Psicoanalisi

di Giorgio Boratto

 

Se applicassimo la psicoanalisi alla politica, specificatamente quella junghiana dell'individuazione, scopriremmo che l'integrazione degli opposti è quanto più utile alla sua comprensione.

In un campo come quello politico dove il particolare, la fazione, la scelta ne sono l'essenza stessa, l'integrazione degli opposti, ci rivelerebbe come destra e sinistra sono all'origine la stessa cosa: sono due aspetti della stessa cultura, dello stesso organismo.

La psicoanalisi ci aiuterebbe ad elevare uno stato di coscienza per cui la destra non escluderebbe la sinistra e viceversa. Destra e sinistra verrebbero assunte come elementi dialettici a ragionamenti che non saranno mai la Ragione.

Applicando la psicoanalisi, la politica diverrebbe un mezzo come l'arte, al "fare anima" e la democrazia l'elemento unitario dove procedere facendo vivere le contraddizioni.

Il contatto con l'inconscio svilupperebbe, poi, un sentire che non si esaurirebbe tra l'individuale e il collettivo; tra l'essere e la specie, ma lo eleverebbe a nuovi traguardi.

Con l'inconscio ha poi a che fare l'amore e l'odio. Cos'è la forza che ci spinge e ci allontana dall'altro? la risposta la si può trovare nell'inconscio dove l'altro è sempre presente e noi ne abbiamo un misterioso sentore.

Ma cos'è che mi allontana così tanto da Berlusconi e Bossi? E' quello che forse più mi avvicina; forse uno stesso bisogno, una stessa mancanza. E' un bisogno d'amore? È una mancanza di verità? Mi allontanano gli interessi? La cultura?

All'origine c'è uno stesso sentire il Bene, il proprio Bene come di chi ci riconosce e pur tuttavia è il Male, quello che non vogliamo vedere in ognuno di noi che ci rende uguali, che ci attrae e respinge.

"Chi odia ama". Recita così un detto popolare quasi a volerci indicare che ciò che smuove l'anima è di una stessa sostanza, di una stessa natura che si ritrova nell'inconscio.

Con la psicoanalisi, alla fine, tutto ci rimanda al difficile senso di sapere di sè: la strada maestra per diventare quello che si è. Poi si sarà liberi di dichiararsi di destra o di sinistra; liberi di comportarsi di conseguenza, sapendo che, qualunque cosa diremo o faremo, parleremo sempre e solo di noi.

Su questa base la politica diverrebbe una vera arte nobile ed escluderebbe le guerre. Comprendendo l'odio quale specchio del proprio male, chi è l'ebreo? Il palestinese? Chi il cattolico o il musulmano? Chi è il re o il fante? Solo un uomo con i suoi ragionamenti dovrebbe starci davanti. Un semplice uomo: un uomo intero.

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Abbiamo trovato nella logica della psicologia - cioe' in questa lettera, una soluzione esplicita per poter fermare con un pensiero scientifico, tutte le guerre, purtroppo sappiamo che l'istinto fa perdere spesso la ragione e che l'odio non e' sempre l'equivalente di AMORE. Altrimenti, non ci troveremmo davanti a guerre in atto ancora oggi in tutto il pianeta. Pero' Giorgio ha ragione, scrivendo che l'uomo e' il contrario di qualsiasi specie vivente, e' l'unico ad non amare la propria societa' ed e' l'unico ad andare sopra le righe in eccessi DISTRUTTIVI. In poche parole, se quanto affermato non esiste e' perche' la nostra specie e' malata, incapace di dimostrare i propri sentimenti e il proprio altruismo, in tutto il pianeta, gli animali mangiano animali, per fame, non per gioco, ma soprattutto, difficilmente un animale mangia l'animale della propria specie anche se spinto dalla propria sopravvivenza. L'uomo in questo dimostra quanto si sia staccato definitivamente dalla natura tutta e quanto sia difficile oggi il suo recuperare SENSO.

Troviamo pero' questa lettera bellissima - grazie Redazione Namir.