Campi di custodia e case chiuse

L’uomo della provvidenza , ossia Berlusconi , da buon teorico della segregazione , si avvale di una sorta di ossimoro e sostiene "che è necessario aprire le case chiuse ".

Non volendo alimentare il consueto bla –bla della sinistra fatiscente e della destra vincente ,

conviene evitare la trappola del manicheismo virtuale e strumentale . Pertanto , vorrei affrontare il problema non in modo settoriale , ma analizzando "i mille piani "della

situazione esistente , senza pretendere di fornire un’indagine esaustiva . Ciò s’impone , perché

l’assassinio politico e i poteri di addomesticamento spingono a tracciare linee di fuga, per

portare alla luce il magma che abitualmente rimane sommerso dalle tenebre . Partendo da

questi presupposti, vale la pena evidenziare che se oggi si torna a parlare di case chiuse

non è casuale , ma è da imputare alla "ingombrante " presenza delle clandestine esotiche

del sesso . In quest’ottica la legge Bossi-Fini è in perfetta sintonia con la proposta indecente

del Cavaliere . Intanto, occorre constatare che il premier interpreta il concetto di

libertà in modo decisamente opinabile , infatti , non si può invocare la liberazione delle schiave relegandole in un ghetto . Pur prendendo atto che imperversa un’inquietante deriva e

che basilari conquiste civili e sociali vengono azzerate , è necessario ricordare ai sepolcri

imbiancati della " sinistra" che Nilde Iotti dichiarò in Parlamento :"I compagni hanno perso

la testa , vogliono riaprire le case chiuse ".

Fatte queste doverose precisazioni e rimarcando che la segregazione è una forma di schiavitù , è opportuno evidenziare che i casini sono già funzionanti in Belgio , Olanda, Germania , e i risultati non sono sicuramente confortanti , tant’è che il business della prostituzione si è dilatato ed è gestito dalle mafie . Ciò significa che non solo la segregazione è vituperabile , ma estende anche le attività criminali . Vero è che i ghetti sono particolarmente funzionali per occultare una scabra realtà , che si nutre di sfruttamento e di traffici illeciti . A questo punto , valicando i mistificati rigurgiti moralistici , vale la pena rilevare che oggi, per via dei flussi perpetui del capitale , la criminalità sta assumendo proporzioni sempre più vaste , infatti, non solo si registra il traffico della prostituzione , di stupefacenti, di armi , ma il mercato si è allargato tanto da inglobare anche il traffico di tecnologia nucleare, il commercio di organi , l’organizzazione dell’immigrazione clandestina .

La criminalità transnazionale non è un’anomalia , ma la metastasi cancerosa del neolibersmo . Difatti le cause vanno ricercate nella permeabilità delle frontiere , nella velocità degli scambi internazionali , nel riciclaggio di denaro sporco , nell’interazione fisiologica tra accumulazione legale e accumulazione illegale . In questo scenario la commistione di cause e concause alimenta la recrudescenza del demone del razzismo, inteso in senso lato e al tempo stesso diversificato . Panico morale , discorso sicuritario , trepidazione per il contagio di malattie , incrementano una colossale impostura , che consente la segregazione e il controllo . D’altra parte , la restrizione dello spazio , lo stato di reclusione sono stati sempre , sia pure in forme diverse , strumenti efficaci per escludere quelle frange della popolazione non assimilabile . Gli schiavi sono stati confinati nei loro quartieri , come i lebbrosi , i pazzi, gli stranieri , gli eretici. Attualmente , nel laboratorio della società globalizzata si mettono a punto tecniche sempre più affinate per confinare nello spazio i rifiuti della globalizzazione . Da qui l’uso della carcerazione , della segregazione , della detenzione , che , giova precisare , sono fenomeni di natura sovra-partitica e sovra-statale . D’altro canto , per quanto concerne la legge sull’immigrazione Bossi-Fini, occorre ricordare , che ha trovato il terreno spianato dalla legge Turco-Napolitano, e ciò significa che esistono interventi più o meno soft , ma sostanzialmente gli obiettivi che si perseguono sono i medesimi . Le motivazioni addotte per perpetrare l’esclusione sono molteplici , e vanno dalla difesa del territorio alla casa sicura , dalla difesa della "morale" ai problemi igienici . Mentre , però, si gioca con le rappresentazioni simboliche , i reati al "vertice" sono occultati e , in realtà l’operazione è piuttosto agevole , dal momento che i padroni del mondo non hanno luogo ,non hanno corpo o sostanza fisica : essi sono , letteralmente , invisibili . Paradossalmente , invece, proprio quei fenomeni , intrinseci all’assetto sistemico , provocano il giro di vite della repressione e incrementano l’iperproduzione del contollo . Ciò viene legittimato dalla sovranità globale , che classifica i diversi problemi sotto la voce , "legge di ordine pubblico" . Intanto, i governi , speculano sullo stato di incertezza e di ansia , e perseguendo popolarità e consenso , vogliono dimostrare di essere duri , pieni di risorse e determinati a salvaguardare il benessere dei cittadini e la loro sicurezza personale . In realtà , nel mondo della finanza globale , ai governi viene assegnato un ruolo molto simile ai commissariati di polizia . Da qui una sorta di pulizia etnica nei confronti delle schiave , dei barboni, dei mendicanti, degli immigrati non-produttivi . Non senza ragione Thomas Mathiesen scrive :"Il sistema penale colpisce gli strati più bassi e non il vertice della società " . A questo proposito sono illuminanti le osservazioni di Z. Bauman , che parlando dei "disadattati ", sostiene:"Derubare intere nazioni delle loro risorse si chiama "promozione delle libertà commerciali"; privare intere famiglie e comunità dei loro mezzi di sostentamento si chiama "taglio all’occupazione", se non razionalizzazione . Nessuno dei due tipi di azione è mai stato elencato tra i comportamenti criminosi e comunque punibili "

La verità è che la giungla costruita dal capitalismo globale azzera vecchie categorie concettuali e fa vacillare la raison d’etre delle burocrazie statali . Lucidamente Marcos ha affermato :"Nel cabaret della globalizzazione , lo stato fa lo srtrip-tease e alla fine dello spettacolo resta con il minimo indispensabile : i suoi poteri di repressione ……I nuovi padroni del mondo non hanno bisogno di governare direttamente . I governi sono incaricati di amministrare gli affari per loro ".

Pertanto, se il governo –azienda di Berlusconi sta toccando il fondo dell’aberrazione , è altresì vero che i "sinistri " della sinistra evanescente sono , al di là delle mistificazioni e delle retoriche , venditori di inganni . Vero è che il problema non investe solo il Belpaese , tant’è che il governo Labour inglese sta intensificando i sistemi di controllo nei confronti degli schiavi postmoderni , adottando le carte magnetiche e costruendo nuovi centri di detenzione .

A questo punto , volendo tradurre in immagine le complesse dinamiche della globalizzazione , si può sostenere che emerge questa sensazione , ossia che lo sguardo si sposta continuamente alla ricerca di una prospettiva definita e, quando si sofferma su un particolare , è sospinto immediatamente verso un’altra direzione , alla ricerca di un confine che non esiste .

In questo quadro fluttuante, tutti gli scottanti problemi vanno decostruiti in una dimensione globale e imperiale , perché , di fatto, siamo tutti sudditi dell’Impero . Per quanto concerne l’afasia della sinistra , Toni Negri , in un’intervista (La Stampa) ha osservato giustamente che

"in Italia la rinascita della sinistra non verrà che dal movimento : sempre più , infatti, ex militanti del partito comunista italiano si avvicinano ad esso ". A proposito di A. Negri , considerando il fatto che "Impero" non solo sta riscuotendo consensi a livello mondiale , ma sta anche diventando quasi il " libretto rosso " del movimento , è opportuno fare riferimento al capitolo del libro intitolato , "La dialettica della sovranità coloniale ".

Negri , facendo un excursus storico , sottolinea il legame tra colonialismo e malattia e parlando del "Contagio " scrive :"Quando Louis Ferdinand Destouches (Cèline) arrivò in Africa , ciò che vi trovò fu la malattia ". Il colonialismo , dunque, si giustifica , perché : " Questi negri sono malati ! Vedrete ! Sono completamente infetti e marci ! Sono dei degenerati "(Céline) . Ciò significa che " visto dalla prospettiva occidentale il pericolo più grave del colonialismo è la malattia e, più precisamente , il contagio ….Una volta fissati tutti i differenziali tra l’europeo integro e civilizzato e il barbaro corrotto Altro, diventa possibile un processo di civilizzazione …..Il contagio è un pericolo onnipresente, il lato più tenebroso della missione civilizzatrice . Successivamente Negri , facendo riferimento alla globalizzazione e alla paura del contagio dell’Aids , sostiene che si sta riscoprendo l’immaginario colonialista : sessualità incontrollata , corruzione morale , mancanza di igiene. Nel nuovo scenario , però, le barriere protettive non funzionano , perché "l’età della globalizzazione è l’età del contagio universale "

Da queste osservazioni si evince, dunque, che la segregazione e l’esclusione perseguono l’obiettivo di penalizzare la promiscuità , il meticciato e , al tempo stesso , sono funzionali per esorcizzare il terrore del contagio . Da qui lo strumentale paradigma , che in nome della difesa della società , consente di espellere tutti gli elementi di disturbo .

Occorre, però, evidenziare che le politiche repressive sono diffuse in tutti i paesi, anche se non mancano le differenze . Per esempio la Germania si avvale di politiche basate sullo ius sanguinis , sulla discendenza , mentre la Francia si basa sullo ius solis , ossia sul luogo di nascita . Ma , al di là delle differenze delle politiche nazionali , come ha osservato Saskia Sassen , esiste una crescente convergenza in diversi aspetti delle politiche dell’immigrazione . " Gli elementi centrali in questo quadro di riferimento sono: 1) la sovranità dello Stato e il controllo delle frontiere ; 2) l’interpretazione dell’immigrazione come conseguenza di azioni individuali dell’emigrante ". In quest’ottica l’individuo immigrato viene recepito come il solo responsabile della propria scelta . In realtà , notoriamente, i miserabili postmoderni fuggono dalle guerre civili , dalle carestie , dalla miseria , che peraltro sono fenomeni connessi ai meccanismi deterninati dal genio malefico del capitalismo globale .

Pertanto, pur non sottovalutando le manovre fascistoidi del nostro paese , occorre prendere atto che il regime di controllo alle frontiere , la criminalizzazione degli ingressi clandestini, le leggi per la lotta alla criminalità, la diffusione dei campi di custodia , sono principi sanciti dagli accordi di Schengen . Ciò significa che l’Europa è una sorta di Giano bifronte , infatti, mentre i confini interni sono diventati progressivamente più permeabili , i confini esterni sono sempre più ermeticamente chiusi . Ne consegue che un contesto così concepito consente alla destra di cavalcare la tigre di un aberrante "razzismo" . Inoltre, vale la pena rilevare che la penalizzazione di uomini e donne di altri paesi , lo spettro del terrorismo , stanno consentendo di sperimentare tecniche di dominio e di controllo sempre più affinate e stringenti . In altre parole , la diffusione dello slogan della "tolleranza zero", comporta che non solo i Sans Papiers siano stigmatizzati , ma anche tutti i dissidenti . Il discorso sarebbe riduttivo , però, ove non si focalizzasse l’attenzione sulle menzogne che intensificano l’animosità popolare contro gli immigrati . Gli etologi , analizzando il problema, sostengono che dilaga "un imperativo territoriale " , per cui gli "intrusi" sarebbero la causa di una sorta di alienazione culturale . In realtà , gli immigrati fungono da capri espiatori , e ciò consente di imputare agli stranieri ,"brutti, sporchi e cattivi ", la responsabilità di diversi problemi socioeconomici , come la disoccupazione montante , la carenza di alloggi e i tagli ai servizi sociali . Questa strumentale e opinabile linea argomentativa fa appello a sentimenti primitivi e all’habitus nazionale . Preso atto che l’impianto del discorso è fuorviante , è opportuno fare qualche osservazione . A questo proposito E. Berquo sostiene :" Si dimentica utilmente , ad esempio che gli immigrati fanno spesso lavori che gli autoctoni non vogliono più fare , analogamente si tralascia di considerare le conseguenze , altrimenti biasimate per i loro effetti sulla vitalità delle nazioni industriali e dello stato sociale , dell’implosione demografica del Nord opulento , ovvero il bassissimo tasso di natalità in un’Europa che sta rapidamente invecchiando ".

Intanto , il "razzismo clandestino " e il "razzismo senza razza " incalzano e diffondono un inquietante fondamentalismo culturale . Quest’ultimo si basa su due presupposti convergenti , ossia che le diverse culture sono incommensurabili e che essendo gli esseri umani per natura etnocentrici , le relazioni tra le culture sono per natura ostili .

Se questi sono i paradigmi generali del fondamentalismo , occorre rilevare che per quanto concerne il fondamentalismo culturale postmoderno , come osserva Verena Stolcke :" Lungi dall’essere una sopravvivenza anacronistica dei remoti tempi dello schiavismo , dell’espansione coloniale europea e di un ordinamento ascrittivo della società , esso è parte costitutiva del capitalismo liberale ".

Va precisato, inoltre, che il fondamentalismo culturale , in contrasto con le tradizionali teorie razziste , è caratterizzato anche da una certa apertura , che consente uno spazio , sia pure esiguo, all’assimilazione. Al di là delle funzionali aperture , però, si evince che le forme esistenti di esclusione , disuguaglianza e oppressione , sono, di fatto, razionalizzate ideologicamente . Il fondamentalismo culturale è, dunque, "un’ideologia di esclusione collettiva " basata sull’idea dell’"Altro" come estraneo al corpo politico .

Questo opinabile e strumentale assunto parte dal presupposto che l’omogeneità culturale sia il prerequisito essenziale per l’accesso ai diritti di cittadinanza . Da qui la diffusione delle violenze poliziesche , delle pratiche dei centri di detenzione , dei luoghi di segregazione . Le osservazioni fatte perseguono l’obiettivo di mettere in luce che , considerato il contesto globale , optare per un’ alternativa artificiale sarebbe fuorviante .

In altri termini, cadere nella trappola del buonismo della sinistra istituzionale rappresenta un grave errore di valutazione . Difatti non si può dimenticare che i misfatti del governo Berlusconi-Fini-Bossi sono stati preceduti dal caso Ocalan, dalla legge Turco-Napolitano che accentuava i poteri delle forze di polizia per la regolazione , dalle direttive del ministro Bianco , che eliminavano di fatto la carta di soggiorno . Ciò dimostra che , come ha osservato Adrian Favell , il discorso sicuritario rende confuse le frontiere tra destra e sinistra , sicché le prese di posizione sulla criminalità e sui migranti prescindono largamente dai tradizionali schieramenti parlamentari . Pertanto , al di là della retorica della "società dello spettacolo ", l’obiettivo che si persegue è quello di alimentare nell’immaginario collettivo lo stereotipo "del barbaro che marcia verso l’Impero ". Ciò che occorre sottolineare , però, è che " i centri nei quali vengono prodotti i significati e i valori sono oggi extraterritoriali e avulsi da vincoli locali " . La verità è che, con la nuova dimensione imperiale , le antiche distinzioni tra ricchi e poveri , tra nomadi e stanziali , tra normali e"criminali ", assumono una valenza inedita .

E’ evidente , dunque, che sono sempre le èlites extraterritoriali che determinano le esclusioni e che stabiliscono le aree proibite ,"off-limits".

Giunta alla conclusione del mio modesto discorso , vorrei precisare che l’approccio costantemente critico discende dalla consapevolezza che una pratica realmente rivoluzionaria deve perseguire "la produzione di verità". Difatti , come vuole Toni Negri :"Non è tanto la verità che ci renderà liberi , quanto il controllo della sua produzione ".

Wanda Piccinonno