Il problema della casa
(Perché affittare un trilocale in periferia di Milano costa ormai il 100%
dello stipendio netto di un operaio?)
L'aliquota fiscale/contributiva sui redditi da lavoro dipendente è arrivata
oggi in Italia al 64-67%. Un lavoratore dipendente che costa al suo datore
di lavoro 100 lire, pagati i vari contributi INPS (40%), l'IRPEF, l'IVA,
l'ICI, le varie-auto, etc., riesce a consumare beni e servizi per un valore
effettivo di sole 35 lire. Un prelievo fiscale e contributivo così elevato
costituisce di per sè un "problema" assai grave. Ciascun bene o servizio è
infatti prezzato sulla base di un costo del lavoro pari a 100, e se
incorpora un'ora di lavoro altrui costa, appunto, 100. Un ora del proprio
lavoro rende invece 35. Da ciò una situazione di disagio grave, diffuso, e
generalizzato, per tutti gli Italiani, ai quali il prezzo di molti beni
apparirà sproporzionatamente elevato rispetto alle proprie disponibilità.
Si può parlare, a tutti gli effetti, di una nuova quanto subdola forma di
miseria. Una miseria che riguarda in qualche modo tutti noi. La miseria di
un italiano che ha un lavoro normale, uno stipendio normale, e fa fatica a
vivere. Ma io, direte voi, non avverto affatto questa nuova situazione di
disagio di cui qui leggo. Fatto stà che le aliquote fiscali e contributive
sono state portate verso l'alto assai lentamente nell'arco degli ultimi
trent'anni. E che in questi trent'anni si sono avuti, in molti settori
produttivi dell'economia, cospicui incrementi di produttività.
Dobbiamo oggi lavorare per ben tre ore per poter acquistare un bene che
incorpori una sola ora di lavoro altrui. Fatto stà che molti beni
incorporano oggi moltissime meno ore di lavoro altrui di trent'anni fà. Così
che il prezzo reale relativo di molti beni, espresso ad esempio quale
frazione di uno stipendio mensile netto standard,  è in effetti calato. Sono
calati, ad esempio, negli ultimi trent'anni, i prezzi reali relativi di
lavatrici, televisori, automobili, computer etc. Questi beni si sono diffusi
in fasce via via più ampie della popolazione. Tutto questo è stato
puntualmente registrato e misurato dalle statistiche nazionali, ed ha
generato una sensazione di benessere almeno parzialmente falsa ed illusoria.
Sensazione illusoria, perchè è data dalla risultante netta di due opposte
spinte. Una prima, potentissima e che spinge verso il benessere, dovuta
all'incremento della produttività. Una seconda, nascosta, quasi altrettanto
potente ma negativa, e che spinge verso la miseria, dovuta a prelievi
fiscali/contributivi via via più elevati negli anni.
Sensazione falsa, perchè non tiene conto del fatto che esiste un bene
importante, la casa, la cui produzione assorbiva ed assorbe ancora oggi una
quantità enorme di ore lavoro altrui. Il prezzo reale relativo raggiunto
oggi dal bene casa è lo specchietto tornasole che ci consente di renderci
conto di quanto nefasti possano risultare gli effetti di un aumento della
pressione fiscale/contributiva nel tempo, di per sè.
Ricordo come nel 1970 lo stipendio iniziale di un impiegato alle poste fosse
di circa 180.000 lire di allora. E come l'affitto comprensivo di spese di un
trilocale in periferia di Milano ammontasse a 55-60.000 lire. Prezzo reale
relativo di quell'appartamento nel 1970: poco meno di un terzo dello
stipendio. Oggi lo stipendio iniziale di un postale ha raggiunto, forse, i
due milioni di lire, undici volte quanto nel 1970. Lo stesso appartamento
non si può però oggi affittare per meno di 1.500.000 lire, venticinque volte
tanto. Per un prezzo reale relativo che ha tragicamente raggiunto almeno i
3/4 dello stesso stipendio.
Ricordo come negli anni 60 i lavoratori si spostassero dal sud al nord in
cerca di lavoro senza alcun problema. Oggi la stessa mobilità è frenata dal
problema casa. Problema casa che abbiamo visto in realtà non essere altro
che un problema dovuto alle differenze fra redditi lordi e redditi netti,
ovvero un problema di prelievo fiscale/contributivo eccessivo.


Samuel Magiar