Francesca Amici

> PERCHE' E' SUCCESSO?

Penso per molti motivi, che vanno ricercati non solo nella cultura e nella societa' che non ci appartiene, ma anche in quella in cui viviamo.

La globalizzazione che tanto qualcuno osteggia ci rende partecipi e corresponsabili, sia nel bene, sia nelle tragedie.

Perche' in Algeria sono morte piu' di 500.000 persone e nessuno ne parla? Cosi' in molte altre zone del mondo...
Questo e' stato un fatto barbaro ed eclatante, ma alla base di tutto cio' c'e' stato il poco impegno a livello internazionale perche' TUTTI I POPOLI RICONOSCANO DIRITTI INALIENABILI AL DI SOPRA DI OGNI CULTURA; RELIGIONE; SOCIETA'.

Se ad oggi, nel 2001, non siamo ancora d'accordo che la vita umana e la dignita' dell'uomo sono al di sopra di tutto, che cosa possiamo pretendere?
La demonizzazione di una cultura e' solo un modo di non guardare il problema...

SALUTI

REDAZIONE NAMIR - Quando la globalizzazione diventa - partecipazione collettiva umana per risolvere i problemi sociali di tutte le nazioni e combattere poverta' e malattie, siamo con te nel considerarla buona - ma quando questa nasconde licenziamenti - salario basso per i lavoratori - transgenico mai efficientemente sperimentato - cambio delle regole pensionistische - privatizzazioni senza controllo - multinazionali farmaceutiche - centrali nucleari senza ricerche per una ecologica energia - quando questa va a vantggio solo del capitalismo - dei ricchi - rendendo piu' poveri e meno benessere - allora non la comprendiamo e la contestiamo. la globalizzazione ha qualcosa di buono ( la possibilita' dei popoli di incontrarsi creando citta' multiculturali ) e molto di cattivo - lo sfruttamento di tutti i popoli. PER IL RESTO siamo profondamente d'accordo con la tua email - il problema di accentuare il dramma americano e di porci tanta attenzione solo perche' ne facciamo parte culturalmente - o sottoculturalmente - solo perche' siamo occidentali ed e' stata toccata la potenza occidentale - non deve distoglierci dagli altri DRAMMI MONDIALI ai quali dovremmo dedicare piu' minuti di silenzio atti a risolvere i problemi che spesso siamo noi - DIRETTAMENTE - a creargli.

Francesca Poli


Ci sarà un prima ed un dopo 11 settembre 2001: per l'America, per i Grandi del G8, per le vittime e le loro famiglie, per quei furbetti che se la ghignavano dopo aver visto realizzarsi il loro diabolico progetto, ma si sta aprendo un nuovo libro, lo stiamo scrivendo tutti noi, ragazzi, genitori, studenti, operai, semplicemente uomini.

Ho pensato tante cose in questi ultimi 2 giorni, ho guardato telegiornali dopo telegiornali con l'orecchio sempre teso verso le ultime notizie della radio: sembra tutto così irreale e assurdo (persino Nostradamus aveva predetto, immaginato, diciamo pure inventato qualcosa di molto simile). E invece è reale, vicino e commovente.

Sarò contro corrente, ma anche a costo di sembrare cinica o insensibile non posso tenere la bocca chiusa: ho paura. Non di un altro attentato, non di una guerra, non di morire, ho paura degli Stati Uniti e di Bush. Sembra che nessuno se ne renda conto: i giornalisti continuano a mostrare le immagini strazianti degli attentati, le tragiche interviste ai sopravvisuti, tutto il mondo che piange con e per l'America.
D'accordo, anch'io ho versato le mie lacrime per quei vigili del fuoco che correvano incontro alla morte mentre una buona parte degli yuppy newyorchesi cercava la salvezza, ma non ci stiamo dimenticando di qualcosa?
Non stiamo sottovalutando le dichiarazioni del Presidente dei Presidenti?
Non ci stiamo facendo infarloccare dalle belle parole di solidarietà di tutti i paesi più o meno "occidentali"?
Insomma, non sono insensibile alla tragedia, ma vedo oltre: vedo una nazione esageratamente potente e troppo orgogliosa della propria supremazia economica, politica e perchè no, forse anche sociale. Adesso la vedo in ginocchio, ma non piegata, ancora forte dell'appoggio degli alleati e dei nemici (che la temono troppo per rivelarsi tali). Gli Americani sono forti e desiderosi di vendetta.

Il Cittadino n^1 che proclama la prima guerra del 21^ secolo non sembra preoccupare nessuno, nessuno tranne me a quanto pare. NOn so, forse non mi sono spiegata bene: Bush che piange in televisione, in diretta con il mondo, col suo duro discorso contro il terrorismo è un enorme pericolo, non solo per chi ha architettato questo arguto piano, ma per tutti noi, cittadini e uomini. Se prima L'America era potente, permettendole tutta questa libertà, stiamo adesso consegnandole le chiavi della terra.
NOn so come dire: non sono in grado di puntare il dito contro i talebani o accusare terroristi palestinesi, così come non posso difendere la loro posizione politica, semplicemente non voglio che la nostra Europa chiuda gli occhi, smetta di pensare per affidandarsi ad un grande paese fomentando il suo desiderio di vendetta.

Saranno i miei vent'anni, sarà la mia ignoranza, ma così come sono rimasta sconvolta per l'attentato, allo stesso modo sono allibita dalla nostra posizione "passiva" (quando con nostra intendo Europa, Giappone, Africa, Asia, Medio Oriente, Australia, Sud e Centro America e tutti quei paesi che sì, devono tanto se non tutto all'appoggio statunitense, ma che potrebbero prendere una chiara posizione contro la rappresaglia dei prossimi mesi).

Francesca, Bologna

REDAZIONE NAMIR - Cara Francesca i tuoi meravigliosi 20 anni hanno colto nel segno - e' della REAZIONE OCCIDENTALE che dobbiamo temere.... in questa REAZIONE si vedra' anche il nostro grado di DEMOCRAZIA cosi'tanto bene espressa a parole. Inoltre non dimenticare che dietro questa tragedia si possono risolvere numerosi interessi economici che stavano dimostrandosi falliti- vedi la borsa dell'11 settembre - quattro pagine dedicate da tutti i giornali alla crisi delle azioni e al suo calo. La reazione ci sara' - ma dubitiamo - per l'intelligenza dei paesi arabi - e per la paura di nuovi attentanti che neanche la Cia sembra poter prevedere - che non sara' cosi' prepotente come si vuole esporre in questi giorni. Insomma l'america ha piegato le gambe - era come un pugile suonato - tornata all'angolo difficilmente cerchera' di reagire come dice - ma trovera' soluzioni da questo calo economico mondiale e dal suo dramma - tutte rivolte verso interessi e ossigeno per il capitalismo in coma.

da Luisa Morgantini

Alle donne in nero e non solo
All' Associazione per la pace


abbiamo bisogno della massima calma per cercare di capire cio' che sta succedendo e quello che dovremo fare per continuare nella costruzione di un futuro per "un altro mondo è possibile" e cacciare "la guerra fuori dalla storia".
Credo che ognuna/o di noi in questo momento sia attraversata/o dai sentimenti più contrastanti. Non solo orrore e dolore, anche paura, paura per il destino del mondo e dell'umanità.
Impotenza, per essere espropriati delle nostre vite, decise solo dalla politica dei violenti e dei potenti, per il rischio di essere coinvolti in guerre di cui pagano sempre di più le conseguenze
le popolazioni civili.
Il primo pensiero è per le tante vite perdute, nelle nostre menti saranno per sempre impresse le scene viste; i corpi che si gettano, i volti imbiancati, New York con le sue torri che crollano, il fumo che sale, le persone terrorizzate e i loro volti, riconoscibili delle tante e diverse identità che fanno l' America del Nord: bianchi, neri , hispano americani, arabi, cinesi e tanti tanti altri.
Quelle che abbiamo visto sono immagini che resteranno nella memoria cosi' come quelle di Hiroshima e Nagasaki, come quelle dei campi di concentramento o del ghetto di Varsavia, del bambino vietnamita che corre nudo fuggendo dal napalm, dei bombardamenti sull'Iraq, del bambino palestinese ucciso al check point, delle donne lapidate, ma non si possono citare tutte le barbarie che segnano e hanno segnato le nostre vite.
Rispetto, dolore per le vittime e condanna senza nessun ma, per gli atti di terrorismo.
Nello stesso tempo determinazione a non farci prendere nella trappola che vuole renderci mute/i.
I nostri desideri, il mondo diverso che vogliamo, la pace, la giustizia richiedono ogni giorno di più assunzione di responsabilità, impegno e azioni quotidiane.
Non sono i poveri della terra a pianificare queste azioni, chi lo fa in loro nome per giustificare questi gesti parla in realtà la lingua dei potenti, per un mondo diretto dai forti e dal profitto e non da chi crede nella giustizia e nell'umanità.

Noi, donne in nero, cosi come l' associazione per la pace, dovremo essere in ogni luogo per dire no al terrorismo e basta con le guerre e gli strumenti di guerra, basta con lo sfruttamento, l'ineguaglianza, la povertà.
Ed ora più che mai, perchè cosi' come è avvenuto in Italia negli "anni di piombo", i nostri spazi di libertà, democrazia e di dissenso verranno erosi e si restringeranno.
Dobbiamo impedire che sia la logica della guerra, della "sicurezza", della vendetta a dominare nel mondo. Dobbiamo fare in modo che i potenti si interroghino su un sistema che nell'affermazione del liberismo sfrenato distrugge e si autodistrugge.
Dobbiamo impedire che siano le armi a parlare sempre di più, che Bush e i produttori di armi sviluppino il sistema di difesa stellare, che le spese militari sostituiscano le spese per la salute e la vita.

La costruzione di una cultura e una politica di non violenza, di pace e di giustizia, di reale affermazione dei diritti umani e universali, nella consapevolezza che dovremo sempre i conflitti, è una strada lunga, sempre più difficile, ma è la sfida, la responsabilità, che ci siamo assunte/i.

Anche per questo vorrei ricordare alcune scadenze che dovremo mantenere e che riassumo. Non sono esaustive, altre se ne aggiungeranno, altre sono già in corso :

17 Settembre
- Iniziative unitarie nelle diverse città per Non dimenticare Sabra e Chatila, perchè non accada mai più, per la pace in Palestina e Israele

20 - 21 - Bologna Genova social forum (?) la nostra presenza dovrà essere da protagoniste e non da semplici partecipanti, predisporre nostra presenza nel gruppo pace e guerra ed in altri trasversali (mainstreaming anche nel gsf). La nostra esperienza concreta nei luoghi dei conflitti per la costruzione di ponti di pace, è un bene che va condiviso con tutte/tutti.

22 - 23 settembre a Napoli (da confermare?)
assemblea di riflessione e proposte convocata dall'Associazione per la pace a tutte le forze pacifiche e non violente

25-26-27 Settembre
Summit della Nato a Napoli: presenza al Teatro della Pace proposto per la sera del 26 settembre
-iniziative per lo scioglimento della Nato e disarmo nelle basi militari e nelle città di appartenenza

11-14 Ottobre - IV assemblea dei Popoli delle Nazioni Unite, forum e marcia Perugia-Assisi, sono una nostra tradizionale scadenza, anche se dopo Genova e l'adesione del GSF la Perugia -Assisi è stata assunta come scadenza di tutte e tutti quelli che si ritrovano all'interno di una cultura e una politica non violenta.Il 13 pomeriggio a Perugia terremo anche la riunione di coordinamento delle Donne in Nero. Quest'anno la presenza e la visibilità alla marcia dovrà manifestare l'essenzialità della soluzione della questione Palestina-Israele - il Tavolo della Pace concorda e nella riunione del 10 settembre tenutasi a roma, per discutere delle missioni civili per la protezione della popolazione palestinese, le organizzazioni presenti hanno concordato nel trovare forme di visibilità. Ospiti della Donne in nero saranno palestinesi, israeliane, donne in nero dei balcani, afghane e altre che saranno ospiti nei forum locali.

23- 30 Novembre, una piccola delegazione si recherà in Pakhistan nei campi profughi afghani, coordinati dalle donne del Hawca e del Rawa per rafforzare i nostro progetto di libertà/liberazione e la solidarietà alla donne agfane.

dal 2 Dicembre 2000 - Continua il progetto Io, donna vado in Palestina, organizzato dalle Donne in Nero e che si è via via trasformato fino a diventare un progetto condiviso con altre organizzazioni in primo luogo l'Associazione per la Pace, Salam ragazzi dell'Ulivo di Milano per una presenza di verità, testimonianza, solidarietà e di azioni ed iniziativa in Italia. Nelle ultime delegazioni vi è stato un intervento diretto, con azioni comuni con palestinesi israeliani per la protezione della popolazione palestinesi. Vi saranno al più presto altre delegazioni e lavoriamo per una grande iniziativa da tenersi in Palestina e Israele alla fine di Dicembre primi di Gennaio 2002.

Vi abbraccio, e teniamo aperta la nostra striscia di futuro.

LA REDAZIONE NAMIR SI UNISCE AL CONTENUTO DELLA LETTERA
inoltro questa piccola mail perchè spero sia di aiuto nel buio che ci sta
avviluppando...è una mia conoscente, che si trovava a New York il T-day e
della quale cercavo di avere notizie...
per fortuna è viva e soprattutto è una testimonianza diretta di cosa CI sta
capitando...

daniele

> caro daniele
> mai come in questo momento le parole mi si soffocano in gola, come il fumo che ha ricoperto per giorni questa città di toglie il fiato e di brucia
nei polmoni posso solo dire che nonostante tutto sono fortemente motivata a restare qui e a aiutare per quanto possibile gli americani veri, quelli che ogni giorno lavorano e rischiano la vita qui
sono stupendi, c'è una rete di aiuti capillare e anche solo essere in
union square a testimoniare la presenza e ad abbracciare chi piange
disperatamente ti fa sentire utile e parte di un evento mondiale stravolgente
> questo tragico momento storico mi ha legato a questa terra
> tornerò, ma con una nuova consapevolezza e una nuova identità
> baci
> alessandra

............

REDAZIONE NAMIR - comprendiamo l'emozione e lo sgomento provato da Alessandra - bisognerebbe pero' che quella stessa partecipazione scaturita in questo attacco drammatico contro gli USA si provasse anche quando a scatenare le guerre siamo noi occidentali. Per le vittime e chi rimane nel dolore di vederle tali non c'e' mai logica per comprendere l'intenzione buona o cattiva di una bomba - Siamo noi - quelli che guardano distanti gli eventi tragici - con la nostra sensibilita' - a dover cambiare lo stato delle cose e per farlo dobbiamo sapere cosa e' buono e cosa non e' commestibile per tutti - esattamente come insegna l'innata natura del vivere insieme.

>oggi e' iniziata Domenica in.
>E' stato un inizio particolare , date le circostanze, senza musica, senza
>giochi, senza paillettes e sederini scoperti delle ballerine, ma lo show c'e
>stato lo stesso.
>Ne e' stato protagonista il cardinale Tonini in collegamento in diretta da
>Bologna,credo.
>
>Questo principe di Santa Romana Chiesa affermava in risposta ad una domanda
>circa la saggezza e la lecietà del perdono cristiano nella fattispecie
>sull'atto terroristico in esame -perdono di cui parla anche il S.Padre -
>che non puo' esistere nessun perdono in atto come questo esponendo le sue
>tesi con un accaloramento verbale molto forte.
>
>Ma come fa un'autorita' della Chiesa Cattolica a fare certe affermazioni?
>Che siano gli stati laici e sovrani ad affermare cio', e' cosa legittima,
>giustificabile, ineccepibile ma non la Chiesa di Cristo che è morto in croce
>per salvare l'umanita' perdonando tutto a tutti.
>
>
>Poi, forse accortosi della troppa veemenza messa in gioco- quasi istigazione
>alla vendetta - affermava che la reazione ad un atto simile e' puro senso di
>giustizia che puo' e deve essere applicata.
>Da chi? Dalla parte offesa?
>Ma la legge, "occhio per occhio, dente per dente" non era la legge
>dell'antico testamento? Il cristiano perdono dov'e'?
>
>A t t e n z i o n e , io non affermo che la parte offesa debba perdonare.
>Ha tutto il diritto, anzi il dovere di reagire in relazione all'entita' del
>danno subito.
>Io dico che la religione cristiana si fonda sul perdono e mi sembra
>inquietante che un esponente autorevole del Vaticano affermi il contrario.
>
>
>E sull'altra domanda che chiedeva se la causa di queste violenze non fosse
>da ricondurre ad un conflitto tra i poveri ed i ricchi del mondo ha
>seccamente affermato che i capitali modiali sono in mano ad arabi come il
>noto sceicco terrorista e che pertanto questa questione di contrapposizione
>mondo povero, mondo ricco per giustificare il terrorismo e' falsa .
>
>Come ciliegina finale ha affermato, infine, che e' falsa e dannosa la
>visione fornita dai media sulla globalizzazione che invece e' un grande
>vantaggio per tutta l'umanita'.
>
>Io sono indignato!
>Tu che ne pensi?
>Il serivizio Rai e' stato gia' "buttiglionizzato" ?
>Non bastava piu' un "Vespa"? Ci servono anche i rinforzi?
>
Emiliano Cupini

REDAZIONE NAMIR - la tua lettera e' di intelligenza umana elevata - purtroppo la chiesa da tempo impone una censura verso le altre religioni che sembrano superarla in tutto il mondo. cosi' il cattolicesimo ha paura dei mussulmani e della globalizzazione e non vuole avere nulla a che fare con immigrati che non si convertono alla sua religione. Come hai potuto vedere e ascoltare la chiesa e' diventata per la sua paura - per la paura di perdere il suo primato nel mondo - cosa accaduta nel 1995 - INTOLLERANTE - e non si riesce piu' a decifrare il suo desiderio nascosto simile a oppressione - come non si puo' comprendere il suo appoggiare la destra in Italia e nel mondo tutto.

 

 

 

 

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