-----Messaggio originale-----
Da: bruno antonio <
bruno@aleph.it>

Data: lunedì 25 giugno 2001 11.09
Oggetto: [ForumAmbientalista] cardinale piovanelli: no ai G8

DIREMO NO, COME GANDHI

di SILVANO PIOVANELLI*


Il tema della globalizzazione è sul banco di prova del mondo intero. È un
argomento di formidabile difficoltà ed è posto con urgenza alla riflessione
dei responsabili dei popoli e di tutti i politici. A seconda della
soluzione, si decide un futuro diverso per l’umanità intera. C’è una
globalizzazione che corrisponde al disegno di Dio sull’umanità. Dopo la
Torre di Babele l’umanità divisa e dispersa è spinta da Dio in molti modi a
ritornare una sola famiglia, secondo la profezia della Pentecoste. Per
questo il quotidiano Avvenire poteva scrivere provocatoriamente quindici
giorni fa: «Cattolici, il G8 è affar nostro!». Non era già scritto nella
rivoluzionaria Enciclica del Papa Paolo VI Populorum progressio , quando
ancora non circolava la parola globalizzazione?: «È un umanesimo plenario
che bisogna promuovere. Che vuol dire questo, se non lo sviluppo di tutto
l’uomo e di tutti gli uomini?». Non sarebbe vera globalizzazione quella che
escludesse, nell’uomo, o la dimensione fisica o quella intellettuale o
quella affettiva o quella spirituale. Non sarebbe vera globalizzazione
quella che non abbracciasse, di proposito o di fatto, tutti i popoli e
tutti gli uomini. Una vera globalizzazione non potrà non accettare le sfide
dell’ecologia, della giustizia sociale, dell’etica. Nell’ecologia si tratta
di garantire la salvaguardia del creato secondo le direttive e lo spirito
dell’Assemblea ecumenica mondiale di Seul del 1990. La giustizia
socio-economica deve superare da una parte la rigidità del collettivismo e
i suoi fallimenti storici e dall’altra gli egoismi miopi di un capitalismo
assolutista e accentratore. L’etica, nei suoi rapporti con la politica,
l’economia, la scienza, sceglie come metro l’uomo intero nella sua vita e
nella sua dignità, in un quadro dove i cristiani ripropongono
l’universalità dello specifico cristiano del Dio dell’amore.
E’ questa la globalizzazione che s’imporrà al vertice di Genova? Il
cosiddetto «Popolo di Seattle» contesta la globalizzazione selvaggia e
senza regole che è attualmente in atto e che impone un modello di sviluppo
radicalmente centrato sul consumismo, che pone come legge assoluta quella
del mercato e trasforma la globalizzazione in una unificazione della
ricchezza del mondo in mano a pochi in grado di gestire ogni aspetto della
vita, brevettandone le forme e determinandone il futuro.
La situazione del mondo sembra dar ragione a coloro che,
giornalisticamente, sono detti «tute bianche». Appena 400 plurimiliardari
concentrano da soli nelle proprie mani più della metà della ricchezza
totale destinata ai sei miliardi di abitanti del nostro pianeta. Il 20 per
cento della popolazione mondiale è 60 volte più ricca dell’80 per cento
della popolazione povera. E’ vero: la miseria è stata sempre presente nel
mondo. Ma oggi una nuova barbarie si affaccia alle porte, guidata dal
potere mondiale e anonimo della grande finanza e da uno sviluppo
biotecnologico posto a servizio solo o quasi degli interessi materiali.
Se il G8 vuole imporre un mondo unico, dove domina l’unica ideologia del
denaro e dei corpi, allora, per fedeltà al Vangelo, ci mettiamo dalla parte
delle «tute bianche» e diciamo: «No» al G8! Ma diciamo «No» senza violenza,
senza contrapposizioni frontali, senza integralismi. Diciamo «No», non
proponendo modelli di organizzazione politica, ma proclamando orizzonti
valoriali.
Il valore primo ed immediato per chiunque è l’uomo: tutto l’uomo e tutti
gli uomini. L’umanesimo esclusivo, che rifiuti l’interezza della persona o
non scelga la totalità degli uomini, è un umanesimo inumano.
Il secondo valore, indispensabile per far crescere le persone, è la
partecipazione. Su temi che coinvolgono tutti occorre l’ascolto più ampio
possibile. Giovanni Paolo II, all’inizio del nuovo millennio dice alla sua
Chiesa che è necessario fare nostra l’antica sapienza che sapeva
incoraggiare l’ascolto di tutti. La sapienza che suggeriva a San Benedetto
di dire all’Abate: «Spesso ad uno più giovane il Signore ispira un parere
migliore»; e San Paolino da Nola esclamava: «Prendiamo dalla bocca di tutti
i fedeli, perché in ogni fedele soffia lo Spirito di Dio».
La terza indicazione è quella del «Buon Samaritano»: non passare oltre chi
ha bisogno, ma diventare prossimi di chi non ha i beni indispensabili ad
una vocazione umana fondamentale. Una politica rispettosa di ogni uomo e
della sua storia, che voglia un avvenire di pace e di progresso, sa che,
per uscire dalle acque tempestose dei conflitti e dalla crisi dei valori,
bisogna cominciare dagli ultimi.
Nella lettera apostolica a conclusione del Giubileo Giovanni Paolo II ha
scritto: «Bisogna governare con decisione i processi della globalizzazione
economica in funzione della solidarietà e del rispetto dovuto a ciascuna
persona umana».
Infine, dopo un millennio di tante guerre, che è finito col sangue di due
guerre mondiali e col trionfo e poi la crisi dei totalitarismi ideologici,
è indispensabile, per un cammino nuovo dell’umanità, il rifiuto della
violenza. Non soltanto perché il fine non giustifica i mezzi, ma perché
sarebbe davvero deprecabile che la violenza, pur intesa come intervento per
aiutare i poveri e la loro liberazione, impedisse di fare tutti i passi
possibili per un’inversione di tendenza e l’avvio di una fase nuova.
Ai contestatori del G8 vorrei dire: avete fatto da amplificatore a problemi
che vanno affrontati; continuate con le vostre iniziative a tenere desta
l’attenzione e a spingere a soluzioni possibili; ma non impedite con la
violenza che i problemi vengano affrontati e che chi ha ragione passi, a
causa della violenza, dalla parte del torto.
Perché non passare alla storia come coloro che, all’inizio del nuovo
millennio, hanno indicato con chiarezza la strada da percorrere? Non sarà
possibile ricordare la lezione della non-violenza lasciataci da Gandhi? E
noi cristiani, come possiamo dimenticare che il Signore Gesù ci ha
consegnato la forza rivoluzionaria dell’amore, che si manifesta in chiunque
realizza la propria vita con gli altri e per gli altri? Forse questo è uno
di quegli «impossibili» per i quali occorre la fede quanto un granello di
senape e la preghiera che importuna anche Dio.

Silvano Piovanelli * cardinale 

Caro Signor Sindaco,
Le scrivo per esprimerLe il mio sconcerto di fronte alla sottovalutazione
dei 'disagi' che soffriranno i genovesi in occasione del vertice del G8.
Alcuni (alcune migliaia) saranno costretti a fuggire dalla cosiddetta 'zona
rossa', occupata militarmente al fine di difendere gli incontri del vertice
che, ostinatamente, si faranno sviluppare al centro della citta' (Palazzo
Ducale).
Per chi rimarra', in prevalenza anziani, la vita sara' molto dura: non mi
riferisco agli ossessivi controlli di polizia che in questi giorni non
hanno riscontrato  nulla che potesse giustificarli, quanto alla chiusura
totale dei negozi, alla probabile chiusura del gas nlla zona del centro
storico, all'oscuramento di telefonini e televisioni in occasione del
transito dell'imperatore George Bush, alle centinaia di mura innalzate per
chiudere, blindare tutti i vicoli del centro storico.
Non bisogna essere un affermato specialista medico per prevedere che questa
sistuazione causera' un'intensa situazione di stress, particolarmente forte
verso i soggetti anziani che, Dio non voglia, potrebbe sfociare in un
notevole numero di (tentati) suicidi.
Almeno a Praga il Governo ceco aveva pagato le ferie ai residenti del
centro citta' in occasione del summit del Fondo Monetario Internazionale
dello scorso settembre.
Inoltre, in tutta la citta' la stragrande maggioranza degli esercizi
commerciali saranno chiusi, a causa sia di simboliche, ma incaute
'dichiarazioni di guerra' di una parte del movimento anti-globalizzazione
neo liberista, che dello spiegamento di forza da parte dello Stato.
Questo fatto si ripercuotera' non tanto sulle migliaia di manifestanti che
arriveranno organizzati e in qualche modo anche preparati al 'sacrificio
personale', quanto dei cittadini - soprattutto, ancora una volta, quegli
anziani.
Siamo di fornte ad una interruzione di pubblico servizio !!! 
Pertanto, a me pare che ci siano tutti gli estremi per un'ordinanza  che
consenta alla citta' un servizio minimo garantito.

distinti saluti