Una favola orientale racconta di una DONNA cui striscio’ in bocca, mentre dormiva, un serpente. Il serpente gli scivolo’ nello stomaco e vi si stabil’ e di là impose alla DONNA la sua volontà, così da deprivarla della sua libertà. La DONNA era alla mercè del serpente : non apparteneva più a se stessa. Finchè un mattino la donna sentì che il serpente se n’era andato e lei era di nuovo libera. Ma allora si accorse di non sapere cosa fare della sua libertà. - Nel lungo periodo del dominio assoluto del serpente ella si era talmente abituata a sottomettere la sua propria volontà alla volontà di questo, i suoi propri desideri ai desideri di questo, i suoi propri impulsi agli impulsi di questo che aveva perso la capacita’ di desiderare, di tendere a qualcosa, di agire autonomamente -. In luogo della libertà aveva trovato il vuoto, perchè insieme col serpente gli era uscita fuori la sua essenza nuova, acquistata nella - cattività - e a lei non restava che riconquistare a poco a poco il precedente contenuto umano della sua vita.

 

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