SIAMO IN UN REGIME NEOFASCISTA

La "sinistra" borghese abbia il coraggio di dirlo apertamente invece di girarci intorno

SIAMO IN UN REGIME NEOFASCISTA E BERLUSCONI È IL NUOVO MUSSOLINI

Gli ingannevoli e opportunistici eufemismi quali "regime leggero", "dittatura dolce" e "Re Sole" depotenziano la reazione delle masse

È un dovere democratico e antifascista abbattere questo governo e questo regime

La breve stagione delle illusioni sul "nuovo clima di dialogo" nel Paese e su un Berlusconi "cambiato", quasi "veltronizzato", addirittura assurto al rango di "statista", accreditata dalla "opposizione di sua maestà" del PD, dal rinnegato Napolitano e dai mass media del pensiero unico di regime, è già finita. Spazzata via dagli attacchi forsennati del neoduce alla magistratura, dalle nuove leggi ad personam, dall’uso anticostituzionale dell’esercito per militarizzare il territorio, dalla scandalosa e liberticida legge sulle intercettazioni e dai tanti altri provvedimenti fascisti già varati o in gestazione nel ventre putrido del governo nero-verde.

Di fronte all’evidente fallimento di questa visione edulcorata della realtà, che fino a ieri spandeva a piene mani sul conto del neoduce e sul clima politico nel Paese, la "sinistra" borghese sembra essersi risvegliata dal torpore in cui si cullava e manifestare segni di inquietudine, ma senza avere ancora il coraggio di chiamare le cose col loro vero nome e trarne le debite conseguenze. Non ha cioè ancora il coraggio, e probabilmente non l’avrà mai, di chiamare regime neofascista quello che si è instaurato in Italia e di riconoscere che Berlusconi è il suo nuovo Mussolini. Tutt'al più alcuni settori della "sinistra" borghese arrivano a parlare di "deriva antidemocratica", di "dittatura dolce", di "regime leggero" o anche di "governo del Re Sole", istituendo un parallelo con la monarchia formalmente costituzionale ma di fatto assoluta di Luigi XIV in Francia.

Quest’ultima è la tesi intellettualoide e fuorviante del fondatore de La Repubblica, Eugenio Scalfari, che mentre ieri sosteneva entusiasticamente Veltroni e la sua linea del dialogo col cavaliere piduista, mettendo a disposizione del PD il suo quotidiano per tirargli la volata elettorale, e dopo le elezioni inneggiava al bipartitismo, alla "semplificazione" parlamentare e al dialogo per le "riforme", adesso scopre improvvisamente che se questo non è fascismo "certamente è un allarmante ‘incipit’ verso una dittatura che si fa strada in tutti i settori sensibili della vita democratica, complici la debolezza dei contropoteri, la passività dell’opinione pubblica e la sonnolenta fragilità delle opposizioni" (editoriale su La Repubblica del 15 giugno dal titolo La parrucca del Re Sole che governa il bel paese). Da notare l’opportunismo di questo preteso moralista della "sinistra" borghese, che se la prende con la "passività dell’opinione pubblica" che anche lui ha contribuito a cloroformizzare, inculcandogli in testa che ormai con la terza repubblica non ci devono essere più "nemici".

Eufemismi, reticenze, ambiguità

Sullo stesso terreno ambiguo e opportunista si mette l’ex ministro della Difesa Parisi, ora ai ferri corti con Veltroni, che in un’intervista a La Repubblica del 16 giugno dice di condividere in pieno l’editoriale di Scalfari e parla di "corto circuito dei processi democratici", ma esclude analogie col ventennio fascista. E avverte il segretario del PD: "Se la maggioranza è debordante e l’opposizione è inadeguata è evidente che la democrazia, come noi la conosciamo, è a rischio. C’è una degenerazione. Se non una dittatura della maggioranza, una distorsione profonda".

Un po’ meno reticente l’editoriale su l’Unità del 16 giugno di Furio Colombo, in cui il giornalista e deputato PD ricorda quando nel 2002 lui e il condirettore Padellaro furono convocati dai senatori DS con l’accusa di estremismo perché il giornale usava la parola "regime" nei confronti di Berlusconi e del suo governo, che il partito definiva invece una "sciocchezza". Ed oggi – nota Colombo – "eccoci arrivati alla nuova prova mortale a cui è sottoposta adesso la democrazia italiana".

Ma chi passa ogni limite in fatto di eufemismi e reticenza, considerando anche la provenienza, è l’imbroglione trotzkista Bertinotti, che nella sua interminabile e fumosa relazione al convegno romano organizzato dalla sua rivista Alternative per il socialismo per spiegare "le ragioni della sconfitta", è arrivato addirittura a definire il regime neofascista in camicia nera-verde a cui il PD del neonazionalista e presidenzialista Veltroni e la Sinistra arcobaleno da lui capeggiata hanno spalancato davanti una comoda autostrada, nientemeno che un "regime leggero". Ecco come il narcisista gandhiano e monaco mancato argomenta questa stupefacente scoperta: "Ci sono parole che vanno maneggiate con cura, in politica, perché possono produrre, se si affermassero, quando sbagliate, guai molto seri. Tanto più sono pesanti, tanto più vanno vagliate con particolare attenzione.

Una di queste è la parola regime (…) perciò non ci convinse il ricorso al suo uso di fronte al precedente governo Berlusconi, quando, pur in presenza di elementi assai preoccupanti, grandi contraddizioni animavano, più in generale, il quadro del paese. Ben diversa è la condizione attuale. Credo si debba ora azzardare la tesi, in prima approssimazione e sottoponendola a verifica critica, che quello che sta prendendo corpo è un nuovo regime, il regime leggero. Prendendoci una qualche licenza, si può dire che lo connota l’a-privativa; privativa della stessa politica, se intesa in senso forte come, cioè, idea di società. Nessun terreno è escluso dalla privazione, nell’organizzazione della democrazia, della rappresentanza, del governo".

Il fatto è che questi opportunisti e imbroglioni della "sinistra" borghese – e il caso di Bertinotti è il più emblematico – girano intorno al problema e sono costretti a inventarsi le tesi più ambigue e ingannevoli per non dover ammettere il loro fallimento, il loro immobilismo e il loro totale abbandono del campo alla protervia della destra borghese. Tutto ciò non può che depotenziare la reazione delle masse al dilagare del regime neofascista e del nuovo Mussolini.

Napolitano, il nuovo Vittorio Emanuele III

Tutti costoro, invece, rovesciano le loro responsabilità sulle masse stesse, evitano di chiamarle a scendere in piazza e si affidano e si appellano a Napolitano, come a un nuovo Vittorio Emanuele III, per fare "argine" a questa nuova ondata di berlusconismo. Allora stiamo freschi! Scalfari arriva addirittura a raccontare la favola che egli "sta impersonando al meglio il suo ruolo di custode della Costituzione". Ma quando mai? L’unica preoccupazione dell’inquilino del Quirinale è che non vada definitivamente in fumo il dialogo tra PdL e PD sulla controriforma costituzionale per completare il trapasso dalla seconda alla terza repubblica. Non a caso Veltroni, subito dopo aver dovuto annunciare a malincuore a un PD sempre più depresso e allo sbando la sospensione del dialogo con la maggioranza e (udite, udite!) una "grande manifestazione di piazza" (ma in autunno), è corso al Colle per rassicurare Napolitano di non voler comunque tornare alle "contrapposizioni del passato" e di voler lasciare uno "spiraglio" alla ripresa del dialogo sulle "riforme" se Berlusconi si adatterà ad accettare qualche compromesso. E infatti già Fassino dichiara disponibilità al nuovo "lodo Schifani" che il neoduce intende presentare a giorni alle Camere, se il premier "promette" di lasciarsi processare alla scadenza del mandato. Senza contare che intanto va avanti alla chetichella il dialogo in parlamento su altre misure fasciste del governo, come per esempio il decreto rifiuti, dove il PD non si vergogna di fare volta a volta asse col PdL, con la Lega o con L’UDC a seconda degli emendamenti, come del resto aveva annunciato in occasione del voto di fiducia.

È necessario perciò che come nel 2001-2002 gli antifascisti, gli antiberlusconiani e tutti i sinceri democratici rompano ogni indugio e scendano direttamente in lotta, e subito, rompendo con le tergiversazioni soporifere dei leader imbelli e falliti della "sinistra" borghese, che nascondono alle masse la gravità della situazione e coprono di fatto il regime neofascista e il nuovo Mussolini. Abbattere questo regime e questo governo neofascisti è un dovere democratico e antifascista, per tutti coloro che vogliono difendere la libertà, i diritti e le condizioni di vita e di lavoro del nostro popolo.

Da parte nostra, come afferma il documento dell’Ufficio politico del PMLI del 16 maggio 2008, dal titolo Abbattiamo il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica. Per l’Italia unita, rossa e socialista, " siamo pronti a unirci in un largo fronte unito con tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali, religiose che vogliono impedire al IV governo Berlusconi di fare un macello sociale, di lanciare l'Italia in nuove avventure militari e di realizzare la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista".

Articolo de "Il Bolscevico", organo del PMLI