Mercoledì 1 Agosto
alle 19.00, piazza Unità, Trieste

Assemblea cittadina
indetta dal Trieste Social Forum

in concomitanza con la riunione del Consiglio Comunale,
contro la mozione presentata da AN di rappresaglia contro i manifestanti di Genova.

Di seguito due articoli de Il Piccolo che spiegano l'accaduto. La mozione chiede la chiusura di quei contratti che il Comune ha stipulato con organizzazioni che hanno partecipato alla manifestazione di Genova.
Con questa mozione non sono a rischio solo quei contratti, ma la libertà di espressione delle associazioni e dei singoli.

Come si legge nel secondo articolo, la mozione è stata poi ridimensionata (con Di Piazza e Menia che recitano la parte "buonista"), ma l'avvertimento "mafioso" che sottosta a ciò che è scritto, rimane ed è chiaro a tutti.
E' importante dare una risposta di massa ai nuovi padroni della città.


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Giovedì 26 Luglio
Il gruppo consiliare chiede al sindaco di sciogliere i contratti con le associazioni che hanno partecipato alla protesta di Genova
An: «Via dal Comune il popolo di Seattle»
«Mai più proteste no-global». Dipiazza replica: «Chi vieta ottiene l'obiettivo opposto»


Tagliare subito qualsiasi forma di collaborazione o convenzione tra il Comune e le associazioni triestine che hanno preso parte alla protesta del Genova Social Forum. Il gruppo consiliare di An debutta all'insegna del «non faremo prigionieri» e firma compattamente la mozione di Claudio Giacomelli per sciogliere, dove i termini giuridici lo consentano, i contratti che legano l'amministrazione alle associazioni del popolo del no-global, soprattutto nel settore educativo e assistenziale. Una è stata citata a chiare lettere: l'Arci, alla quale - spiega Piero Tononi - «con un blitz dell'ex assessore Poropat», è stata data in gestione la Ludoteca dei popoli, bypassando completamente la circoscrizione. «Bisogna valutare bene questa convenzione - aggiunge l'ex presidente del rione di San Vito, oggi anche assessore provinciale all'Edilizia scolastica - l'Arci è emanazione di un partito politico e non può godere di ruoli istituzionali. E poi c'è il pericolo di confusioni con quanti frequentano il ricreatorio, che potrebbero imbattersi in un "cattivo maestro". Se capitasse a mio figlio non mi farebbe piacere».
La mozione di Giacomelli sui fatti di Genova è durissima, parla di «aggressione sistematica» alle forze dell'ordine, non fa distinzione tra «tute nere» e «tute bianche», attribuisce a queste ultime la responsabilità della copertura delle «frange più violente» e ricorda che nel capoluogo ligure erano presenti anche organizzazioni triestine, alcune delle quali in varie occasioni si sono segnalate «per problemi di ordine pubblico». «Non si possono mettere sullo stesso piano - sintetizza il consigliere - la polizia e i manifestanti. Da una parte c'è lo Stato, dall'altra dei delinquenti».
Ecco allora la richiesta al sindaco di far piazza pulita dei rapporti con queste associazioni (anche se fossero, recita la mozione, «cooperative di facciata»). Ma c'è di più. Secondo An, Dipiazza deve pure comunicare al prefetto la contrarietà del consiglio comunale ad autorizzare pubbliche manifestazioni di questi gruppi sull'intero territorio del Comune, «perchè considerate pericolose per l'ordine pubblico». «Black bloc e Social Forum sono sulla stessa linea - rincara Tononi, mostrando un'immagine del settimanale Panorama in cui si riconosce un esponente triestino delle tute bianche «candidato con Pacorini» - e noi saremo intransigenti come si conviene con gente di questo tipo».
A corredo dell'iniziativa, An annuncia la volontà di uscire dall'aula del consiglio se, nella prossima seduta, venisse chiesto un minuto di silenzio per la morte di Carlo Giuliani. «Non perchè pensiamo che ci siano morti di serie A e di serie B - spiega il capogruppo, Alessia Rosolen - ma perchè questa è una commemorazione della sinistra, di chi ha aizzato i manifestanti e si è lasciato sfuggire di mano la situazione. Loro sono i veri responsabili e devono commemorare questo giovane e il fallimento della loro politica degli ultimi anni».
Ma le prime iniziative del gruppo consiliare di An non si fermano al G 8. Rosolen punta diritto sull'Acegas, distribuendo un grafico che illustra l'andamento delle azioni dell'ex municipalizzata tra marzo e giugno 2001, da cui si evince una perdita del 24,4%, a fronte dei flessioni più contenute di Acea (-5,8%), Aem (-2,6%) e Amga (-2,8%). «La città sta perdendo la sua più grande riserva - annota il capogruppo - quindi chiediamo alla dirigenza dell'Acegas di sospendere subito alcune sue iniziative già annunciate, come l'acquisto di 18 mila utenze Enel a un prezzo superiore del 48% a quello pagato per utenze in altre parti d'Italia».
Dopo le critiche, gli apprezzamenti e l'illustrazione dei primi obiettivi. Giacomelli, insediato alla presidenza della commissione Urbanistica, plaude alla collaborazione che l'assessore Bradaschia intende avviare con il Dipartimento di ingegneria civile dell'Università, «così da correggere i famigerati piani del traffico e dei parcheggi della Barduzzi», e anticipa la volontà di regolarizzare i 50 vigili urbani assunti con contratto a termine. Salvatore Porro si rallegra per la cancellazione del progetto della caserma dei vigili in viale Miramare e del parcheggio in piazza Volontari Giuliani («anzi - precisa - auspico che il sindaco faccia lo stesso in piazza Ponterosso»). All'assessore Sbriglia, poi, intende chiedere di mettere subito in cantiere l'approvazione del regolamento di polizia municipale e l'entrata in servizio del poliziotto di quartiere. L'altro presidente di commissione, il consigliere Michele Lobianco, che guiderà Lavori pubblici e verde pubblico, si ripromette invece di lavorare sulla riqualificazione del polo scolastico del Nordio, insieme al collega assessore provinciale Tononi. Quest'ultimo, infine, si prende a cuore Urban: «La giunta precedente ha fatto uno scempio da Unni».
In serata arriva il commento del sindaco sulla mozione di An. A proposito dell'ordine pubblico, Dipiazza non ha dubbi: «Non credo che a Trieste abbiamo questo tipo di problemi e ci sia bisogno di interventi repressivi. Io stesso ho parlato con alcuni di coloro che hanno manifestato martedì sera e posso dire che sono bravissime persone. Vietare le manifestazioni significherebbe raggiungere l'effetto opposto. Comunque sarà il consiglio a decidere, nella sua autonomia». Anche l'approccio sul «nodo» della cancellazione dei rapporti con le associazioni appartenenti al Forum antiglobalizzazione è improntato, per il momento, alla prudenza: «Non mi interessa di che colore politico sia chi vince una gara o chi gestisce un servizio. Quel che conta è la qualità e il raggiungimento degli obiettivi. Su questo valuteremo. Chi sa qualcosa di amministrazione pubblica, sa anche che non si può epurare».
Il primo commento delle opposizioni, invece, è affidato al consigliere diessino Fabio Omero: «E' inaccettabile - dice - una politica fatta di intolleranze e di ritorsioni, così come è inaccettabile che un partito di governo di un Paese democratico chieda che sia vietato manifestare. Il Centrodestra anche a Trieste ha vinto. Ora dimostri di essere in grado di amministrare, valutando la qualità del lavoro di associazioni e di cooperative e non pretendendo da queste anche una fedeltà politica».
Arianna Boria

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Sabato 28 Luglio

Modificato il testo del documento: il «bando» dal Comune viene limitato ai gruppi che hanno dato problemi di ordine pubblico
Mozione sui no-global, An torna indietro
La prima versione aveva provocato imbarazzi anche all'interno della maggioranza


An cambia il contenuto della mozione contro il popolo di Seattle. Nell'aula del consiglio comunale, al voto dell'assemblea, non arriverà più il testo originario proposto da Claudio Giacomelli, e sottoscritto da tutto il gruppo, che colpiva indiscriminatamente il popolo del no-global. Dopo l'insurrezione del Centrosinistra e di Rifondazione, la - pur cauta - presa di distanza del sindaco Dipiazza, e lo stesso invito a una più approfondita riflessione dell'assessore di An, il deputato Roberto Menia, che consigliava di togliere dal documento il platealmente incostituzionale invito al prefetto a vietare nel territorio comunale le manifestazioni dei gruppi che avevano preso parte alla protesta di Genova, i consiglieri di An hanno diffuso la nuova versione della mozione. L'impegno che il partito chiede al sindaco non è più quello di sciogliere qualsiasi convenzione o collaborazione con le associazioni del Trieste Social Forum, bensì solo quelle con «gruppi che si sono distinti nel corso degli anni per reati connessi alla turbatura (turbativa???) dell'ordine pubblico secondo quanto accertato dalla magistratura». E' sparito il riferimento alle «cooperative di facciata», così come quello ai servizi educativi e assistenziali. E l'invito al sindaco Dipiazza a far presente la «contrarietà» al prefetto sulle manifestazioni anti-globalizzazione, è divetata una più sfumata «preoccupazione». E' stata invece aggiunta la sottolineatura, anch'essa suggerita da Menia, sulla presenza di molti giovani triestini tra le forze dell'ordine in servizio a Genova.
Il gruppo di An deve essersi sentito un pochino «solo» in queste ore. Il leader Menia, oggi inquadrato nel più ecumenico ruolo di «assessore», ha apprezzato lo spirito dell'iniziativa, ma bocciato i divieti generalizzati, che nel passato colpirono anche il Msi, pur già rappresentato in Parlamento. Quanto a Dipiazza, la dichiarazione ufficiale è stata improntata all'equilibrio, anche se nei corridoi del palazzo più di qualcuno ha testimoniato l'insofferenza del primo cittadino verso la fuga in avanti di An. Quanto ai partner di Forza Italia, l'imbarazzo è stato grande. Piero Camber, capogruppo dei berlusconiani, non fa mistero della «pesante mediazione» a favore del cambiamento della mozione. «La modifica - ha detto - si è resa necessaria perchè il testo potesse trovare l'accordo di maggioranza. Sulla versione originaria, non concordata con i partner, An sarebbe andata avanti da sola. Quanto al minuto di silenzio per la morte del ragazzo di Genova, noi non intendiamo uscire dall'aula. La vita umana è sacra. Possiamo discutere sulle motivazioni, ma sul rispetto no».
Alessia Rosolen, capogruppo di An, insiste: non si tratta di marcia indietro, ma di un «chiarimento», di una «migliore spiegazione» su un contenuto che il gruppo consiliare dava per scontato. «Non intendevamo - precisa - colpire indiscriminatamente chi lavora nel volontariato o nell'assistenza, ma solo i gruppi che si sono segnalati per problemi di ordine pubblico. Qualcuno dei ragazzi dei centri sociali lavora addirittura in cooperative che prestano servizi per i minori. E queste persone non sono "nate" a Genova, ma avevano già fatto parlare di sè per l'assalto al Portovecchio, al Mc Donald's. L'attuale opposizione, dalla memoria troppo corta - prosegue Rosolen - farebbe bene a ricordarsi di quando il ruolo di "censore" del pensiero altrui era riservato a lei. Non dimentichiamo certo che i primi a chiedere di vietare la libera espressione di un movimento politico (il riferimento è a Forza Nuova, ndr) sono stati proprio questi signori che ora si indignano, appena nella scorsa legislatura. Non ci pare che in quei giorni scendesse in campo a difendere la democrazia e la libera espressione del pensiero nemmeno il senatore Camerini».
Intanto, proprio mentre An meditava e concretizzava la sua uscita, la Lila - Lega italiana per la lotta contro l'Aids - riceveva dal Comune la conferma di un pre-accordo su un progetto, chiamato «Happy», di informazione e prevenzione per la cittadinanza e per le persone sieropositive sui temi dell'Hiv. Comprensibile, dunque, la preoccupazione del presidente, Caterina Zorzi, sul futuro della collaborazione tra Lila e Comune. Anche perchè, dice, già in passato, un testo informativo diretto specificamente al mondo dei tossicodipendenti, quindi con un linguaggio forte ma mirato, era entrato nel mirino del deputato Menia. «La Lila - si legge in una nota dell'associazione - nel denunciare la profonda illiberalità della mozione di An, che ricorda gli anni bui del fascismo, ravvisa in essa l'ennesimo arrogante tentativo della destra governativa e comunale di reprimere i diritti fondamentali di associazionismo e la libertà di espressione dei cittadini. Il giudizio di idoneità di un'associazione o di una cooperativa a stipulare collaborazioni o convenzioni con l'ente pubblico deve basarsi esclusivamente su valutazioni tecniche e di qualità del lavoro svolto e mai, in un Paese che si dice democratico, dovrebbe essere subordinato a giudizi di fedeltà politica».
Su questo fronte, però, l'assessore competente, Claudia D'ambrosio, rassicura. «L'accordo con la Lila - spiega - deriva da un lavoro svolto dall'Agenzia per le tossicodipendenze, di cui il Comune è parte con altri enti e associazioni. L'amministrazione, già in precedenza al mio arrivo, ha stanziato una cifra per attività di contrasto alle tossicodipendenze e non ho intenzione di modificare impegni già presi. Mi ritrovo nella posizione del sindaco Dipiazza: le associazioni verranno misurate per la qualità e l'aderenza dei progetti agli obiettivi dell'amministrazione».
E lo stesso Dipiazza, infine, smorza i toni: «Noi governiamo e non buttiamo fuori nessuno. Chiuderemo i rapporti solo con chi non porta servizi ai cittadini. Sono il sindaco di tutti e non prenderò posizioni estreme. La mozione di An è cambiata: sono sicuro che troveremo un punto d'accordo».
Arianna Boria






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