PNAC E L'11 SETTEMBRE

PNAC - Project for the New American Century (Progetto per il Nuovo Secolo Americano)

Rebuilding America's Defenses

IL LINK PER CHI CONOSCE L'INGLESE - http://www.newamericancentury.org/RebuildingAmericasDefenses.pdf

 

La prima volta che ciascuno di noi ha sentito ventilare la possibilità che l'11 settembre sia stato un autoattentato, ha probabilmente reagito nello stesso modo: con un secco rifiuto istintivo. "Non è possibile che gli americani si siano fatti questo da soli", è la prima cosa che qualunque persona normale è portata a pensare, di fronte ad un'azione che nessuno di noi riuscirebbe nemmeno a concepire nella più torbida delle sue notti.

Pare invece che vi sia chi è riuscito a concepirla alla piena luce del giorno, con largo anticipo, e senza nemmeno mostrare troppe remore nel renderla pubblica. Stiamo parlando del notorio documento del PNAC - Project for the New American Century - partorito nel Settembre del 2000 dal think-tank guidato da Wolfowitz, Rumsfeld, Cheney e soci, ovvero dalla squadra che solo quattro mesi dopo, in maniera tutt'altro che limpida, sarebbe riuscita a conquistarsi la strada per la Casa Bianca.

Il "Nuovo Ordine Mondiale"

La "filosofia" del PNAC, che è ufficialmente nato nel 1997, era imperniata sull'idea che fosse necessario approfittare del recente crollo dell'impero sovietico, e della momentanea mancanza di avversari a livello mondiale, per garantire all'America strategicamente, politicamente, e militarmente, il controllo indiscusso del pianeta.

E' quello che sempre più comunemente viene definito "New World Order", o Nuovo Ordine Mondiale. In una curiosa coincidenza, il Presidente George H. Bush (padre dell'attuale Presidente) teneva di fronte al Congresso americano (il Parlamento a camere riunite) un discorso intitolato "Towards a New World Order" (verso un nuovo ordine mondiale), proprio l'11 di Settembre del 1990. Si era alla vigilia della Prima Guerra del Golfo. Undici anni dopo sarebbero cadute le Torri Gemelle. E nonostante il figlio, divenuto nel frattempo presidente, quel giorno si trovasse in Florida, l'ex-presidente, di ritorno da New York al Texas, decise di passare la notte alla Casa Bianca, in compagnia di Dick Cheney. Cheney è l'uomo che avrebbe preso in mano le redini dell'intera situazione, il giorno seguente, in assenza del Presidente da Washington.

Ovviamente, il progetto di distruzione delle Torri Gemelle non stava scritto nero su bianco, sulle pagine del PNAC pubblicate nel Settembre 2000, ma di certo quegli attentati apparvero come un elemento ideale da una parte, e assolutamente indispensabile dall'altra, per mettere in moto la macchina da guerra che abbiamo visto scatenarsi dopo l'11 Settembre.

L'articolo che segue, pubblicato nel settembre 2002 dal Sunday Herald di Londra, sembra offrire un'ottima sintesi di quella che è la mentalità che sta alla base del "Progetto per il Nuovo Secolo Americano".

Il documento originale "Rebuilding Americas Defenses" (.pdf)

Il discorso di George H. Bush dell'11 Settembre 1990, "Towards a New World Order"

Il sito ufficiale del PNAC.

Qui di seguito un articolo del Sunday Herald riguardo il contenuto del PNAC.

Bush pianificò il "cambio di regime" in Iraq prima di diventare Presidente

Di Neil Mackay, Sunday Herald - 15 settembre 2002

Un progetto SEGRETO per la dominazione USA del globo rivela che il Presidente Bush e il suo gabinetto stavano pianificando un attacco premeditato all'Iraq per garantire un cambiamento di regime anche prima di prendere il potere nel gennaio del 2001.

Il progetto, scoperto dal Sunday Herald, per la creazione di una "Pax Americana globale" è stato redatto da Dick Cheney (ora vice-presidente), Donald Rumsfeld (ministro della difesa), Paul Wolfowitz (segretario di Rumsfeld), il fratello minore di George W Bush, Jeb, e Lewis Libby (capo dello staff di Cheney). Il documento, intitolato "Ricostruzione delle difese americane: Strategie, Forze e Risorse per un Nuovo Secolo", fu scritto nel settembre 2000 dal comitato di neo-conservatori: Project for the New American Century (PNAC).

Il piano mostra come il gabinetto di Bush intendesse prendere il controllo della regione del Golfo, fosse o no al potere Saddam Hussein. Vi si legge: "Da decenni gli Stati Uniti tentano di giocare un ruolo più permanente nella sicurezza della regione del Golfo. Se l'irrisolto conflitto con l'Iraq offre la giustificazione immediata, la necessità per una consistente presenza americana nel Golfo trascende la questione del regime di Saddam Hussein".

Il documento PNAC conferma un "progetto per il mantenimento della supremazia globale degli USA, impedendo l'ascesa di una grande potenza rivale e modellando l'ordine e la sicurezza internazionali in linea con i principi e gli interessi americani".

La "grandiosa strategia americana" dovrà essere perseguita "più a lungo possibile nel futuro", dice il rapporto. Esso richiede inoltre che gli USA "combattano e riportino vittorie decisive in contemporanea su più teatri di guerra di importanza strategica" come "missione chiave".

Il rapporto descrive le forze armate americane all'estero come "la cavalleria della nuova frontiera americana". Il progetto PNAC conferma un precedente documento scritto da Wolfowitz e Libby secondo il quale gli USA devono "scoraggiare le nazioni industrialmente avanzate dal proporre la loro leadership o perfino ad aspirare ad un più ampio ruolo a livello regionale o mondiale"

Inoltre il rapporto PNAC:

- si riferisce agli alleati chiave, come il Regno Unito, come al "più efficace ed efficiente mezzo per esercitare la leadership americana globale";

- descrive le missioni di mantenimento della pace come "riservate alla leadership politica americana, piuttosto che a quella delle Nazioni Unite";

- rivela la preoccupazione all'interno dell'amministrazione che l'Europa possa rivaleggiare con gli USA;

- afferma che "anche se Saddam dovesse uscire di scena" le basi in Arabia Saudita e in Kuwait rimarranno in modo permanente - nonostante l'opposizione interna dei regimi del Golfo allo stazionamento di truppe USA - dal momento che l'Iran potrebbe benissimo rivelarsi una minaccia agli interessi USA pari a quella rappresentata dall'Iraq".

- evidenzia la Cina per un "cambio di regime", sostenendo che "è tempo di accrescere la presenza delle forze americane nell'Asia sud-orientale". Questo, dice il documento, può portare al fatto che "l'America e le potenze alleate forniscano la spinta al processo di democratizzazione in Cina";

- sollecita la creazione di "Forze Spaziali USA", per dominare lo spazio, e il controllo totale del cyberspazio per evitare che i "nemici" possano adoperare internet contro gli USA;

- suggerisce che, nonostante la minaccia di dichiarare guerra all'Iraq per aver sviluppato armi di distruzione di massa, gli USA meditano di produrre armi biologiche - bandite dalla nazione - nei decenni a venire. Esso afferma: "Nuovi metodi di attacco - elettronico, 'non-letale', biologico - saranno disponibili in misura maggiore; probabilmente i combattimenti avranno luogo in nuove dimensioni, nello spazio, nel cyberspazio, e forse il mondo dei microbi ... forme avanzate di guerra biologica indirizzate a specifici genotipi, possono levare la guerra biologica dal regno del terrore e trasformarla in un utile strumento politico";

- e indica la Corea del Nord, la Libia, la Siria e l'Iran come regimi pericolosi e afferma che la loro esistenza giustifica la creazione di un "sistema mondiale di controllo e comando".

Tam Dalyell, il ministro laburista, padre della Camera dei Comuni e una delle principali voci di ribellione contro la guerra in Iraq, dichiara: "Questa è spazzatura della consulenza presidenziale di destra fatta di falchi col cuore da coniglio - gente che non ha mai fatto la guerra ma è innamorata dell'idea della guerra. Uomini come Cheney, che durante guerra del Vietnam erano imboscati.

"Questo è un progetto per la dominazione USA del mondo - un nuovo ordine mondiale di loro invenzione. Questi sono i processi mentali di visionari americani che vogliono controllare il mondo. Mi sconvolge che un Primo Ministro laburista britannico abbia potuto saltare nel letto di una ciurma di simile levatura morale."

Fonte originale: Sunday Herald - 15 September 2002

Traduzione dei brani più significativi del PNAC

Il documento completo è troppo lungo, per cui propongo qui una traduzione dei punti salienti ad opera dell'utente Orwell di www.luogocomune.net.

« RICOSTRUIRE LA DIFESA AMERICANA

Strategia, Forze e Risorse per un Nuovo Secolo

Rapporto del Progetto per un Nuovo Secolo Americano

Settembre 2000

IL PROGETTO PER IL NUOVO SECOLO AMERICANO

Nato nella primavera del 1997, il progetto per il nuovo secolo americano è una organizzazione educazionale no-profit, il cui scopo è di promuovere la leadership americana globale. Il progetto è una iniziativa del Progetto Nuova Cittadinanza. William Kristol è il presidente del progetto, e Robert Kagan, Devon Gaffney Cross, Bruce P. Jackson e John R. Bolton ne sono i direttori. Gary Schmitt è il direttore esecutivo del progetto.

"Al termine del 20° secolo, gli Stati Uniti si presentano come la potenza mondiale dominante. Dopo aver guidato l’occidente alla vittoria della Guerra Fredda, l’America è ora davanti ad una opportunità ed una sfida: gli Stati Uniti hanno la lungimiranza di costruire ancora sui successi ottenuti nei decenni passati? Gli Stati Uniti hanno la risolutezza per configurare un nuovo secolo che sia favorevole ai principi e agli interessi Americani?

"[Ciò di cui abbiamo bisogno è] una forza militare che sia forte e pronta ad affrontare sia le sfide presenti sia quelle future; una politica estera che promuova in modo deciso e propositivo i principi americani all’estero; e una leadership nazionale che accetti le responsabilità globali degli Stati Uniti.

"Certo, gli Stati Uniti devono essere prudenti nel modo in cui esercitano il loro potere. Tuttavia non possiamo evitare i costi che sono associati alla responsabilità della leadership globale. L’America ha un ruolo vitale nel mantenimento della pace e della sicurezza in Europa, in Asia e nel Medio Oriente. Se decliniamo le nostre responsabilità, incoraggiamo le sfide ai nostri interessi fondamentali. La storia del 20° secolo dovrebbe averci insegnato quanto sia importante configurare le circostanze prima che emerga la crisi, e affrontare le minacce prima che diventino estreme. La storia del secolo passato dovrebbe averci insegnato ad abbracciare la causa della leadership americana."

- Dal fondamento del progetto Dichiarazione dei Principi.

INTRODUZIONE

Il progetto per il Nuovo Secolo Americano nacque nella primavera del 1997. Dalla sua nascita, il Progetto si è preoccupato del declino della forza della difesa americana, e dei problemi che tale declino creerebbe per l’esercizio della leadership americana nel mondo e, in ultimo, per il mantenimento della pace.

Le nostre preoccupazioni furono rafforzate dai due studi sulla difesa commissionati dal congresso che furono disponibili di lì a poco: la Review Quadriennale della Difesa del Pentagono (QDR, Maggio 1997) e il rapporto del Panel Nazionale sulla Difesa (NDP, Dicembre 1997). Entrambi gli studi assumevano che i budget di spesa sulla difesa negli USA sarebbero rimasti stabili o avrebbero continuato a ridursi. Di conseguenza, i piani di difesa e le raccomandazioni evidenziate nei due rapporti furono disegnati avendo in mente tali vincoli di budget. In termini generali, il QDR espresse preoccupazione sulle attuali esigenze militari nella spesa per i futuri bisogni della difesa, mentre il rapporto dell’NDP enfatizzò i bisogni futuri sottostimando le odierne responsabilità della difesa. Anche se il QDR e il rapporto dell’NDP proponevano politiche diverse, entrambi condividevano una caratteristica di fondo: il divario tra risorse e strategia doveva essere colmato non aumentando le risorse bensì con un ridimensionamento della strategia. Le forze armate americane, sembrava, potevano prepararsi al futuro ritirandosi dal loro decisivo ruolo di difesa dell’odierno ordine di sicurezza globale, oppure potevano occuparsi della situazione attuale ma essere impreparate per le minacce e le battaglie di domani.

Entrambe le alternative ci sembrarono miopi. Gli Stati Uniti sono l’unica superpotenza, combinando potere militare dominante, leadership tecnologica globale, ed economia più estesa del mondo. Inoltre, l’America si pone a capo di un sistema di alleanze che include gli altri poteri democratici guida del mondo. Al momento gli Stati Uniti non hanno nemici globali. La strategia generale dovrebbe puntare a mantenere ed estendere questa posizione vantaggiosa il più possibile negli anni a venire. Ci sono, tuttavia, stati potenzialmente potenti insoddisfatti della situazione attuale che vogliono cambiarla, se possibile, in direzioni che mettono in pericolo la condizione di relativa pace, prosperità e libertà di cui gode il mondo oggi. Fino ad ora, sono stati scoraggiati dal farlo dalla capacità e dalla presenza globale del potere militare Americano. Ma, se tale potere diminuirà, sia in termini assoluti sia relativi, le felici condizioni che ne conseguono saranno inevitabilmente messe a repentaglio.

Il mantenimento dell’invidiabile situazione strategica in cui gli Stati Uniti si trovano oggi richiede una capacità militare dominante sia oggi sia nel futuro. Tuttavia anni di tagli alla spesa militare hanno eroso la prontezza dell’esercito Americano, e mettono a rischio i piani del Pentagono per mantenere la superiorità militare negli anni a venire. Sempre di più, l’esercito degli US si ritrova sottodimensionato, equipaggiato ed addestrato inadeguatamente, costretto a gestire operazioni d’emergenza, e mal preparato a adattarsi alla "Revolution in military affairs". Senza una ben congegnata politica di difesa e un appropriato aumento della spesa militare, gli Stati Uniti si stanno facendo sfuggire la possibilità di avvantaggiarsi appieno delle opportunità strategiche alla sua portata.

Con queste premesse in mente, nella primavera del 1998 avviammo un progetto che aveva lo scopo di esaminare i piani e i bisogni in termini di risorse per la difesa del paese. Iniziammo dal presupposto che le potenzialità militari degli US dovrebbero essere in grado di sostenere una strategia Americana generale mirata a costruire su questa opportunità senza precedenti. Non accettammo nessun tipo di vincolo prestabilito sulla base di assunzioni su cosa il paese dovrebbe o non dovrebbe voler spendere per la sua difesa.

In termini generali, vedemmo il progetto come la prosecuzione della strategia sulla difesa espressa dal Dipartimento delle Difesa di Cheney negli ultimi giorni dell’Amministrazione Bush. La Guida alla Politica sulla Difesa (DPG) abbozzata nei primi mesi del 1992 offriva un modello di riferimento per mantenere la supremazia degli US, impedendo la crescita di un grosso potere nemico, e configurando l’ordine della sicurezza internazionale in linea con i principi e gli interessi Americani. Trapelato prima di essere formalmente approvato, il documento fu criticato come uno sforzo dei "guerrieri della guerra fredda" mirato a mantenere alto il livello della spesa per la difesa e ad arginare i tagli alle forze armate malgrado il crollo dell’Unione Sovietica; come prevedibile, fu di conseguenza accantonato dalla nuova amministrazione.

Anche se l’esperienza degli ultimi otto anni ha modificato la nostra conoscenza dei fabbisogni particolari dell’esercito per portare avanti questa strategia, i principi di base del DPG, a nostro giudizio, rimangono validi. E le parole che il segretario Cheney pronunciò a quel tempo in risposta alle critiche al DPG sono ancora vere: "Possiamo supportare le forze armate di cui abbiamo bisogno e rimanere in una posizione che aiuti a far andare le cose per il meglio, oppure possiamo gettare questo vantaggio al vento. Ma ciò non farebbe che anticipare il giorno in cui dovremo affrontare minacce più grandi, ad un costo maggiore e un rischio ulteriore per la vita degli Americani."

Il progetto andò avanti con lo svolgimento di una serie di seminari. Chiedemmo ad eminenti esperti della difesa di scrivere articoli per approfondire vari argomenti: le missioni future e i bisogni dei singoli servizi dell’esercito, il ruolo delle riserve, la dottrina strategica nucleare e la difesa missilistica, il budget per la difesa e i progetti per la modernizzazione dell’esercito, lo stato (addestramento e prontezza) attuale delle forze, la Revolution in military affaire, la pianificazione della difesa per i teatri di guerra, piccole guerre e operazioni di polizia. Gli articoli furono distribuiti ad un gruppo di partecipanti, scelti per la loro esperienza e giudizio nelle questioni della difesa. (L’elenco dei partecipanti si trova alla fine di questo rapporto). Ciascun articolo divenne quindi la base per la discussione e il dibattito. Il nostro scopo era di utilizzare gli articoli per aiutare la discussione, per generare e valutare le idee, e per supportarci a sviluppare il nostro rapporto finale. Mentre ogni articolo partiva dallo stesso punto di vista strategico comune, non facemmo nessun tentativo di indirizzare i punti di vista o le indicazioni dei singoli articoli. Volevamo che la discussione fosse il più possibile completa e diversificata.

Il nostro rapporto discende in modo pesante da quelle considerazioni. Tuttavia non chiedemmo ai partecipanti al seminario di "sottoscrivere" il rapporto finale. Volevamo una discussione franca e cercammo di evitare i rischi che si potevano nascondere nel tentare di produrre un prodotto di consenso ma blando. Volevamo tentare di definire e descrivere una strategia di difesa che fosse onesta, meditata, coraggiosa, internamente consistente e chiara. E volevamo far scattare la scintilla per una discussione seria ed informata, il primo passo essenziale per arrivare a conclusioni valide e per conquistare il sostegno dell’opinione pubblica.

Alcuni fatti nuovi ci hanno fatto pensare che il rapporto poteva avere un’audience più ricettiva adesso rispetto agli anni più recenti. Per la prima volta dagli anni ’60 il governo federale sta gestendo un avanzo di capitale. Per la maggior parte degli anni ’90, il Congresso e la Casa Bianca hanno dato alla parità del bilancio federale una priorità maggiore rispetto al finanziamento della sicurezza nazionale. Infatti, ad un livello significativo, il budget è stato bilanciato da una combinazione tra aumento delle entrate provenienti dalle tasse e tagli alla spesa per la difesa. L’avanzo che ci si attende nelle entrate federali nei prossimi dieci anni, ad ogni modo, elimina qualsiasi necessità di tenere la spesa per la difesa ad un preconcetto basso livello.

Inoltre, l’opinione pubblica Americana e i suoi rappresentanti eletti sono diventati sempre più consapevoli del declino dello stato dell’esercito degli US. Notizie di cronaca, rapporti del Pentagono, testimonianze del congresso e resoconti di membri dei servizi armati dipingono un quadro di un esercito Americano che è alle prese con bassi tassi di arruolamento e mantenimento, alloggi cadenti, insufficienza di pezzi di ricambio e di armi, e una preparazione al combattimento in calo.

Infine, questo rapporto viene dopo l’esperienza di un decennio alle prese con il mondo del dopo Guerra Fredda. Gli sforzi fatti in passato per disegnare una strategia di difesa che funzionasse per la sicurezza odierna sono stati costretti a funzionare su molte ipotesi non verificatesi sulla natura di un mondo senza una superpotenza nemica. Oggi abbiamo un’idea molto più chiara di quali siano le nostre responsabilità, quali potrebbero essere le minacce per noi in questo nuovo scenario di sicurezza, e di cosa ci sarà bisogno per assicurare la conseguente pace e stabilità. Siamo convinti che il nostro rapporto rifletta e tragga benefici da questo bagaglio di esperienza decennale.

Il nostro rapporto viene pubblicato in un anno di elezioni presidenziali. La nuova amministrazione dovrà produrre una seconda Review Quadriennale della Difesa poco dopo il suo insediamento. Speriamo che il rapporto del Progetto servirà come linea guida per i piani di difesa immediati e futuri della nazione. Crediamo di aver messo in piedi un programma di difesa che è giustificato dall’evidenza, è basato su un onesto esame dei problemi e delle possibilità, e che non si sottrae dall’affrontare il reale costo della sicurezza. Speriamo che possa ispirare una attenta considerazione e una seria discussione. Il mondo del dopo Guerra Fredda non rimarrà a lungo un posto relativamente pacifico se continueremo ad ignorare i problemi relativi alla politica estera e alla difesa. Ma una seria attenzione, una riflessione attenta, e la disponibilità a destinare le risorse adeguate per conservare la potenza militare Americana potranno rendere il mondo più sicuro e gli interessi strategici Americani più protetti sia oggi sia in futuro.

PRINCIPALI RISULTATI

Questo rapporto deriva dalla convinzione che l’America dovrebbe cercare di preservare ed estendere la sua posizione di leadership globale attraverso il mantenimento della superiorità delle forze militari degli US. Oggi, gli Stati Uniti hanno un’opportunità strategica senza precedenti. Non hanno davanti a sé nessuna grande potenza che li possa sfidare; hanno al loro fianco alleati ricchi e potenti in ogni parte del mondo; sono nel pieno del più lungo ciclo di espansione economica che la storia ricordi; e i loro principi economici e politici sono condivisi quasi universalmente. Mai come oggi l’ordine della sicurezza internazionale è stato così proteso verso gli interessi e gli ideali Americani. La sfida del prossimo secolo è preservare ed ampliare questa "Pax Americana".

Eppure a meno che gli Stati Uniti non mantengano una adeguata forza militare, questa opportunità verrà persa. E infatti, negli ultimi dieci anni, l’insuccesso nello stabilire una strategia per la sicurezza che rispondesse alle nuove realtà e offrisse risorse adeguate per l’intera gamma di missioni necessarie ad esercitare la leadership globale degli US a messo sempre più a rischio la pace Americana. Questo rapporto tenta di definire queste necessità. In particolare dobbiamo:

STABILIRE QUATTRO MISSIONI ESSENZIALI per le forze armate degli US:

• difendere la patria Americana;

• combattere e vincere in modo definitivo, nei principali teatri di guerra simultaneamente;

• assolvere ai doveri di polizia associati alla creazione di zone di sicurezza in regioni critiche;

• trasformare le forze armate degli US per compiere la "rivoluzione nelle questioni militari";

Per portare a compimento queste missioni chiave, dobbiamo fornire un’adeguata allocazione di forze e di risorse. In particolare, gli Stati Uniti devono:

MANTENERE LA SUPREMAZIA STRATEGICA NUCLEARE, basando il deterrente nucleare degli US su un assetto nucleare globale che prenda in considerazione l’intera gamma delle minacce attuali ed emergenti, e non solamente il bilancio US-Russia.

RIPORTARE I LIVELLI DEL PERSONALE dell’esercito odierno più o meno ai livelli dell’"Esercito Base" indicati dall’amministrazione Bush, con un aumento delle forze in servizio attivo da 1,4 milioni a 1,6 milioni.

RIPOSIZIONARE LE FORZE ARMATE DEGLI US per rispondere alle realtà strategiche del 21° secolo spostando forze con base permanente dal Sudest Europeo al Sudest Asiatico, e modificando gli schemi di schieramento delle forze navali in modo da riflettere i crescenti interessi strategici nell’Asia dell’Est.

MODERNIZZARE LE ATTUALI FORZE DEGLI US IN MODO SELETTIVO, procedendo con il programma F-22 aumentando l’acquisto di ponti aerei, supporto elettronico e altre portaerei; espandendo le flotte di combattimento sottomarine e di superficie; acquistando elicotteri Com’anche e veicoli di terra medio-pesanti per l’esercito, e la portaerei V-22 Osprey "a rotore inclinato" per i Corpi della Marina.

CANCELLARE I PROGRAMMI "ROADBLOCK" come il Joint Strike Fighter, CVX e Crusader che assorbirebbero un ammontare esorbitante dei fondi del Pentagono offrendo miglioramenti limitati delle capacità attuali. I risparmi ottenuti dalla cancellazione di questi programmi dovrebbero essere usati per alimentare il processo di trasformazione militare.

SVILUPPARE E SCHIERARE DIFESE MISSILISTICHE GLOBALI per difendere la patria Americana e gli alleati americani, e per offrire basi sicure alla proiezione del potere degli US in tutto il mondo.

CONTROLLARE LE NUOVE "COMUNITA’ INTERNAZIONALI" DELLO SPAZIO E DEL "CYBERSPAZIO", e aprire la strada ad un nuovo servizio militare – le Forze Spaziali degli US – con la missione del controllo dello spazio

PORTARE A COMPIMENTO LA "RIVOLUZIONE NELLE QUESTIONI MILITARI" per assicurare le superiorità di lungo termine delle forze convenzionali degli US. Stabilire un precesso di trasformazione in due fasi che

• massimizzi il valore dei sistemi di armamento attuali attraverso l’applicazione di tecnologie avanzate e

• produca più intensi miglioramenti nelle capacità militari, incoraggiando la competizione tra i singoli servizi e gli sforzi di sperimentazione di servizi congiunti.

AUMENTARE LA SPESA MILITARE gradualmente ad un livello minimo da 3,5 a 3,8 punti percentuali del prodotto interno lordo, aggiungendo dai 15 ai 20 miliardi di dollari alla spesa militare totale annua.

Completare queste richieste è essenziale se l’America vuole mantenere il suo stato dominante nei decenni a venire. Al contrario, il fallimento nel raggiungere uno qualsiasi di questi requisiti si manifesterà in una qualche forma di ritirata strategica. Ai livelli attuali di spesa per la difesa, l’unica opzione è quella di tentare di "affrontare" in modo inefficace rischi sempre più grandi: pagare per i bisogni di oggi imbrogliando su quelli di domani; ritirandosi dalle missioni di polizia per dedicare le forze alle guerre su vasta scala; "scegliendo" tra la presenza in Europa e quella in Asia; e così via. Queste sono scelte infelici. E sono anche falsi risparmi. I "risparmi" che si otterrebbero dal ritiro dai Balcani, ad esempio, non libererebbero neanche lontanamente l’entità delle risorse necessarie per la modernizzazione e la trasformazione degli apparati militari. Ma questi sono falsi risparmi anche in un altro e più profondo senso. Il reale costo del non soddisfare le necessità della nostra difesa sarà una minore capacità per la leadership Americana globale e, in ultimo, la perdita di un ordine di sicurezza globale che è l’unico disponibile per i principi e la prosperità Americani.

 

Per conservare la preminenza nei decenni a venire, il Dipartimento della Difesa deve sperimentare in modo più aggressivo nuove tecnologie e nuovi concetti operativi e cercare di compiere la emergente rivoluzione delle questioni militari.

...

Gli effetti di questa trasformazione militare avranno profonde implicazioni su come le guerre verranno combattute, quali armi domineranno i campi di battaglia e, inevitabilmente, quali nazioni godranno della supremazia militare.

...

Inoltre, il processo di trasformazione, anche se porterà ad un cambiamento rivoluzionario, sarà verosimilmente un processo lungo, in assenza di un qualche evento catastrofico e catalizzatore – tipo una nuova Pearl Harbor.

... »

A quanto pare sono stati anche fortunati: la nuova Pearl Harbor c'è stata l'11 settembre 2001, e quindi hanno potuto velocizzare di parecchi decenni il processo di trasformazione. Che fortuna sfacciata, eh? Per fortuna che c'erano quei 19 fessi arabi suicidi (be', magari non proprio "suicidi"), altrimenti chissà quanti anni avrebbero dovuto aspettare ancora.

Quando si dice il caso.

Tale politica Reaganiana di forza militare e trasparenza morale potrebbe non essere comune oggi. Ma è necessaria se gli Stati Uniti vogliono costruire sui successi del secolo passato e per tutelare la nostra sicurezza e la nostra grandezza di domani.

Elliott Abrams (Consigliere principale per il Medio Oriente governo USA)

Gary Bauer (Attivista repubblicano cristiano)

William J. Bennett (Segretario all'istruzione durante la presidenza di Reagan)

Jeb Bush (Repubblicano, governatore e fratello di George W. Bush)

Dick Cheney (Vicepresidente Stati Uniti)

Eliot A. Cohen (Analista e commentatore militare della Johns Hopkins University)

Midge Decter (Autore, editore e membro del Hoover Institution Board Overseers)

Paula Dobriansky (Sottosegretario di Stato per gli affari globali) Steve Forbes

Aaron Friedberg (Professore di scienze politiche a Princeton)

Francis Fukuyama (Docente di Storia)

Frank Gaffney (Presidente del Centro per le Politiche sulla Sicurezza)

Fred C. Ikle (Ex ministro della Difesa)

Donald Kagan (Yale University)

Zalmay Khalilzad (Ambasciatore speciale di Bush)

Lewis Libby (Capo dello staff di Cheney)

Norman Podhoretz (Neoconservatore ed editore di «Commentary»)

Dan Quayle (Vicepresidente Bush)

Peter W. Rodman (Vice di Rumsfeld)

Stephen P. Rosen

Henry S. Rowen (Stanford University)

Donald Rumsfeld (Segretario della Difesa)

Vin Weber (dirigente del centro di ricerche conservatore Empower America)

George Weigel

Paul Wolfowitz (Vice Segretario di Stato alla difesa)

Direttori del progetto

William Kristol, Presidente

Robert Kagan

Bruce P. Jackson

Lewis E. Lehrman

Mark Gerson

Staff del progetto

Gary Schmitt, Executive Director

Daniel McKivergan, Deputy Director

Ellen Bork, Deputy Director

Thomas Donnelly, Senior Fellow

Reuel Marc Gerecht, Senior Fellow, Director of the Middle East Initiative

Christopher Maletz, Assistant Director

B.K

REDAZIONE NAMIR - WWW.NAMIR.IT