DOSSIER ENASARCO

contro la dismissione del patrimonio Enasarco

a cura del Network delle Agenzie Diritti Municipali

L’inizio… e la proposta di aprire una vertenza collettiva e cittadina sulle operazioni

di vendita del patrimonio residenziale: per un nuovo diritto all’abitare

Tutto comincia così, con un articolo del "Sole 24 Ore" – che riportiamo più avanti - in cui si da

conto della decisione del CdA dell’Enasarco di vendere il patrimonio residenziale e dei quesiti

legittimi che Sindacati, inquilini e lavoratori esprimono sui metodi che verranno scelti. D’altronde

non è la prima volta che assistiamo alla vendita di patrimoni immobiliari importanti e alla difficile

trasparenza ed equità che queste operazioni registrano ogni volta. Se assommiamo a ciò le

vicende giudiziarie che hanno coinvolto i precedenti tentativi di dismissione della Fondazione

Enasarco, la legittimità dei dubbi sollevati ci apparirà del tutto fondata. Come dire: chi pensa

male fa peccato ma ci azzecca…

Ciononostante, leggendo l’articolo non è stata questa la preoccupazione maggiore che ci ha

colto, bensì il rischio che la città stesse perdendo un patrimonio residenziale importante,

fondamentale per decine di migliaia di famiglie fino ad ora risparmiate dalle difficoltà che il

diritto alla casa registra a Roma.

Da quando, anni fa, è iniziata la dismissione degli alloggi degli ex enti previdenziali la

condizione dei cittadini romani è andata man mano peggiorando. Molti inquilini, soprattutto

anziani, che non hanno potuto acquistare l’alloggio hanno dovuto affrontare trasformazioni

radicali della loro vita accettando coabitazioni forzate o trasferimenti sempre più lontano dal

centro città. Chi non aveva neanche questa possibilità ha dovuto subire sfratti e sgomberi

senza alcuna prospettiva. Molti di quelli che hanno acquistato sono stati strozzati da rate

sempre più alte che hanno messo a serio rischio l’equilibrio e la serenità delle famiglie.

E soprattutto le zone in cui ciò è avvenuto, insediamenti popolari nella maggior parte, hanno

subito un cambiamento radicale ed estremo, rappresentato dall’immediato innalzamento dei

prezzi della locazione. Il motivo è piuttosto semplice: il patrimonio immobiliare degli ex enti

previdenziali, in cui si applica il canone concordato, ha l’effetto oggettivo di calmierare i prezzi

di un mercato dell’affitto che – senza freni - viaggia ormai su coordinate tutte sue, sideralmente

lontano dalla vita e dai redditi delle persone normali. Nel momento in cui questo effetto

svanisce i prezzi delle zone circostanti salgono immediatamente alle stelle. Peccato però che i

redditi delle famiglie rimangano gli stessi di prima, con la conseguente estensione di disdette di

locazione, sfratti di fine locazione e di morosità, aumento della locazione a nero.

Nei nostri municipi ad esempio – IX, X e XI – ma potremmo dire in tutta Roma, siamo alle prese

da anni con questo fenomeno terribile che spopola intere zone sostituendo alle abitazioni

servizi finanziari e società commerciali; interrompe storie di vita costringendo sempre più

famiglie ad un esodo verso prezzi accessibili; allontanando sempre più il diritto alla casa

dall’orizzonte di molti nostri concittadini. Non possiamo più permetterlo. Abbiamo il dovere

istituzionale, sociale e civile di dire e pretendere che questa città venga governata in maniera

attenta alle esigenze di chi ci vive. Tutti, chiunque essi siano.

Quello che proponiamo è che i Municipi, i sindacati dei lavoratori, le associazioni territoriali dei

cittadini e i comitati inquilini abbiano voce nel merito della vicenda della dismissione del

patrimonio Enasarco e degli altri patrimoni residenziali. Chiediamo che si apra un Tavolo di

consultazione misto, istituzionale e sociale, in cui una volta per tutte vengano definiti i criteri

di sostenibilità sociale e ambientale delle operazioni sui patrimoni immobiliari, i limiti entro i

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quali è possibile operare una scelta piuttosto di un’altra e le alternative possibili. E che nel

frattempo la dismissione Enasarco venga fermata.

Pensiamo cioè che non si possa più prescindere né dall’interesse dei lavoratori, né da quello

degli inquilini, né tantomeno dall’interesse collettivo del territorio circostante nella definizione

dei piani di sviluppo di comparti così decisivi per la vita della città. La vertenza Enasarco, per la

vastità del suo patrimonio e delle famiglie coinvolte e per la situazione in cui versa l’emergenza

abitativa romana, deve diventare una vertenza che coinvolge direttamente tutta la città, a

partire dal Sindaco e dal Consiglio Comunale.

Questo è stato il motivo principale che ci ha spinto a convocare questa Conferenza Stampa

sotto la Direzione Generale dell’Enasarco. Dopodiché alcuni dirigenti della Fondazione,

appresa la notizia della Conferenza, hanno cercato in tutti i modi di farla fallire adottando

metodi a dir poco strani. Prima diffondendo un comunicato in cui smentivano la decisione del

CdA di dismettere il patrimonio e affermando che l’Enasarco non aveva indetto nessuna

conferenza stampa né intendeva parteciparvi (ma nessuno aveva invitato la Fondazione). Infine

facendo scrivere dal suo Ufficio legale una missiva ai Municipi e alle Agenzie Diritti in cui si

diffidava i partecipanti alla Conferenza Stampa ad usare locali della Fondazione – e addirittura

ad entrarvi – pena un lungo elenco di possibili denuncie penali e infiniti anni di carcere...

A fronte di tutto ciò e della nostra assoluta buonafede, quell’articolo del "Sole 24 Ore" assume

tutt’altro aspetto e tono. Quindi vale la pena di leggerlo e di provare a ragionarci sopra.

<< Maggio. Sarà il mese chiave per la cessione del mattone targato Enasarco: 17mila immobili,

per un valore di 3 miliardi di euro, che fanno capo alla cassa previdenziale degli agenti di

commercio. Entro il 31 maggio sarà presentato dai vertici il piano di dismissione dopo il via

libera dato il 14 febbraio scorso dal consiglio d'amministrazione dell'ente. Ma sono pochi gli

agenti di commercio che abitano in queste case: appena il 4%, secondo i dati forniti di

Federagenti. Tanti invece i nomi noti, intestatari o cointestatari di tali alloggi che in quanto

inquilini godranno del diritto di prelazione e del 30% di sconto. Contratti di locazione stipulati

nella maggior parte dei casi prima del dicembre 2004, quando era previsto il canone

concordato (a Roma si va da un minimo di 4 euro a un massimo di 10 euro a metro quadro al

mese per l'edificio di Via Trieste) anche per gli immobili di pregio.

Inquilini noti

Tra i potenziali acquirenti delle case romane di Enasarco c'è Pio Pompa, ex funzionario del

Sismi su cui sta indagando la Procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sull'archivio segreto di

Via Nazionale. L'ex 007 è cointestatario di un contratto per un appartamento di 165 metri quadri

in via Georgofili (quartiere Ardeatino). Nello stesso stabile vi è anche un alloggio il cui contratto

è cointestato a Luciano Gaucci , ex patron del Perugia calcio, ora transfuga ai Caraibi, che può

contare su 168 metri quadri. Un edificio, quello dell'Ardeatino, in cui vive in affitto Elio Schettino,

Vicepresidente della Cassa agenti di commercio nonché direttore del dipartimento fiscalità,

finanza e diritto d'impresa di Confindustria. Ci sono pure politici (ed ex politici) fra gli inquilini

che potrebbero aderire al piano di dismissione. Due ex ministri del Governo Berlusconi:

Girolamo Sirchia e Roberto Castelli , pagano il canone rispettivamente per 198 mq nel quartiere

Nomentano e per 97 mq nel Gianicolense. C'è poi il senatore del PD-Ulivo, Benedetto Adragna

, titolare di 74 mq nella zona Della Vittoria. E ancora il deputato di Alleanza Nazionale (An),

Francesco Maria Amoruso , e l'ex parlamentare e generale dei carabinieri a riposo, Mario

Palombo: il primo con 145 mq ai Parioli. Mentre Palombo è in affitto in 190 mq nella zona

Portuense. In via Orti della Farnesina Elio Vito, capogruppo di Forza Italia alla Camera, è

intestatario di 127 mq

Polizia, sindacati e Rai

Ci sono anche rappresentanti delle forze dell'ordine nel parterre dei potenziali acquirenti.

Antonio Manganelli, capo della Polizia di Stato, ha in affitto un appartamento di 142 mq ai

Parioli. Nello medesimo stabile, Francesco De Gennaro, figlio dell'ex capo della Ps, è

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intestatario di 132 mq. Ci sono poi le organizzazioni dei lavoratori: di recente (e precisamente

nel novembre 2007), la Cgil ha preso in locazione da Enasarco 103 mq nel quartiere

Nomentano-Bologna. Chissà se aderirà o meno alla cessione degli immobili. Stesso discorso

per Donato Bonanni , figlio del leader della Cisl Raffaele, in affitto in un appartamento di 94 mq

nel quartiere Della Vittoria. Zona di Roma dove abita, sempre in alloggi Enasarco, anche

Massimo Liofredi, capostruttura Rai (93,90 mq).

La road map della vendita

Entro fine maggio, dunque, il management Enasarco presenterà il piano di vendita del

patrimonio immobiliare. Al momento per la concessione dei mutui è stato coinvolto il gruppo

bancario Bnl-Bnp Paribas . Ma vista la maxi somma da erogare è probabile il coinvolgimento di

altre banche per finanziare i meno abbienti a condizioni agevolate. Inoltre Enasarco sta

creando una struttura interna per seguire l'operazione immobiliare che si svolgerà su un arco

temporale di 3-5 anni. Giovedì 6 marzo si è tenuta una riunione del consiglio d'amministrazione

dell'ente: all'ordine del giorno c'era la delibera per l'assunzione di una decina di persone

specializzate in real estate.

Gli scontenti

Sul progetto di vendita, i sindacati degli inquilini vogliono dire la loro. Per questo motivo, dieci

giorni fa si è tenuto il primo faccia a faccia con i rappresentanti Enasarco. Sette le sigle

sindacali invitate: ma quello del 28 febbraio è stato soltanto il primo di una serie di incontri per

discutere modalità di vendita, mutui ed altri necessari adempimenti tecnici. Tra le sigle assenti,

perché non invitate, anche la Sai Cisal che in una nota sottolinea: « Il vero nodo della trattativa

è il prezzo di cessione degli immobili. Per noi la vendita deve avere come riferimento la

valutazione degli immobili al valore oggi riportato dal bilancio che è di poco superiore ai 3

miliardi di euro mentre l'Ente ha dichiarato l'obiettivo di realizzare una plusvalenza di 1,5

miliardi». A mettere in guardia sulla vendita degli immobili è pure la Federagenti, una delle

associazioni sindacali degli agenti di commercio (30mila iscritti). «Esprimiamo forti perplessità –

afferma il segretario generale, Fulvio De Gregorio – sulla realizzazione di un progetto da libro

dei sogni. Allo stesso tempo è da evitare la cessione degli edifici di pregio e degli immobili ad

uso diverso dall'abitativo che dal 2005 possono essere locati a canone libero e potrebbero

offrire un ottimo rendimento». E aggiunge: «Federagenti chiederà inoltre che dalla vendita

siano esclusi tutti gli amministratori Enasarco ed i loro familiari diretti che, per ragioni di reddito

elevato, non è opportuno, nè morale che abbiano le stesse agevolazioni dell'inquilinato medio».

>>

Ma a conferma delle notizie riportate dal Sole 24 Ore e dei dubbi sollevati, arrivano anche i

Sindacati a rincarare la dose.

Il Sai-Cisal scrive:

<<CASE ENASARCO, IL SINDACATO AUTONOMO INQUILINI CHIEDE UNA VENDITA

TRASPARENTE

Il Sai, Sindacato Autonomo Inquilini, aderente alla, Cisal, a seguito di un recente incontro

tenutosi presso la Fondazione Enasarco, ha avuto conferma dell’avvio del progetto di vendita

del patrimonio immobiliare. Il Consiglio di Amministrazione, infatti, ha già notificato ai Ministeri

Vigilanti la volontà di riavviare la procedura della dismissione che riguarderebbe tutti gli

immobili. Gli inquilini dell’Enasarco non possono dimenticare il tentativo di dismissione in blocco

che già la precedente gestione, guidata dal Presidente Donato Porreca - poi inquisito dalla

Magistratura, insieme a Billè e Ricucci - voleva effettuare attraverso il ricorso a società di

gestione e fondi immobiliari. Allora, il SAI CISAL denunciò tale tentativo e fu il solo ad opporsi

con fermezza a questo progetto, con una straordinaria mobilitazione sindacale che fu

determinante per azzerare definitivamente quell’iniziativa.

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Il SAI CISAL, a seguito delle novità emerse, sta convocando assemblee in tutti i quartieri di

Roma, dove sorgono edifici di proprietà della Fondazione, per accertare le situazioni esistenti

nei vari stabili, valutare la situazione del patrimonio e definire insieme ai diretti interessati una

piattaforma da sottoporre quanto prima alla Fondazione.

Sergio Balestrini, coordinatore nazionale del Comparto Enti Privati e Privatizzati del SAI CISAL,

parlando ad alcune centinaia di conduttori, nel popolare quartiere di Cinecittà ha ribadito che è

necessario, prima che l’Enasarco definisca le modalità della vendita delle circa 18.000 unità

locative, che le associazioni degli inquilini si confrontino con la proprietà per concordare modi e

tempi dell’intera operazione, la quale inciderà sul futuro di migliaia di famiglie. Balestrini ha

invitato a non abbassare la guardia, ma a vigilare affinchè la vendita avvenga in modo diretto

tra l’Enasarco e gli inquilini, con valutazioni e modalità simili a quelle già adottate dagli istituti

previdenziali pubblici (Inps, Inpdap ecc…). Vendita nella quale sarebbe dovuta rientrare anche

l’Enasarco se, nelle lunghe more, non fosse intervenuta la privatizzazione dell’Ente

previdenziale. Oltre ai prezzi di vendita, è importante che venga salvaguardata la posizione di

chi non ha la possibilità di acquistare. Bisognerà individuare i soggetti che dovranno concedere

i mutui (fino a copertura globale della spesa) a interessi convenienti che - vista l’enormità della

cifra complessiva da erogare - dovranno essere scelti con procedure corrette e trasparenti

(gare ad evidenza pubblica) o indicate dagli stessi inquilini.

Non va inoltre dimenticato che gli Enti locali - Comune in prima linea – non potranno sottrarsi al

confronto su un tema di così grande impatto sociale che coinvolge una notevole fetta di

popolazione nella città di Roma, dove è concentrata la maggior parte degli immobili Enasarco.

Sia alla Regione Lazio che al Comune di Roma, alcuni Consiglieri, appartenenti a diversi

schieramenti politici, hanno già presentato Ordini del Giorno e Mozioni per invitare Giunta,

Sindaco e Assessorati ad attivarsi affinché sia aperto un tavolo di confronto tra la Fondazione

Enasarco, il Delegato del Sindaco all’emergenza abitativa e la Commissione consiliare Casa

per fare in modo che il previsto piano di dismissione immobiliare definisca le opportune

metodologie di vendita, un equo meccanismo di definizione dei prezzi, forme di sostegno per

l’accesso ai mutui e le necessarie tutele per coloro che non potranno accedere all’acquisto.>>

Non è da meno la Segreteria Nazionale dell’Unione Inquilini che in una nota del 6 dicembre

2007 così si esprime:

<< L’ENASARCO VENDE I SUOI IMMOBILI !

Si è tenuto il 4.12.2007 un incontro presso la sede centrale dell’ENASARCO in Roma con i

Sindacati Inquilini ed i massimi rappresentanti dell’Ente. Il Nuovo presidente del Consiglio di

Amministrazione Dott. Boco ci ha comunicato in via informale le determinazioni dell’Ente circa

la vendita del patrimonio immobiliare.

C’è già stata una delibera del CdA che ha stabilito la vendita di tutto il patrimonio residenziale;

non sono stati definiti i dettagli operativi ma l’intenzione è di far esercitare direttamente dagli

inquilini il diritto di prelazione per l’acquisto dell’immobile condotto in locazione.

L’interesse dell’Ente è di non svendere il patrimonio ma realizzare il massimo in questo

periodo in cui il mercato immobiliare ha avuto una notevole espansione e prima che si

verifichino fenomeni recessivi. Non vorrebbero procedere alle vendite in blocco, né con spin-off

verso fondi o società immobiliari, né ricorrendo alla cartolarizzazione del patrimonio.

Tenteranno, per quanto possibile, di utilizzare gli uffici propri per le operazioni di stima e di

vendita.

In ogni caso si tenderà a favorire il più possibile l’acquisto da parte del conduttore o del suo

nucleo familiare e saranno previste delle forme di tutela per chi non acquista. E’ stato

chiaramente espresso l’impegno di discutere e concordare con le O.O.S.S. le modalità di

vendita e le forme di tutela.

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Le premesse sembrano buone ma sarà necessario vigilare sulle tappe future; ora l’Enasarco è

in attesa del consenso del Ministero del Lavoro su questa prima delibera generale; poi

procederà alla definizione di tempi e modi della vendita. In ogni caso le previsioni di massima

sono per l’inizio delle operazioni nel prossimo settembre 2008.

Segreteria Nazionale >>

Dello stesso tenore il comunicato della Segreteria RdB CUB del 5 febbraio 2008:

<< AAA. VENDENSI 17MILA APPARTAMENTI ENASARCO

Lo scorso 23 gennaio, la Federazione Nazionale Rdb/CUB ha chiesto al Presidente

dell'Enasarco, Brunetto Boco, un incontro urgente al fine di conoscere il progetto

dell’Amministrazione in ordine alla vendita del patrimonio immobiliare della Fondazione, così

come preannunciato dalla stampa nazionale.

Alla faccia della trasparenza, caro Presidente Boco! Apprendiamo da "Il Sole 24ore" di sabato

19 gennaio: "VENDITA DIRETTA DELLE CASE AGLI INQUILINI DI ENASARCO. Il via

libera atteso a febbraio. Sarà nominato un perito indipendente". Questo giornale, com’è

noto, non si occupa di gossip, di oroscopi e di ricette di cucina. Inoltre, l’articolista non usa mai

il condizionale, bensì l’indicativo futuro… Quali autorevoli informatori, vengono citati il dottor

Giovanni Pollastrini e non identificate "fonti interne", che supponiamo non essere un qualsiasi

impiegato della Fondazione. Alla luce di questi elementi, non abbiamo quindi modo di dubitare

sulla veridicità dei contenuti dell’articolo (visibile sulla Rassegna Stampa nella Intranet

aziendale di lunedì 21 gennaio, pag. 40) .

Invece abbiamo modo di dubitare, e molto, sulla correttezza dimostrata ancora una volta dai

vertici della Fondazione nei confronti dei suoi dipendenti. Come se i lavoratori, e i Sindacati che

li rappresentano, non siano MAI considerati dagli amministratori una delle parti sociali coinvolte

nelle vicende dell’Ente. Ci appare estremamente grave che NESSUNA informativa sia stata

data ai Sindacati aziendali in merito ad una questione che riveste un’importanza enorme sotto

vari aspetti. Il primo è ovviamente la situazione di estrema difficoltà in cui potrebbero venire a

trovarsi, nell’imminenza del via all’operazione di dismissione, moltissimi inquilini (di cui tanti

sono dipendenti della Fondazione), fino ad arrivare a qualcosa che potrebbe somigliare ad

un’emergenza abitativa. Il secondo riguarda le modalità di gestione della vendita, che sarà

direttamente trattata tra affittuari ed Enasarco, senza intermediari. Ciò presuppone ovviamente

la messa a punto di una struttura interna, che dovrà curare tutti gli adempimenti connessi.

Cosa di per sé buona e giusta, visto la fine meschina della gara europea indetta nel 2005, con

alcuni concorrenti squalificati per doping…. Ma che ci pone alcuni interrogativi in merito alla

composizione e all’organizzazione di questo "Robocop" dei Servizi dell’Ente… Anche su

questo, attendiamo quindi lumi chiarificatori da parte dei nostri vertici istituzionali. E con una

certa urgenza, visto che, nell’articolo, si dice addirittura che le prime vendite sono previste per

luglio/agosto… sperando forse che il pigro periodo a ridosso delle ferie estive narcotizzi gli

ipotetici acquirenti e li renda più malleabili… Ma stiamo parlando di 17mila appartamenti, che

non sono proprio le casette dei Puffi. Stiamo parlando di centinaia di famiglie, i cui redditi a

volte sono molto al di sotto degli ormai famigerati 1.900 euro al mese. Stiamo parlando del

sospetto che anche questa "organizzazione interna" possa costituire il trampolino di lancio per

nuove folgoranti carriere di alcuni "eletti".

Cogliamo quindi l’occasione per rivolgere una formale richiesta al Presidente e al Direttore

Generale perché convochino IN TEMPI BREVISSIMI i Sindacati aziendali, per illustrare, senza

più indugi e tentennamenti, tutte le modalità del piano di vendita.

Roma, 23 gennaio 2008

La segreteria Rdb/CUB >>

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Nel frattempo - l’11 febbraio 2008 - arriva il rinvio a giudizio per l'immobiliarista Stefano

Ricucci, l'ex presidente di Confcommercio Sergio Billè e altre 7 persone per le inchieste sulla

scalata a Rcs, per la vicenda legata alla compravendita fittizia dell'immobile in via Lima, a

Roma, per la gestione dei fondi previdenziali e per la gestione dell'assegnazione della gara

d'appalto del patrimonio immobiliare Enasarco.

La richiesta di rinvio a giudizio era stata inoltrata l’8 ottobre 2007 da parte dei pm Giuseppe

Cascini e Rodolfo Sabelli a carico di 14 persone, tra cui l’ex Presidente ENASARCO Donato

Porreca e Giuseppe Russo Corvace, tutt’ora membro del Collegio dei Sindaci ENASARCO.

Il processo è stato fissato il 28 maggio davanti quinta sezione penale del Tribunale di Roma.

II

Il seguito…

storia di un disastro economico annunciato dal web: dismettetevi voi!

Per provare ad orientarci in questa vicenda abbiamo interrogato il web e ci siamo accorti che da

anni la Fondazione Enasarco è attraversata da una vera e propria guerra senza esclusione di

colpi. Una guerra il cui oggetto è l’ente stesso e il suo immenso patrimonio economico, vittima

di un saccheggio continuo delle risorse operato da gestioni a dir poco "superficiali" e da

personaggi più o meno noti. Cose che probabilmente i dipendenti Enasarco conoscono bene,

ma di cui noi non eravamo assolutamente a conoscenza.

Visto che questa guerra e la condizione disastrosa delle finanze della Fondazione sembrano

essere il principale motivo della decisione di dismettere il patrimonio Enasarco, ci sembra

doveroso metterlo a disposizione di tutti.

Ma partiamo dall’inizio: cos’è l’Enasarco?

Ente di diritto pubblico dal 6 giugno 1938 (R. Decreto n. 1305) alla delibera Enasarco del 27

novembre 1996, che trasforma l’Ente pubblico in fondazione privata. Le sue funzioni restano,

finora, quelle dell’assistenza della categoria degli agenti di commercio, nelle forme più diverse.

Il patrimonio immobiliare finora a garanzia delle prestazioni assicurative è stato stimato per un

valore 3,25 miliardi d’euro, vale a dire oltre 6000 miliardi di vecchie lire, in gran parte

residenziale, ma con grossi comparti destinati ad uffici e commerciale. Sono 18.000 i contratti

d’affitto con il MAV (pagamento mediante avviso). Gran parte degli immobili si trovano a Roma.

I contratti di locazione ad uso abitativo sono stati tutti rinnovati dopo una lunga vertenza, con

episodi di contestazione sindacale e una vasta partecipazione dell’inquilinato.

La Fondazione Enasarco conta circa 480 dipendenti e attualmente gestisce la contribuzione di

circa 350.000 agenti e rappresentanti di commercio. I versamenti vengono effettuati dalle ditte

mandanti, che sono circa 100.000, e altrettante sono le pensioni di vecchiaia, invalidità e

superstiti erogate dalla Fondazione.

In seguito alla privatizzazione la sua gestione è soggetta a vigilanza da parte dei Ministeri

dell'Economia e Lavoro.

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E allora perché l’Enasarco decide di dismettere un patrimonio immobiliare così

importante per le sue funzioni istituzionali?

Una prima spiegazione ce la fornisce l’articolo seguente spiegando che per gli ex enti

previdenziali la gestione del patrimonio immobiliare non è poi così redditizia e che tutti si stanno

dirigendo verso l’alienazione di tutto o parti consistenti del residenziale. E’ evidente insomma

che la privatizzazione degli enti è la prima responsabile della tentazione di fare cassa a

qualunque costo.

<< Sabato 24 Febbraio 2007 - Al mattone non più del 20%

A differenza di quanto accade nel resto del mondo dove i fondi pensione sembrano ritornare

con forza a investire nel mattone (si veda altro articolo in pagina), in Italia le cose vanno

diversamente. Da un lato per i fondi pensione di nuova istituzione, quelli creati dopo il decreto

n.124, rappresenterebbe un'assoluta novità perché fino a oggi non hanno investito in questo

comparto nè direttamente, nè indirettamente tramite i fondi immobiliari. Dall'altro riguardo ai

fondi pensione preesistenti sta per arrivare un decreto che impone a questi soggetti, per i quali

fino a oggi non erano previsti vincoli, di limitare al 20% la quota da destinare all'investimento

diretto in immobili con l'obbligo di adeguarsi entro cinque anni. Secondo alcuni le nuove regole

sono necessarie perché i rendimenti dei fondi che presentano un portafoglio molto investito in

immobili rischia di essere sbilanciato rispetto agli altri per via delle valutazioni non sempre

congrue che riguardano appunto gli immobili. In realtà, nel variegato universo dei fondi

preesistenti (secondo pilatro) sono numerosi quelli che da tempo hanno rinunciato a questa

asset class. Tra gli altri non investono in immobili il Fondo pensione medici , il Previndai , il

Previbank , il Previp , il Previgen , il fondo previdenza Montedison , Fondo pensione dipendenti

Ibm e chi aveva in passato quote significative di patrimonio in immobili da qualche anno ha

iniziato a dismettere. «Nell'arco di sei anni siamo passati dall'80% al 50% di patrimonio

destinato agli immobili, così che oggi su un patrimonio di 1,4 miliardi di euro circa il 50% è

investito in proprietà immobiliari - spiega Fabrizio Montelatici, direttore del fondo dipendenti

Unicredit -; è una riduzione resa necessaria dalle mutate esigenze dei nostri iscritti e più in linea

al nuovo modo di concepire la previdenza». Anche il fondo dipendenti Cariplo si è mosso sulla

stessa scia e oggi nella sezione destinata alle prestazioni definite solo il 35% del patrimonio è

investito in immobili, mentre in quella a contribuzione definita sale al 40%. E se il fondo

dipendenti Banca di Roma nell'arco di qualche anno è passato dal 50 al 30%, gli agenti di

assicurazione hanno investito in questa asset class solo l'8% del patrimonio «ma l'ideale per il

nostro profilo sarebbe arrivare al 15% - spiega il presidente del fondo agenti di assicurazione

(Fonage ) Lucio Modestini - e quindi siamo attenti alle eventuali opportunità». Un'opinione pro

immobili arriva anche dal fondo Mario Negri per il quale oggi, a fronte di un patrimonio di un

miliardo di euro, la parte investita in immobili non supera il 6% (circa 60 milioni). «Con un'ottica

di lungo periodo - spiega il presidente Alessandro Baldi - è un asset class da tenere in

portafoglio perché stabilizza la gestione. In passato siamo stati condizionati da certi

investimenti (ndr: la legge 153/69 imponeva di comprare immobili residenziali) ma oggi

guardiamo con favore anche a nuovi strumenti».

Va detto che anche la gestione del patrimonio immobiliare delle casse previdenziali (primo

pilastro), tranne qualche eccezione, non è caratterizzata da un particolare dinamismo. Secondo

la consueta indagine annuale di Scenari Immobiliari che da qualche anno prende in esame il

patrimonio immobiliare di sedici enti tra cui anche due fondi preesistenti (Artigiancassa, Cassa

Forense, Cassa Dottori Commercialisti, Cassa dei Ragionieri, Cassa del Notariato, Cassa

Geometri, Enpals, Enpaf, Enpap, Enpav, Eppi, Fondazione Enasarco, Fondazione Enpam,

Fondo Pensioni Personale Bnl, Fondo Pensioni Personale Cariplo, Inarcassa ), il settore non

presenta particolare dinamismo.

«L'analisi sui bilanci 2005 rispetto a quella dei bilanci 2004 non presenta grandi differenze -

spiega Mario Breglia, presidente della società - qualche operazione di acquisto e valorizzazione

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dell'esistente è stata condotta da Inarcassa che ha valorizzato il proprio patrimonio con

l'acquisto di immobili in via Po e via Arno a Roma. Per il resto la gran parte degli enti ha

proseguito la strategia di dismettere gli immobili residenziali più vecchi e meno redditivi. Ma con

nessuna abilità particolare».

Il valore medio del portafoglio immobiliare degli enti, sempre in base ai dati di bilancio ultimi

censiti nello studio, era pari a 1.400 euro/mq, in linea con le compagnie assicurative e

leggermente più alto rispetto a quello delle banche. «Ma proprio rispetto alle compagnie

assicurative - aggiunge Breglia - le Casse sono decisamente più statiche e con minor abilità nel

conciliare gestione e finanziarizzazione degli immobili».

Non va trascurata, però, la recente operazione annunciata dalla Cassa dei Ragionieri.

L'ente che gestisce il primo pilastro pensionistico dei ragionieri nel 2007 cederà

attraverso una cartolarizzazione parte del proprio portafoglio immobiliare. Finirà sul

mercato l'intero patrimonio destinato a uso residenziale, iscritto a bilancio per 214

milioni di euro a fine 2005, insomma circa la metà dei suoi cespiti.

Lucilla Incorvati >>

Ma non è tutto qui, il web suggerisce che i veri motivi vanno probabilmente rintracciati altrove,

ancora una volta dentro le vicende della Fondazione. In internet è disponibile un file pdf a firma

di Pietro Melandri, del maggio 2007, che spiega esattamente quale guerra si è combattuta e

tutt’ora si combatte dentro Enasarco e quali sono i costi economici e sociali di questa guerra di

"posizione" che non ha risparmiato niente e nessuno. Una guerra che oggi rischia di

coinvolgere la città intera, facendole pagare con gli interessi decenni di gestione clientelare e

fallimentare.

UNA SITUAZIONE GRAVISSIMA CHE RICHIEDE INTERVENTI

SPECIALI.

Il Commissario straordinario ha messo in luce quanto decenni di cattiva amministrazione ha

prodotto e tenuto nascosto.

Le riforme —drammatiche", ma tardive, del 1998 e del 2004, che pochi hanno valutato nella

loro reale portata, non sono ancora sufficienti a salvare la situazione: vi sono garanzie solo per

5 o 6 anni.

Iniziamo dalla portata delle citate riforme: per una loro valutazione complessiva, e del

decadimento (obbligatorio) della qualità del —sistema Enasarco" bastano pochi numeri:

Aumento prelievo contributivo: dal 10 al 13,5%, più l‘aumento dei massimali e dei minimali; un

+ 40% è una stima per difetto.

Decadimento delle prestazioni: la pensione di vecchiaia a 65 anni significa la riduzione del 34%

delle uscite per tale voce; insignificante la presenza femminile, 75 anni scarsi la vita media

maschile; godimento della pensione per 10 anni invece di 15.

Ridotta quindi al 66%, il passaggio al sistema di calcolo contributivo (per tutti dal 2004, a

prescindere dalle anzianità maturate, vedi le salvaguardie del sistema Inps,), la riduce ancora

del 50%, ammesso che l‘Ente possa sostenere i coefficienti di calcolo dell‘Inps, peraltro già in

odore di revisione anche nella previdenza pubblica.

In sostanza, quindi, il sistema è passato da 100 a 140 per il prelievo contributivo e da 100 a 33

per la prestazione istituzionale.

Nonostante questo il bilancio tecnico del Commissario attesta —seri problemi di sostenibilità

finanziaria, col saldo previdenziale negativo a partire dal 2015 e quello patrimoniale negativo a

partire dal 2019, col dato odierno già al di sotto del periodo obbligatorio di stabilità di 15 anni

previsto dalla legge, figuriamoci di quello di 30 anni, come elevato dalla finanziaria 2007".

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Inoltre, il Commissario —scopre" la presenza di 450.000 (!!!!!) silenti, ovvero di persone che

hanno fatto l‘agente per pochi o molti anni, ma comunqu meno di 20 e quindi non andranno mai

in pensione Enasarco; in precedenza i silenti erano indicati solamente in 180/190.000.

Si tratta di una popolazione enorme, superiore per numero agli iscritti attivi ed a tutti i

pensionati:

un problema poltico (non esiste in alcun ente, di base o complementare che sia, una analoga

—appropriazione indebita" senza possibilità di trasferire i contributi cambiando mestiere), tale

che, ad una domanda precisa, il Commissario ha risposto che —la situazione non è sostenibile

ed occorrerà prendere un qualche provvedimento prima che la Magistratura amministrativa

possa intervenire". Una —bomba a tempo", quindi, che potrà avere profonde interferenze

economiche (aggravanti) difficili al momento da calcolare: è un altro di quegli argomenti che

ripetutamente la fiarc, nel corso degli anni, ha inutilmente posto in termini problematici

all‘Enasarco.

I lavori si stanno orientando sulla ricostituzione degli organi di amministrazione che dovrebbero

ricostituirsi per elezioni dirette da parte della categoria; se mai tali elezioni ci saranno, la

categoria dovrà saper scegliere per non ricostituire organi —di affari" che si accontentino di

privilegi personali e di gruppo: una scelta —obbligatoria" per i candidati Fiarc.

Lecita, profondamente lecita, la domanda se la Fiarc —c‘era, e se c‘era cosa faceva".

Questa, per chi vorrà leggerla, la risposta; confezionata su e documentabile con documenti

originali dell‘Ente e delle Organizzazioni citate.

Se poi qualcuno volesse approfondimenti, nomi e cognomi compresi di personaggi citati solo

per il loro incarico e ruolo avuto, contatti pure il coordinamento Fiarc preso la Confesercenti

regionale toscana: avrà soddisfazione e visione dei documenti.

IL RUOLO DELLA FIARC NELL‘ENASARCO

A partire dall‘inizio della sua partecipazione agli organi di ammistrazione e di controllo.

1.

Iniziamo da 25 anni addietro, con i lavori del Comitato di previdenza Enasarco tenutosi a

Bologna il 22 ed il 23 gennaio 1982. (25 anni fa). I bilanci tecnici già denunciavano una

situazione

di insostenibilità futura, quindi si era alla ricerca di modifiche del regolamento delle prestazioni

istituzionali che garantissero —più futuro".

Tra le proposte emergevano:

a. abolizione dei minimi di pensione (Confindustria/Fiarc)

b. aumento dei massimali. (Presidenza - Fiarc).

c. Massimale individuale per agenti in società (Fiarc)

d. Limitare i versamenti volontari al raggiungimento dei 15 anni, con eventuale restituzione dei

v.v. qualora i 15 anni siano poi raggiunti con versamenti obbligatori. In alternativa parificare

i VV alla contribuzione obbligatoria (Fiarc). Si eliminava così la estrema speculatività dei

vv (pari al minimale, contavano come un anno di provvigioni).

e. Elevazione dell‘età pensionabile a 65 anni, rarefazione dei supplementi (quinquennale) ed

elevazione a 20 anni dell‘anzianità contributiva minima. (la Fnaarc si oppone).

f. Calcolo della pensione sulla media degli ultimi 10 anni.

g. Pensione di invalidità con almeno 10 anni di anzianità contributiva (ex 5 anni) di cui almeno

5 nell‘ultimo decennio, col 75% di invalidità contratta dopo la costituzione del rapporto

assicurativo.

h. Possibilità per l‘agente monomandatario, in caso di fallimento del preponente, di effettuare i

versamenti volontari per il periodo scoperto, anche in deroga ai requisiti minimi per

l‘accesso ai vv. (Fiarc).

Se tali modifiche fossero state realizzate all‘epoca, la situazione odierna dell‘Ente sarebbe

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totalmente capovolta.

L‘atteggiamento costante di tutte le componenti sindacali degli agenti, esclusa la Fiarc, era poi

quello di non assumersi responsabilità —punitive" per la categoria e di impedire i processi di

modifica. Già le differenze tra il contenuto dei verbali e gli articolati successivamente stesi

erano significative, ma poi nessun corso veniva dato al progetto di riforma.

Notare che le sostanziose modifiche di cui ai punti a), d), e), f), g), h), sono poi state introdotte

con le riforme del 1998 e del 2004, ormai troppo tardi.

2.

Comitato di previdenza del 21 settembre 1983.

Verbale dell‘intervento Fiarc:

- L‘Enasarco necessita di riassumere un ruolo di previdenza integrativa anche perché esigenze

che nel passato la categoria poteva vedere accolte solo dall‘Ente, oggi possono essere accolte,

istituzionalmente, da altri istituti nel frattempo evoluti (Inps Gestione Commercianti).

Dobbiamo considerare l‘ormai generale orientamento di tutte le componenti, politiche e sociali,

circa la distinzione dei due ruoli, il sociale di base e l‘integrativo, quindi l‘opportunità della

integrazione e non della sovrapposizione di queste due funzioni; da qui i compiti (diversi) dei

rispettivi enti gestori.

Premesso questo, per entrare nel merito di alcuni punti di discussione introdotti dal Presidente,

e premesso anche che la Fiarc è disponibile a mediare nelle formule che ha proposto, purchè

gli indirizzi rimangano quelli opportuni, nell‘interesse primo della celerità di giungere ad una

formulazione definitiva, (considerato il tempo trascorso dal Comitato di Bologna), si osserva:

- massimale per ciascun socio (motivato equivalenza finanziaria ai fini della gestione e per

non mortificare la organizzazione dell‘impresa di agenzia).

- versamenti volontari regolamentati ad evitare l‘abuso e l‘ingigantimento artificioso delle

posizioni assicurative.

- Calcolo della pensione, l‘obbiettivo è quello di prima: il trienio più favorevole ora usato è

un invito all‘abuso e lo dovbbiamo constatare quotidianamente. La modifica deve tendere

ad almeno 10 œ 15 anni per la media, naturalmente con la rivalutazione dei contributi. Si

può fare rifrimento al meccanismo dell‘Inps.

- Art. 24 per l‘adeguamento al costo della vita delle pensioni: è pregiudiziale l‘autonomia

decisionale dell‘Enasarco che deve fare i conti con le sue disponibilità, migliori o peggiori

che siano di quelloe previste dalla previdenza pubblica.

- Art. 25 per la riduzione progressiva delle pansioni all‘aumentare del loro importo:

aggiornamento dei valori delle riduzioni.

- Pensione di invalidità: in un sistema integrativo è da privilegiare il concetto risarcitorio a

quello della rendita vitalizia.

Nota bene: queste cose, e non solo queste, venivano —perentoriamente" proposte e sostenute

dalla Fiarc qualcosa come 24 anni addietro.

3.

Siamo al 1986, comunque 21 anni fa. Il Comitato di previdenza, pressato dalle risultanze dei

bilanci tecnici, si riunisce nei giorni dal 12 al 14 novembre a Montecatini.

a) La situazione si ripete sostanzialmente, con Usarci e Fnaarc arroccate sull‘immobilismo

(direttamente in riunione o post riunione, nei —corridoi"dove era facile trovare accordi con i

rappresentanti delle controparti per modificare le cose in corso di stesura dell‘articolato, ),

mentre la Fiarc insiste sulla necessità di —drastiche" modifiche, ad iniziare dalla elevazione

dell‘età pensionabile a 65 anni. Oltre ad essere ribadite le proposte di Bologna del 1982,

emergono ulteriori considerazioni.

b) Vi è una precisa posizione della Fiarc a non elevare eccessivamente i massimali di

11

contribuzione, (siamo ancora al calcolo sulla media di un solo triennio, quindi facile da

addomesticare" nella maggior misura consentita dall‘elevazioe dei massimali), richiesta invece

avanzata da altre associazioni, (si parla di 50/60 milioni del 1986).

c) Emerge una proposta di una contribuzione —illimitata", all‘interno della quale la pensione

viene calcolata su dei massimali. La contribuzione oltre il massimale di calcolo andrebbe ad

arricchie il patrimonio previdenziale: si gettano le basi per un effettivo passaggio alla

capitalizzazione del sistema.

d) La Fiarc ritiene che non si possa sottrarre all‘agente una parte sostanziale della

contribuzione a proprio carico. La posizione Fiarc viene accolta con la formula che il 5%

(oltre il massimale di calcolo pensione) a carico dell‘agente darà origine ad un supplemento

od alla restituzione in capitale, mentre il 5% versato dal preponente andrà a patrimonio

previdenza.

e) Emerge la necessità di una separata gestione del Firr.

f) Viene formalizzata la proposta della Fiarc per la possibilità di massimali individuali in

caso di agenti operanti in forma societaria. La formula non è quella dell‘obbligo, ma in base

ad accordi tra le parti.

g) Viene convenuto di destinare al fondo di previdenza gli utili della gestione Firr ed i proventi

dalle sanzioni amministrative. Proposta originale della Fiarc, inizialmente avversata per

motivi tecnici di non trasferibilità da una gestione all‘altra, ma poi accettata in una logica di

riforma legislativa (della legge 12/73).

h) Viene convenuta l‘abolizione dei minimi di pensione con riassorbimento, per quelle già

liquidate, dei futuri supplementi.

Come al solito, dopo le conclusioni del Comitato, in sede di trasferimento dei verbali in

articolato di legge, vengono apportate sostanziali modifiche (meglio, —cancellazioni").

Infine scompare anche l‘iniziativa di modificare il Regolamento, ad opera dei soliti ignoti.

4.

Passano gli anni, molti dei Sindaci e Consiglieri vanno in galera (…………), altri sono indagati;

cambiano i Presidenti, e tutto tace. In compenso i bilanci tecnici biennali continuano ad

annunciare catastrofi.

Si arriva al 1991, Comitato di previdenza del 19 febbraio.

Verbale dell‘intervento Fiarc: —affrontare la riforma significa in primis approntare una serie di

modifiche tecniche del regolamento ad evitare risultati pensionistici artificiosi (triennio per il

calcol, V.V., ecc.), in questa direzione non va disperso il lavoro fatto negli anni trascorsi.

Riguardo le modifiche di più ampia portata occorre considerare quanto si verifica all‘esterno. Fa

riferimento, ad esempio, a quei principi generali, enunciati, per i quali un sistema integrativo di

previdenza deve adeguarsi ai criteri base previsti nel sistema primario di riferimento (leggi

Inps/Commercianti).

In base a quanto premesso è difficile pensare che nell‘ambito di una compiuta riforma

previdenziale (quella del 1992 e 1995 sono alle porte) l‘Ente possa erogare le pensioni a 60

anni, quando quella Inps di riferimento è a 65.

Sostiene però che un ente integrativo, strettamente categoriale quale è l‘Enasarco, debba

tenere di conto delle specificià della categoria stessa, con riferimento alla esclusione dal

mercato con l‘avanzare dell‘età anagrafica, fatto rilevato anche dal Prof. Coppini nella

elaborazione del bilancio tecnico.

In altri temini, se lui dovesse scegliere una cautela per salvaguardare le finanze e le prospettive

dell‘Ente, tra l‘aumento della età anagrafica per la pensione e la riduzione dei coefficienti di

calcolo, opterebbe per la seconda soluzione. (NASCONO IN QUESTO MOMENTO, DALLA

FIARC, LE BASI PER LA PENSIONE ANTICIPATA PER QUANDO L‘ELEVAZIONE A 65

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ANNI DIVERRA‘ OBBLIGATORIA, PER LEGGE PRIMA CHE PER NECESSITA‘).

Riguardo l‘aumento dell‘aliquota contributiva ritiene necessario valutare attentamente la

sostenibilità economica per la categoria.

A quanti sostengono che i problemi si risolvono con l‘aumento dell‘aliquota contributiva la Fiarc

(che era tra i pochi a leggerli) ricorda che già nel B.T. del 1984 fu specificato che l‘elevazione al

14%, allora indicato quale fattore risolutivo per le garanzie al 100% dei pensionati ed al 10%

per gli attivi, era puramente indicativa occorrendo fin dall‘epoca, per una garanzia reale, il 27%.

In tal senso œ conclude la Fiarc œ anche il 18% indicato dal B.T. 1988 non risolve il problema

nei termini totali e quindi parlare solo di elevazione delle aliquote contributive rimane una

valutazione assolutamente parziale".

CALA NUOVAMENTE IL SILENZIO SU TUTTO.

5.

Con lettera datata 10 luglio 1992 la Fnaarc presenta un proprio progetto di legge di

riforma.

Gli elementi significativi sono:

- elevazione a 30 e 50 milioni del massimale (permanendo il calcolo su un triennio).

- Mantenimento del contributo al 10%.

- Elevazione del coefficiente di calcolo della pensione dall‘1,75% annuo al 2% annuo (quindi,

sui 40 anni, l‘80% anziché il 70%).

- Rivalutazione delle pensioni al 100% Istat.

In sostanza, tutti i provvedimenti del disegno sono l‘esatto contrario dell‘imperiosa necessità di

sanare le finanze dell‘Ente.

Si capisce perché i lavori dell‘82, dell‘83, dell‘86, del 91 sono rimasti lettera morta. Sicuramente

analoghe posizioni le hanno assunte altri, ma sarebbe solo una testimonianza non supportabile

da documenti originali.

In sostanza il ruolo degli —Amministratori — è sempre stato quello di garantire la loro

permanenza nell‘Ente —tanto quando avverrà il disastro io non ci sarò più".

Si arriva quindi al fondo del barile e le riforme del 1998 e del 2004 (che, ancora, costituiscono

una storia da raccontare) non sono rimandabili; peccato però che sia —troppo tardi" con tutto

ciò che ne seguirà a che difficilmente, al momento, è individuabile.

Piero Melandri. Maggio 2007.

Ma Pietro Melandri non è il solo a raccontare l’Enasarco. Il metodo usato per garantire la

rappresentanza nel CdA dell’Enasarco e la filosofia che lo sottende sono descritti molto bene

in questa risposta pubblica che il Presidente della Federagenti invia nel 2006 all’allora

Presidente Porreca. Non conosciamo il Presidente Caporale, ne tantomeno le sue posizioni

sindacali, ma va detto che – alla luce almeno degli sviluppi successivi della vicenda Enasarco –

i suoi argomenti erano di una lucidità quasi profetica.

<< La nostra risposta al Presidente Porreca: L’Enasarco e le "voci stonate"

L’ultimo numero del notiziario Enasarco è stato impropriamente utilizzato per attaccare la

nostra Federazione con la scusa di fare chiarezza sulle "voci stonate" che ruotano intorno

all’Enasarco, cioè su di noi. Vediamo in cosa consistono questi chiarimenti.

Il primo - un’emerita bufala - vuole accreditare la convinzione che la Federagenti non avrebbe

"titolo a partecipare direttamente alla gestione dell’Enasarco".

La Federagenti, al contrario, è stata riconosciuta dal Ministero del lavoro quale una delle otto

organizzazioni maggiormente rappresentative della categoria e, quindi, ha i requisiti previsti

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dalla Statuto per essere presente, al pari della Fnaarc, dell’Usarci, della Fiarc, della Cisl e della

Uil nel Consiglio di amministrazione, unitamente alla Cgil e all’Ugl che pure non sono

rappresentate.

Perché, allora, - direte Voi - non tutte le sigle dichiarate maggiormente rappresentative sono

presenti nel Consiglio ?

Perché oggi l’Enasarco è in mano alle ditte mandanti.

Come? Ecco…. il trucco.

La Fnaarc - a dire del suo Presidente Corsi la maggiore organizzazione degli agenti e

rappresentanti di commercio - aderisce alla Confcommercio, organizzazione che, notoriamente,

rappresenta gli interessi delle ditte mandanti e stipula gli accordi economici collettivi come

nostra controparte. Quindi un agente che si iscrive alla Fnaarc paga la quota ed è associato

alla Confcommercio, come risulta dai bollettini versati all’Inps unitamente ai contributi

obbligatori.

Ne bis in idem, (cioè in una cosa non ce ne possono stare due) dicevano i Latini, ma

evidentemente gli amici del Presidente Porreca riescono a moltiplicare i pani e i pesci ed

anche…gli associati che per loro valgono doppio. Speriamo che sia lo stesso anche per il

patrimonio immobiliare della Fondazione. Sarebbe un successone senza precedenti!

Avete ancora dei dubbi? Eccovi serviti.

Porreca - che pretende chiarezza ….dagli altri - ha speso una vita al servizio della

Confcommercio, quale suo dirigente locale e nazionale, tant’è vero che da questa è stato

designato quale Vicepresidente dell’Enasarco in rappresentanza delle ditte mandanti. Poi,

come se niente fosse, ha scoperto, da pensionato (non dell’Enasarco, ovviamente), a 70 anni,

la "vocazione" dell’agente di commercio. I maligni sostengono - che linguacce! - perché l’art.5,

comma 1, dello statuto prevede che il presidente della Fondazione debba essere un agente

attivo o pensionato Enasarco.

E questa - caro presidente - non è una "chiara" violazione dello spirito dello statuto?

Analoga storia, mutatis mutandis, è a dirsi per Michele Alberti che, per 6 anni è stato Presidente

Enasarco in "quota" Fnaarc ed oggi siede come Vice presidente in "quota" Confcommercio.

Fnaarc e Confcommercio sembrano perfettamente fungibili, cioè rappresentare gli stessi

interessi, e le ditte mandanti sono quindi in maggioranza nel consiglio di amministrazione

dell’Enasarco, essendo presenti tre consiglieri in "quota" Fnaarc ed uno rispettivamente in

"quota" Confcommercio, Confindustria, Confapi e Confcooperative. Ben sette posti sui tredici

previsti dallo statuto che, invece, nella versione autentica ed originale, riserva 8 posti agli

agenti/rappresentanti, 4 alle ditte mandanti, uno al Ministero del lavoro.

Ma, direte, come è stato possibile ciò?

Secondo l’interpretazione di Porreca e dei suoi amici, al Ministero del lavoro compete

individuare le associazioni maggiormente rappresentative (tra le quali noi rientriamo), ma poi

spetterebbe al presidente uscente assegnare i posti nel consiglio o nel collegio sindacale

secondo una pesatura "concordata" sempre dalle solite parti sociali.

Guarda caso: il presidente uscente è della Fnaarc/Confcommercio ed è lui che distribuisce le

relative "medaglie" a seconda dei "meriti" e non certo del peso effettivo nella categoria, come

non può non riconoscere chiunque abbia ancora un minimo di onestà intellettuale.

Come si potrebbe modificare questo circuito "vizioso"?

Semplicemente ricorrendo all’elezione diretta degli amministratori da parte della categoria, ma -

guarda caso - la Federagenti e la Fiarc sono le uniche organizzazioni ad avere richiesto

formalmente in data 16 marzo u.s. le elezioni per il rinnovo dell’attuale Consiglio di

amministrazione e ad avere insistito per una modifica dello statuto che lasci alle associazioni

sindacali solo i compiti di indirizzo e controllo dell’attività della Fondazione riservandone la

gestione a manager scelti con criteri meritocratici.

Quanto agli altri argomenti toccati dal Porreca/pensiero poche, ma chiare parole:

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• Non è vero che su Italia oggi, nello spazio a noi riservato, non sia stato ospitato il pensiero di

Porreca. Al contrario, sia la gestione della Fondazione, sia i provvedimenti relativi al patrimonio

immobiliare, sono stati oggetto di un’ampia intervista di spazio anche maggiore di quelle

successive rese sull’argomento da nostri esponenti.

• Noi non abbiamo alcun problema a confrontarci con la Fondazione, ma non ci si può obbligare

a condividerne le scelte e impedire di lottare per modificare le decisioni che riteniamo sbagliate.

Questa è democrazia, sig. Presidente, mentre non lo è fare accordi blindati (toccheranno anche

la sua rielezione o la presenza nei fondi di investimento?) per estromettere le voci "stonate".

• Non è interesse della categoria, né della Fondazione, limitare il numero dei partecipanti alla

gara che riguarda la gestione e la vendita di un patrimonio di 7 mila miliardi di vecchie lire,

imponendo termini brevissimi per l’invio delle domande. Se la nostra denuncia ha disturbato

qualcuno ce ne dispiace, ma il fatto che la Fondazione, sia pure tardivamente e con una

procedura, secondo noi impropria, abbia rettificato il bando, prorogando il termine, vuole dire

soltanto che la nostra critica era fondata.

• Non intendiamo recedere dalla richiesta di prevedere la possibilità del pensionamento di

vecchiaia per chi abbia compiuto almeno 40 anni di anzianità contributiva come avviene

all’Inps, indipendentemente dall’età. Al riguardo ci ha molto irritato l’indisponibilità di Porreca,

dichiarata ad Italia oggi, a valutare questa nostra proposta perché le parti sociali hanno già

deciso e sarebbe inutile sopportare i costi di una valutazione statistica. Detto da chi spenderà

nel 2005 almeno 2 milioni e cinquecentomila euro solo per consulenze ed incarichi speciali fa

un certo effetto, per non voler dire che è scandaloso.

• Né intendiamo accettare l’art.36 del nuovo regolamento che esclude dal rimborso le decine di

migliaia di colleghi che non raggiungeranno i venti anni di anzianità contributiva. Infatti, avere

legato la restituzione di un misero e vergognoso 30% del versato al trasferimento ad un’altra

previdenza integrativa obbligatoria, significa prendere per i fondelli gli iscritti, perché in Italia

altre previdenze di questo tipo non esistono.

In conclusione non vorremmo che l’impeto di orgoglio del Presidente Porreca che l’ha portato a

definire "benemerita" la nostra categoria sia dettato dalla gratitudine per il lauto stipendio di

278.500 euro che percepirà nel 2005, (come da bilancio di previsione Enasarco) oltre annessi e

connessi. Tantissimo se rapportato allo stipendio di "soli" 200.000 euro del Presidente della

Siae, che il Codacons ha pubblicamente denunciato come stipendi d’oro.

Scusi il disturbo sig. Presidente, ma nell’occasione vorremmo noi fare a lei un distinguo sulla

nostra categoria: "benemerita", sì, ingenua e sprovveduta no!!!

Antonio Caporale

Presidente Federagenti >>

Di una chiarezza se possibile maggiore è invece la lettera del Presidente dell’Usarci Ciano

Donadon, attualmente Consigliere del CdA della Fondazione, pubblicata sul Bollettino della sua

associazione durante il Commissariamento Pollastrini. Il Presidente Usarci descrive la feroce

lotta intestina che attanaglia la Fondazione e la ferrea presa che su di essa ha la

Confcommercio anche dopo Billè e Porreca.

<< […] Il commissariamento è stato l’effetto inevitabile del comportamento assunto dalla

Confcommercio dopo gli arresti di Porreca e Billè; il fatale epilogo di una vicenda nella quale

non si è avuta la saggezza di "fare un passo indietro", ma anzi l’arroganza di voler far credere

che non era successo nulla e che tutto doveva continuare come prima.

L’Enasarco avrebbe dovuto essere unicamente lo strumento con cui la nostra Categoria gestiva

la propria previdenza integrativa, una previdenza voluta dai nostri padri storici, che sempre con

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maggiore evidenza si sono dimostrati così lungimiranti ed illuminati da essere predecessori di

riforme che solo oggi altre categorie stanno avviando, ma tale scopo è stato posto in secondo

ordine, è stato tradito e sacrificato, immolato a scopi ben meno istituzionali e di esclusiva

ambizione.

Chi ha pensato che gli arresti del trio Porreca, Ricucci, Billè sia la resa dei conti di un gruppo di

persone che intendeva spartirsi un "buon affare" si sbaglia di grosso, infatti ciò va inserito in

quadro ben più articolato e ben più ampio, nel quale la posta in gioco era il sovvertimento di

buona parte dell’establishment finanziario e politico del nostro Paese.

La maxi tangente dell’Enasarco era uno strumento che Billè, dallo scranno più alto della sua

Confcommercio, attraverso la quale gestiva enormi consensi politici ed una massa altrettanto

enorme di danari, intendeva utilizzare insieme a Ricucci, Fiorani e chissà altri, per entrare in

banche, giornali, istituzioni con il fine di influenzare la politica Italiana.

L’affare Enasarco non era il semplice mezzo per un facile guadagno, era ben altro, ed il mondo

che conta, quello che davvero gestisce il potere, questo "sgarro" non lo ha digerito affatto.

La Fnaarc ed il suo Presidente Adalberto Corsi, in tutto ciò hanno delle enormi colpe politiche,

perché essi sono stati il "cavallo di troia" che ha consentito alla Confcommercio di Billè di

appropriarsi e di occupare l’Enasarco.

Essi hanno permesso che uno strumento come l’Enasarco diventasse una proprietà dei nostri

"padroni" essi hanno accettato di essere rappresentati dentro il nostro Ente da persone che

nulla avevano da spartire con la nostra Categoria e che erano assoluti emissari della

Confcommercio, lo hanno fatto con arroganza, costringendo chi insieme a loro aveva il compito

di gestire l’Enasarco ad accettare delle candidature camuffate, pena il gettare la Fondazione

nell’ingovernabilità.

Il commissariamento è frutto di questa politica poco lungimirante, asservita ed appiattita sulle

esigenze della Confcommercio, esigenze che nulla hanno a che spartire con quelle degli Agenti

di Commercio; una politica che ha confuso noi con chi è il nostro naturale antagonista

economico e che ha dato a quest’ultimo un’arma potentissima per agire con fini sconsiderati.

Dopo gli arresti eccellenti che hanno decapitato il vertice della Confcommercio e con essa

anche quello della nostra Fondazione ci aspettavamo un gesto di umiltà da parte del Presidente

della Fnaarc Corsi; per ciò che riguarda l’Usarci eravamo pronti a capire, eravamo pronti a non

arrogarci il ruolo di giudici, i giudici già ci sono e stanno svolgendo il loro lavoro, non avremmo

fatto gli sciacalli come invece altri hanno scelto di fare.

Invece ciò che è successo è stato il sentirci dire che il Presidente della Confcommercio Sangalli

ci avrebbe indicato il nome del nuovo Presidente dell’Enasarco, che lo avrebbe scelto lui, così

almeno ci è stato detto.

In altri momenti, lo diciamo con molta franchezza, il commissariamento lo avremmo chiesto

anche noi dell’Usarci, ma in questa occasione, il timore che esso potesse essere l’anticamera

per far convogliare l’Enasarco nell’Inps ci ha fatto desistere dal seguire un istinto fin troppo

facile da seguire e che sicuramente ci avrebbe regalato più popolarità.

L’essere responsabili non è sempre sinonimo di popolarità e noi abbiamo scelto la strada

dell’impopolarità cercando fino all’ultimo momento di scongiurare un sempre più imminente e

incontrastabile commissariamento, ora divenuto concreto con l’insediamento del dott. Pollastrini

quale commissario.

Purtroppo abbiamo creduto che la Confcommercio non fosse l’unica "anima" della Fnaarc,

abbiamo sperato che l’intuito politico di quella parte fosse tale da capire che non era il momento

di insistere con una nomina di un Presidente quale quello propostoci ovvero l’avv. Agostino

Petriello, che ricopriva in quel momento il ruolo di Vice Presidente dell’Enasarco nella qualità di

rappresentante dei datori di lavoro espresso dalla Confcommercio, che è stato il Vice

Presidente Enasarco con Porreca Presidente.

L’avvocato Petriello, sulla cui persona non possiamo rilevare alcunché di negativo ma anzi,

avrebbe dovuto dimettersi da rappresentante dei nostri datori di lavoro nominato dalla

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Confcommercio per "trasformarsi" in rappresentante degli agenti di commercio nominato dalla

Fnaarc e quindi essere poi eletto quale Presidente dell’Enasarco.

L’Usarci ( e con essa anche altre forze Sindacali quali Cisl ed Uil) in un primo momento aveva

tentato di digerire l’operazione Petriello, ha poi però rifiutato il proprio appoggio ad una

candidatura che oltre ad essere antiestetica nella sostanza e nella forma avrebbe solamente

accelerato l’intenzione, che peraltro era ormai assodata, da parte del Ministro del Lavoro

Cesare Damiano, di commissariare l’Enasarco.

In una lunga lettera da me inviata al Presidente della Fnaarc Adalberto Corsi, spiegavo i motivi

di quel diniego alla candidatura dell’avvocato Petriello ed auspicavo un ripensamento che

potesse portare all’individuazione di una candidatura di altissimo livello istituzionale che fosse

un segno tangibile di interruzione con il passato e che potesse dare un forte segnale di

cambiamento.

Alla nostra offerta non abbiamo avuto alcuna risposta da parte della Fnaarc e così ora siamo al

commissario e come si dice in queste situazioni "evviva il commissario".

Questa storia ci ha lasciato l’amaro in bocca, ha dato la prova tangibile di una forte spaccatura

dentro la Categoria, ha dimostrato che nemmeno in una circostanza così grave si è riusciti ad

arrivare ad una sintesi da condividere.

Molto altro ci sarebbe da osservare a proposito di una vicenda che così tanto danno ha fatto

alla Categoria e che la ha vista usata, con l’avallo, almeno politico, di una parte della Fnaarc

che ormai da troppo tempo pensa sempre più con la testa dei padroni della Confcommercio e

sempre meno con quella degli Agenti di commercio.

Facciamo ora un appello al Ministro del Lavoro affinché voglia rispettare l’autonomia della

Categoria e non pensi di utilizzare le nostre pensioni per sanare con esse buchi di bilancio dello

Stato.

Un altro appello lo rivolgiamo alla parte "buona" della Fnaarc affinché si liberi da un "giogo",

quello con la Confcommercio, che ha ormai prodotto troppi danni, che ci ha impoveriti, divisi,

avvelenati ed arteriosclerotizzati su posizioni che ci stanno distruggendo.

Il nostro futuro è insieme, dentro una nostra Confederazione che ci unisca, che faccia di

Fnaarc, di Fiarc e di Usarci un’unica grande entità in grado di governare una grande Categoria

che ha tanto bisogno di essere tutelata e tolta dall’angolo in cui è finita.

Ed infine…un augurio di buon lavoro al Commissario, il dottor Pollastrini che speriamo possa

svolgere il proprio compito entro i termini del mandato assegnatogli.

Il Presidente Usarci, Ciano Donadon >>

Le affermazioni riportate in queste lettere e in altro materiale ci hanno sollecitato la curiosità di

verificare – anche solo empiricamente – le affermazioni contenute in merito a mandati

pluriennali nel CdA di Enasarco e alle supposte vicinanze associative. Questi sono i nostri

risultati, sicuramente al di sotto della realtà a causa delle nostre limitate conoscenze.

1. Composizione dei CdA negli ultimi 5 anni

Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Enasarco nel marzo 2003

Presidente: Donato Porreca

Vice Presidente: Agostino Petriello

Vice Presidente: Elio Schettino

Consiglieri:

Michele Alberti; Giovanni Battista Baratta; Brunetto Boco; Domenica Cominci; Ciano

Donadon; Antonello Marzolla; Giuseppe Stefanini; Bruno Galli; Alfredo Gherardi; Luigi

Nardo Battaini .

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Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Enasarco nel gennaio 2006

Presidente: Donato Porreca

Vice Presidente: Elio Schettino

Vice Presidente: Agostino Petriello

Consiglieri:

Michele Alberti, Giovanni Battista Baratta, Brunetto Boco, Domenica Cominci, Ciano

Donadon, Antonello Marzolla, Giuseppe Stefanini, Bruno Galli, Alfredo Gherardi, Luigi

Nardo Battaini.

Il 7 novembre 2006 la Fondazione Enasarco viene commissariata e il Ministro Damiano nomina

Giovanni Pollastrini Commissario Straordinario dell’ente per la durata di sei mesi. Il 14 giugno

2007 ha fine il commissariamento dell’Enasarco con la nomina del nuovo Consiglio di

Amministrazione così composto:

Presidente: Brunetto Boco

Vice Presidente: Agostino Petriello

Vice Presidente: Elio Schettino

Consiglieri:

Michele Alberti; Giuseppe Capanna; Domenica Cominci; Ciano Donadon; Antonio

Franceschi; Antonello Marzolla; Giuseppe Stefanini; Sandro Naccarelli; Giovanni

Pollastrini; Pierangelo Raineri;

Ricapitolando: al posto di Porreca viene nominato Presidente un Consigliere del CdA

precedente, Brunetto Boco. I due vice presidenti rimangono gli stessi, come 5 dei 10 consiglieri.

Anche Pollastrini, il commissario straordinario diventa consigliere. Risultato: su 13 componenti

del CdA 8 sono gli stessi di sempre – i nomi in corsivo - cioè la maggioranza.

2. Ma chi sono i componenti del Consiglio di Amministrazione dell’Enasarco?

Il nuovo Presidente Brunetto Boco, oltre ad essere stato Consigliere nella passata

consiliatura è l’ex Segretario Generale della UilTucs-Uil – turismo e commercio – fortemente

voluto, si dice, dal Ministro Damiano.

Il Vice Presidente Agostino Petriello è l’avvocato coordinatore della FNAARC aderente alla

Confcommercio. Mentre l’altro Vice Presidente Elio Schettino, è il direttore dell’Area Fiscalità

e Finanza della Confindustria.

I Consiglieri Michele Alberti, Antonio Franceschi e Giuseppe Stefanini sono tutti dirigenti

della FNAARC Confcommercio e rispettivamente vicepresidente, vicepresidente vicario; mentre

il Giuseppe Stefanini, alla sua quarta elezione (!) è componente della giunta esecutiva della

FNAARC, nonché della giunta della Confcommercio di Foggia.

Il Consigliere Giuseppe Capanna è della Confesercenti e la Consigliera Domenica Cominci

è il Presidente nazionale della Fiarc aderente sempre alla Confesrecenti.

I Consiglieri Ciano Donadon e Antonello Marzolla sono il Presidente e il Segretario

Generale dell’Usarci.

Il Consigliere Sandro Naccarelli è un dirigente nazionale della Confapi, e il Consigliere

Pierangelo Raineri è Segretario Generale della Fisascat Cisl.

Ultimo arrivato il Consigliere Giovanni Pollastrini, già commissario straordinario

dell’Enasarco. Proviene dalla Ras, che ha lasciato per assumere la carica di consulente del

ministro del lavoro Cesare Damiano che lo aveva chiamato negli uffici di Via Veneto per

occuparsi di previdenza complementare e integrativa dopo che insieme avevano condotto al

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varo Cometa, il fondo pensione per i lavoratori metalmeccanici di cui Damiano è stato

Presidente. Attualmente Pollastrini è anche Presidente di FonTe (il fondo del commercio,

turismo e servizi), consigliere del Fondo Priamo (trasporto pubblico) e Direttore di Fondinps.

Detto ciò, il nostro compito si esaurisce, lasciando ogni altra considerazione

all’intelligenza e alla sensibilità di chi legge.

Roma, 4 Aprile 2008

N.b. alleghiamo documento redatto dal sindacato Unione Inquilini