramente nel genere concettuale, andrò a lavorare con i materiali che trovo, di qualsiasi tipo per poter dare al pubblico qualcosa di nuovo accentuando maggiormente la mia creatività, recentemente con gli specchi, e spendo moltissimo insomma.

Senta quale messaggio vorrebbe lasciare alle generazioni future?

Bene, di coltivare l’arte, di visitare le mostre ed anche di acquistare le opere, che insomma, vederle solo non basta, bisogna anche portarsi qualche opera in casa, perché è importante avere un’opera dove un artista  ci ha messo l’anima, ed anche le sue rughe, farsi venire anche la sindrome di Stendhal, detta anche sindrome di Firenze.Farsi venire la passione. Henri Beyle il cui pseudonimo era appunto Stendhal, era un famoso scrittore francese che rimase d’avanti ad un quadro per molto tempo senza accorgersene, ed era diventato quasi un tutt’uno con l’opera che stava guardando.

Va bene Minniti concludiamo...grazie.

Grazie a Lei ed alla redazione del Giornale Namir.