intervista alla pittrice HEIDI HIRVONEN

Siamo con Heidi Hirvonen che ci ha inviato queste opere figurative.Ci accusano sempre di non essere attenti al figurativo, anche se queste opere sono di un figurativo particolare, molto vicino alla grafica più che alla pittura, ci interessavano soprattutto i soggetti rappresentati da Hirvonen. Come nasce una sua opera?

Allora se parliamo delle ultime opere?

Si. Di quelle che lei ci ha inviato.

Si. Allora, io sono molto legata alle mie radici e quindi i boschi,il mare …mare nordico naturalmente, e sento che questi personaggi che per me sono fate, sono fate interiori,cioè vengono dal mio interno e che mi rivelano tante cose su di me e…

Cominciamo a dire che lei non è italiana.

No

Altrimenti non si comprendono le radici.

Si, finlandese.

C' è appunto tutta questa atmosfera di magia, di fiaba.

Esatto, si perché per me i boschi sono magici… e quindi sento… diciamo che forse porto molto la mia infanzia li dentro. Infatti spesso uso come modella…come modelle le mie figlie e mio figlio. Insomma, che rivedo me stessa in loro quindi…questo, portare tutto…riportare le mie radici qua.

Allora, lei si sveglia una mattina e dice :“adesso faccio un opera”…perché?

Perché…perché lo sento,lo sento tanto. Cerco di trovare … la magia, quello che purtroppo qui non trovo più. E sono 20 anni che vivo qua e vado alla ricerca di qualcosa che è perduto, cioè lasciato alle spalle.

Capita a tutti coloro che viaggiano e si spostano. La differenza che trova di luce tra…lei non rappresenta mai la luce italiana?

No.

Sono sempre questi ricordi molto legati al suo tempo, insomma.

Esatto. Diciamo, anche il mio studio è tutto al buio. Non cerco la luce, proprio non ci riesco. I lavori sono molto scuri, molto colori nordici. Insomma come ce li abbiamo noi.

Senta, perché a prescindere dai colori, quindi tutta una serie di ricerche appunto sulle atmosfere, percorrere il segno figurativo quando nella storia dell’ arte comunque è stato superato anche l’ astratto e si sono bloccati alla videoarte, perché lei ripercorre questo segno ?

Devo dire che io ho iniziato come astrattista.

un percorso inverso.

Si, infatti spesso succede il contrario. Invece a me è venuta proprio…ho cominciato con l’astratto. Diciamo all’ inizio…ho dovuto proprio buttare le emozioni…la rabbia...tutto quello che sentivo. Erano macchie di colore . Poi ho aggiunto dei simboli degli sciamani lapponi e quindi cercavo queste atmosfere qua. Quindi ho già trovato un qualcosa, una consistenza sulle mie opere. Poi da lì, veramente devo dire, è stato un quadro, un lavoro un giorno: ho visto che c’ era chiaramente una presenza e ho fatto questo quadro che si chiama “Elliot” che c’è la prima figura, diciamo, umana. E così da lì è partita…prima mi sono frenata, ho detto”no non fa…cioè io avevo sempre detto che mai farei qualcosa di figurativo”, e invece alla fine nascondevo i lavori che facevo perché dicevo “non è mia”. Però, alla fine li ho tirati fuori perché questo… ci sono gli sguardi,delle cose che attraverso gli sguardi per esempio, cerco di trasmettere…

Ma come mai lei ha un figurativo, a parte le luci e le ombre, comunque un figurativo molto vicino alla grafica…non è un figurativo di quelli classici che insomma…dove ci sono tutti i chiaroscuri quasi che l’immagine sembra molto umana eccetera. Questo è un figurativo come dire…molto…molto grafico?

Si, grafico non potrei dire perché non ho mai studiato, quindi niente del genere. E’ proprio così come viene…cerco questa immagine di una figura molto elfica …per esempio, sono sempre in bianco e nero,il contorno sempre con questi colori scuri; magari può essere rosso,blu eccetera, però la figura è sempre in bianco e nero…è un qualcosa che…non lo so spiegare, mi viene…è fragile,è…

Senta, a prescindere dalle figure elfiche però, alcune figure sono molto contemporanee: prendiamo ad esempio quella donna col vestito rosso calva con scritto dietro “LOVE” sono…figure molto contemporanee che riversano anche nel sociale insomma anche i ragazzi che si vedono e non sono comunque figure classiche.

Diciamo questo è stato un …due anni fa, e mi sono ispirata ad una mia amica che appunto è calva. Mi sono ispirata a lei per tirar fuori la sua femminilità visto che i capelli sono la corona della donna e invece lei che non ce li ha, ho cercato insomma di tirar fuori il suo lato femminile. Però poi dopo un anno mi sono ritrovata di nuovo a fare le fate. Quindi questo era un omaggio alla mia amica.

Senta, l’artista ha bisogno del critico o il critico ha bisogno dell’ artista?

Si…

Ci dica lei…

Diciamo che l’ artista ha bisogno del critico, ma questo è un discorso molto difficile perché per uno che non è conosciuto non è facile andare a cercare e a trovare, a farsi vedere in modo che…

Però l’ artista a prescindere adesso l’utilizzo materiale…però l'artista può continuare a dipingere anche senza critico mentre il critico ha bisogno dell’ artista comunque, sennò di che parla?

Certo,si.

Senta, le volevo chiedere quali sono i pittori della storia dell’ arte che l’ hanno influenzata o comunque che le piacciono?


Guardi, ci sono quelli di vecchia data:quelli preraffaelliti, quindi John William Waterhouse, John Bauer, e poi ci sono quelli un po’ più “nuovi” che sono Schiele e Klimt, per esempio. Quelli che in questo momento mi piacciono diciamo contemporanei…ce ne sono tanti, però c’è un italiano,Danilo Buccella, che mi piace tantissimo. E poi i cinesi.

Lei si ricorda qualche nome di un cinese? Ne parlano tutti però…

Si, c’è questo che in particolare mi piace che è Xiaogang Zhang…non so se pronuncio bene però è…

Sicuramente meglio di me lo pronuncerà.

Eh si, e lui fà questi ritratti in bianco e nero.. famiglie.

Comunque oramai presa totalmente dal figurativo. Insomma, non c’e scampo.

Si,non c’è scampo.

Le volevo chiedere…mi racconti una vicenda piacevole e una drammatica oppure brutta che non ricorda con piacere che le ha fatto molto male, legata all’arte.

Allora, piacevole è sicuramente quando…non c’è una in particolare devo dire , però quando ci sono delle critiche buone, positive, che magari stai dietro alle persone e senti quando parlano delle tue opere, quindi quello è veramente piacevole quando hai della buona critica. Spiacevole…è quando ti scartano. Quando vai a cercare magari una galleria un po’ più importante e vedi che non c’è proprio posto per te, quindi…

Senta, quanto sono grandi le sue opere?

Ma diciamo, media 120 x 120, 150 x 150,sono quasi sempre quadrati comunque.

Tecnica olio?

Tecnica olio, misto,faccio dei collage…

Senta, le volevo chiedere…secondo lei,perché in questo momento storico in cui ci sarebbe bisogno comunque di una presenza degli intellettuali, anche nei quadri c’è una assenza totale dei riscontri sociali, di quello che avviene socialmente? Se vuole, lei è, possiamo definirla tra virgolette, questa società la definirebbe un’immigrata, no?

Si.

Poi noi siamo stati anche e siamo tuttora emigranti e poi fanno finta di dimenticarselo coloro che sono al potere. Ci sono una serie di situazioni sociali che stiamo vivendo eppure tutto questo manca nei quadri. Perchè, secondo lei?

Ma io non sono proprio totalmente d’accordo perché per esempio, adesso non sono andata all’ultimo biennale ma tutto quello che ho letto diciamo c’è una presa di posizione, mi sembra. Anzi, è proprio un arresa per tutto quello che succede…quindi diciamo lo vedo che non c’è speranza, non c’è…vedo anche quando giro…

E perché, secondo lei, manca tutto questo?

No, secondo me non manca, voglio dire…

lei dice che c’è?

Io vedo proprio una disperazione, che anzi, vedo…

Quindi nell’assenza c’è la disperazione oppure c’è proprio nella presenza delle opere?

Diciamo…nelle opere vedo un grido d’allarme nel senso che non c’è più niente da fare. Quindi è una disperazione che viene trasmessa tramite le opere…anche dei grandi, se vediamo, contemporanei, vanno spesso proprio oltre…non so…

Botero si è occupato ultimamente almeno l’unico, credo, che abbia fatto delle opere…anche se a me non è che piaccia molto, però voglio dire, tanto di rispetto per Botero, che ha fatto delle opere sulle torture irachene, una serie di quadri, credo una trentina di quadri,o di più anche,dedicati proprio alle torture subite in Iraq da parte degli occidentali e dagli iracheni. E quindi tutto il resto, la guerra, il potere, il petrolio, l’economia, le manifestazioni, gli immigrati, le prostitute, gli gay eccetera, tutte le diversità non vengono rappresentate nei quadri. Io sento che c’è invece una forte assenza del pittore nella contemporaneità sociale.

Non so, ripeto, a me sembra, diciamo, il contrario, che io …sento la disperazione di tutto questo nelle opere ultime dei artisti. Come se ci fosse veramente… sì; non c’è una risposta, è come un arresa, un qualcosa …veramente vedo proprio delle grida!

Lei nelle sue non rappresenta il sociale seppure è molto triste anche nelle opere.

Si, io sono malinconica.

Si, molto malinconica, e per cui c’è comunque un richiamo, se vuole, ad un discorso sociale, nel senso che comunque lei attraverso le sue opere espone questa malinconia, un qualcosa, un assenza, qualcosa che le manca.

Esatto. Se vogliamo vederla così, sì, questo è vero, perché non trovo più quello che…

Si. Che ha un ricordo della sua terra, se vuole, no?

Esatto.

Però…

Un malessere.

Esatto. E’ anche un malessere, malessere che poi possono vivere tutti coloro che sono costretti anche per amore, comunque sono costretti a cambiare.

Quindi si devono comunque o per questioni economiche o per fame eccetera eccetera, devono comunque cambiare terra, luogo nativo, che non è una cosa …gli altri pensano sia semplice. Io spesso dico che se uno deve cambiare luogo in cui nasce è per difficoltà o per grande amore, altrimenti non lo fa.

Diciamo la seconda era il mio caso. Però ero giovane e non me ne ero accorta lì. Con l’età poi è venuto fuori.

Certo. Questo viene sempre…a tutti viene fuori dopo poi con l’età, perché poi c’è appunto la sedimentazione dei ricordi e per cui con l’età inevitabilmente che si acquista anche la memoria. Perchè la memoria fa parte di quello che viviamo. Per cui essendo giovani abbiamo vissuto poco. Un ultima domanda per chiudere: le diversità servono o non servono?

Servono. Assolutamente.

Perché?

Perché se fossimo tutti uguali sarebbe una noia mortale proprio. No, no, una persona deve essere un fiore che esce da un campo secco. Ognuno si deve sentire così. Ed ognuno ha il diritto di essere così.

Cosa si aspetta che i giovani, le generazioni future imparino dai suoi quadri?

Io penso tenere stretta…prima di tutto che non bisogna crescere mai: ognuno deve lasciare dentro di sé il bambino che c’è dentro, insomma, non bisogna gettarlo via. E poi, le radici. Questo, spero. Io ne ho tre di figli e spero di trasmettere questa cosa per loro.