LA STORIA DEI GIORNALI

di Roberto Amato

Dal Corriere Della Sera (n. 207, anno 64) di venerdì 1/9/1939:

" ...Profonda apprensione si nutre ...per il minaccioso atteggiamento della Polonia... "

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" Il Führer ha lanciato alle Forze Armate il seguente proclama:
- Lo Stato polacco si è rifiutato di aderire al regolamento pacifico...da me proposto.
...I Tedeschi in Polonia sono perseguitati da un sanguinoso terrorismo...
Per porre fine a queste azioni pazzesche non mi rimane altro mezzo che quello di rispondere con la violenza alla violenza... - "

Dal Corriere Della Sera (n. 208, anno 64) di sabato 2/9/1939:

" ...Varsavia ha chiuso la porta.

...aggiunge il Führer:
- ...presunte provocazioni compiute da Tedeschi residenti in Polonia.
Queste provocazioni, però, non esistettero mai.

Esistettero viceversa i trattamenti bestiali e sadici dei Polacchi a danno dei Tedeschi.
...Vorrei qui ringraziare, sopratutto, l'Italia, che, in tutto questo tempo, ci ha appoggiati e compresi.
Voi capirete che io, nell'esecuzione di questa lotta, non voglio fare appello ad aiuti stranieri.

Questo nostro compito noi lo risolveremo da soli.
...Sono felice, sopratutto, di poter comunicare l'avvenuto accordo con Mosca. - "

" I circoli politici autorizzati di Varsavia, richiesti stasera circa le loro impressioni nei riguardi delle ultime proposte fatte dalla Germania per il regolamento pacifico della questione polacco-tedesca
hanno fatto la seguente testuale dichiarazione:
- ...tali proposte costituiscono un nuovo documento delle mire aggressive della Germania... l'imperialismo tedesco, perseguendo i suoi fini, è spesso andato oltre le norme del diritto e della morale
che regolano l'umanità.- "

" Hitler al Duce: Vivo ringraziamento per l'aiuto accordato alla Germania. "

" Roma: Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi alle ore 15 a Palazzo Viminale sotto la presidenza del Duce: ...dichiara e annunzia al popolo che l'Italia non prenderà iniziativa alcuna di operazioni militari. "

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Nel 1939 la Germania di Hitler, dopo essersi annessa l'Austria ed aver invaso la Cecoslovacchia, si rivolgeva alla Polonia, rivendicando il cosidetto "Corridoio di Danzica", striscia costiera polacca il cui possesso da parte della Germania avrebbe consentito il collegamento tra le due parti in cui essa era stata divisa alla fine della I Guerra Mondiale.
La Germania era in quegli anni di gran lunga la maggiore potenza militare mondiale e la sua politica espansionistica non aveva fino ad allora trovato ostacoli concreti da parte di nessun'altra nazione.
Col pretesto di supposte quanto improbabili provocazioni polacche, il 1/9/1939 Hitler invadeva la Polonia, dando così di fatto inizio alla II Guerra Mondiale.

Questi i fatti e le premesse.

La lettura dei giornali permette di cogliere l'atmosfera e lo spirito del momento, molto meglio di quanto un libro di Storia possa fare.
Ciò, in questo caso, è facilitato dal fatto che tutta la stampa ufficiale italiana dell'epoca  rispecchiava fedelmente le posizioni governative e quindi l'atteggiamento del Corriere non può in alcun modo essere considerato un'eccezione.
A 63 anni di distanza risulta ora evidente al lettore la pretestuosità delle posizioni ufficiali tedesche e l'atteggiamento apertamente connivente assunto dal governo italiano di allora.
Ma lo stesso non si poteva certo dire per i contemporanei, che non avevano questa consapevolezza e (mediamente) vivevano gli eventi con un atteggiamento assai diverso.

Più degli avvenimenti storici in sè, interessa quindi notare il modo in cui sono stati presentati.
Il vero aggressore non desidera apparire come tale: il ruolo del provocatore, di colui che scatena la guerra, è attribuito alla vittima designata di turno, la Polonia in questo caso.

Questo modo di presentare l'aggressione è molto frequente nelle dinamiche tra gli stati (e non solo): la giustificazione addotta può essere, di volta in volta, di tipo religioso, territoriale, dinastico, ecc., ma sempre l'avversario che si vuole attaccare è il provocatore, ufficialmente in torto, e chi aggredisce è nel giusto o, nel migliore dei casi, "non ha alternative".
Fin dai tempi più antichi questo atteggiamento è noto (la favola di Fedro del lupo e dell'agnello fa testo), ma ciò non impedisce che la popolazione venga ogni volta ingannata e portata a fare il gioco di chi, in malafede, le fa credere ciò che non è per ottenerne l'indispensabile sostegno.

Da quando, poi, nell'epoca moderna (di fatto dal periodo tra le due guerre mondiali in poi), per l'avvento dei mezzi di comunicazione di massa in tempo reale ( radio e televisione), è stato possibile rivolgere uno stesso messaggio, contemporaneamente, a masse enormi di persone, il pericolo della manipolazione dell'opinione pubblica da parte del potere è aumentato a dismisura.

Il fatto che questi mezzi di comunicazione siano forzatamente solo nelle mani di pochi o di ristrette oligarchie, aggrava ulteriormente la situazione: ciò che in modo subdolo e inavvertito viene forgiato non è solo il giudizio riguardo a singoli fatti, ma la visione stessa complessiva del mondo, la struttura del "verosimile", la distinzione cioè tra ciò che è credibile e ciò che non lo è.

Il rischio è immenso: quella che viene creata è una massa culturalmente "clonata" ed inconsapevole di esserlo, uno strumento potente di legittimazione indotta, nelle mani di chi gestisce la comunicazione.

Uno strumento che, paradossalmente, è ancora più pericoloso nelle nazioni rette da governi cosidetti "democratici", dove cioè l'avallo alle decisioni viene formalmente sanzionato da consultazioni elettorali di massa, il cui verdetto non è poi ulteriormente modificabile a fronte di considerazioni di alcun altro genere.

Non a caso, val la pena di considerare il fatto che da parte della maggiore potenza mondiale attuale si auspichi e si promuova (con ogni mezzo) l'instaurazione presso tutte le nazioni di regimi cosidetti "democratici", basati su consultazioni elettorali di massa.
Il che certo non sarebbe se ciò non fosse direttamente funzionale al mantenimento della propria condizione di predominio.

L'analisi obbiettiva dei fatti, indipendentemente dai significati che ad essi possono essere di volta in volta attribuiti, può e deve però permettere a chi può e vuole fare uso dell'intelligenza, di comprendere come stanno effettivamente le cose e comportarsi di conseguenza, per ricercare antidoti e soluzioni.