Società e giornalismo

Il macabro e il ruolo dei media

di Monica Renna

Non c’è da essere sorpresi se tre quarti delle pagine dei quotidiani sono occupate dai macabri delitti compiuti da minorenni nelle ultime settimane, da sempre i giornali vivono di scoop e notizie più o meno precise e se non è uno scoop mettere in copertina la foto di una sedicenne che ha sterminato la sua famigliola, crolla la logica del giornalismo. Ma fa riflettere. Fa riflettere la nostra assuefazione alla notizia che ci porta a divorare le pagine di questi giornali come se parlassero di mostri estranei alla nostra realtà, non di gente comune. Bisognerebbe chiedere ai vicini di casa della famiglia di Novi Ligure, o ai vicini dei protagonisti di altre analoghe vicende, che cosa facessero questi strani mostri dell’era postindustriale, non si alzavano forse al mattino per andare a scuola e non andavano a ballare il sabato sera in discoteca, come tutti i teen-ager del mondo? E se fosse proprio questa la mostruosità che porta a compiere in un raptus liberatorio delitti efferati e massacri atroci, se la chiave al dilemma perché? andasse ricercata in tanta ordinaria normalità e neanche un sospetto che i desideri, i sogni di un’adolescente non possono essere preconfezionati da pubblicità e televisione, che questo continuo bombardamento di oggetti e desideri di oggetti non possa che creare mostri vuoti e senza pensieri se non il bisogno di conquistare altri oggetti, ogni cosa ha il suo prezzo, è questa la logica che passa ogni giorno, ogni ora, ogni singolo minuto dai media vecchi e nuovi, tutto è lecito in tale logica assurda e tangibile, la logica che ormai ci circonda e sovrasta, ragazzi cresciuti a internet e televisione, incapaci di partorire idee personali perché ormai nulla è più personale, tutto è fatto in serie, progettato e omologato in una nuova catena di montaggio delle opinioni, nessuno ha più tempo per ragionare, bisogna produrre, o studiare per imparare a produrre, tutti numeri e codici nel meccanismo

guadagno-consumo che regna e sovrasta ogni altra regola, e allora come sorprendersi quando si leggono tali notizie, sarebbe sorprendente non leggerle, per paradosso.

Si distingue ogni tanto dal gregge qualche voce di mente illuminata e si sente parlare di valori che i giovani avrebbero perso, e che andrebbero loro trasmessi, verrebbe da domandarsi però chi possieda questi benedetti valori, che sono sulla bocca di tutti ma nelle azioni più di nessuno, allora a chi l’arduo compito di inculcare nelle giovani menti questi significati di vita che vanno oltre la logica che ci circonda, alla famiglia? alla scuola? agli uomini di cultura? Ci sono, e sono molti, ma come fare entrare nelle case di questi giovani persi un buon libro- meglio che un grammo di cocaina - una poesia - meglio dei messaggi sms-, da quale porta?

Nella logica in cui tutto ha il suo prezzo, non è un po’ troppo alto il prezzo della follia che si insinua nel ritratto di una famiglia ordinaria, una donna, un bambino di dodici anni, un padre assente, una ragazza alienata nella sua stessa realtà, un altro giovane a sua volta alienato.

E adesso chi pagherà questo prezzo?

 

 

 

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