Quanto paga oggi un lavoratore dipendente fra tasse e contributi vari?

Prima ancora di seguirmi nei ragionamenti e nei calcoli che seguiranno, provate a dare voi una risposta immediata. Basandovi sulla vostra esperienza diretta, o su ciò che avete nel tempo assorbito da giornali e televisione. Fatto? Bene. Ricordatevi di questa vostra risposta. Io sono pronto a scommettere che la maggior parte di voi ha pensato ad un salasso che va dal 45% al 55%.

Scopo di questo articolo è quello di controbilanciare gli effetti sul vostro modo di percepire e pensare la realtà di tanta (calcolata?) disinformazione globale. Così che, se posti in un futuro prossimo di fronte alla stessa domanda, rispondereste tutti: il salasso per un lavoratore dipendente è di almeno il 65% di quanto questi costi al suo datore di lavoro. Non ci credete? Continuate a leggere!

Prima voce, i contributi INPS a carico del datore di lavoro, e prima mistificazione globale. Il vostro “lordo annuo” non è in realtà per nulla un valore lordo. Una parte preponderante dei contributi che l’INPS pretende da voi per legge (in cambio di una promessa di pensione) non compaiono per nulla nel vostro statino di busta paga. Sono stati eufemisticamente etichettati come contributi “a carico dell’impresa” (ah beh … se li paga l’impresa …).  Ma, credetemi, sono pur sempre contributi INPS, e sono purtroppo invece proprio a carico vostro. E sono anche pesanti! Se il vostro lordo è pari a 100, i contributi INPS “a carico dell’impresa” (ha !) ammontano a 53. Se costate quindi al vostro datore di lavoro 153, se cioè il vostro “vero lordo”, il vero costo del vostro servizio lavorativo, è 153, un terzo circa di questo vero lordo se né và solo per questa prima voce contributiva.

Seconda voce, i contributi INPS a carico del lavoratore, sono del 9% circa del falso lordo di cui sopra. E cioè di circa 9 lire. L’INPS incamera 53+9=62 lire per ogni 153 che voi ne costate alla ditta. Il prelievo solo contributivo è del 40% abbondante. Ora vengono le “tasse” vere e proprie.

Terza voce, l’IRPEF. Tassa calcolata per scaglioni di reddito. Con aliquote progressive, e con detrazione fissa per il lavoratore dipendente. L’aliquota più bassa è oggi del 19% (solo pochi anni fa era dell’11%). Se possedete la vostra prima casa, il suo reddito figurato in sede di calcolo IRPEF annulla o quasi l’effetto della detrazione fissa. Pagherete circa 21 lire di IRPEF per ogni 100 lire di “lordo” o 153 lire di costo del lavoro. Vi sono state così sino ad ora tolte 53+9+21=83 lire, il 54% circa delle 153 lire iniziali, e siete rimasti con un “netto in busta” di 70 lire. Ma si tratta di un vero abuso della parola netto. Provate a spenderlo, il vostro netto in busta!

Quarta voce. Nel farlo pagherete l’IVA, al 20% sulla maggior parte dei beni, ed almeno altre 13 lire se ne andranno così.

Quinta voce, la tassa sui carburanti. Non solamente benzina e gasolio da autotrasporto, ma anche gasolio da riscaldamento. Se spendete ogni anno un milione e mezzo di lire di riscaldamento, ed un milione di lire per 10,000 km in auto, avete pagato tasse speciali sui carburanti per circa un milione. Diciamo 3 lire delle vostre 100 lorde e 153 iniziali.

Sesta voce, il bollo auto. Diciamo una lira per ogni 153.

Settima voce, l’ICI. Diciamo un’altra lira.

E qui ci fermiamo e facciamo i conti: 153-53-9-21-13-3-1-1=52!  Abbiamo potuto consumare beni e servizi per un valore effettivo di 52lire. 101 lire ci sono state sottratte per tasse e contributi vari. 101 su 153. Paghiamo di tasse e contributi vari più del 65% di quanto otteniamo dai nostri datori di lavoro. E questo è un dato drammaticamente diverso da quello mediamente percepito dalla gente.

Il mega-stato super-sociale, per quanto meraviglioso possa apparire ad una parte di noi, costa, al lavoratore medio, i due terzi delle sue fatiche, e non la metà. A me questa considerazione pare non del tutto trascurabile.

Samuel Magiar