Intervista ad Helbert Marcuse.

 

Dall’Espresso 24 Aprile 1988.

Tratta dall’archivio di Marcuse dell’Universita’ di Fracoforte amministrato dalla signora Barbara Brick.

 

Professor Marcuse lei e’ molto noto come filosofo sociale e come marxista. Heidegger e la sua filosofia hanno avuto un ruolo significativo nella sua carriera. Lo puo’ ricordare.

 

Lessi - Essere e tempo - quando fu pubblicato nel 1927. Dopo decisi di tornare a Friburgo - dove mi ero laureato in filosofia nel 1922 - nell’intento di collaborare con Heidegger. Rimasi a Friburgo e lavorai con lui fino al dicembre del 1932 ; quando lasciai la Germania prima che Hitler prendesse il potere, la nostra amicizia fini’. Rividi heidegger dopo la seconda guerra mondiale verso il 1946-47, nella Foresta Nera dove aveva una piccola casa. La nostra conversazione non fu certo amichevole ne’ positiva.

 

Lei accetto’ quando era a Friburgo le tesi principali di - Essere e tempo - ?.

 

Devo ammettere sinceramente che durante quel periodo diciamo dal 1928 al 1932 le mie critihe alle sue teorie non erano molte. Avevamo visto in Heidegger cio’ che precedentemente avevamo visto in Husserl ; un nuovo inizio. Una filosofia che si interessa dell’esistenza umana e non esclusivamente delle idee astratte. Questo sentimento l’ho condiviso sen’altro con una parte relativamente grande della mia genarazione ed e’ inutile dire che la delusione e’ arrivata molto presto nei primi anni trenta. Credetti come tutti gli altri che vi potesse essere un collegamento tra esistenzialismo e marxismo.

 

E questa sua teoria come la consider’ Heidegger ?

 

Non dette mai una risposta. Per quello che posso dire io, non e’ ancora certo che fino ad oggi se Heidegger abbia effettivamente letto marx, se abbia letto Lukacs oppure Lucien Goldmann.

 

Come giudica quindi le analisi di Heidegger - fenomenologiche e ontologiche - che sono esposte in - Essere e Tempo ?

 

Come una falsa concretezza. Quando si analizza un concetto basilare come - la vita - l’essere - l’essenza - l’esistenza - diventano solo cattive astrazioni nel senso che non sono strumenti concettuali per abbracciare la vera concretezza. Ma servono al contrario per allontanarsene. L’esistenzialismo di Heidegger e’ in realta’ un idealismo trascendentale.

 

Heidegger vede l’essere umano come - afflizione - preoccupazione - dal punto di vista del decesso individuale : e cio’ reprime tutto cio’ che fa parte di considerazioni sociali. Lei crede che questo sia dovuto alla sua inclinazione ideologica ?

 

E’ giusto citare l’iportanza del termine - decesso - fine - nella sua filosofia poiche’ itengo che sia un buon punto per rispondere alla domanda se vi siano dei segni di nazismo nela sua filosofia precedente al 1933. Le posso dire che ne’ le sue letture ne’ i suoi seminari e nemmeno personalmente, ho mai trovato un segno di una sua simpatia nei confronti del nazional-socialismo. Non parlavamo mai di politica e anche alla fine lui parlava ancora con elogio dei due ebrei, ai quali dedico’ i suoi libri Edmund Husserl e Max Scheler. Quando dichiaro’ pubblicamente il suo nazional-socialismo per noi fu una vera sorpresa. Da quel momento ci chiedemmo naturalmente : non c’erano forse delle anticipazioni in - Essere e tempo - e nelle sue altre opere ? E arrivammo a una interessante osservazione : dalla sua visione dell’esitenza umana come - essere nel mondo - ne derivava una visione altamente repressiva e oppressiva. Ho riletto le categorie principali di - Essere e tempo - nella quali Heidegger vedeva le caratteristiche fondamentali dell’Esistenza e della Vita. Eccole - amabile conversare - rarita’ - ambiguita’ - essere cadito e gettato - preoccupazione - l’essere per morire - angoscia - spavento - noia - e via di seguito. Forniscono le immagini di un pensiero che gioca con le angosce e le frustrazioni di uomini e donne in una societa’ repressiva ; uomini-materiale per la personalita’ autoritaria. c’era in realta’ una forte svalutazione della vita nella sua filosofia un’avvelimento della gioia del piacere della sensualita’.

 

Lei crede che Heidegger fosse politicamente un ingenuo o pensa che avesse compreso tutte le implicazioni della sua collaborazione con il partito nazista gia’ quando fu nominato rettore ?

 

Ho parlato con lui di questo ed egli riconobbe che questo fu un errore, isse che aveva valutato in modo sbagliato Hitler e il nazional-socialismo. Ma questo e’ uno degli errori che un filosofo non puo’ commettere. Puo’ commetterne molti di altro tipo, ma questo no. in fondo non si tratta neanche di un errore : piuttosto e’ un tradimento della filosofia come tale e di tutto cio’ che la filosofia rappresenta. Quello che le posso assicurare e’ che Heidegger non era antisemita. Si era rivolto contro la democrazia - pre hitleriana - poiche’ la vita nella Repubblica di Weimar non corrispondeva alle sue categorie esistenziali, la lotta tra capitalismo e socialismo che infuriava quotidianamente sulle strade e nei posti di lavoro, l’esplosione della letteratura e dell’arte radicale e ribelle, questo mondo, questa vita erano estranei al suo esistenzialismo.

 

Come vede il concetto di - autenticita’ - in - Essere e tempo ? -

 

Anch’essa mi sembra una categoria opprimente. Che cos’e’ l’autenticita’ ? In primo luogo e’ il ritirarsi dal mondo degli altri, il mondo del - si-impersonale - . Autenticita’ significa per Heidegger ritirarsi nella intima liberta’ personale ed e’ a partire da questa - introspezione - che viene deciso e determinato ogni momento, ogni fase, ogni situazione della propria vita. Ma quali sono i contenuti, la meta, il - quid - della decisione ? Anche qui’ vi e’ una - neutralizzazione - . La cosa fondamentale e’ decidere e agire di conseguenza. E’ di scarsa rilevanza che la decisione stessa e i suoi scopi siano morali e umani, positivi o meno. Ma l’autenticita’ considerata all’ombra del - morire - l’interpretazione della vita come essere per il - decesso - l’incorporazione del - morire - in ogni ora, in ogni minuto della nostra vita secondo me serve solo a giustificare il nazismo, il sacrificio come fine a se stesso. C’e’ una famosa frase di Ernst Junger sulle necessita’ del sacrificio e dice - al limete del Nulla o al limite del precipizio - Heidegger e Junger mi ricordano il grido di battaglia dei futuristi fascisti - Evviva la muerte -.

 

Come vede il rapporto tra Heidegger e Sartre ?

 

Credo vi sia una base comune nei primi lavori di Sartre e il pensiero di Heidegger in particolare - l’analisi della Vita - questo pero’ e’ tutto. Sarei scorretto nei confronti di Sartre se andassi oltre questo punto. Perche’ - L’Essere e il Nulla - e’ molto piu’ concreto di quanto sia mai stato Heidegger. Sartre sviluppo’ la sua filosofia, supero’ largamente elementi, che anocra lo legavano all’esistenzialismo elaboro’ una filosofia e un’analisi marxista.

 

 

 

 

 

Alla fine della guerra Marcuse riprese il contatto con Heidegger che ando’ a trovare nel suo esilio di Todtnauberg. Successivemente segui’ uno scambio di lettere, ne riportiamo una, che a noi sembra interessantisima.

 

 

Washington 13 Maggio 1948.

 

Caro Heidegger

 

Sono stato a lungo incerto se rispondere alla Sua lettera del 20 gennaio. Ma vorrei toccare solo un punto della sua lettera perche’ il mio silenzio potrebbe essere scambiato per un consenso. Lei scrive che tutto cio’ che io dico sullo sterminio degli ebrei puo’ essere applicato agli alleati, se solo al posto di - ebrei - si legge - tedeschi orientali - . Ma non si rende conto di essere con questa frase al di fuori della dimensione in cui e’ ancora possibile un dialogo tra due esseri - umani -. Al di fuori del Logos ? - giacche’ solo al di fuori di questa dimensione - logica - e’ possibile spiegare e paragonare e concepire un crimine per il fatto che altri avrebbero fatto qualcosa di analogo. Di piu’ : come e’ possibile mettere sullo stesso piano la tortura, la mutilazione e l’annientamento di milioni di individui con il trasferimento forzato di alcuni gruppi, nei confronti dei quali nessuno di questi crimini ( salvo forse qualche rara eccezione ) e’ stato commesso ?

 

 

 

Herbert Marcuse.