BENE GUARDATE ATTENTAMENTE QUESTA FOTO - E POI SEGUITE SOTTO QUELLO CHE ne scaturisce IN MERITO AI PUNTI INDICATI sull'immagine.

 

 

ANDIAMO PER ORDINE - viene richiesta la riapertura della tomba di ANDREA GHIRA - per controllare attraverso il DNA e compararlo con quello dei parenti - la madre - se tutto corrisponde - se cioe' il cadavere di ANDREA GHIRA e' quello che e' stato rinvenuto nella stanza in MAROCCO da lui abitata - piu' che stanza un appartamento.

NELLA TESTIMONIANZA RIPORTATA DA REPUBBLICA - la signora che affitava l'appartamento dice di aver visto ANDREA GHIRA deceduto con la testa riversata sul letto - VI SEMBRA QUESTA LA POSIZIONE - ??? - inoltre si afferma di aver chiamato la polizia per questioni legate all'odore tremendo che si sentiva dalla finestra - lei dice dopo 4 giorni - ma il reperto riportato da panorama parla di 7 otto giorni - e comunque anche tutto questo non quadra - non torna PERCHE' ?

ho parlato personalmente con una bravissima e preparatissima ragazza che si occupa di studiare in archeologia, i ritrovamenti di ossa e di scheletri umani - e quando gli ho fatto vedere la foto mi ha comunicato chiaramente che le cose non tornano. INSOMMA - continuiamo per ordine.

OLTRE A QUANTO AFFERMA PANORAMA - soprattutto le monetine una sopra l'altra che non cadono - mentre per finire con il mento dentro il cassetto si deve urtare il comodino e quindi farle cadere... c'e' dell'altro ANCHE SE NON ABBIAMO LE ALTRE INQUADRATURE DI CUI PARLA IL SETTIMANALE QUESTA PUO' BASTARE :

FOTO 1 - INSIEME ALLA MIA AMICA - di cui non faccio nome per questioni ovvie - abbiamo discusso se un cadavere dopo il decesso puo' mantenere questa posizione - con lo sgabello in bilico - e il braccio sopra lo sgabello.

in quella posizione, mi ha confermato - non si puo' rimanere.

POSSO fare allora un'ipotesi dopo quanto lei mi ha comunicato, evitando di riportare le parole scientifiche ( anche se ne parleremo piu' avanti )- ammesso che sia successa una cosa del genere - il corpo non puo' rimanere in questa posizione dopo il decesso e per molti giorni. quando si muore ci sono sussulti - e subito dopo c'e' l'indurimento del corpo ma prima c'e' il rilassamento - tutto il corpo cioe' tende a non avere piu' muscolatura solidita' - quindi una posizione del genere in bilico e in ginocchio e' difficile anzi impossibile da sostenere dopo che si e' deceduti.

TUTTI VOI avete visto un film - se proprio non vi e' mai capitato di assistere una persone che muore - immediatamente dopo il decesso si puo' vestire - perche' il corpo e' ancora caldo - si puo' muovere - perche' il corpo e' rilassato senza forza - come puo' essere che ANDREA GHIRA sia rimasto in ginocchio ?

ALLORA PUO' DARSI CHE PER SCATTARE QUESTA FOTO E LE ALTRE CHE NON ABBIAMO ANDREA GHIRA SIA STATO SPOSTATO DA LETTO - dalla posizione in cui e' stato trovato come afferma la signora a Repubblica, padrona dell'appartamento - e adagiato in quella posizione e poi fatte le foto per rendere piu' vero il tutto - COSA RENDERE VERO ? - anche in questo caso non torna nulla ... la signora dice di aver chiamato la polizia per il cattivo odore - CIOE' IL CADAVERE ORAMAI E' RIGIDO - non puoi metterlo in quella posizione - non puoi farlo - un cadavere rimane rigido nella sua posizione e non lo puoi piegare dopo - o adagiarlo in bilico... ma soprattutto dice DOLORES CARMONA - che la testa di GHIRA era riversa sul letto e le gambe per terra - ... anche in questo caso - se fosse stato trovato in ginocchio e adagiato sul letto con il busto - le posizioni delle braccia sarebbero sollevate - cioe' sul letto - in avanti - come quando uno dorme a pancia sotto - il braccio in quella posizione sarebbe dovuto penzolare dal letto - ma allora le gambe sarebbero stese. insomma il tutto continua a non quadrare - inoltre per far prendere una tale posizione diversa da quella in cui si trovava il cadavere che ha visto la signora CARMONA - ci vuole un corpo deceduto da poco - oppure vivo.

CONTINUIAMO

PUNTO 2 - lo STEREO - il mitico stereo che la SIGNORA CARMONA sentiva attraverso le pareti - un piccolo stereo portatile - la cui fabbricazione dovrebbe risalire al 1993 - e dal quale ci si puo' sentire anche la radio - che in questo caso escludiamo perche' la signora dice di aver sentito di notte canzoni italiane. per ascoltare canzoni italiane con quello stereo bisogna quindi metterci delle audiocassette - e per farle sentire anche alla signora CARMONA visto che lo stereo e' molto piccolo e le casse sono dirette verso la stanza - bisogna farlo andare a tutto volume - di notte ? ... oppure le pareti sono di cartapesta ? - inoltre vi risulta che nel 1993 - 1994 - costruivano quel tipo di stereo ? - in quegli anni esistevano si ma erano enormi la fabbricazione piu' piccola di quel tipo di stereo fu raggiunta successivamente per renderlo alla portata di tutti. non dimentichiamo che siamo in MAROCCO - dove le novita' per impianti stereofonici arrivano con un certo ritardo.

PUNTO 3 - dove' la coperta colorata con la quale fu avvolto GHIRA e ritrovata all'interno della bara con addirittura la siringa ? - quindi vuol dire che GHIRA fu avvolto con quella coperta - adagiato in quella coperta - frettolosamente con addirittura la siringa ancora conficcata - anche se poi successivamente gli e' stata praticata un'autopsia - egli - dopo essere stato aperto e sezionato - e' stato adagiato nuovamente in quella coperta insieme alla siringa e chiuso definitivamente nella bara.

e' strano che dopo un'autopsia il corpo sezionato venga rimesso all'interno di una coperta. comunque ammettiamo che la coperta sia presa da un armadio - messa sul letto e nella stessa depositato ghira - vuol dire che nei gesti compiuti fai accortezza - cosa che invece successivamente viene a mancare. piu' presubilmente le cose invece possono essere andate cosi' - entrati nella stanza - realizzano le fotografie a questo corpo che viene trovato sul letto - lo avvolgono con la coperta in cui si trova - e lo portano via. LA SIGNORA CARMONA DICE CHE RICONOSCE QUELLA COPERTA - il che vuol dire che la stessa non e' riposta in un armadio ma sempre sul letto sul quale la signora puo' averla vista - ma nella foto non c'e' traccia della coperta colorata - niente - nulla di nulla. le coperte in questione possono essere - essendo una foto in bianco e nero - o gialle chiare - o bianche. punto. CHI E' STATO AVVOLTO IN QUELLA COPERTA ? - DI CHI SI TRATTAVA ? E SOPRATTUTTO E' VIVO QUELLO FOTOGRAFATO IN QUESTA IMMAGINE ? ... procediamo.

PUNTO 4 - il pollice del piede e' alzato in alto - puo' accadere - ma e' difficilissimo - dopo il rilassamento il pollice si stende - in quella posizione puo' rimanerci se rimane incastrato o pressato da un oggetto - ma in questo caso e' un sandalo e il piede e' libero - e c'e' solo un pollice alzato non tutte le dita - come se la persona in questione fosse VIVA e stia facendo uno sforzo per tenere quella posizione. UN POLLICE DEL GENERE ALZATO - che rimane sollevato dopo che si e' deceduti ? - poteva rimanere piegato verso il basso - perche' i muscoli ritirandosi e indurendosi dopo il decesso tendono a piegare le dita delle mani e dei piedi verso il basso - ritraendoli cioe' - non sollevandoli - e in questo caso poi - sollevandone solo uno.

PUNTO 5 - la finestra aperta - A SETTEMBRE IN MAROCCO comincia la stagione dei freddi - e da quelle parti e' sempre freddino assai - insomma il clima e' temperato - ma non ci si deve attendere un caldo afoso. A nord e nella zona del Rif piove più spesso, almeno in inverno, che in altre parti del paese. Il Sud e il Sahara hanno temperature più estreme, con estati caldissime (fino a 50°C nel deserto) e inverni freddi e nevosi sull'Atlante. SIAMO A SETTEMBRE - e per chi viaggia puo' immaginare che un settembre sulle coste e' diverso da un settembre romano - e per me che sono stata spesso sulle coste - marocco - spagna - portogallo - vi assicuro che in quel mese non dormi con le finestre aperte - soprattutto di notte. GHIRA E' NUDO - puo' esserci e' vero l'effetto della droga - ma spesso la coca puo' dare effetti di caldo - e sbalzi di temperature tendenti al rialzo termico corporeo - l'eroina invece procura freddo - ( basta parlare con chi e' nelle comunita' a disintossicarsi ) e per chi si buca una volta al giorno come dicono GHIRA FACESSE - farsi trovare in questo stato e' sorprendente. SORPRENDENTE E' ANCHE IL FISICO DI ANDREA GHIRA - di solito l'eroina lo devasta - e invece lo vediamo bello piazzato - muscoloso e in ciccia - insomma atletico - chissa' perche' non fa lo stesso effetto a chi si innietta l'eroina a roma - milano - parigi - ... sara' appunto il clima ?

PUNTO 6 - quelli che indossa GHIRA ? cosa sono ? pantaloncini ? - affatto - sembrano mutandone - ma tutte pulite - bianche come la neve - leggere e candite - ora ... quando si muore - per via del rilassamento corporeo - qualcosa le sporca sempre - anche se fossero pantaloncini - soprattutto se si muore di droga - dove il passaggio all'altro mondo non e' cosi' repentino e immediato - ma avviene proprio in uno stato di semi incoscienza - di rilassamento - insomma di solito c'e' dell'orina - od altro - qualcosa che testimonia il rilassamento del corpo - che invece in questo caso troviamo rigido - linto e muscoloso.

PUNTO 7 - E 8 - torno a parlare della mia intelligentissima amica - la quale mi ha spiegato dettagliatamente come si trova un cadavere dopo il decesso, ma soprattutto mi ha spiegato quando un cadavere manda cattivo odore - come viene ritrovato. l'odore cattivo COME AFFERMA LA SIGNORA CARMONA di aver sentito e per il quale ha chiamato la polizia - viene emanato perche' il cadavere e' in decomposizione - E avviene dopo la rigidita' muscolare. i liquidi del corpo tendono a cadere verso il basso - e ritrovandosi tutti in un punto formano prima echimosi e poi la pelle non essendo piu' vitale - non riesce a trattenere questo peso - quindi comincia a spaccarsi - questi liquidi - sangue ed altro - uscendo dalla pelle cominciano ad emanare un odore nauseabondo - proprio perche' anche essi non hanno piu' vitalita' e sono rimasti nel corpo per troppo tempo.

infatti tutte le bare si sigillano proprio per evitare la fuoriuscita di questi liquidi dalla stessa.

in questo caso almeno il braccio di ghira dovrebbe avere ( punto 8 indicato sulla foto) delle echimosi - lividi di sangue che non circola perche' dopo il decesso e' rimasto bloccato dallo sgabello. anche la pancia - la schiena - e le gambe - in cui tutto il liquido si e' riversato - dovrebbero avere segni di echimosi. MA TUTTO CIO' non c'e' - non c'e' la pelle spaccata o aperta come accade solitamente - non c'e' liquido sul corpo - il corpo non e' gonfio - non c'e' nulla di nulla - GHIRA SEMBRA APPENA DECEDUTO - oppure ancora vivo- e allora ci si domanda quale cattivo odore ha sentito la signora CARMONA - in una stanza che tra l'altro sembra bene areata e in un periodo di clima con temperature basse nel quale il corpo si conserva meglio dopo il decesso ?

VOGLIO QUINDI TERMINARE IL TUTTO facendo una ipotesi da servizi segreti - i quali sembrano essere stati coinvolti da sempre in questa storia. IL CORPO ritrovato nella stanza di GHIRA puo' essere sicuramente un'altro - intendo quello del cadavere e ritrovato nella bara - un parente stretto che GHIRA AVEVA in SPAGNA - ... e la foto che vedete scattata con GHIRA vivo - forse anche di recente - perche' non c'e' dubbio invece che nella foto sia lui - ma non c'e' il minimo dubbio che ANDREA GHIRA IN QUESTA IMMAGINE non e' un cadavere.

luana de rossi

 

Ecco come la polizia spagnola trovò il 9 settembre 1994 il cadavere del latitante in un appartamento di Melilla, stroncato da una overdose di eroina. Bob Marley alle pareti, un tatuaggio con scritto «Amor Madre» sul braccio e qualche lato oscuro.


 
La foto ferma il tempo nell'appartamento di Andrea Ghira. La vita lo ha abbandonato qualche giorno prima, «tra i sette e gli otto giorni a partire dal 1° o dal 2 di settembre» recita il certificato della sua sepoltura. Quando viveva da legionario era finito all'ospedale militare. Aveva confessato al medico che si bucava una volta al giorno dal 1985. È il 9 quando la polizia spagnola entra nell'appartamento e si trova davanti questa scena. Chiunque guardi la foto di questa pagina resta interdetto. Il corpo di Andrea Ghira è in una posizione singolare: non è facile convincersi che tutto questo sia frutto di un evento accidentale. La polizia spagnola concluse che l'uomo era morto immediatamente dopo essersi iniettato una dose di eroina. E ci si immagina che abbia sentito venir meno le forze, che abbia magari tentato di aggrapparsi a qualcosa lì intorno. Di questo non c'è traccia.

Andrea Ghira era alto 1 metro e 83, per almeno 87 chili. Insomma, dovrebbe essere caduto pesantemente. Lo suggerisce il corpo massiccio, l'angolo delle gambe sul pavimento, un braccio che non poggia in terra e rimane sospeso su uno sgabello. Eppure, l'equilibrio instabile del corpo, soprattutto se visto da altre angolazioni, instilla dubbi. Ghira è finito con il mento inserito esattamente nel cassetto per metà aperto del comodino.
Non in terra o sul letto, dove forse era seduto, o sulla poltrona coperta da una kefiah. La spalla destra è puntellata da uno sgabello e lascia il braccio sospeso. Il piede sinistro sembra aver seguito la torsione del corpo. Sul polpaccio destro c'è un piccolo asciugamano. Sembra che questa posizione sia stata scelta. Che lentamente, in stato di semincoscienza Ghira si sia adagiato in modo da non cadere in terra, quasi volesse mantenersi in piedi. Come si è potuti giungere a questa cristallizzazione della scena? Come è possibile che nemmeno il rilassamento dei muscoli successivo al decesso abbia alterato la precarietà di questa scena?


L'abitazione è spoglia, appena arredata, ed è una miniera di informazioni che però non sembrano aver incuriosito gli agenti spagnoli, giunti sul posto il 9 settembre di 11 anni fa. Li aveva chiamati la vicina di Ghira, alias Massimo Testa, per via del terribile odore che proveniva dall'appartamento. I poliziotti spagnoli non erano sprovveduti, anzi. La tecnica utilizzata per prelevare le impronte digitali di Ghira dimostra che sapevano il fatto loro. Visto l'avanzato stato di decomposizione incisero alla base il dito indice di una mano del cadavere e ne sfilarono la pelle come fosse un guanto. Uno degli agenti della scientifica «indossò» la pelle facendola aderire al proprio dito protetto da un guanto di lattice. Lo passò sull'inchiostro e poi sulla carta come se si trattasse del dito di Ghira.

Eppure, alcuni oggetti particolari che si vedono in questa foto non sono stati rifotografati singolarmente né riportati in un verbale né è dato sapere a chi siano stati riconsegnati. Dalla polizia spagnola sappiamo che li ritirò una donna di Malaga conosciuta come l'ultima fidanzata di Ghira, Maria Jovita Rodriguez Valverde. Manca però una lista degli effetti personali di Ghira, così come una descrizione accurata del materiale rinvenuto.
Sul comodino si vedono da più angolazioni due paia di occhiali, uno da sole e uno da vista, un pacchetto di sigarette, un accendino, due portacenere, uno dei quali vuoto, una tessera sanitaria appena sotto il telecomando del televisore, poche banconote accartocciate e qualcosa che può assomigliare a un contenitore di fotografie fresche di stampa. Ci sono anche cinque o sei monetine impilate perfettamente una sopra l'altra. Il che suggerisce che il comodino non sia stato urtato da Ghira cadendo. O Ghira si è adagiato con delicatezza o qualcuno lo ha adagiato dopo morto.

Sull'altro comodino, lato destro del letto, una radio che è anche riproduttore di cassette. Sopra la testata del letto una bandiera scura. Ci si poteva aspettare chissà quale simbolo impresso sul vessillo del massacratore del Circeo, arruolato da anni nella legione straniera di un altro paese proprio per sfuggire alla cattura. Invece no: navigando su internet si trova quella bandiera quasi identica. Ha i confini stilizzati dell'Africa con al centro il volto sorridente di Bob Marley. È un'icona per i fan della filosofia reggae. Agli angoli bassi della bandiera infatti due disegni: una foglia di marijuana e il leone trafitto da una spada.

Nella foto la spalla destra pesa sullo sgabello e schiaccia un cucchiaino. Qualche centimetro più su un tappo di bottiglia in plastica e l'involucro che custodiva la siringa. Altre siringhe sono sul bordo del letto, tutte ancora sigillate nella confezione di vendita con scritte in spagnolo, poco distanti da una maglietta abbandonata ai piedi del materasso. La polizia spagnola capovolge anche il letto in modo da rendere visibile il fianco sinistro di Ghira. È qui che compare la siringa, che potrebbe essere caduta da un braccio per poi rimanere incastrata sotto il ginocchio.

Quale braccio? Nella foto grande si vede solo il destro. In un'altra foto, che ritrae proprio quel braccio, si scoprono almeno tre tatuaggi: un disegno che riproduce un arco con una freccia che trafigge due cuori, uno scorpione e due parole scritte una sopra l'altra, «Amor Madre». Nella stessa immagine, in cui si nota che il corpo è stato adagiato su una coperta, compare un orologio e si intravede una piccola fune. Se fosse servita per legare Ghira, la polizia spagnola lo avrebbe trascritto. Che sia questo il laccio emostatico? In tal caso, vista la presenza del laccio e dell'orologio al braccio destro, sarebbe lecito pensare che Ghira fosse mancino. Ma non è così, Ghira era destrimano.

La stessa siringa comparirà nella fossa della tomba di Massimo Testa, quando dopo 11 anni italiani e spagnoli andranno a prelevare un osso per l'esame del dna. Ci troveranno anche la coperta e nulla più. Il che suggerirebbe che subito dopo il ritrovamento del cadavere Andrea Ghira sia stato inserito nella cassa con la coperta e la siringa senza andare troppo per il sottile. Infine sepolto. Invece no: la salma fu sottoposta ad autopsia. È in quell'occasione che emerge che Ghira aveva la tubercolosi e un ascesso cerebrale. E allora, dopo un esame tanto complesso come quello autoptico, perché preoccuparsi di mettere nella bara anche quella siringa e la coperta?

 

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"Con la salma una coperta e una siringa"


dal nostro inviato GIOVANNI MARIA BELLU


La tomba di Massimo Testa dopo la riesumazione al cimitero di Melilla
MELILLA - La tomba è stata scoperchiata verso le 14,30, ma il lavoro del martello pneumatico era cominciato la mattina: cinquanta centimetri di cemento e poi un metro e mezzo di terra separavano quella bara di legno marcio dalla luce di Melilla. Al sostituto procuratore Giuseppe De Falco e al medico legale Carla Vecchiotti, è apparso uno scheletro avvolto in una coperta colorata nelle cui pieghe c'era una siringa. Un operaio comunale, seguendo le indicazioni del patologo, ha prelevato il femore e il perone destri, i reperti che saranno usati per l'esame del Dna: il femore in Italia, il perone in Spagna. Ma qualcuno, nello stesso istante in cui li ha visti, ha avuto la risposta: non ci sono dubbi, quei poveri resti appartengono ad Andrea Ghira, uno dei tre killer del Circeo.

Lo spiega, davanti alle macerie della tomba, il direttore del cimitero, Tomas Tomè: "Ad assistere alla riesumazione c'era uno degli investigatori spagnoli che nel settembre del 1994 s'erano occupati della morte per overdose del legionario Massimo Testa De Andres. Aveva con sé le fotografie del cadavere. Ha subito constatato che era avvolto nella stessa coperta che avvolgeva lo scheletro da cui sono stati prelevati i reperti". Dunque, i resti riesumati ieri appartengono al giovane uomo che, undici anni fa, fu trovato morto in un povero appartamento di questo spicchio africano di Spagna. Un uomo che si faceva chiamare Massimo Testa ma che tutti i testimoni hanno riconosciuto nella foto segnaletica di Andrea Ghira.

La lunga latitanza ha creato attorno alla figura di Ghira un'aura di mistero che, dopo l'individuazione della tomba nel cimitero di Melilla, s'era trasferita ai momenti successivi la morte del suo alias. Tra le possibilità prese in considerazione, c'era persino quella di trovare una bara vuota. O un cadavere diverso. Quella coperta colorata, e quella siringa, non solo eliminano ogni ragionevole dubbio residuo sull'identità, ma racconta una morte banale quanto il male causato in vita dal suo titolare. La morte di un uomo solo. Il cadavere passò, così come era, da quell'appartamento squallido all'obitorio, alla bara. Nessuno dei commilitoni ebbe la cura di vestirlo con la divisa della Legione, né di mettergli accanto un segno di appartenenza. Non lo stendardo di battaglia del "Tercio Gran Capitan". Solo un plaid e lo strumento per farsi d'eroina.

Dolores Carmona, se la ricorda bene quella coperta. Abita al numero 33 di Calle Costa de La Vina, in un minuscolo palazzo di due piani diviso in quattro appartamenti, del tutto identico a quello, al numero 35, dove viveva Massimo Testa - Andrea Ghira. La parete della sua camera da letto confinava col soggiorno dell'hombre italiano tanto che lei ne conosceva alla perfezione la quotidianità. "Un hombre bueno - dice - educato, rispettoso. A volte riceveva amici, commilitoni. A volte muchachas. Lo vedevo quando mi portava i soldi dell'affitto, perché la casa dove viveva è di una mia zia e io ero incaricata di riscuotere. La notte ascoltava musica, io la sentivo venire dal muro. Canzoni italiane, ma anche rock and roll. Poi più niente. Per un giorno, due, tre. Al quarto, dalla finestra ho sentito un odore insopportabile. Hanno chiamato la polizia. Siamo entrati in casa. Indossava solo un paio di pantaloni corti e aveva la testa sul letto, le gambe per terra. Una siringa conficcata sul braccio. L'hanno avvolto in una coperta colorata e l'hanno portato via". Mostriamo la foto segnaletica di Ghira. "Sì, es el - dice la donna - È Massimo Testa".

Dopo la morte, secondo Dolores, l'appartamento fu sigillato dalla polizia. "Poi, erano passati tre o quattro giorni dal funerale, un giorno vidi entrare un poliziotto con un uomo e una donna, italiani. Restarono là dentro molto tempo. Poi uscirono. La donna, che mi pare avesse i capelli biondi, chiari comunque, ed era un tipo longilineo, teneva in mano una cartella". Oltre ai reperti per l'esame del Dna (i cui risultati si conosceranno tra non meno di una settimana) il sostituto de Falco ha acquisito materiale relativo alla vita di Andrea Ghira-Massimo Testa a Melilla. Il racconto di Dolores va a integrare quella documentazione. Non c'è più il mistero di Andrea Ghira, ma solo quello di chi, dall'Italia, ha coperto e sostenuto la sua latitanza. Ultima segnalazione: Ghira si sarebbe allontanato dal nostro Paese su un treno di pellegrini diretti a Lourdes.


(15 novembre 2005)

 

14/11/2005

Ghira, riesumata la salma

Esame del dna per confronto con madre

E' stata riesumata a Melilla, enclave spagnola in Marocco, la salma del legionario Massimo Testa de Andres, il nome dietro il quale si sarebbe celata l'identità di Andrea Ghira, il massacratore del Circeo. Secondo la richiesta di rogatoria della procura della Repubblica di Roma, gli inquirenti hanno ricevuto un femore dal quale sarà poi ricavato il dna per il confronto con quello della madre di Ghira.

Alle operazioni di apertura del feretro hanno assistito oltre al medico legale Carla Vecchiotti, che effettuerà gli esami comparativi, il pubblico ministero di Roma Giuseppe De Falco nonché alcuni investigatori che nella capitale partecipano all'inchiesta sulla scomparsa e sulla morte di Andrea Ghira. Al magistrato italiano le autorità spagnole dovrebbero consegnare oggi anche della documentazione.

Alle operazioni di riesumazione del cadavere in Marocco hanno presenziato due ufficiali di polizia giudiziaria, rispettivamente della polizia di Stato e dei carabinieri, il pm Giuseppe de Falco che con il procuratore aggiunto di Roma, Italo Ormanni, ha indagato sulla latitanza di Ghira, e la professoressa Carla Vecchiarelli, genetista dell'Università La Sapienza. I risultati sulla comparazione del dna saranno probabilmente ultimati entro la settimana e si avrà così la risposta definitiva sull'identità di Ghira.

Secondo le indagini che hanno appurato la corrispondenza delle impronte digitali tra il legionario e Ghira, e le stesse ammissioni della famiglia del latitante, l'uomo sepolto a Melilla si sarebbe arruolato nel "Tercio" della legione straniera in Marocco. Il 26 ottobre scorso la polizia, dopo indagini e intercettazioni eseguite dai carabinieri del Ros, hanno perquisito le abitazioni di alcuni parenti di Ghira. Nei giorni successivi una cugina del latitante dichiarò ai carabinieri che Andrea Ghira era morto per overdose in un appartamento di Melilla dopo il congedo dalla legione straniera.

Intanto Letizia, la sorella di Rosaria Lopez, la vittima del massacro del Circeo, sta valutando la possibilità di costituirsi come parte offesa nel procedimento, che scaturirà dall'indagine sulle eventuali coperture che hanno consentito a Ghira di restare latitante per 30 anni.

 

E IN FINALE - SI PRENDONO GLI OSSI DI ANDREA GHIRA DALLA BARA - E SIAMO AL 15 NOVEMBRE 2005 - IN MAROCCO - BISOGNA PORTARLI A ROMA DOVE VENGONO ESAMINATI -

PASSANO COME MINIMO ALTRI TRE GIORNI

SI DEVONO RACCOGLIERE I CAMPIONI DALLA MADRE DI ANDREA E DAL FRATELLO - SOTTOPORLI AD ANALISI - E POI COMPARARLI CON LE ALTRE ANALISI FATTE ALL'OSSO DI ANDREA - COME DICHIARANO NELLE INTERVISTE RILASCIATE IMMEDIATAMENTE DOPO IL PRELIEVO DEI RESTI DEL CADAVERE.

dovrebbero passare altri giorni - e invece

IL TUTTO AVVIENE ENTRO MENO DI UNA SETTIMANA - QUANDO I GIORNALI BATTONO LA NOTIZIA CHE ANDREA GHIRA E' QUELLO DELLA BARA - TROVATO IN MAROCCO - CIOE' SIAMO AL 25 NOVEMBRE 2005 - ESAMI RAPIDI - RAPIDISSIMI - CHE NON CORRISPONDONO ALLA TECNICA DA UTILIZZARE - LA QUALE E' MOLTO PIU' LENTA - PER UNA COMPARAZIONE METODICA DEL DNA.

 

Roma, 26 novembre 2005 - E' di Andrea Ghira il corpo del legionario sepolto a Melilla. E' quanto risulta dall'esame del Dna disposto dalla Procura di Roma. La conferma che i resti sepolti in Marocco, nell'enclave spagnola, fossero di Ghira e' venuta da una nota della Procura di Roma firmata dal procuratore Giovanni Ferrara, dal procuratore distrettuale antimafia Italo Ormanni e dal sostituto Giuseppe De Falco. Nella nota si spiega che ''sono stati completati gli esami di laboratorio sui reperti della salma tumulata nel cimitero di Melilla dai quali era stato isolato il Dna. Tale risultato -spiegano gli inquirenti - e' stato successivamente posto a confronto con il Dna estratto dai reperti organici prelevati dalla madre e dal fratello di Ghira''. Gli esami di laboratorio comparativi eseguiti dalla dottoressa Carla Vecchiotti nei laboratori dell'Istituto di medicina legale dell'Universita' La Sapienza, diretto dal professore Arbarello, hanno dunque consentito di accertare in maniera concludente che il Dna isolato dal reperto era quello di Andrea Ghira.

Nemmeno l'evidenza scientifica, però, smuove dalla sua posizione di scetticismo Donatella Colasanti, la sopravissuta al massacro del Circeo in cui perse la vita Rosaria Lopez. "Non ci credo, Andrea Ghira e' vivo e sta a Roma, quelli sepolti a Melilla sono i resti di un suo parente, per questo il Dna e' lo stesso", vibra Colasanti. "E' una operazione che hanno studiato a tavolino", prosegue la donna, che ha sempre sostenuto questa tesi: ''A chi indaga torno a ripetere: andate a controllare nelle tombe dei familiari di Ghira''. "Il risarcimento non c'entra, e' una vicenda che risale al 1996. Non hanno pagato nulla e pagheranno tutto adesso, ma quello che voglio e' la verità - aggiunge la sopravvissuta - La Procura deve cercare la verita', Ghira e' stato visto a Roma nel '95, lo prova una foto scattata dai carabinieri. Come poteva essere in Italia se, come dicono adesso gli inquirenti e i familiari era morto un anno prima?".

Più remissiva e serena Letizia Lopez, sorella di Rosaria, la ragazza uccisa nella villa del Circeo: "Era una conclusione che ci aspettavamo. E se da un lato l'accertamento della Procura conferma che la salma sepolta in Spagna e' quella di Andrea Ghira ci da' serenita', d'altro canto provo tanta amarezza per una vicenda e per una latitanza che e' durata oltre 30 anni''. Lopez, difesa dall'avvocato Antonio Gattuso, ha spiegato che intende visionare gli atti giudiziari della vicenda al piu' presto. Una circostanza, come spiega il suo legale, dalla quale potrebbero scaturire ulteriori esposti da parte della signora Lopez per accertare la vicenda della latitanza dello stesso Ghira e delle presunte coperture di cui il massacratore del Circeo avrebbe goduto in questi anni. Nelle scorse settimane l'avvocato Gattuso aveva anche fatto cenno alla vicenda del risarcimento dei danni che i familiari dei responsabili del massacro del Circeo avrebbero dovuto corrispondere ai parenti delle vittime. ''Ma anche in questo caso - ha detto il legale - dovremo verificare in sede civile un'eventuale prescrizione del procedimento. Comunque non lasceremo nulla di intentato sia in sede penale, sia in sede civile".

 

 

 

 

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