29-08-2005 DA PUTIN MOSCA: -CHE SACRIFICIO!!!...-

DI - VOLONTARI PER L'ULIVO

Berlusconi: «Candidarmi?

Un sacrificio enorme ma nessuno può sostituirmi»

È un lavoro duro ma qualcuno deve farlo. Che cosa? Il Presidente del Consiglio, ovviamente. *Se penso a qualcuno dell'altra parte seduto al tavolo nei miei panni con Putin, Bush e Blair francamente mi sento male....*.

È un lavoro duro ma qualcuno deve farlo. Che cosa? Il Presidente del Consiglio, ovviamente. «Se penso a qualcuno dell'altra parte seduto al tavolo nei miei panni con Putin, Bush e Blair francamente mi sento male. Ne parlo in maniera spassionata perché se c'è qualcuno che fa un grande sacrificio a ripresentarsi come candidato sono io. È un enorme sacrificio». Così, Silvio Berlusconi, dalle coste del Mar Nero (dove è in visita all’amico Vladimir Putin) torna a parlare delle prossime elezioni e della sua indiscutibile candidatura. E, così come era avvenuto con le dichiarazioni da Porto Rotondo, le parole del premier fanno infuriare l'Udc mentre gli altri alleati (An) tentano di gettare acqua sul fuoco.

Ma andiamo con ordine. Cos'è che ha detto il premier? Abbandonati i toni trionfanti e allegri a vacanzieri di Porto Rotondo (che già tanto avevano fatto adirare l’Udc), Berlusconi, con tono umile e dimesso, ribadisce un concetto ormai chiaro: è lui l'unico candidato della Casa delle Libertà nonostante l’enorme «sacrificio» che gli costa e gli è costato "scendere in campo". Ed è lui l'unico per un semplice motivo: nessun altro sarebbe in grado. «Tutto in me, dal punto di vista personale e privato, mi spingerebbe a dire ‘si accomodi un altro’ – dichiara il premier Berlusconi con accenti quasi addolorati dopo una lunga passeggiata con Putin nel parco della dacia presidenziale a Soci, - Un enorme, enorme, enorme sacrificio».

Ma allora perchè lo fa? Semplice. Nessuno è disposto a farlo al suo posto. O meglio: nessuno ne ha le capacità: «Non è che sono io che non mi voglio muovere dalla sedia – spiega senza mezzi termini il premier- Magari ci fosse qualcuno che possa avere due requisiti indispensabili». Ovvero (come Berlusconi è costretto a spiegare ai giornalisti che purtroppo non lo descrivno mai comè cioè «mediatore e paziente che adotta una strategia che non è la sua perché io ero abituato a pensare, a tenere gli occhi aperti di notte e a decidere») le due doti fondamentali del premier perfetto sono: «la capacità di tenere insieme la coalizione» («Pensate al lavoro quotidiano che bisogna fare per tenere insieme tutti per portarli sulla stessa decisionece» dice affranto) e poi «avere una personalità che sia apprezzata dall'elettorato del centrodestra e dei moderati e che possa essere considerato per il complesso della sua storia, della sua personalità e della sua capacità di agire e di fare, come un candidato che possa essere paragonato a quello che ha retto il governo per cinque anni».

E a questo punto Berlusconi non può che entrare nel merito dell' azione del suo governo. Ma, stavolta glissando sul famigerato "contratto con gli italiani", il premier trionfante annuncia: «Non parleremo di ciò che abbiamo fatto ma di ciò che non abbiamo fatto». Ovvero: «Non abbiamo mai messo le mani nelle tasche degli italiani, non abbiamo mai rubato, non abbiamo mai fatto una telefonata per controllare (avendone i mezzi, con i servizi) un uomo dell' opposizione, non abbiamo mai mandato la Guardia di Finanza da nessuno, non abbiamo mai usato la magistratura contro un avversario politico, non abbiamo mai fatto una trasmissione della televisione pubblica, e tanto meno di quelle private, contro un avversario politico».

Al contrario: «Abbiamo tenuto banco - ha proseguito Berlusconi quasi rivolgendosi agli elettori - in uno dei momenti più difficili degli ultimi 20 anni, per tutto ciò che è successo dall' 11 settembre in poi, abbiamo dato all' Italia un ruolo internazionale: c'è poco da fare, io vengo consultato su tutte le grandi decisioni, quando mai era successo? Non siamo più l'Italietta di prima: 'Ah, les italiens sont toujours les italiens' come ancora qualche volta ripeteva Chirac agli inizi. Adesso andateglielo a chiedere, se se la sente di ripeterlo». E dismessi i panni del presidente playboy che tanto aveva fatto infuriare la premier finlandese, ha quindi rivendicato di aver costruito «rapporti personali, non di pacche sulle spalle, ma di stima, amicizia, lealtà, di tutti i protagonisti. Anche di Chirac e Schroeder».

Rimpianti, rimorsi? Nemmeno a dirlo: «Abbiamo fatto come meglio non si poteva fare, non c'è una sola decisione che io possa dire di considerare un errore, a posteriori, non ce n'è una» assicura Berlusconi anche se « non ho preso tutte le decisioni che avrei voluto prendere, ma un giorno ti dice 'nò questo partito, un giorno ti dice 'no’ quest'altro, un altro giorno quest'altro ancora».

Infine in riferimento in particolare all' economia, il premier è tornato sulla questione dell' euro. Punto primo: «L'euro con quel cambio non l'ho approvato io ma Prodi, quindi è l'euro di Prodi, da questo punto di vista» ha detto. Punto secondo: «La valorizzazione dell' euro, che ha messo in difficoltà le nostre esportazioni, non dipende minimamente da noi». Punto terzo: «Il prezzo del petrolio non dipende da noi, nè dipende da noi l'espandersi dell' offerta di prodotti da Paesi orientali, dei prodotti cinesi sul mercato globale». E poi chi l’ha detto che l’economia va male? In fondo con l’ottimismo, si sa, si affronta tutto: «La nostra economia, secondo me sta resistendo e poi, io dico: qual è il vero Pil? Io il Pil non l'ho mai incontrato per strada, molto spesso sta nascosto». L'Udc: «Questo sacrificio non glielo sta chiedendo nessuno»

Dopo un primo imbarazzato silenzio arrivano le reazioni degli alleati. «Questo sacrificio non glielo sta chiedendo nessuno» replica seccamente l'Udc: «Noi abbiamo posto un problema politico già al congresso e perfino da sotto l'ombrellone, ma non abbiamo ottenuto nessuna risposta - commenta il capo della segreteria politica dei centristi, Armando Dionisi - Anzi mi pare che arrivino risposte che tendono ad eludere i problemi. Non vediamo un cambio di marcia della Cdl nè il segno di discontinuità che avevamo chiesto. Che Berlusconi stia facendo questo grande sacrificio è una scelta che fa lui senza che nessuno glielo chieda».

Vista l'aria che tira, poco dopo, è La Russa a provare a gettare acqua sul fuoco: «Nessuno ha avanzato una candidatura alternativa a quella di Berlusconi», prova a spiegare e comunque sia, taglia corto La Russa, sarebbe bene mettere «un punto terminale» su questa vicenda.