Risanamento a mano armata.

di Renato Falla

Nel 1992, la comunità internazionale, stanca delle false promesse dei nostri governanti, decise di puntarci (metaforicamente) la pistola alla tempia, mandando in crisi il mercato dei Titoli di Stato, i cui tassi salirono ad oltre il 17%. Il governo Amato fù costretto alla manovra da centomila miliardi e a posare il primo mattone della riforma pensionistica. Nel il 1993, per timore di nuove ritorsioni, il patto con le forze (meglio sarebbe dire debolezze) sociali. Nel 1995: crisi della lira e nuova manovra ed ulteriore tassello della riforma delle pensioni. Il successivo calo degli interessi unita a una pressione fiscale senza precedenti,fecero il resto sulla strada del risanamento dei conti pubblici. Il prezzo che ancora paghiamo è altissimo. Mancato sviluppo e impoverimento generale, perchè si è voluto agire sulla fiscalità e non sulla riduzione della spesa, specie su quella improduttiva. La nostra classe politica, se avesse in mimino di dignità, anzichè pavoneggiarsi, dovrebbe imitare il buon Cincinnato.

 

Risposta Redazione Namir

Il problema e' solo all'inizio, andare in Europa richiedeva enormi sacrifici, risanamenti di bilanci antichi ma non di antiquariato. Insomma, diciamo che questo governo ha fatto la sua parte, l'unica cosa che non e' piaciuta molto e' un'appiattimento dei sindacati, che altrimenti, cioe' con una destra al potere, sarebbero stati poco tranquilli.