CO O SENZA?

UN NUOVO DRAMMATICO TEST DI SAGGEZZA

 

“Co o Senza?” Un quasi infantile giuoco di parole, cui sottostà però una nuova opportunità per il nostro popolo di dimostrare la propria saggezza senza lasciarsi trascinare dall’impulso della passione di parte e senza seguire esempi la cui provenienza potrebb’essere anche definita illustre se non ci avesse scandalizzato coi suoi comportamenti non certo atti a sviluppar la fiducia nelle istituzioni e rispetto per le procedure

“Anche i gatti” (così dicevano i miei alunni di scuola elementare) hanno ormai capito che parlo del caso dei no-global, accusati e posti in stato di detenzione per reati che farebbero, se provati,  tremare le vene e i polsi  persino agli i innocenti, perché neppure essi potrebbero sfuggire alle conseguenze che ne deriverebbero, la principale delle quali sarebbe la riduzione in catene di una democrazia che resterebbe tale solo per i potenti e   loro servi.

Ma il nostro popolo ormai dovrebb’essere vaccinato contro questi rischi di improvvise accensioni d’ira determinate da giudizi sommari e dati sotto l’impeto emotivo di un accadimento non solo non previsto quanto e molto più imprevedibile. E dunque sicuramente comprenderà che in casi siffatti la prima cosa da fare è quella di sospendere il giudizio, di stare calmi in attesa,senza mettere in dubbio la fiducia che si deve alle Istituzioni, sapendole dotate di buoni meccanismi di autocontrollo ed autocorrezione.

Io che scrivo ho grande simpatia per questo movimento, che anche recentemente a Firenze ha dato così alta prova di responsabilità. E tuttavia non mi metto a gridare allo scandalo per l’inchiesta aperta nei confronti di loro esponenti nè per i clamorosi e forse esagerati arresti.

Si ripeterebbe lo sbaglio che ha fatto il nostro presidente del consiglio con tutto il suo entourages, quando, plurinquisito si è messo a gridare come le famose oche del Campidoglio per proclamare la sua innocenza che nessuno avrebbe potuto mettere in dubbio fino a sentenza definitiva. A rigor di logica democratica e civile. Un siffatto comportamento potrebbe non essere il miglior viatico per chi, invece di provved2ere serenamente alla propria difesa, cerca di infangare la personalità dei suoi giudici naurali e pone in atto tutti i mezzi permetterli a tacere, seminando sfiducia, e confezionando leggi quasi esclusivamente per la bisogna.

Il nostro ordinamento giudiziario prevede ben tre gradi di giudizio: un meccanismo che consente ad abundantiam sentenze autocorrettive, se non inficiato dalla cavillosità di causidici associati a potenze economiche, la cui abilità consiste soprattutto e quasi esclusivamente sullo stiracchiamento dei tempi, onde portarlo al limite della prescrizione.

Grazie a Dio non tutti i potenti nostrani si sono comportati così come la compagnia berlusconica e fininvestita: Il Sen. Andreotti, ad esempio, e con esso tanti altri, ha serenamente atteso che il processo passasse i vari gradi di giudizio, ed è ancora in serena attesa di pronuncia definitiva. Per non parlare del caso del giudice Carnevale, la cui attesa di dichiarazione di innocenza è durata un tempo che sarebbe stato sufficiente per fiaccare la fiducia anche di un santo.

E del resto, almeno da noi, la sinistra è abituata a siffatti trattamenti polizieschi e giudiziari:  ne sia prova il caso dell’On. Mancini, che, accusato, non si è messo a squaqquerare come un oca, né ad emettre sinistri stridii da gallina faraona.

E allora (è questa la raccomandazione che da vecchio faccio ai compagni della sinistra italiana) mentre compostamente aspettiamo l’evolversi delle procedure, lasciamo che altri squittiscano come un esercito di roditori, che, invece di esercitare le virtù civiche che pretendono da altri, si danno un da fare d’inferno, per ricoprire le tracce del loro possente e continuo rosicchiare.

 

Luigi Melilli