Cosa è successo ai COBAS IMPORTANTE - ARRESTATO ANCHE UN DISABILE GLI AGENTI ROMPONO I VETRI DELLA NOSTRA AMBULANZA! (si invia con viva preghiera di diffusione - tutto questo forse non è verosimile, ma purtroppo è VERO)

Sono stato venerdì e sabato ai cortei con i COBAS. Alloggiavo nei pressi dell'ex manicomio Gaslini nell'asilo situato in Via Re di Puglia. Oggi in TV si parla solo delle perquisizioni e dei pestaggi al campo base del Social Forum, mentre si è taciuto totalmente su quanto abbiamo subito noi nel campo dei COBAS. La mattina alle ore 9 circa l'intero campo è stato circondato da una quindicina di camionette della polizia che sono scese da queste per schierarsi in assetto di guerra. Era una provocazione! Si aspettavano che rispondessimo con atti violenti per avere poi la mano libera, libera presumibilmente di lanciare lacrimogeni nel campo e di irrompere per manganellare tutti! Per fortuna io che ho trent'anni e altri dirigenti adulti dei COBAS hanno invitato gli altri a non rispondere alla provocazione.

Nel frattempo una nostra delegazione ha raggiunto le forze di PS per chiedere loro cosa volessero da noi. Non abbiamo reagito assolutamente, mentre un coro 'assassini' ha cominciato ad echeggiare in tutto il campo. Lentamente i poliziotti sono risaliti sulle camionette e sirene accese sono andati via. Abbiamo subito compreso che non eravamo sicuri neppure all'interno del campo, ogni barlume di legalità era svanita. Esisteva solo l'odio della rappresaglia da consumarsi comunque e contro chiunque. Nonostante ciò andammo quasi tutti alla manifestazione. Restarono venti persone e fra questi diversi ragazzi greci che per vari motivi non se la sentivano di manifestare.

Alcuni avevano riportato ferite (così mi è stato riferito) il giorno prima. C'era anche un disabile figlio di un dirigente dei cobas. La polizia intorno alle tredici è tornata per portare a termine l'azione che non aveva completato alle ore 9. Sono entrati, hanno rovesciato con enorme foga tutte le borse che i manifestanti avevano lasciato, borse che contenevano in prevalenza effetti personali, cibo, biancheria; hanno rovesciato anche le tende. Inoltre è stato sequestrato un camion che per quanto ne so serviva per fornire viveri e striscioni ai manifestanti. Tutti i documenti trovati, le macchine fotografiche, i telefoni cellulari sono stati sequestrati. Poi i poliziotti hanno arrestato tutti, senza distinzione - anche il disabile - lasciando una ragazza giovanissima, un bambino di undici anni e un giovane prima arrestato, poi riuscito fortunosamente a nascondersi nella segreteria del campo. Delle persone arrestate ancora non si sa niente. Sono successi altri fatti incresciosi che hanno visti coinvolti i COBAS. Li riassumo brevemente perché tutti sappiano. Noi avevamo un servizio sanitario nostro e un ambulanza privata che seguiva i manifestanti pronta a dare i primi soccorsi a chi ne avesse avuto bisogno. Durante il corteo di sabato l'ambulanza si è trovata all'interno delle cariche della polizia. Un agente con il manganello senza alcun riguardo per la donna ferita e due bambini che si trovavano all'interno ha fracassato il vetro. Mentre venerdì poco dopo che il corteo era stato diviso in due tronconi e uno si era spostato verso la zona rossa e l'altro invece aveva svoltato a sinistra con alla testa i famosi Black Block con i tamburi che al primo incrocio avevano rivoltato e incendiato una Espace e una altra auto, abbiamo improvvisamente visto aprirsi al terzo piano una finestra dalla quale è uscito un uomo con in pugno una pistola molto grossa simile a quelle d'ordinanaza della PS. Quest'uomo ha sparato subito due colpi in aria e poi altri abbassando il tiro. I black intanto erano già fuggiti oltre, noi poeti con uno striscione giallo di cinque metri con su scritto 'No alla globalizzazione della cultura' siamo prima retrocessi chiudendo lo striscione e poi siamo scappati di lato verso un parco pubblico fuori dal corteo. Li siamo rimasti rifugiati su delle panchine per circa un ora mentre degli anziani genovesi molto gentili - nonostante quello che stava succedendo - hanno parlato con noi e ci hanno offerto del vino.

Io sono un artista appartenente al Movimento Giovani Poeti d'Azione, gruppo assolutamente pacifico (senza nessun conflitto con le forze dell'ordine) che ha partecipato al corteo con una ventina di manifestanti fra poeti, artisti visivi e autori di teatro. Alcuni di noi erano nel campo dei cobas per amicizia con alcuni dirigenti. Volevamo essere gli artisti della manifestazione e non pensavamo minimamente a quello che sarebbe successo. Ringraziamo a nome di tutto il Movimento 'Giovani Poeti d'Azione', i genovesi per la tolleranza e la gentilezza dimostrata verso di noi e chiediamo scusa per i danni e i disagi che la manifestazione ha provocato. Cordiali saluti  A.D.

 

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Mi chiamo C., quello che ho da raccontare è la mia testimonianza sulla carica al corteo di sabato 21 luglio prima che arrivasse a piazza Kennedy. Sono arrivata a Genova in camper con tre amici, ci siamo fermati nei pressi del campo sportivo della Sciorba. Dal camper ci eravamo premurati di togliere tutto quello che poteva sembrare un'arma impropria (tipo un'ascia e delle assi di sostegno del tavolino). Siamo usciti dall'autostrada a Bolzaneto, dove era schierata una decina di auto della polizia. Nessuno ha controllato nessuno. Arrivati a Genova, non abbiamo mai incontrato forze dell'ordine. La mattina seguente, in autobus, abbiamo raggiunto piazza Kennedy e da lì, a piedi, la partenza del corteo. Abbiamo superato i primi gruppi e abbiamo atteso ai lati che il corteo partisse prima di entrare. Siamo entrati dietro la sezione romana di Rifondazione comunista che aveva un organizzatissimo servizio d'ordine, che in un punto della manifestazione ha anche cacciato alcune persone col volto coperto che cercavano di entrare nel loro gruppo. Dopo una sosta, siamo rientrati nel corteo che proseguiva senza intoppi. Arrivati a circa settecento metri da piazza Kennedy, il corteo si è fermato. Essendo la strada in discesa, in fondo si vedevano, molto in lontananza, gli scontri tra polizia e un gruppo di manifestanti, con spari di lacrimogeni e di oggetti vari. Il corteo si è fermato, in attesa che la situazione tornasse tranquilla. Io ero sul lato opposto al mare, sul marciapiede verso il muro. Qualcuno (con le bandiere dei Verdi per esempio) tentava già di tornare indietro, ma la folla era tanta ed era difficile farlo. I lacrimogeni hanno iniziato a farsi più vicini (circa 400 metri da noi). Qualcuno ha gridato di non lasciarsi prendere dal panico, perché se tutti fossero scappati indietro ci si sarebbe calpestati a vicenda. Hanno gridato di sederci tutti a terra con le mani in alto, di urlare pace, per far capire alla polizia che nessuno in quel gruppo era armato. E così tutti hanno fatto (lì ricordo che c'erano gruppi di Verdi, Arci Ragazzi, Rifondazione comunista). Ma in un attimo è stato l'inferno. Ho sentito il rumore dell'accelerazione di una camionetta, la folla è impazzita, sono rimasta schiacciata contro il muro, pensavo che sarei morta schiacciata dalla folla. Non s'è visto più nulla per i lacrimogeni (tanti, tanti lacrimogeni), non si respirava più, la gente urlava terrorizzata. Ero contro una signora di circa 70 anni, con in testa un foulard con il simbolo di Rifondazione comunista e avevo paura di schiacciarla, lei tossiva e tirava pugni alla folla perché stava soffocando. Io non capivo più nulla, non respiravo più e sentivo il tossire ossessivo di quell'anziana che credevo stesse morendo. Alcuni urlavano 'state calmi, copritevi la bocca, chiudete gli occhi perché poi passa, passa'. Non so quanto sia durato tutto questo. Alla fine ho aperto gli occhi, pensando di vedere gente in fuga, di mettermi in mezzo alla strada e di scappare. Ma in strada non c'era più nulla. Solo e più che mai inquietanti, un cordone di agenti della guardia di finanza in tenuta antisommossa che ci teneva contro il muro manganellando quelli in piedi sulla parte più esterna del marciapiede. Urlavano come ossessi, noi stavamo sempre con le mani in alto urlando 'pace', e loro urlavano, urlavano, urlavano. Ci hanno ordinato di sederci tutti e di stare con le mani in alto. Accanto a me c'erano due coppie di ragazzo e ragazza che piangevano disperati, uno aveva la maglietta bianca tutta intrisa di sangue che scendeva dalla testa. Con il manganello un agente ha alzato la mia borsa (quelle piccole che si portano a tracolla) urlando come un pazzo 'Cos'hai lì dentro, fammi vedere cos'hai lì dentro', l'ho aperta, avevo un walk-man, volantini, fazzoletti, portafogli. La ragazza accanto a me urlava 'datemi dell'acqua', uno di loro ha alzato la maschera antigas e ha accennato con rabbia a uno sputo. Dietro le gambe dei poliziotti ho visto cos'era rimasto a terra: cellulari rotti, zaini, scarpe, maglioni. E sul lato verso il mare gente che correva ancora. Ci hanno ordinato di alzarci e di stare con le mani alzate. Hanno fatto uscire dalla striscia di persone schiacciate contro il muro solo due ragazzi in carrozzina. Ci hanno ordinato di camminare con le mani alzate nella direzione opposta rispetto a quella che stavamo percorrendo e, sempre urlando, ci hanno accompagnato per circa 200 metri. In testa avevo solo un terrore: ma ci arrestano o ci portano in questura? Al primo piazzale ci hanno lasciato andare. Abbiamo pensato di andarcene attraverso una strada che saliva a sinistra, ma era bloccata da altri poliziotti in tenuta antisommossa. Intanto c'era gente che piangeva perché aveva perso tutte le persone con le quali era arrivato e non sapeva dove andare. Abbiamo raggiunto il resto dei manifestanti che stava tornando indietro e dentro tanta umiliazione. La gente cercava di telefonare coi cellulari alle persone che aveva perso, ma in tutto quel tratto (dove prima si poteva telefonare tranquillamente), nonostante il telefonino desse il segnale della linea, tutti i tentativi davano 'chiamata fallita'. Non so che ora fosse, so solo che alla Sciorba siamo arrivati verso le 21. Abbiamo percorso non so quanti chilometri a piedi, per non arrivare nei pressi degli scontri, per evitare un ulteriore incontro con quelle forze dell'ordine che non avrebbero mai capito che una persona in maglietta e pantaloni era diversa da quelle con spranghe e volto coperto. A darci indicazioni sulle strade da prendere erano altri manifestanti, tanti cittadini di Genova e un vigile urbano. Nel dedalo di strade, alla fine siamo arrivati. Tutti sconvolti, pieni di rabbia, quella di chi è stato calpestato e umiliato senza aver fatto nulla di male. Avremmo voluto dormire in camper anche quella notte, ma ascoltando la radio (radio Popolare di Milano) abbiamo saputo nel blitz alla scuola. Terrorizzati dal pensiero che dopo di loro fosse toccato alla Sciorba, abbiamo lasciato Genova. Abbiamo dormito nel parcheggio di un autogril di Tortona. Siamo tornati a casa la mattina dopo. Solo a quel punto il terrore si è trasformato in un isterico pianto liberatorio.

 

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Genova 21/7/08 - il mio racconto Ho preso parte al corteo di sabato scorso a Genova, insieme al gruppo di Azione Diretta Nonviolenta, che in tutto ha raccolto circa cento persone ferraresi. Il bilancio della nostra partecipazione è di cui andare fieri, considerando soprattutto la nostra vicenda particolare. Però oggi la nostra presenza quel giorno ha un significato di testimonianza riguardo a fatti molto che non avremmo voluto vedere. Ricorderemo quella giornata soprattutto per ciò che anche noi abbiamo subìto: il comportamento 'infame' e criminale delle forze dell'ordine nei confronti di migliaia di manifestanti pacifici. Per le strade non c'era nessun carabiniere, e fin dall'inizio ci era parso subito un brutto segno. Forse per il clima pesante dovuto alla morte di un ragazzo il giorno precedente, l'ordine in città era stato affidato interamente a noti reparti della Polizia di Stato, quelli che lavorano negli stadi contro gli hooligans. Il nostro corteo era festoso, ma tra noi e la polizia c'era alta tensione. Per i primi chilometri non abbiamo avuto problemi. Abbiamo capito che qualcosa non andava quando il corteo si è fermato di colpo e gli elicotteri sono scesi sopra di noi a bassissima quota. A Piazzale Kennedy gli scontri erano incominciati all'improvviso; la polizia però non si avvicinava ai violenti armati che bruciavano le auto: si limitava a lanciare lacrimogeni, in numero spropositato, direttamente in direzione del corteo, creando una cortina di fumo visibile da chilometri di distanza. Tutto il corteo è stato costretto a deviare lungo un corso parallelo a quello previsto. Le manovre della polizia sembravano a tutti estremamente pericolose, i gruppi si sparpagliavano, noi camminavamo in fila velocemente, tenendoci per mano. In seguito - verremo a sapere - gli altri gruppetti più lenti, rimasti dietro di noi, sono stati caricati e pestati dalla polizia. Vi racconto i fatti partendo da questo momento, in cui sembra che per noi tutto volga verso la normalità. Più avanti, ad un incrocio che sembra tranquillo, gli organizzatori ci invitano a riformiare il corteo, noi ci prepariamo a riprendere il cammino. E' precisamente in questo momento che la polizia ci carica all'improvviso, da una via laterale. Gli agenti spezzano il corteo proprio nel punto in cui ci troviamo. Eravamo riusciti a restare tenerci quasi tutti per mano in cento persone, ma ora ci colgono impreparati. Per qualche minuto ci sembra di essere completamente dispersi. Invece poco dopo a uno a uno ci ritroviamo tutti, ma siamo costretti a riprendere la marcia in una fitta calca, perchè la polizia si sta disponendo in assetto da guerra alle nostre spalle. Siamo contenti di essere di nuovo uniti, e non sappiamo ancora che sta cominciando la nostra piccola discesa nel Maelstorm. Forse la polizia cerca sparuti gruppi di 'Black Block'; il fatto è che invece ce l'ha con noi, carica indiscriminatamente tutta la folla. Vediamo così in azione gli attori dello show: i poliziotti, schierati armati fino ai denti da un lato, e i 'teppisti', sporchi e cattivi, che in verità sono pochissimi e sostanzialmente non fanno altro che insultare. Però a pochi metri ci sono migliaia di persone pacifiche, o meglio che all'inizio erano pacifiche, ma si stanno comprensibilmente alterando. Le 'tute nere' si muovono a gruppetti di 3-5 persone; scelgono un obiettivo e lo distruggevano metodicamente, sotto gli occhi degli agenti, senza che la polizia mostri alcun desiderio di intervenire. Questi gruppetti, come poi ci renderemo conto, si spostavano per la città tranquillamente indisturbati, li abbiamo incontrati anche in seguito lungo le strade deserte e anche ai lati del corteo. L'impressione era che non ci fosse nessun serio tentativo di arrestare questi gruppi, le forze dell'ordine si tenevano sempre a distanza. Il comportamento della polizia cambia, però, quando i rivoltosi si trovano in prossimità della manifestazione.

Cinque tute nere provocano i poliziotti alla nostra sinistra, in via Pisacane. I poliziotti li caricano, e i rivoltosi scompaiono subito entrando nel corteo. Ma la polizia continua la sua carica contro tutti i manifestanti, lanciando lacrimogeni direttamente in mezzo alla folla. Vicino a noi ci sono gruppi sindacali, famiglie con bambini e bambine. Un signore crolla a terra in preda alle convulsioni - è un possibile effetto dei gas. Anche il gruppo nazionale della Rete Lilliput sarà caricato in pieno dalla polizia, quasi tutti i suoi manifestanti si disperdono. Solo un ragazzo non scappa, ma alza le mani gridando 'Siamo non violenti!'. Un poliziotto si avvicina, freddamente solleva il manganello e gli spacca la testa - un colpo proibito dai manuali della polizia. Mi ricordo che avevamo tanti slogan nel primo pomeriggio, e invece adesso i gruppi di tutto il corteo scandiscono insieme una sola parola, 'assassini', rivolti verso gli agenti. In questo incrocio di via Casaregis, la violenza della polizia provoca una reazione di parte del corteo. C'è sempre una parte di manifestanti preparata ad alzare barricate, di solito sono i ragazzi dei centri sociali che notoriamente perseguono la 'difesa attiva'. Formano un gruppo immediatamente alle nostre spalle, bloccano la strada alla polizia riparandosi dietro cassonetti e si preparano alla sassaiola. I lacrimogeni della polizia però hanno ormai reso l'aria irrespirabile per tutti. I genovesi sono costretti a chiudere ermeticamente le finestre, eppure qualche persona eroica apre le imposte e innaffia la folla con le pompe, ci aiuta a lavarci dalle sostanze caustiche. Ma in una folla compatta non si può fuggire ai gas, e noi non abbiamo maschere contro gli aggressivi chimici che ci torturano, nè protezioni contro i manganelli dei poliziotti che ci corrono incontro. Dobbiamo allontanarci: chiediamo informazioni, su che via prendere, i genovesi ci aiutano, così lasciamo il corteo per una strada laterale. Il governo ci ha fatto capire cosa dobbiamo farcene del nostro diritto a manifestare. Ma siamo decisi a ritornare nel corteo il prima possibile, e infatti lo ritroveremo alla fine, dopo una lunga fuga per le vie della città. Alla sera però abbiamo ricevuto la notizia peggiore: il pestaggio selvaggio dei ragazzi che dormivano nella scuola G. Pascoli. Si sapeva che i Black Block utilizzavano alcuni luoghi a disposizione dei manifestanti, il problema delle infiltrazioni e delle armi era stato segnalato direttamente da Agnoletto alle forze dell'ordine. E le forze dell'ordine hanno dato, a modo loro, una risposta paradossale e brutale. A mezzanotte del 21 fanno irruzione sfondando la porta, nei locali e nella sede di coordinamento del Genoa Social Forum. Effettuano ciò che beffardamente chiamano 'operazione di bonifica'. Aggrediscono i giornalisti, sfasciano i computers e le attrezzature, mostrando particolare astio verso hard disk e videocassette. Ma l'azione infame avviene nel palazzo adiacente: gli avvocati e i parlamentari vengono tenuti fuori con la forza - il che è scopertamente illegale poichè gli avvocati dovrebbero assistere alla perquisizione - perchè non devono esserci testimoni. Il rumore dell'elicottero cerca di coprire le urla, mentre all'interno i ragazzi e le ragazze vengono pestati selvaggiamente. Qualcuno tenterà di difendersi con le mani, uno anche con un coltello, ma perloppiù non ne hanno il tempo perchè vengono massacrati mentre sono ancora nei sacchi a pelo, e tutti i poliziotti ne escono illesi. Fuori gli avvocati e i parlamentari urlano e chiedono di entrare, ragazzi e ragazze vengono trascinati fuori coperti di sangue. Queste e altre immagini del 21 luglio sono la vergogna nazionale; a Berlino i manifestanti circondano la nostra ambasciata e insultano l'Italia, e fanno bene.

Di professionisti della guerriglia, in quella scuola, probabilmente non ce n'erano: a quell'ora c'erano invece ragazzi più giovani, gli studenti dei centri sociali che si preparavano ad andare a dormire. Persone normali, mai imputate di nulla. E potevano esserci i miei amici lì dentro, quanti di noi avevano cercato un posto per dormire a Genova, tra venerdì e sabato avevano passato tante ore in quella scuola. Il mio sentimento è un'ira funesta. Una ragazza che conosciamo non è tornata con il suo pullmann, sua madre non ha notizie di lei da sabato sera: teme che a quell'ora si trovasse nella scuola, ma nessuno comunica la lista dei fermati, nemmeno gli avvocati lo sanno.

All'indomani di questa a azione punitiva di tipo squadrista, mi restano in mente le parole del governo che dice 'non c'è distinzione' tra il Social Forum e le frange violente, ci definisce 'tutti i contestatori' collusi con i criminali. La polizia mostra in televisione le 'armi improprie' trovate nel camion parcheggiato sotto la scuola. Siete tutti uguali e abbiamo fatto bene a picchiare chiunque di voi, dovevate starvene a casa, comandiamo noi - è questo il rozzo messaggio di stile 'cileno'. Il sospetto che ci fosse un piano orchestrato per delegittimarci, strumentalizzando cinicamente la violenza e i disordini, ovviamente è quasi una certezza. Dopo tutto ciò che ho visto, osservo: prima pensavo soprattutto a comunicare i contenuti delle nostre ragioni manifestazione, ora mi accorgo che dopo questa giornata i toni e i contenuti della nostra protesta sono cambiati. Ora la nostra è anche una denuncia contro la violenza istituzionale dell'autorità che si proclama ufficialmente 'democratica', ma che di fatto usa metodi al di fuori della costituzione. E' una nuova frattura nella società civile, c'è un nuovo un clima di sfiducia che ci divide oggi dalle forze dell'ordine - oggi sentiamo scricchiolare il tessuto democratico.

Il comportamento della polizia italiana è stato la vergogna maggiore per il nostro paese. Oggi però sappiamo che il governo italiano usa non solo l'arma dell'intimidazione violenta, ma anche della menzogna e - secondo decine di testimonianze agli avvocati del Genoa Social Forum - della tortura. Tra il governo e il popolo dei contestatori pacifici, i rapporti non avrebbero potuto prendere una piega peggiore. Gli stati più potenti del mondo hanno dimostrato, prima di ogni altra cosa, di avere paura al punto di abbandonare lo stato di diritto. Quindi è proprio la loro 'democraticità' che oggi tende a divenire l'oggetto delle nostre accuse.

Avvertiamo governi che non riusciranno a isolare un movimento mondiale di queste dimensioni. Al contrario, il fatto che non abbiamo armi non significa che siamo una sfilata folcloristica. La nostra risposta sarà massiccia, la nostra politica diventerà più dura, internazionale e organizzata. G.B.

 

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Avevamo sfilato per oltre 3 ore in corteo fra slogan e canti e senza incidenti di sorta gustandoci l'aria che arrivava dal mare e rinfrescandoci con l'acqua che tubi provvidenziali messi li dai genovesi erogavano ininterrottamente. Ad un certo punto vediamo del fumo in lontananza e si diffonde lungo il corteo la notizia di scontri. Arrivati a qualche centinaio di metri dalla zona calda il corteo viene fatto deviare per impedire di venire a contatto con l'area degli scontri. Cosi ci viene detto.Dopo due-trecento metri dalla deviazione,con il mare alle spalle,cominciamo a vedere alla nostra sinistra il fumo alto dei lacrimogeni che si avvicina.Ci allarmiamo ma non più di tanto perché in mezzo a noi non ci sono tute nere né alcun infiltrato. Ci conosciamo in molti e con il resto sono ore che sfiliamo.La nube dei lacrimogeni si avvicinava sempre più ed all'improvviso dalla nuvola di gas spuntano mezzi della polizia Il corteo si sbanda un po ma in tanti gridiamo'fermi,fermi alziamo tutti le mani'.Le persone si fermano ed alzano tutti le mani: Anche i mezzi della polizia si fermano e per un attimo ci tranquillizziamo. Ma all'improvviso,come se fosse stato impartito un ordine,vengono sparati contro di noi una miriade di lacrimogeni. In un attimo è il caos .Avevamo nuvole di gas a sinistra e davanti.Parte dei partecipanti comincia a correre indietro verso il mare.Altri fuggono terrorizzati e intanto gli occhi cominciano a bruciare e non ci si vede più.Avevamo alle spalle un portone aperto di un grosso palazzo e in tanti proviamo ad entrare.Una calca indescrivibile.Paura,lacrime ed il terrore della folla impazzita prende diversi di noi. Perdiamo il contatto con tutti gli altri e ci ritroviamo in tre,fra mille spinte e urla alla calma naturalmente inascoltate, dentro l'androne del palazzo. Chi è rimasto fuori spinge e noi cominciamo a salire in alto lungo la scalinata.Arriviamo al quinto sesto piano e cominciamo a tirare fuori dagli zaini l'acqua e i limoni,chi ce li ha, per attenuare l'effetto dei lacrimogeni.Famiglie genovesi,che ringraziamo, ci offrono acqua,ghiaccio e limoni e comincia l'attesa e le telefonate agli amici e compagni persi nell'assalto della polizia.Dopo un tempo che non ricordo vediamo che la gente comincia a defluire ed anche noi seguiamo il flusso.Arrivati all'ultima rampa vediamo che l'androne è pieno di poliziotti.Qualcuno impaurito prova a risalire ma le urla dei poliziotti 'uscite uscite' convince tutti a scendere.Vedo poliziotti che sbattono ragazzi contro il muro e con i fucili lancialacrimogeni danno colpi violenti alla schiena dei ragazzi.Ad alcuni fanno depositare gli zaini ad altri tolgono il fazzoletto che hanno sul viso per difendersi dai gas che ancora si respirano anche se in modo sopportabile.A me ed al mio amico,forse perché abbondantemente sopra la cinquantina e piuttosto massicci o per motivi che ignoro, non ci sfiorano nemmeno. Usciti fuori vediamo che non è il caso di andare verso il mare perché le nubi di gas sono ancora alte.Ci guardiamo negli occhi dove andare? Giriamo a destra nel senso di marcia dell'ex-corteo. Abbiamo percorso non più di dieci metri che ci sparano di nuovo addosso lacrimogeni.Ancora di corsa ci rifugiamo dentro un altro palazzo e li rimaniamo finchè non riprendiamo coraggio e usciamo di nuovo fuori.Rincontriamo compagni persi nell'assalto della polizia.Molti sono terrorizzati.Ognuno propone qualche soluzione per sfuggire da quell'inferno e per non ritrovarsi più in mezzo ai gas.Alcune ragazze piangono terrorizzate.Io mi rifiuto di avere paura.Dico agli altri che non mi muoverò di li.Sono un cittadino che è venuto a manifestare pacificamente e non mi farò intimidire dalla violenza.'Porco schifo -grido-perché questa polizia che è pagata da noi e deve proteggerci dai delinquenti se la prende con noi ?'Mi siedo su una panchina e li rimango a lungo insieme a tanti che come me rifiutano la paura e ancora sono convinti che i nostri diritti costituzionali non sono stati sospesi.Su quella panchina penso e parlo con gli altri.Tutti per un attimo ci siamo trovati di fronte a poliziotti che non ci trattavano come esseri umani ma come bestie.Che brutta sensazione!.Per un po ci siamo sentiti privi di qualunque diritto e in balia della polizia che si sentiva in diritto di fare qualunque cosa.Ho visto persone anziane terrorizzate che piangevano e pregavano i genovesi di accoglierli in casa.Persone terrorizzate alla vista della polizia.Eppure loro avrebbero dovuto difenderci..Quando son passato in mezzo a poliziotti alla fine della scalinata, avrei voluto gridare loro tante cose e dentro di me le ho gridate,ma il mio grido è rimasto muto cosi come la mia amarezza e la mia rabbia per una bella manifestazione volutamente distrutta per altre finalità.Ma non mi arrenderò alla paura.Sarà resistenza.

 

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Ho assistito dalle finestre di casa all'assalto, da parte di una cinquantina di Black Block, alle carceri di Marassi a Genova. Hanno potuto agire indisturbati per almeno 15 minuti, malgrado tre blindati dei carabinieri e due jeep, che si sono ritirate a circa trecento metri di distanza rimanendo ad osservare. Hanno incendiato il portone, hanno rotto le telecamere esterne, si sono arrampicati lungo le pareti del carcere, hanno sfondato i vetri di due locali lanciando bottiglie molotov, incendiandoli. Erano i padroni assoluti della piazza antistante e del fronte principale delle carceri. Questa scena è stata vista da moltissimi abitanti delle vie dell'alta Val Bisagno. Un elicottero osservava le mosse di questi incursori senza mai abbassarsi (Esistono delle immagini filmate di quanto sopra, alcune delle quali solo parzialmente trasmesse da una Tv locale (Tg8 star)e dal Tg3 nazionale). Questi personaggi vestiti di 'nero' sono poi risaliti indisturbati e con tutta calma per una scalinata, raggiungendo la Via Montaldo (prossima a Piazza Manin). In questa via hanno tranquillamente bivaccato, mangiando focaccette farcite e bevendo birra per altri 15 minuti, sempre senza che le forze dell'Ordine intervenissero. Dopo aver fatto razzia della benzina dalle moto posteggiate degli abitanti sono poi ripartiti alla volta di Piazza Manin, dove era in corso la manifestazione della rete Lilliput e delle donne. Hanno sfasciato tutto, fronteggiando manifestanti disarmati e pacifisti, che nulla potevano contro gente armata di spranghe e molotov. Quando si sono diretti verso Corso Armellini e la Via Palestro, è arrivata in Piazza Manin la polizia, che ha pensato bene di non seguirli ma di caricare ragazzi pacifici, nonchè donne e ragazzini con i palloncini colorati!!!!!!! Sono stata testimone, insieme a molti cittadini genovesi, di questo episodio e di molte altre brutalità. A tutti noi è risultata chiara la volontà da parte delle forze dell'ordine di 'lasciar fare' alle frange di violenti e di 'terrorizzare' o 'massacrare' i manifestanti. Sono tanti i giornalisti e i genovesi che hanno visto come sono andate le cose in città tra venerdì e sabato. Di tutto quanto accaduto le autorità dovrebbero rispondere, ma pare che l'Italia stia ormai seguendo l'esempio del Cile anni '70. A.P.

 

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Alcuni sprazzi di ricordi e idee che si affollano in questi giorni.

Ero vicino a due persone con la sedia a rotelle non c'erano tracce di scontri se non alla radio, quando sono cominciati a piovere lacrimogeni e poco dopo una stupida ed inutile carica della polizia e guardia di finanza, non mi sono mosso per indicare la presenza dei disabili e per non schiacciare con tutti gli altri, le persone , i compagni, gli anziani e tutta la gente alle nostre spalle, ma non si resisteva e ci hanno disperso. al prossimo G8 li metterei tutti legati a una sedia a ruote con i fumogeni sotto e i manganelli che arrivano.... Quanto a Carlo Giuliani...è un miracolo che sia stato uno solo, per fermare pochi che hanno imparato solo la violenza come forma di espressione contro l'ingiustizia, hanno caricato 200.000 persone che lavorano ogni giorno contro le prepotenze del nostro sistema... e subiscono violenze...e reagiscono continuando ad impegnarsi, studiare, vivere, manifestare... ...hanno avuto pura che la manifestazione andasse bene, e non gli è sembrato vero, che alcuni trovassero sfogo solo spaccando finanziarie e negozi di auto di lusso.. per difendere i vetri di una banca, hanno colpito centinaia di migliaia, inermi, con le mani alzate, seduti, perché senza possibilità di scappare... a quel punto era come se i pompieri fossero arrivai con le taniche di benzina...il gioco era fatto...alla faccia delle ostriche per la fame nel mondo. siamo vivi, tranne Carlo Giuliani, siamo rimasti in piedi, molto stanchi , ma più consapevoli, più arrabbiati, più decisi a continuare a lavorare ogni santo giorno contro tutte le prepotenze, dentro e fuori i movimenti , i g8, nelle nostre città.

 

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Non credo che la mia segnalazione sia uno scoop da prima pagina essendo riferita a fatti piuttosto risaputi, tuttavia voglio portare la mia testimonianza circa l'assoluta eterogeneità dei gruppi autonomi rispetto alla gran parte dei manifestanti: In prossimità di Piazzale Kennedy, dove sono cominciati gli scontri fra autonomi e polizia, il corteo ha dovuto compiere una deviazione svoltando a destra verso l'entroterra cittadino. Molti manifestanti indignati dall'insulso comportamento delle tute nere hanno cominciato ad attorniarli all'urlo di 'fascisti' e 'assassini'. La reazione dei teppisti è stata immediata: impugnando le immancabili mazze ferrate hanno iniziato a caricare (e dico caricare!!) gli altri manifestanti costringendoli alla fuga. Tutto ciò si è ripetuto numerose volte lasciando in me e in tutti gli impotenti (ma tutt'altro che rassegnati) presenti con la pungente sensazione di essere stati meschinamente derubati R.S

 

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Ciao a tutti (a chi non c'era e anche a chi c'era) sono tornato da 4 ore da Genova e sento il dovere di comunicare alle persone che mi conoscono e che sono sicuro non mi considerano un pazzo, mitomane, esaltato, quello che sento e penso. Ho lasciato passare qualche ora perchè non volevo dare comunicazioni eccessivamente influenzate dall'emotività a persone che non erano presenti e che, naturalmente, non possono nemmeno immaginare cosa è successo. Alcune immagini televisive e non pochi articoli pubblicati dai quotidiani di tutta Europa in questi giorni hanno reso l'idea, ma la realtà vissuta, credetemi, è molto più forte. Nelle giornate di venerdì e sabato a Genova è stato superato un punto di non ritorno a livello nazionale ed internazionale. Ho visto, insieme a decine di migliaia di persone e centinaia di telecamere e macchine fotografiche, cose inaudite in un Paese che si definisce democratico. E la nota fortemente positiva è proprio questa: siamo in tanti ad aver visto e vissuto quanto successo e abbiamo il dovere di comunicarlo al maggior numero di persone. Io, insieme ad altre centinaia di persone, ho avuto la fortuna ed il privilegio di esserci da mercoledì sera a domenica sera e di avere cosi un quadro piuttosto completo di quanto è accaduto. Invito tutti coloro che c'erano a parlare, mandare e-mail, telefonare, comunicare a tutti quelli che conoscono quanto hanno vissuto, perchè è necessario che la maggior parte delle persone venga a conoscenza e si renda conto del clima veramente pesante che si è creato. Nel modo più sintetico possibile, parto dalla fine e ritorno indietro.

Domenica 22 ore 12: con il caro amico con cui mi sono recato a genova vado alla scuola A. Diaz di via Battisti 5 perchè apprendo dai giornali che nella notte c'e stata un'irruzione della polizia. Da alcune ore, decine di persone si aggirano per le aule, i corridoi, le scale guardando attoniti e immaginando quanto è successo poco dopo mezzanotte. Le immagini le avete viste tutti in tv, ma calpestare le pozze di sangue rinsecchito, vedere gli schizzi di sangue sui muri, i vetri degli armadi distrutti imbrattati di sangue, le biro, i giornali, i pezzi di carta, gli indumenti per terra sporchi di sangue è agghiacciante. La rabbia, il senso di impotenza, la voglia di denuncia, il terrore che qualcosa sia radicalmente cambiato rispetto a sole 48 prima è devastante. Immaginare quanto è successo, grazie alle molte testimonianze e ai segni indelebili dei manganelli sui muri, sui vetri e, soprattutto, sulle persone è indescrivibile. La polizia, in assetto antisommossa, ha fatto irruzione (senza alcun mandato, in un edificio concesso ufficialmente dalla Provincia di Genova al Genoa Social Forum-GSF per ospitare il pernottamento dei manifestanti) nella scuola dove un centinaio di persone stavano dormendo, ha tenuto fuori dai cancelli alcuni deputati, avvocati dell'associazione 'giuristi democratici' e alcuni giornalisti che dormivano nell'edificio di fronte, e ha massacrato di manganellate le persone che stavano dormendo. Ha inseguito e randellato quelli che cercavano di sottrarsi alla violenza, per altro senza alcuna via di fuga. Una 'tonnara' che ha portato oltre 60 persone in ospedale, alcune ancora nei sacchi a pelo. Un giornalista che si avvicina mostrando il pass viene invitato minacciosamente da un celerino a metterselo nel culo, mentre una poliziotta con casco e manganello indossa beffardamente una maglietta gialla del GSF. L'arsenale ritrovato, dichiarato dalle autorità di polizia, e una totale bufala. La scuola è in ristrutturazione e sui due lati ricoperta da impalcature. Su ogni balcone si trovano tubature lasciate dai lavoratori edili che stanno ristrutturando l'edificio: potevano essere centinaia le spranghe ritrovate. Negli armadietti, però, le bottiglie di alcool, ammoniaca, conegrina, manici di scope e scopettoni sono tutte al loro posto, come le avevano lasciate i bidelli un mese fa. I computer utilizzati dai ragazzi (molti dei quali passavano ore nei giorni precedenti a preparare canti e rappresentazioni pacifiche di protesta nel cortile della scuola) sono tutti distrutti, mentre quelli ancora incellofanati dei laboratori di informatica sono intatti. Nel corso della conferenza stampa tenutasi in mattinata, i 'responsabili' della polizia hanno risposto con un arrogante silenzio alla domanda del giornalista greco che chiedeva le prove del fatto che l'armamentario presentato ai giornalisti fosse effettivamente stato sequestrato in quei locali; e col silenzio hanno risposto alle domande successive. E' possibile che qualche imbecille devastatore si fosse intrufolato nella scuola a dormire (non venivano chiesti documenti alle persone e, comunque, se non sono stati identificati dalle forze dell'ordine, che dovrebbero farlo di mestiere, come potevano essere individuati dal GSF che ha accolto migliaia di persone?). Ma, com'e stato detto opportunamente nell'assemblea del pomeriggio, nulla giustifica comunque la violenza fascista messa in atto dalla polizia: è come se alla domenica negli stadi, in seguito ai puntuali danni provocati dagli ultra (considerati ormai dai tutori dell'ordine normale conseguenza del disagio sociale di gruppi giovanili), venissero randellati tutti gli spettatori presenti. Contemporaneamente, nell'edificio che si trova di fronte alla scuola Diaz e anch'esso dato in dotazione dalle pubbliche autorità al GSF, tutti i presenti sono stati costretti a terra a lungo dagli agenti in borghese che hanno distrutto e sequestrato i tre computer su cui gli avvocati avevano riportato centinaia di testimonianze e denunce loro pervenute negli ultimi due giorni da parte di persone vittime di abusi e violenze messe in atto da polizia e carabinieri.

Sabato 21, dalle 14 in poi: tutti noi presenti abbiamo visto il più grande corteo degli ultimi 20 anni. Oltre 200 mila persone, di diversa nazionalità e connotazione culturale e politica, ma tutte insieme ad esprimere il proprio dissenso al tipo di globalizzazione in atto e per rivendicare la globalizzazione dei diritti. Non si era mai visto però un corteo cosi imponente non preceduto dalle forze dell'ordine. Poi si è capito perchè. Appena partito, il corteo è stato preceduto di alcune centinaia di metri da poche decine di imbecilli sfasciatutto, lasciati liberi di incendiare auto e vetrine per quasi mezz'ora di fronte ad un folto dispiegamento di forze 'dell'ordine'. Quando e stata decisa la carica, gli imbecilli si sono dileguati nelle vie laterali e in mezzo alle migliaia di persone del corteo, mentre la pioggia di lacrimogeni e le randellate delle forze dell'ordine si sono riversate sui manifestanti inermi e con le braccia alzate. L'orrore si è ripetuto diverse volte in vari punti del corteo, che è cosi stato spezzato in almeno quattro tronconi e ha riportato decine di feriti. In una carica della polizia, ho visto la polizia schierata correre contro la testa di uno spezzone di corteo invaso dai lacrimogeni e manganellare decine di persone immobili con le braccia alzate: ragazzi e ragazze, uomini e donne anche di 50/60 anni che stavano sfilando pacificamente e che non potevano muoversi perchè dietro di loro erano bloccate decine di migliaia di manifestanti in attesa di proseguire il corteo. Una vergogna inaudita. In altre parti del lungo corteo volutamente spezzato e impossibilitato a sfilare, sono successe le stesse cose. Sono stati randellati indistintamente pacifisti, cattolici, giovani comunisti, anarchici, associazioni gay, di donne, ragazzini alla loro prima manifestazione...il tutto mentre gli imbecilli sfasciatutto scorrazzavano indisturbati per la città. In piazza Ferraris, dove doveva concludersi il corteo ma dove è giunto meno di un quarto dei manifestanti, sono stati sparati lacrimogeni sul palco mentre parlava un sacerdote. E' stato chiarissimamente praticato volutamente terrorismo per disperdere e sciogliere un corteo pacifico enorme: questo dimostra la forza del corteo che, cosi eterogeneo e cosi grande, ha fatto paura per il suo potenziale simbolico e per la forza della protesta.

Venerdi 20, dalle 11 in poi: la piazza di Brignole e circondata da container e forze 'dell'ordine' in assetto di guerra con una sola apertura che serve per far affluire i manifestanti che intendono assediare la 'zona rossa', grigliata da barriere invalicabili. Si prepara una tonnara, ma non c'e il tempo di attuarla perchè centinaia di imbecilli sparsi ovunque in gruppetti e giunti improvvisamente nei punti di ritrovo organizzati per l'assedio simbolico della zona 'off limits' lanciano molotov e iniziano una guerriglia urbana che durerà almeno 6 ore. Appaiono e scompaiono improvvisamente devastando tutto, tra centinaia di auto, moto, scooter e motorini guidati da agenti in borghese (ne partono e ne arrivano in continuazione dal parcheggio a fianco della questura, dove mi trovo a telefonare in una cabina), che scorrazzano per tutta la città. Da tre giorni la presidente della Provincia di Genova segnalava la presenza di centinaia di questi deficienti in una scuola di Quarto, da loro occupata: nessun poliziotto si è recato sul posto. Cosi come nessuno è andato nel parco dove ne campeggiavano altre centinaia, descritti puntualmente da una giornalista del Manifesto (22 luglio, pag. 6). Tutte le cariche di polizia e carabinieri avvengono dopo le devastazioni e ai danni dei manifestanti. Ma questo è stato ampiamente documentato...fino all'assassinio delle 17,30 in una situazione di caos generale. Le manifestazioni pacifiche, simboliche, vengono interrotte dai blitz degli imbecilli e quindi attaccate dalle cariche della polizia con lacrimogeni, manganelli, idranti e blindati. Vengono massacrate di botte persone che fuggono terrorizzate: ragazzi e ragazze totalmente disarmati, giornalisti, persino una volontaria del pronto soccorso che sta medicando un ferito. Un furgone dei volontari del pronto soccorso del GSF, già perquisito 3 volte, viene attaccato dagli agenti in divisa, gli viene distrutto un vetro e sparato un lacrimogeno all'interno. Gruppi pacifici di manifestanti vengono inseguiti per chilometri, lontano dalla 'zona rossa', e fatti oggetto di innumerevoli lanci di lacrimogeni. Filmati e fotografie documentano probabili infiltrazioni e connivenze tra agenti delle forze dell'ordine e imbecilli devastatori.

Giovedì 19: circa 50 mila persone sfilano nella manifestazione per i diritti dei migranti in un clima di totale tranquillità e festa. Il corteo è preceduto, a differenza di quello del 21, dalle forze dell'ordine e gli organizzatori trattano con il questore il percorso, modificandolo e allungandolo in totale serenità e intesa. Non aggiungo altro. Non voglio esprimere alcun giudizio sulle molte e varie responsabilità che hanno provocato il disastro verificatosi nei giorni 20 e 21. Ma è necessario che il maggior numero di persone sappia e si renda conto del clima cupo e intimidatorio che è stato creato in questi giorni e nelle settimane precedenti. Sono in gioco il sistema democratico e i diritti di tutti. Solo una vastissima partecipazione può sconfiggere la violenza intimidatoria provocata e praticata. Solo una netta e forte presa di posizione contro questo nuovo clima di violenza può evitare il peggio. Siamo tutti responsabili di quello che succederà: da martedì, con le pacifiche manifestazioni di fronte alle prefetture dobbiamo far capire che non ci stiamo. Ma bisogna pretendere la partecipazione di forze politiche, sindacali, gruppi e organizzazioni democratiche, in modo da isolare le violenze che minacciano la protesta da tutte le parti e che rischiano di vanificare tutto e provocare una pericolosa degenerazione della situazione. L'abbiamo già visto e abbiamo il dovere di impedire che si ripeta. E.

 

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Mi chiamo C.C., sono andata a Genova con circa trecento persone del pinerolese: mamme, ragazzi, giovani, anziani. Tutti sereni e convinti della scelta fatta, andare a Genova per manifestare contro il G8. Questo dicevano anche le magliette gialle che molti di noi portavano addosso, gli altri nostri segni visibili: due grandi striscioni di cui uno riportava le scritte delle magliette IL MONDO NON E' IN VENDITA e poi cartelloni, bandiere dell'Associazione Pace, di R.C., e di tutte le situazioni rappresentate da molte persone presenti. All'entrata a Genova nessun controllo, solo un poliziotto al casello approfittava della sosta per l'alzata della barra e trascriveva i numeri delle targhe degli autobus entranti. A poche centinaia dall'uscita del casello, siamo scesi e, incolonnati in quell'immenso fiume di gente che proveniva da ogni direzione, ci siamo recati verso la piazza da cui sarebbe partito il corteo. Erano circa le dieci. A mezzogiorno io ho lasciato il mio gruppo in attesa della partenza del corteo, per curiosare in direzione della testa del corteo. Ho attraversato una zona di circa trecento metri occupata da giovani organizzatissimi in quanto a guerriglia urbana: teste e facce coperte, maschere antigas, caschi, braccia avviluppate in blocchi di gommapiuma, accanto avevano ogni tipo di oggetti: da bastoni a spranghe di ferro, avevano reti metalliche ecc. la cosa mi ha inquietato ma non più di tanto, vista l'esiguità del gruppo, non erano più di 500 persone. Uno altezzosamente mi ha proibito con un gesto di passare in mezzo, l'ho mandato e non ha reagito. Mi sono stupita di quell'esibizione, non avevano detto che non sarebbe stato possibile fare entrare armi, oggetti contundenti, esplosivi? Tutte le informazioni che circolavano tramite il G.S.F. dicevano che non si potevano coprire i visi per rendere possibile l'immediata identificazione ecc. Questi erano lì tranquilli con strumenti di vario genere accanto o addosso e nessuno li disturbava. Parte la manifestazione, facciamo un po' fatica a collocarci perchè qualche gruppetto dei nostri resta indietro e ci sono i cordoni ferrei dei COBAS e degli anarchici che non vogliono che si sfili di lato (quando si parla mettendo tutti i facinorosi nell'unico pentolone degli anarchici, bisognerebbe vergognarsi, hanno sfilato in modo civilissimo e con un servizio d'ordine encomiabile). Durante la sfilata i giovani di cui sopra cominciano a muoversi alla spicciolata lungo i fianchi del corteo, avanti e indietro, non tentano d'infilarsi, non è quello che vogliono, i manifestanti fanno cordoni che manterranno per tutta la sfilata. Quando siamo all'altezza della zona militare queste bande si raggruppano e per un po' piantano una cagnara incredibile con ogni tipo di provocazioni verbali e non. Dal corteo tanti cercano di calmarli, qualcuno fa scendere dai muretti. Lassù, militari in divisa e gente in borghese stanno a guardare. Ad un certo punto il corteo si blocca nonostante le esortazioni dei responsabili di andare avanti, perchè è pericoloso star fermi proprio in quella zona. Niente da fare, capiamo che più avanti succede qualcosa, lo capiamo dai fumi e dai lacrimogeni che attraversano l'aria appena sopra le teste. Siamo molto preoccupati ma indietreggiare non si può, sarebbe un disastro, la manifestazione è molto compatta. I responsabili ci esortano a non muoverci, non c'è motivo di temere per noi, siamo lì in pace e per manifestare con pieno diritto il nostro dissenso in un corteo organizzato ed autorizzato. Alziamo tutti le mani, molti si siedono a terra, gridiamo PACE GIUSTIZIA PROGRESSO. Salgo sul marciapiedi, continuo a vedere i fumi dei lacrimogeni avanzare verso la zona dove siamo noi. Sono spaventata all'idea del caos che succederà. Non ce la faccio a seguire le esortazioni dei responsabili e mi sposto di alcuni metri verso il lungomare per avere il sostegno di un muro o di un albero. Al rubinetto esterno di un locale faccio in tempo a inzuppare una maglietta che avevo nello zaino e a bagnarmi il viso e poi vedo arrivare sulla folla il blindato col suo caratteristico WWWRRRRUUMM WWWRRRRUUMM seguito da un mucchio di poliziotti in assetto da guerra che sparando lacrimogeni caricano la folla, non ho visto nessun giovane Black Block rincorso, da dov' ero ho visto caricare brutalmente la folla che ha cominciato ad indietreggiare e a scappare verso il mare come poteva. Chi cadeva veniva calpestato, bastonato e preso a calci da uno o più poliziotti. I poliziotti sono arrivati fino a dov'ero inseguendo e picchiando i manifestanti che scappavano tenendo ancora le mani alzate come le avevano nel corteo. NON E' SERVITO A NIENTE. Dopo aver selvaggiamente picchiato il ragazzo davanti a me un poliziotto si dirige con il manganello alzato pronto a colpirmi. Lo vedo tra il fumo spesso dei lacrimogeni e la maglietta schiacciata contro la bocca per non soffocare, gli occhi mi bruciano maledettamente, ho solo un braccio alzato con gli occhiali in mano per un estremo tentativo un po' ridicolo di salvarli (la deformazione dei miopi porta anche a questo, è scritto nel loro manuale di sopravvivenza personale). Urlo BASTA BASTA BASTA. Forse la mia visione è troppo ridicola anche per un poliziotto esaltato, resta col manganello alzato sopra la mia testa per un attimo e poi gira i tacchi. Continuo ad osservare l'inferno aggrappata al mio alberello che non abbandonerò neanche quando l'elicottero si abbassa apposta sulla macchia di alberi e solleva fino all'altezza degli occhi terra e polvere per stanare le persone che si erano rifugiate tra gli alberi, qualcuno non ce la fa, esce e giù altre mazzate. Quanto è durato l'inferno? Quanto è bastato per rendere indelebile ogni immagine di violenza, di sofferenza, di terrore. Poi il manipolo di militari si è fermato, ha aperto un varco e ha detto che i 'pacifisti' potevano andare con le braccia alzate sopra la testa. Perchè, chi erano gli altri? Io non ho visto nessuno lì dove sono successi i fatti di cui sono testimone. Siamo andati sentendoci dei vinti, annientati e sconfitti dentro. Ho dovuto passare accanto a corpi giovani e meno giovani straziati dalle manganellate, non dimenticherò mai quel ragazzo con la faccia deforme in cui s'intravedevano due occhi supplicanti, grondava sangue, un uomo a terra aveva la schiena segnata e sanguinante. No, non è stato risparmiato nessuno tra i pacifisti, ad una donna claudicante è stato fatto come segno di scherno il gesto di mitragliare tutti con l'arma per lanciare i lacrimogeni. Poi, col passare delle ore, ho saputo tutte le altre storie, storie di umana civiltà come quei cittadini che hanno socchiuso i portoni perchè si rifugiassero i manifestanti e li hanno soccorsi e storie di disumana inciviltà. Ricevevo messaggi preoccupati fin da mezzogiorno dai miei familiari, non capivo perchè, ho continuato a mandare messaggi rassicuranti fino alle 15,30, mi sembrava che le montature dei media volessero soprattutto rendere vana la scelta di 200.000 persone che volevano manifestare DEMOCRATICAMENTE. Poi ho pensato che una manifestazione così 'grande', così 'buona' era troppo difficile da sopportare per chiunque grande non fosse, dai G8 ai DS alle Chiese la cui assenza non ha certo supportato le migliaia di credenti che stavano lì. C.C.