VENDOLA A RISCHIO

PRC di Vendola e cortigiani a rischio

Molti del PRC sono gonfi   di  rancore soprattutto perchè l'ultima tornata elettorale  ha tagliato i fondi di sussistenza a centinaia di persone dello staff.

E' solo una questione di potere a  sostenerli, la persuasione d'essere "classe dirigente" e di meritare per questo una adeguata remunerazione sparando balle fumogene. Se quelle  poche persone in  Italia che dicono senza mezzi termini come stanno  realmente le cose (Beppe Grillo, Marco Travaglio, Gomez, ecc) sulle singole questioni di merito- una per una - vengono liquidate come qualunquiste, e non si ha il coraggio di raccogliere quelle denunce dentro lo storico e consolidato patrimonio politico per farne oggetto di battaglie civili, si è presuntuosi, rimasti ancorati a metodi pedagogici supponenti (la scuola di partito)  e superati dalla storia in ogni angolo del mondo. Significa rimanere indietro e non saper leggere i processi di cambiamento degli uomini e delle società  che necessitano di nuovi sistemi di coesione. Questi sono i motivi fondamentali per cui oggi la sinistra è extraparlamentare. Perchè c'è gente presuntuosa che non ha più nulla da dire  se non la pedissequa ripetizione di parole fumose.

L'alternativa non è Nichi Vendola che qui alla Regione Puglia va consegnando la sanità al mercato privato -  che poi così privato non è -  oligopolio della famiglia dell'assessore alla sanità  Tedesco. In campo edilizio,  da parvenu del terzo millennio, assieme all'assessore Barbanente, Vendola ha   concepito l'orgoglio della sua  politica territoriale : i PIRP (piani di riqualificazione periferie, sic!).

Per riqualificazione  si intende la cessione di metri quadri, metri cubi e diritti edificatori al privato a prezzo politico, mentre questi restituisce opere e servizi a prezzo di mercato. Un mix di scambio  privato-pubblico  a doppia moneta: quando l'ente pubblico cede si valuta il bene con una marca amministrativa, mentre l'opera del privato è valutata a prezzo di mercato. Nel giro di pochi anni non si avrà più nulla da cedere, come pagheremo le opere? Cosa rimarrà dei beni pubblici e comuni?


E poi c'è la politica dell'acqua ispirata a quella della grande speculazione che, con precisa e caparbia volontà, fa dell'acquedotto  pugliese una S.p.a. e sposta dal regime pubblicistico a  quello privatistico (con una serie di pericolosissime conseguenze giuridico-amministrative), prima ancora che un bene, "un diritto inalienabile della umanità". Infatti Petrella (ex presidente acquedotto pugliese), dopo aver portato i voti di una  grande fetta di cittadinanza che ha creduto alle balle ed alla retorica della "rivoluzione gentile" di  Vendola,   è stato cacciato perchè stava risanando l'acquedotto senza ricorrere a forme mercantili o di cessione a privati di diritti e beni pubblici inalienabili.  (cfr. programmi del
contratto mondiale sull'acqua ).  E siccome la politica e la retorica  di Vendola si sono propagate come un cancro su tutto il territorio nazionale, la conseguenza è stata  la batosta elettorale  alle ultime elezioni.

Infine, la politica dei trasporti fatta di balle, di propaganda ma soprattuto di sporcizia, di treni da vergogna, di graduale dequalificazione del trasporto locale. L'assessore ai trasporti della Regione puglia, Loizzo, pubblicizza "In Puglia la bici viaggia gratis" - il tiket costava 2 euro per 24 ore di validità, tanta propaganda per una spesa pubblica  vicina allo zero -  e poi spendono milioni di euro per progetti di alcuna utilità sociale, di alcun vantaggio per i cittadini, se non per il suo elettorato che trovi puntualmente tra i consulenti di quei progetti.


Ma non si  ha voglia di svegliarsi, di abbandonare presunzione,  sistemi pedagogici fuori dal tempo e retorica dei sogni che partoriscono  realtà devastanti. Tutto ciò di cui si ha bisogno è già scritto nella prima parte della Costituzione: casa, lavoro, salute, sanità, istruzione, diritti civili e inalienabilità di beni pubblici. E la compatibilità finanziaria per provvedere alle politiche pubbliche è anche in linea con le regole della libera concorrenza previste dalla Unione Europea, mica  dal  "capitale" di Marx.


Basterebbe tornare a spendere risorse in favore di famiglie e persone anzichè  di  imprese parassitarie e  di  speculazioni fondiarie e finanziarie. Risorse pubbliche per rinforzare diritti del lavoro,  salari e famiglie. Quei soldi verranno spesi sul mercato dalle stesse famiglie  e le imprese migliori faranno reddito mentre gli altri cambieranno mestiere. Compresi tanti direttori dii giornali che sarebbero costretti a mantenersi con l'utile di impresa e non con finanziamenti pubblici, con i nostri soldi. Questo è l'unico programma serio che taglia le gambe al parassitismo d'ogni genere e può rilanciare un'economia sana e l'imprenditoria che sa fare impresa. Il resto è fuffa, fumogeni politici, propaganda  e speculazione d'ogni genere. Un regalo alla cultura mafiosa e all'antistato.

Se non si capisce questo non si è soltanto accecati dalla propria supponenza ma si è sic et simpliciter in malafede.