L'America ci boccia



Il Times  vede l'Italia alla frutta. Economia malaticcia, pochissima tecnologia nelle famiglie (internet),  un corpo sociale diviso e distante da governi e classe politica quasi mai unita su niente, riformismo debolissimo, crollo delle nascite, una popolazione sempre più vecchia (basti guardare i presentatori TV), ma anche più povera ed infelice. Gli italiani non amano l'Italia e nemmeno l'arte ha più il primato nel bel paese. Insomma il futuro si è dileguato come capitò alla Serenissima, e lo stivale in declino ha assunto l'immagine di un bellissimo cadavere. Il Presidente Napolitano ha risposto: ci scommettete sull'Italia? E poi ha annunciato che prossimamente i presidenti degli Stati Uniti voleranno con elicotteri Italiani. E forse per non pigiare tasti troppo usati, non ha parlato di moda, della Ferrari, dei campioni del mondo di calcio, della Scala. Ha invece invocato gli spiriti animali di Keynes a nostro favore, ma non è bastato. Infatti qua e là le critiche avanzate dall'autorevole quotidiano hanno fatto breccia nell'opinione pubblica.


Io invece credo che il Times non abbia potuto capire il groviglio italiano, e non  per mancanza di professionalità o di capacità ma per semplice incapienza (un contenitore da un litro non può contenerne dieci, un bambino non capirà mai un vecchio).  Il Times è la voce di un popolo giovane che si porta la mano sul cuore anche quando Bush annuncia la crociata in Irak. Ci son voluti oltre tremila morti americani (oltre a quelli iracheni, inglesi, italiani ecc .che fanno svariate decine di migliaia di morti) perché l'America si sia cominciata a chiedere se era il caso! Vedi caro Times: chi viene da lontano, come noi italiani, non si entusiasma più per una dichiarazione di guerra. L'ultima volta che lo facemmo fu a Piazza Venezia e sai bene come finì. Qui da noi ormai esistono opinioni diversissime su come gestire il potere e altrettante su come condurre l'opposizione. E la conseguenza è l'intralciante iperproliferazione dei partiti. Certo  tu giovane Times ci vedi disuniti. Ma io vecchio italiano, mi considero solo uno non ingreggiabile, (significa che non m'imbrancherò come una pecora). Ed ho quasi il terrore delle folle unanimi, anzi considero il diritto al pluralismo dei partiti,  anche se ai limiti della frammentazione, un ottimo freno per il  nocchiero che impazzisce. Prova ad immaginare se dentro il partito repubblicano americano ci fossero state otto/nove correnti forti a mettere in discussione l'impresa Irak! Forse qualcuno avrebbe brontolato: "qui non c'è più unità".

Ma intanto chissà se la non unità avrebbe evitato la morte ad alcune decine di migliaia di esseri umani. Da noi c'è tepore per parole come eroi, bandiera e simili. Ti faccio una confidenza: il nostro ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (uomo di stato stimatissimo) aveva il pallino dell'inno di Mameli. Se i nostri calciatori della nazionale non cantavano l'inno, gli dispiaceva. Naturalmente si provvide, ma il risultato fu che  la penosità con cui i calciatori biascicavano Mameli, fu peggiore del silenzio. Provo a diagnosticarti questa specie di mal di patria e di bandiere offrendomi come esempio. Mi si può spiegare perché dovrei agitare bandiere e cantare inni se sono cresciuto con Andreotti ed invecchiato con Berlusconi? "La Casta" e "Gomorra" non ti dicono nulla? Non ti spiegano a sufficienza perché non si ami tanto la patria da queste parti? Il che, fai attenzione, non significa non amare l'Italia come tu hai scritto, bensì non amare quel simulacro che non può che materializzarsi nelle vesti di una "casta" politica che la sta danneggiando ripetutamente. E meno male che noi gente siamo distante dalla classe politica. La vera tragedia sarebbe seguirla.

La diffidenza che nutriamo è al momento molto salutare. E questi due libri non sono il segno della decadenza italiana, ma della lucida coscienza della situazione che si attraversa! Troppe cose dividono L'America dall'Italia. Con un colpo di genio la Dichiarazione d'Indipendenza  degli Stati Uniti D'America inventò il diritto alla felicità! La Costituzione italiana no. Una dimenticanza? Non mi pare, dato che fu Filangieri a suggerire il diritto alla felicità a Benjamin Franklin. Vedi caro Times: da queste parti le due felicità, quella individuale e quella sociale si studiano anche nella filosofia greca, tra i banchi di scuola. La nostra cultura  però conclude che la felicità è irraggiungibile per l'uomo che, comunque, si ostinerà sempre a inseguirla. Ed è questa la potente spinta per l'evoluzione della condizione umana! Per noi è solo possibile  tendere alla felicità, ma impensabile averne diritto.

Ed è questa la differenza tra chi ha il peso dei millenni sulla groppa e chi no! Vedi Times, gli Italiani, quando parla il Presidente del Consiglio, sperano si attui il venti per cento di quello che dice, gli americani sentono nella voce del Presidente la voce della patria! C'è proprio un oceano tra noi! A questo punto, il gap tecnologico ed economico è veramente poca cosa. Il nostro mondo politico sa cosa dovrebbe fare e soprattutto cosa non dovrebbe fare per riconquistare posizioni in economia, nella ricerca e nella tecnologia. Ma nella sua mente queste non sono priorità (un po' come Kioto non è una priorità per Bush). La priorità esclusiva al momento è il potere che ogni giorno scatena lotte e ritardi. Tuttavia, in un quadro difficile permeato da corruzione e malavita organizzata,  gli italiani non riescono a vedere il bel cadavere che hai intravisto tu.

Sorridono perchè hanno attraversato momenti peggiori e sanno riconoscere la morte. A prima vista. Sai Times, qui da noi c'è anche una grande fetta di ricchezza invisibile confusa con la povertà. E leggiamo da una vita sui giornali di crolli imminenti per noi! Ma tu tutte queste nostre cosette le sapevi? O piuttosto non le potevi conoscere, perché i sondaggi non ti hanno raccontato degli immensi patrimoni sotterrati, nè hanno saputo raschiare il fondo dell'anima degli italiani. Gli interrogati dal tuo sondaggio, vessati dal contingente, hanno tutti imprecato contro questo "maledetto paese " ma proprio perché lo amano. Ed il sondaggio questo marchingegno proprio non lo riesce a capire.  Poi nel privato noi italiani siamo addirittura abbastanza contenti. Certamente non sempre altrimenti ci cadrebbe in testa il monito dei nostri padri che "risus abundat in ore stultorum". Il risultato allora è che tu questo labirinto italiano  non lo sospettavi nemmeno, se addirittura pensavi che il non essere uniti fosse negativo.

Imparerai da vecchio e a tue spese! Per il momento sei ancora il giovane ottimista che fa simpatia con la mano sul cuore gonfio di tutti quegli ideali che noi abbiamo perduto lungo la storia semplicemente perché abbiamo imparato a smascherarli. Un'ultima cosa. Se l'ombelico dell'arte è in America e lo è, non c'è nulla di deleterio per l'Italia. Noi abbiamo tanto creato attraverso i millenni che ci ritroviamo il settanta per cento dei beni culturali del pianeta. Significa che l'Italia è il museo del mondo e per l'eternità. E non abbiamo smesso di dire la nostra se Renzo Piano ed altri lasciano i loro monumenti qua e là per il globo. Chiediti anche perché diecimila scultori provenienti da tutto il mondo stazionano costantemente nei paesini delle Alpi Apuane tra le cave dei marmi di Michelangelo. Ma tranquillizzati, siamo d'accordo con te perché siamo perfettamente consapevoli che è fisiologico che i processi creativi si spostino, com'è fisiologico che popoli giovani vivano d'entusiasmo e quelli vecchi di riflessione. Per tutte queste ragioni credo che il tuo certificato di morte sia per nostra tranquillità solo un pezzo di carta che non c'impedirà di vivere "felicemente" le festività in arrivo per le quali t'invio i migliori auguri possibili.

Un italiano qualsiasi
Nino Bindi