Pensando al 15 Ottobre 2011




L’uomo che abita in me, prima ancora del poeta,

ammesso che sia degno di fare parte di questa strana e confusa categoria nel nostro “Bel Paese”, ricorda che i partigiani lottavano a viso scoperto, colpendo direttamente il nemico

e non solo i simboli di un potere “ingiusto” e più “criminale” di un criminale.


L’anarchico Gaetano Bresci dall’Italia emigrò in America, per far ritorno in Italia per attentare, di persona e a volto scoperto, alla vita di Umberto I° : la sera di domenica 29 luglio 1900, sparandogli contro tre o quattro colpi di pistola.

Ricordatevi la fine che ha fatto Pinelli a Milano, accusato “ingiustamente”
per la Strage di Piazza Fontana: Milano 12 dicembre 1969.

Consiglio su l’argomento ANARCHIA, la lettura di pubblicazioni edite in Italia
dalla casa editrice Eleuthera.
Consiglio l’ascolto dei brani e la lettura dei testi di Fabrizio De Andrè, iscritto nella lista degli anarchici a Carrara: “La bomba in testa” e “Il Bombarolo”
dall’album “Storia di un impiegato” Ricordi 1973.
E ancora, l’ascolto del brano e la lettura del testo di “Les Anarchistes” / “Gli Anarchici”
di Lèo Ferrè.


Perché non sono andati ad assaltare Palazzo Montecitorio, Palazzo Madama, Palazzo Chigi
e infine Palazzo Grazioli. Come fu assaltata la Bastiglia durante la Rivoluzione Francese.
Ma a volto scoperto, convinti non solo di un’idea e di un’idea di lotta ma di andare a morire fronteggiando di petto il vero nemico, non i simboli del Potere.

O forse come nel 1977 sono degli infiltrati.


Ricordatevi le immagini pubblicate, all’epoca, in prima pagina sul “Il Messaggero”: poliziotti in borghese, travestiti da manifestanti "autonomi" che imbracciavano una P38 .
Allora avevo quindici anni ed ero per le strade, in piazza, mentre gli autonomi a Roma sfondavano vetrine, bruciavano auto, praticavano espropri “proletari” e sequestravano mezzi pubblici di trasporto.

Questo Paese vive un eterno Medioevo. Guelfi e Ghibellini.
Paese fatto anche di sicari per i potenti.
E la" Beretta" e le mine "anti-uomo" che vengono prodotte nel nostro Paese
e esportate in tutto il Mondo.

"...un paese pulito in un paese sporco, un paese onesto in un paese disonesto, un paese intelligente in un paese ignorante, un paese umanistico in un paese consumistico..." tratto da "Scritti Corsari" di Pier Paolo Pasolini 14 Novembre 1974


Quasi un anno prima, della sua tragica scomparsa all'Idroscalo di Ostia,
2 Novembre 1975
Titolo originario dell'articolo: "Il romanzo delle stragi",
pubblicato poi sul Corriere della Sera col titolo: " Che cos'è questo golpe?".

E sulla precarietà, frutto di una crisi derivata da politiche economiche globali sbagliate e di una finanza “creativa” che ha agito come uno squalo, con rispetto per gli squali, producendo, come nel 1929, una crisi di vaste portate.
Allora come adesso ci sono state vite a cui è stata tolta la “dignità”, vite spezzate che si sono tolte la vita nella pratica del suicidio.
La precarietà, come allora, non è più un”delitto” ma un “crimine” contro l’umanità.
In ogni angolo del Mondo dove si perpetua. Pur essendo la vita già precaria.
Nel nostro Paese si pratica da tempo una vera e propria “disuguaglianza” di trattamento tra lavoratori, ai fini degli armonizzatori sociali tra lavatori subordinati e para subordinati.
E i sindacati sono i primi colpevoli, collusi con i governi.
Per non parlare del lavoro nero e quello dei neri sfruttati dal “capolarato” nei campi agricoli del nostro Paese. Specie al Sud.

E’ un governo da galera quello che tollera che vi possa essere nel terzo millennio un solo cittadino del mondo clandestino per necessità o per lavoro.
La precarietà è un delitto contro l’umanità e contro Dio.
Il passaggio dall’età della pietra alla civiltà è proprio questo: i gruppi si sono dati un’organizzazione per rendere la vita meno faticosa e meno conflittuale.


Scopo di un governo è creare ogni giorno le condizioni perché tutti possano essere felici.
La condizione primaria è la sicurezza del lavoro che è fondamento di libertà, di vita sociale,
di dignità, di scelte autonome e di progettualità di vita.


La nostra Repubblica non è “fondata sul lavoro” (art. 1), ma sul ricatto dei datori di lavoro e sull’umiliazione del lavoratore/lavoratrice.


Il precariato pone problemi di ordine psicologico, etico e anche religioso perché per definizione è il padre dell’instabilità affettiva e sentimentale; impedisce di programmare la vita anche nel breve periodo, costringe a soluzioni provvisorie che instaurano un “sistema di precariato” oltre il lavoro: la vita di relazione, la vita sociale, culturale, ludica diventa precaria, incerta e insicura: una chimera. Da un punto di vista etico il precario è nudo di fronte a chi potrebbe offrire un lavoro: deve accettare ogni sopruso, ogni imposizione, ogni umiliazione.

Cony Ray