Venerdi’ 20 luglio 2000 Era finito l’assalto dei Black Bocks ai poliziotti in fondo a via Assarotti verso la zona rossa e noi manifestanti pacifici, che avevamo cercato di difenderli dall’attacco mostrando le mani bianche, discutevamo con i poliziotti con cui oramai si era allentata la tensione. Stiamo per andarcene e alcuni di loro iniziano a togliere i nostri striscioni pacifici attaccati alle cancellate della strada. Mi rivolgo ai poliziotti per dire di lasciare stare le nostre bandiere, i nostri colori, le nostre frasi che sintetizzano la voglia di giustizia e di un nuovo mondo possibile. Uno di loro subito mi minaccia, mi offende, mi spintona e scalciona. Io non reagisco, mi giro, vedo una donna che fino a poco fa li difendeva dagli attacchi dei black e ora era circondata da 5-6 poliziotti che la insultavano e la colpivano. Alcuni le gridavano che volevano arrestarla. Lei impulsivamente reagisce. Mi avvicino per portarla via, per dirle di non reagire, per difenderla. Uno di loro con violenza inaudita mi prende da dietro, mi straccia la maglietta, mi da’ un calcio e mi sbatte lontano. Io ancora non reagisco, cerco di mantenere la calma, mi allontano, impotente di fronte alla carica e alla violenza gratuita. Me ne vado con lo sdegno e la rabbia di ritrovarmi offeso dalla violenza e dal tentativo evidente di mascherare il nostro impegno pacifico, importante, deciso, di credere e di lavorare per un mondo migliore. Voglio con assoluta fermezza deplorare ogni episodio e ogni ricorso alla violenza da qualsiasi parte provenga, e allo stesso tempo denunciare duramente una situazione gravissima che riguarda l’operato delle forze dell’ordine colpevoli di avere caricato i manifestanti pacifici, di avere fatto una irruzione vergognosa all’interno del Genoa Social Forum e di avere permesso a interi gruppi di teppisti di girare liberamente e sfasciare la città. Siamo di fronte a fatti, testimonianze di una pericolosità inaudita. E’ in gioco la civiltà e la democrazia stessa del nostro paese. Per questo dobbiamo essere di nuovo in piazza a manifestare che non ci fermeremo, che andremo avanti con le nostre idee e che non ci fermeremo di fronte alle barbarie che si stanno compiendo. E’ cominciato il tempo di una nuova resistenza, per la giustizia e la libertà di essere cittadini e non sudditi. Con la non violenza, anche a costo di pagare di persona.

 

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Salgo in vespa dietro a Roberto, andiamo a vedere cosa succede a Genova, così... senza meta. Faccio foto in giro, lui guida, vediamo in lontananza un gruppo di gente, ci avviciniamo e proseguiamo a piedi. Più mi avvicino più si respira tensione, voci che urlano, elicotteri, sei camionette dei carabinieri (lo ricordo perchè qualcuno mi ha chiamato al cellulare e nel racconto in diretta di ciò che vedevo, ho contato anche quelle). Io mi ricordo di aver detto qualche parolaccia, non mi aspettavo tutto questo. Ricordi frettolosi, ma per niente confusi. La città in stato d'assedio. I contestatori ci sono, ma sono dalla parte opposta alla mia, tra me e loro la polizia. Vengo poi a sapere che un ragazzo è morto dieci minuti prima che arrivassi, solo dopo si capirà come, sono solo voci volanti, al momento. E una ragazza è ferita gravemente, poi sembra sia morta, poi falso allarme. Insomma, una gran confusione. Io cammino, corro, rispondo al telefono, mi chiamano al cellulare tante di quelle persone che mi sento friggere il cervello. Amici che vogliono sapere che sta succedendo (non riescono a credere alle tv), il mio ragazzo, lontano, che sente la mia voce frettolosissima che dico che è tutto a posto (che razza di parole, dire tutto a posto a una persona che vede quelle immagini in tv, e sa che io sono lì in pericolo.. che mi viene da dire? Tutto a posto). Il tutto lo sto registrando. Lanciano lacrimogeni, la mia prima esperienza di esalazione lacrimogeni, anche se in quantità moderate grazie al vento contro.Io e un gruppo di giornalisti siamo divisi dai contestatori perchè tra noi e loro c'è la polizia. Sembra tutto fermo, ma i lacrimogeni vanno, io ho paura, tanta, perchè vedo sparare dall'alto dei camioncini dei carabinieri, dove sbuca un uomo in uniforme con il fucile puntato nella parte opposta a quella in cui sono io. Un carabiniere a destra, uno a sinistra che spuntano dalle camionette, in mezzo una barriera umana in divisa rivolta verso di noi, che guarda le spalle alle forze dell'ordine. Molte persone urlano 'Assassini!' 'Via!' 'Via la polizia!'. Il tutto con gli stessi rumori di sottofondo (spari di lacrimogeni, elicotteri, ambulanze, urla ecc ecc). Io sono confusa, frastornata, ma ho la macchina fotografica, devo finire il rullino. La prendo e mi avvicino alla polizia, la distanza è poca, veramente poca, però vedo che i fucili sono puntati dalla parte opposta alla mia, quindi molto stupidamente penso che non corro pericolo (grosso errore avere di questi pensieri dove c'è appena stato un morto sparato), solo dopo mi rendo conto dopo che non ero in me, non ero lucida. Prendo la macchinetta, metto a fuoco il primo carabiniere, sulla destra, macchinetta...temporeggio se metterla orizzontale, verticale... Praticamente me la sto pendendo comoda, panico praticamente nullo, sono calma, troppo! Clic! poi mi metto di fronte alla barriera umana al gusto distintivo e posiziono con la stessa calma la macchinetta, con una tranquillità che se ci penso adesso sto male, perchè so che non ero in me, che rischiavo e neanche sapevo di farlo. Mi sveglia una voce, forse Roberto, forse qualcun altro, non so, mi urlano “Antonè, scappa, allontanati!”. Mi giro e vedo che si sono allontanati tutti, e io penso 'Non posso farmi fregare e sequestrare la macchinetta. Marilena non voleva che la portassi, se gliela perdo mi fa la pelle (Marilena è mia sorella, n.d.r)'.
Giro i tacchi e vado, scappo a nascondo la macchinetta, poi però torno sul posto. Incoscienza, non lucidità, panico. Situazioni che non si regolano. Lì incontro una ragazza, di rete Lilliput, Sconvolta. Stavano manifestando pacificamente, mani alzate, urlavano NON VIOLENZA stando fermi, poco lontano i Black Block che si avvicinavano. Li hanno fatti avvicinare, e poi la polizia ha caricato sui ragazzi di rete Lilliput e non torcendo un capello ai Black Block. La ragazza era sotto shock, io quasi. Oddio, onestamente non so dire se quello era 'essere shoccata'. In ogni caso queste sono cose che lasciano il segno . [.... ] Un ragazzo il giorno dopo, era sul treno per Sestri Levante con me un ragazzo, occhio tumefatto, sangue seccato tutto intorno alle orecchie, dito fratturato. Disperato perchè non sapeva a chi denunciare le cose che aveva subito. Gli dico di parlarne a me, se gli va, forse nel mio piccolo, da giornalista, posso aiutarlo. Mi dice che è un volontario del primo soccorso, stava nella jeep loro, pronto ad essere d'aiuto in casi di emergenza. Un poliziotto lo tira fuori dalla vettura e inizia a dar giù di manganello. Ridotto malissimo, il ragazzo va al pronto soccorso, dove si troverà di nuovo a contatto con due poliziotti, che lo privano di portafogli e cellulare, poi stendono il verbale scrivendo 'trovato sprovvisto di documenti', si spartiscono il denaro e prendono anche in giro il ragazzo. Il suo commento finale: 'e adesso a chi lo dico? alla polizia?'  Come i bastardi stanno tra i contestatori, gli ultrà, i comunisti, i  fascisti, stanno anche tra i poliziotti. NON SONO UNA RAZZA PROTETTA

 

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Premetto che sono andato alla manifestazione soprattutto per vedere e per capire questo nuovo movimento che mi incuriosisce molto da un punto di vista sociologico e politico. Non ero a Genova per manifestare pro o contro la globalizzazione in quanto in materia, malgrado le molte letture, non ho ancora un'idea precisa. Ore 13,00 circa Luogo: Via Felice Cavallotti Percorrendo il corteo che si stava ancora formando a Piazza Sturla, dalla piazza stessa verso Corso Italia ho incontrato soltanto manifestanti evidentemente pacifici con bambini, persone anziane, giovani multicolori, bandiere e striscioni di varie associazioni pacifiste (posso documentare con foto). Circa a metà di Via Cavallotti il corteo si interrompeva per alcuni metri, grazie ad una sorta di servizio d'ordine che faceva cordone e frenava i manifestanti retrostanti che io chiamerò 'multicolori'. Dopo appunto alcuni metri di spazio praticamente senza nessuno iniziava un variegato gruppo di persone, che io chiamerò 'neri', vestiti essenzialmente di nero, con caschi di vario tipo, pesanti zaini, bandiere nere e dotati di oggetti sicuramente potenzialmente offensivi tipo bastoni e aste metalliche. Il gruppo dei neri che ho attraversato lateralmente era abbastanza calmo anche se sulla nostra testa non ha mai smesso di volteggiare uno o più elicotteri delle forze dell'ordine. Il gruppo composto, secondo me da 500-600 persone, scendeva lentamente ed era facilmente distinguibile dal resto del corteo se non altro per la forte differenza cromatica. In tutto il tratto che da Piazza Sturla a Corso Italia non ho registrato la presenza di forze dell'ordine (ad eccezione dell'elicottero), in cima di Via Cavallotti dove il corteo girava qualche vigile urbano e qualche agente di polizia non in tenuta antisommossa, la stessa cosa in fondo a Via Cavallotti all'incrocio con via De Gasperi. Passata la chiesetta di Boccadasse mi sono fermato per ristorarmi al Barretto che era pieno di curiosi; il corteo, che procedeva in direzione ponente, sfilava davanti con i suoi mille colori, volevo quindi aspettare che passassero i 'neri' per fotografarli, non li avevo fotografati prima per paura che si alterassero. Con mia grande sorpresa vedo sfilare il corteo, vedo passare gruppi multicolori che sapevo essere parecchie centinaia di metri indietro rispetto ai neri ma dei neri non vi era più alcuna traccia. Come avevano fatto a sparire, l'unica deduzione che feci fu la seguente: dovevano per forza avere tagliato per via De Gasperi, non c'erano altre possibilità. Per andare dove? Per fare che? Ho cominciato a non capire.  Ho ripreso ad avanzare per Corso Italia in direzione Foce verso le 15,00 sono passato davanti al Forte di San Giuliano dove era stato appeso uno striscione con la scritta 'ASSASSINI' e che portava segni di disordini o piuttosto di un'aggressione: aveva in pratica tutti i vetri in frantumi.  Proseguo per il corso fino ad arrivare all'incrocio con Via Piave dove noto che un concessionario di auto posto all'angolo delle due strade è completamente distrutto, non so se quel giorno o già dal giorno prima, e noto circa a metà di Via Piave la Polizia appostata in forze: suppongo che per chiunque sarebbe stato impossibile passare ed infatti nessuno si azzardava a risalire la via. Proseguo oltre la curva di Punta Vagno, a quel punto si apre lo scenario di guerra: in fondo alla discesina si intuivano degli scontri imponenti, fumo alto, tracce di candelotti lacrimogeni lanciati dalle forze schierate e da cecchini appostati sui tetti dei palazzi circostanti. Gira la voce che lo scontro è duro si dovrebbe tornare indietro ma è difficile perché il corteo, ignaro in quanto fino a che non si arrivava alla curva non si vedeva nulla degli scontri, avanza con la sua naturale inerzia.  Le persone in ogni modo cercano di tornare indietro ma è difficile. Io sono curioso e voglio andare a vedere sul fronte chi fronteggia chi? Vado allora sulla spianata del depuratore (saranno ormai le 15,30) per fare delle foto, con il mio 28-200 si vede abbastanza ma non il dettaglio. Decido, forse incautamente, di andare più avanti e raggiungo il fronte vero e proprio, non lontano dal noto ristorante Giacomo. Noto che tra i manifestanti che ripiegano e che rilanciano oggetti non vi è neppure un nero! Noto dei ragazzi che entrano ed escono da un'auto con targa spagnola dei paesi baschi parcheggiata sotto al muro di Corso Italia portano fuori delle mascherine bianche con elastico per proteggere dai fumi, non sono vestiti di nero e soprattutto non portano nessun oggetto per offendere; i candelotti che piovono dall'alto quando picchiano al suolo fanno un rumore impressionante mi spavento, alcuni tra i ragazzi tirano pietre che ovviamente non raggiungono lo schieramento delle forze dell'ordine, più o meno ripiegano tutti anche se lentamente perché c'è la massa del corteo che preme, faccio una doccia per rinfrescarmi dall'effetto dei gas e spaventato ripiego. Ma continuo a non capire. Pochi minuti dopo, riguadagnata un po’ di strada a ritroso sento urla e rumori più forti, mi giro e mi rendo conto che la Polizia ha cominciato la carica, in un attimo sono addosso, corro via, mi giro e li vedo manganellare a gruppi singoli manifestanti assolutamente pacifici, mi pare eccessivo ma ho paura e invece di fermarmi a fotografare scappo.  Abbandono allora Corso Italia per una strada in salita, non ricordo se via Zara o la seguente, mi siedo su un muretto a rifiatare e a raccogliere le idee, arrivo in via De Gasperi e procedo in direzione levante, voglio solo tornare a casa, a Camogli; passando sotto il Forte di San Giuliano (saranno state ormai le 16,30) vedo però la cosa che mi sconvolge di più: due persone vestite di nero, una con un caschetto nero in mano, l'altra con una maglia nera senza maniche ed in mano qualcosa tipo un bastone, risalgono lo scalone del forte, arrivano in cima dove stazionano Carabinieri in divisa e si fermano davanti a questi, si scambiano gesti con le mani e cominciano a parlare con loro.  Terrorizzato mi allontano.

 

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La mia esperienza a Genova dal 18 al 21 luglio 2001 come manifestante anti-G8 Voglio raccontare la mia esperienza a Genova, durante il periodo del G8. E' importante perché smentisce in gran parte quello che i media e il governo vogliono far credere a tutti quelli che a Genova non c'erano. Io sono partita mercoledì pomeriggio da Mestre con un treno speciale assieme ad un centinaio di persone della zona. C'erano anche le tute bianche del centro sociale Rivolta, con scudi, elmetti e protezioni varie. E anche se effettivamente incutevano paura, hanno esplicitamente detto che le avrebbero usate solo come difesa. Io non avevo nulla, nemmeno occhialini da piscina e bandana per proteggermi dai lacrimogeni, profondamente convinta che la polizia non avrebbe mai caricato un gruppo pacifista e disarmato (quello cui appartenevo). Mercoledì e giovedì tutto è stato perfetto. Ottima organizzazione del GSF (Genoa Social Forum). Mercoledì sera concerto di Manu Chao e giovedì corteo per gli immigrati. 50.000 persone pacifiche, colorate, convinte che tutto sarebbe andato bene anche nei giorni successivi.  Il venerdì invece è stato chiaro fin dall'inizio che la pace era finita: iniziava la strategia della tensione.  Due centri di concentramento gente del GSF bloccati il mattino presto dalla polizia che ha praticamente sequestrato le persone che c'erano dentro. Motivo: pare ci fosse qualche anarchico nel mezzo. Tutto si risolve nel giro di una o due ore e viene permessa l'uscita alle persone che erano state bloccate.  Cominciano le manifestazioni per piazze tematiche: io ero con Legambiente e Rete di Lilliput, a cui aderiscono WWF, Lipu, Beati Costruttori di Pace, Botteghe del Mondo, CTM Altromercato, Mani Tese, Nigrizia, Pax Christi, ecc. ecc. La piazza sicuramente con le intenzioni più pacifiche, tra tutte. C'erano famiglie intere con bambini, vari religiosi, tanta tanta gente con palloncini gonfiati con elio e le mani pitturate di bianco. Siamo arrivati vicini alla zona rossa e abbiamo fatto un sit-in. Alcuni di noi hanno addirittura attaccato palloncini alla rete della zona rossa. Tutto pacifico.  Abbiamo risalito la strada principale - via Assarotti- (della quale avevano, tra l'altro, bloccato le vie laterali con reti e altro) per tornare alla piazza di partenza (piazza Manin). E lì abbiamo trovato la polizia schierata. Abbiamo alzato tutti le mani, bianche ed aperte, in segno di pace. La polizia stava dirottando verso di noi un gruppetto di Black Block (le cosiddette tute nere), 50 persone a farla grande. Li hanno lasciati sfilare senza sfiorarli, benché fossero muniti di spranghe, chiaramente intenzionati a distruggere. Una volta che questi sono passati, c'è stata la carica, del tutto inaspettata, visto che eravamo ancora tutti con le mani in aria. Hanno manganellato quelli che erano davanti e quelli che aiutavano a rialzarsi quelli che erano caduti, e poi ci hanno lanciato lacrimogeni.  NON AVEVAMO FATTO NIENTE!!! ERAVAMO FERMI CON LE MANI IN ALTO!!! TUTTI ZITTI E BUONI.  Non abbiamo più visto niente, tutto bruciava, occhi, naso, gola. Difficilissimo respirare. Un bambino che piangeva. Ci passavamo il limone, per aiutarci a respirare. PANICO TOTALE. Ci hanno fatti disperdere tutti. Per terra striscioni, un sandalo, segni di fuga. Io e il mio gruppo siamo rimasti nascosti per quasi due ore. Tutti avevamo preso la nostra dose di lacrimogeni. Un ragazzo si è preso una bella manganellata vicino all'occhio, un altro si è riparato la testa col braccio e si è ritrovato un ematoma mostruoso sul polso, più la testa sanguinante, tanto da dover essere portato in ospedale per essere medicato.  I telefonini squillavano in continuazione: scontri di qua, scontri di là. Una ragazza in fin di vita. UN MORTO. La polizia picchia tutti i gruppetti che trova isolati. TERRORE. Finalmente siamo riusciti a ricongiungerci al gruppone di Rete Lilliput e siamo sfilati tutti fino a Piazzale Kennedy con le mani in alto. Potete immaginare la paura (e l'umiliazione di essere trattati come criminali), nessuno aveva coraggio di muoversi. Per tornare al nostro 'campo' (Sciorba) abbiamo dovuto attendere degli autobus speciali. Troppo rischioso aggirarsi da soli per la città, la polizia è ancora in giro e picchia e porta in questura tutti quelli che trova. Sembra partita la caccia all'uomo, chiunque egli sia.  Sabato è un altro giorno. Siamo almeno 200.000. E bene organizzati questa volta: ai lati del corteo ci sono cordoni di sicurezza formati dai manifestanti, per evitare che entri gente esterna e offrire così il pretesto alle forze dell'ordine di lanciare lacrimogeni nel mezzo (la scusa sarebbe che ci potrebbero essere tra noi infiltrati del Black Bloc, e allora, per sicurezza, meglio colpire tutti, indiscriminatamente).  Sono riusciti comunque a rompere la coda del corteo, con la scusa che ci fossero 'i facinorosi'. In realtà c'erano una parte di Rifondazione Comunista e i Cobas. Li hanno riempiti di lacrimogeni. Noi eravamo circa 150 metri più avanti. Il fumo dei lacrimogeni è arrivato fino a noi, per fortuna non intenso. Hanno disperso l'ultima parte del corteo dopo averli per un po' bloccati facendo cariche da davanti e da dietro, manganellando e lanciando lacrimogeni.  Alla fine della manifestazione, dopo esserci informati su quali fossero le strade più tranquille, abbiamo raggiunto la Sciorba e ci siamo dovuti restare per due ore perché le 'forze dell'ordine' (che coraggio ci vuole per chiamarle così?!) scorrazzavano fermando la gente e picchiandola. Ogni tanto arrivava al campo qualcuno di scioccato. Tanti erano stati picchiati. Eravamo tutti sconvolti.  Fortunatamente il GSF ha organizzato vari bus che ci portavano direttamente alla stazione di Brignole per il ritorno a casa.  Se dovessi riportare tutte le testimonianze di quello che la polizia ha fatto dovrei scrivere un libro; cose scandalose, davanti alle quali non si può che provare rabbia e indignazione. Sei poliziotti che isolano e pestano un ragazzo, bloccati solo dall'arrivo dalla stampa; una ragazza incinta presa a calci da un agente; tre donne circondate e picchiate da poliziotti urlanti: 'Troie, puttane, ve la facciamo vedere noi la non  violenza!'; ecc. ecc.  Concludo solo con due cose: 

1- Visto il rapporto tra il numero di Black Block e di agenti delle forze dell'ordine, risulta chiarissimo che non è che non sono riusciti a fermarli e isolarli o arrestarli, semplicemente NON HANNO VOLUTO FARLO!!! La cosa è stata particolarmente lampante nella situazione in cui io stessa mi sono trovata il venerdì, quando hanno preferito caricare noi, inermi e pacifisti, che fermare gli altri.

2- Non voglio demonizzare la polizia. So che non sono tutti uguali. Abbiamo effettivamente trovato anche qualche agente gentile e disponibile. Voglio però denunciare la politica che è stata attuata (sicuramente in base ad ordini arrivati dall'alto): lasciare liberi i Black Block di devastare Genova, dirottandoli verso i posti più tattici e non intervenendo mai. Cercare di far passare le 200.000 persone pacifiste per segretamente consenzienti e quindi altrettanto colpevoli della distruzione della città.

La strumentalizzazione è stata talmente evidente da fare paura. Spero che mi crederete e che vorrete raccontare a chi conoscete la verità. Non è possibile che simili fatti accadano in una repubblica, in quello che dovrebbe essere uno stato democratico. QUELLO IN CUI LA GENTE COMUNE DEVE DIFENDERSI DALLA POLIZIA E TEMERLA È UN REGIME.  Grazie.

 

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Ho partecipato assieme a 300.000 persone, a migliaia di iscritti a Rifondazione Comunista, all'intero gruppo parlamentare e alla direzione del partito alle manifestazioni di Genova contro il G8 e oggi, the day after, piena di dolore e di rabbia come cittadina che non si adatta a pensare che poche persone si arroghino il diritto di decidere i destini del mondo, come mamma di una figlia dell'età di Carlo, come parlamentare che vede con preoccupazione il proprio Paese scivolare su una china autoritaria voglio testimoniare quanto ho visto e vissuto in queste giornate 'cilene' e aggiungere, come farò in Parlamento quando il Ministro dell'Interno Scajola verrà a riferire (e non deve dimenticare che parlamentari comunisti, verdi e Ds erano tra la folla e non accetteranno giustificazioni a posteriori ai comportamenti violenti e irresponsabili delle forze dell'ordine), la denuncia personale delle violazioni dei più elementari diritti e delle regole della convivenza civile cui ho assistito in prima persona.

Raggiungo i cortei attraverso quartieri periferici devastati: macchine rovesciate, cassonetti di traverso nelle strade, negozi bruciati… Ma che succede? Da mesi il GSF ha dichiarato pubblicamente che i suoi manifestanti non compiranno alcun atto di violenza e che rispetteranno la città e le persone, le forze dell'ordine hanno schierato mezzi e uomini senza precedenti, i controlli sono e sono stati ferrei, la polizia è ovunque. Di fronte a Piazzale Kennedy assisto, spaventata, a uno di questi assalti: il gruppetto è piccolissimo, la violenza devastante, tutto in pochi minuti viene distrutto e bruciato, senza alcun intervento. Solo quando mi sto allontanando per l'impossibilità di respirare per il troppo fumo nero, arriva un'autopompa dei vigili del fuoco, lasciando ai ragazzi dai volti coperti tutto il tempo di andarsene indisturbati. Come hanno fatto questi Black Blockers a eludere i controlli alle frontiere, come possono continuare a distruggere indisturbati tutto ciò che incontrano? Sono contestatori radicali, provocatori, 'complici' o strumenti di chi vuole distruggere la voce del movimento contro la globalizzazione? A poco a poco la risposta, purtroppo, mi si rende evidente. La violenza gratuita di frange armate estranee al GSF e stranamente lasciate entrare nel nostro Paese, libere di scorrazzare e devastare delegittimano tutto il movimento e danno il pretesto per intervenire più brutalmente che mai nei confronti di tutti, senza fare distinzioni di sorta e intorbidire, stravolgere, manipolare, nascondere le idee, le ragioni, i messaggi e le proposte del movimento davanti all'opinione pubblica. Hanno lasciato spazio a una spirale di violenza per delegittimare l'intero movimento pacifista, per cancellare una straordinaria mobilitazione nonviolenta. L'epilogo tragico, la città messa a ferro e fuoco, la caccia al manifestante nei vicoli e sul lungomare sono frutto dell'incapacità e dell'improvvisazione o risultati cercati con metodo? Anch'io, come tutti i presenti a Genova, posso testimoniare che in alcune occasioni le forze dell'ordine (potremo ancora chiamarle così?) hanno lasciato agire indisturbati i violenti o, addirittura, non hanno minimamente cercato di impedire che si infiltrassero nei cortei per poter poi usare lacrimogeni e violenza alla cieca, travolgendo persone volontariamente inermi, con le mani alzate o seduti a terra. E' un caso o un calcolo che nella jeep da cui sono partiti i colpi che hanno assassinato Carlo vi fossero militari di leva giovanissimi e inesperti, anziché professionisti in grado di affrontare situazioni d'emergenza? Di fronte allo sbandamento per una violenza superiore a quanto mai ci saremmo aspettati, l'assemblea tragica seguita all'assassinio di Carlo riesce, nonostante tutto, ad arginare la inefficace ma comprensibile tentazione di alcuni di 'rispondere' e a confermare per sabato una grande manifestazione assolutamente pacifica. Gli avvocati del GSF contattano i parlamentari: molti sono stati i fermati, è stato loro impedito di incontrare gli avvocati e bisognerebbe capire che fine hanno fatto. In una decina ci rechiamo dal questore con un elenco di 'desaparecidos' per chiederne notizie. Anche qui restiamo completamente spiazzati da un atteggiamento del tutto inedito: il questore ci fa rispondere che non ci riceve. Decidiamo di restare perché abbiamo il diritto, come rappresentanti del popolo, di essere ascoltati, ma solo dopo un'ora di anticamera mi viene l'idea di telefonare al Ministro dell'interno per denunciare questo rifiuto. 'Ci penso subito io' e, dopo pochissimi minuti, ecco apparire il questore disponibile all'incontro, assieme al vice capo della polizia Andreassi, tesi e imbarazzati per la figuraccia rimediata, ma anche per non essere in grado di darci notizie certe sui nomi dei fermati, per non saper riconoscere da dove vengano i bossoli che abbiamo raccolto per terra, per dover ammettere di non essere stati in grado di fermare i -secondo loro- 3000 Black Block presenti in città che hanno dato vita a centinaia di focolai. L'incontro si conclude con promesse per l'indomani: la strategia sarà modificata e tutto filerà liscio perché è chiaro anche a loro che la stragrande maggioranza dei manifestanti è pacifica e che il diritto a manifestare va comunque tutelato. La manifestazione sabato mattina è imponente: le 300.000 presenze ci rassicurano, ma, appena partito il corteo, al lancio di un sasso da un'altura fuori dal percorso, la polizia risponde con il lancio di un lacrimogeno che si ferma ai nostri piedi, nelle prime fila dei responsabili del GSF, dei parlamentari, del servizio d'ordine. Non è un buon auspicio, ma il corteo parte, forte della determinazione di tutti a manifestare in pace. Di polizia neanche l'ombra, eppure in migliaia di manifestazioni di dimensioni estremamente più ridotte siamo abituati a sentirci 'scortati' da chi un po' ci controlla e un po' ci protegge. Dopo una giornata tragica come quella di ieri, invece, niente: nessun cordone a gestire una massa così imponente, per impedire che si infiltrino elementi estranei di disturbo, per proteggere da possibili incursioni laterali… Decidiamo di sfilare velocemente per dare spazio alle migliaia e migliaia di persone che premono, siamo veramente ansiosi di arrivare alla meta, di sapere che tutto è filato liscio. Ma le notizie che ci giungono sono di continue interruzioni del corteo, di irruzioni, di assalti delle forze dell'ordine contro la manifestazione per l'ingresso di elementi estranei e incappucciati che la polizia stessa aveva spinto inseguendoli verso il corteo. Fumogeni, lacrimogeni, idranti, manganelli, inseguimenti: senza un perché, senza un motivo scatenante. Solo violenza cieca e devastante. Siamo ormai in Corso Torino, verso la fine del percorso, quando ci troviamo di fronte gruppi di incappucciati armati di mazze e bocce di ferro e, subito dopo, il cavalcavia della ferrovia sotto il quale dovremo infilarci, al di là uno spiegamento di poliziotti in assetto di guerra. Non ci sentiamo di imbottigliare lì dentro centinaia di migliaia di persone per non cadere nella trappola di scontri con i violenti che fornirebbero l'alibi a interventi per ristabilire 'l'ordine'. Decidiamo di sederci a terra e non proseguire fino a che non avremo garanzie che il corteo possa procedere indisturbato oltre quell'imbuto (ma chi ha pensato il percorso?) Ebe Bonafini, leader della Madri argentine di Piazza di Maggio, José Bové, don Vitaliano della Sala, Vittorio Agnoletto, il sindaco di Porto Alegre e tutti i parlamentari presenti nella prima fila del corteo si siedono a terra, imitati dalle file successive, ma sappiamo di non poter restare per molto, considerata la moltitudine che preme alle nostre spalle. Così chiamo il numero della Digos che il questore ci aveva lasciato la sera prima per le emergenze. La risposta è agghiacciante: se non potete proseguire disperdetevi, quasi fosse semplice disperdere 300.000 persone, volatilizzarle. Insistiamo per un incontro, la risposta è disarmante: 'non sono pratico di Genova (la perfetta efficienza delle forze dell'ordine era stata più volte garantita dal Governo in Parlamento!), se volete parlarmi venite voi'. A un momento di smarrimento (c'è o ci fa? Per quale motivo vogliono il disordine?) segue immediatamente la necessità di dare uno sbocco al corteo che preme e in 5 parlamentari più il portavoce Agnoletto ci avviamo, attraversando con tranquillità almeno apparente lo sbarramento dei Black Block armati, dentro il tunnel alla fine del quale finalmente parliamo con un responsabile che riusciamo a convincere a spostare macchine e uomini alla testa del corteo per garantirne il proseguimento. Macchine e blindati arrivano 'sgommando' e con fare 'rambesco' si pongono alla nostra testa: è inevitabile che dal corteo partano al loro indirizzo grida 'assassini' e non solo per Carlo, ma per tutto un comportamento incomprensibile che lascia ai responsabili del corteo compiti di ordine pubblico che spetterebbero alla polizia che, intanto, fomenta e profitta del disordine per colpire violentemente alla cieca chi capita. Così nell'ultimo mezzo chilometro abbiamo finalmente chi ci apre la strada come avrebbe dovuto fare fin dal mattino. Ma i problemi non sono finiti: la piazza dove termina la manifestazione è assolutamente insufficiente ad accogliere tutti i partecipanti: ma chi l'ha scelta sapeva in anticipo che alcuni spezzoni non sarebbero mai arrivati perché ricacciati indietro e fatti fuggire dalla furia cieca di poliziotti ed elicotteri utilizzati per disperderli?

Il tesserino di parlamentare mi consente l'ingresso nella 'zona rossa' e decido di rendermi conto di cosa succede anche lì: per potersi riunire, scavalcando le istituzioni internazionali competenti e legittimate, gli 8 capi dei governi dei paesi più ricchi e potenti del pianeta hanno dovuto desertificare una città, militarizzarla, impedire fisicamente alle persone di esistere, blindandosi dietro a grate di ferro e containers che rendono spettrale l'ambiente, facendosi proteggere da decine di migliaia di poliziotti forniti di autoblindo, armati e in tenuta antisommossa. Sanno di non avere alcuna legittimità dal punto di vista delle regole della democrazia rappresentativa, sanno che le loro politiche di rapina e di morte stanno conducendo la terra sul ciglio di una catastrofe climatica, che fame, siccità, povertà, guerre e conflitti, malattie (curabili se il profitto delle imprese farmaceutiche non fosse più importante di una vita umana) sono conseguenze dirette e sempre più drammatiche delle loro decisioni. Sempre di più sentono il fiato dei popoli sul collo e hanno paura, perché non bastano soldi, armamenti, media e potere politico per poter continuare a dettare indisturbati gli indirizzi all'intero pianeta. Il re è nudo: lo percepisco non solo dal silenzio surreale e dall'odore acre di paura che si respira nella zona rossa, ma addirittura dai patetici limoni finti attaccati alle piante davanti a Palazzo Ducale, dalle facciate di cartapesta volute dal nostro Presidente del consiglio per nascondere a se e agli altri il mondo reale. E quando il mondo irrompe sulla loro scena, quando la presenza massiccia di giovani, di uomini e di donne consapevoli, quando la crescita esponenziale di un movimento determinato a far valere i diritti di molti contro i privilegi di pochi sottrae loro legittimità simbolica denunciando che altro non sono se non un club privato di ricchi-potenti che con mezzi economici, con la miseria, lo sfruttamento, la schiavitù, il ricatto del lavoro nero porta avanti solo i propri interessi contro quelli dei popoli, non hanno esitato anche qui -anche in quello che avrebbero voluto come 'salotto buono' per mostrare i loro volti generosi- a usare direttamente e in modo pochissimo elegante quella violenza che quotidianamente esercitano in ogni luogo del pianeta.

Firmato: T.V. deputata

 

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Sono V. G. consigliere comunale nel Comune di Nerola (ROMA)  Vi spedisco il primo resoconto di quello che ho vissuto il 21 luglio a Genova,  fatene buon uso, fatelo circolare ... che la gente sappia.

Siamo arrivati in stazione (quarto) in anticipo sconsiderato rispetto al previsto, con tanto di una sosta prolungata a Pisa per recuperare sulla tabella. Erano circa le sei e quaranta del mattino. Ha ragione chi ama la Liguria, è mozzafiato lo spettacolo che ti coglie tra una galleria e l'altra mentre solchi il lungo arco che ti porta da la spezia fino a Savona... forse la cosa più bella che ho visto in questi giorni. Al nostro arrivo solo il capostazione. all'esterno solo il mare ad aspettarci. Si spiegano le bandiere, si ritrovano le facce, si incontra gente non vista alla partenza, ed ecco a sirene spiegate e a folle velocità una carovana della polizia di stato arriva, in ritardo... quattro furgoncini, due macchine, speciale con gli scooter, di tutto, il piccolo corteo rosso, (mi sono accodato ad amici di rifondazione con le varie federazioni del Lazio) il ripieno di due treni speciali, si era già incamminato con serenità senza il bisogno del loro ordine. non sono nemmeno potuti scendere dai mezzi, anche perché era completamente inutile. arrivati nel 'punto di concentramento' (questo il tristissimo termine per appellare il luogo di incontro) ci siamo ritrovati. Con una delegazione siamo partiti alla volta dello stadio. Li i primi squarci della tragicità dell'accaduto e del clima creatosi. Ho trovato i miei compagni di sempre, quelli con cui ci siamo battuti, con cui ci siamo trovati svariate volte con la merda alla gola, con cui ci siamo beccati cariche e lacrimogeni della PS; e li ho trovati con gli occhi impauriti ed indignati, li ho trovati sbalorditi di fronte a tanta violenza gratuita e tutto quello che avevano passato fino a poche ore prima. i primi racconti sull'accaduto, i Black Block che si infiltrano all'ultimo momento in mezzo al corteo e che iniziano la loro opera con un'organizzazione degna di un apparato militare, piccoli gruppi difficilmente localizzabili e abbastanza numerosi da poter distruggere incendiare rivoltare macchine, ma una ogni quattro, una ogni quattro, schemi di azione che si ripetevano esatti e veloci. non dei cani sciolti, ma dei guerrieri organizzati, il seguito prova e spero proverà quello che è accaduto. La polizia indietreggia e li lascia agire, indisturbatamente, i neri si spostano e si dileguano per andare a violentare altre zone, e la polizia parte con le repressioni indiscriminate su che stava a guardare. è proprio il caso di dire giovani donne vecchi e bambini, non risparmiano nessuno. Veder manganellare i ragazzi della rete lilliput a mani alzate di fronte alla celere in assetto antiterrorismo è qualcosa che fa salire il sangue alla testa. così come tutto il clima di disordine e di terrore VOLUTO creare dalle forze dell'ordine. si è visto di tutto contro la folla inerme, lacrimogeni sparati ad altezza uomo, dentro le autoambulanze per cacciare i manifestanti feriti, ragazzi strappati dalle mani dei medici volontari e ordinari con braccia e gambe rotte, trascinati via di forza vedendosi negare il diritto ad essere soccorsi. Poi la tragicità della morte sulla piazza i due spari del carabiniere, per fortuna il primo non ha ucciso nessuno, e infierire sul cadavere e sui manifestanti, si perché nei tg non ho mai visto finire la sequenza di un pestaggio, l'immagine si blocca all'arrivo del poliziotto sul manifestante, le botte non si vedono nemmeno quelle rifilare alle spalle o quando sei a terra, e questo spero sia visibile nei filmanti del canale interno de GSF sperando che nell'irruzione dell'altra notte non siano andati persi anche quelli. E questo è quello che ho visto negli occhi di Andrea di Rudy di Fabio, miei amici, compagni, ricercatori universitari, scienziati come li definisce la gente, non anarchici senza casa, persone che conosco da anni e che volevano manifestare pacificamente in piazza, ma si sono trovati in mezzo ad una guerriglia CREATA dalle forze dell'ordine su misura, anche nei tempi (dal tempo in cui arriva la notizia dei disordini al questore che decide di intervenire con la repressione a quando parte la celere passa giusto il tempo per poter far scappare i neri).

Fin qui siamo giunti a più o meno alle 11 del mattino. Quando mi sento con Silvietta lei è a metà strada ed è impauritissima per quello che le dicono. indecisa se proseguire o tornare indietro. più tardi ci saremmo risentiti. Ritornati alla zona di partenza del corteo ci prepariamo a sfilare, incontro marzia, davanti alle vetrine rotte della bnl, un abbraccio senza fine... e poi ci si organizza per la marcia.

Inizia un corteo pacifico ed enorme, cominciano a volare le prime cifre, 'siamo duecentomila e continuano ad arrivare treni' il corteo è veramente spropositato e non c'è polizia nella zona di inizio, si riconosce per gli atteggiamenti solo la speciale in bicicletta scooteroni e motorini, che si aggira e di tanto in tanto di riunisce in gruppetti da 3 per parlare. Intanto solo l'inquietante volo a raso degli elicotteri fa salire un po' di brividi. Sono due, uno della polizia e l'altro dei carabinieri munito di telecamera, in continuazione passa e filma il corteo. Giunti all'incrocio con il lungo mare metto in atto la mia piccola azione di disturbo ai danni delle forze dell'ordine. Il mio aquilone ascendente di 2metrie10 di apertura alare con 140metri di cavo. invade la zona aerea degli elicotteri impedendogli il volo a raso sopra la manifestazione. Un aquilone nei condotti di carico aria dell'elicottero causerebbe lo spegnimento del motore. Infatti per circa un quarto d'ora si allontanano tra gli applausi della folla (piccola soddisfazione). poi capiscono come poterlo tirare giù, basta mettersi a volare vicini in linea al vento e all'altezza del mio mezzo volante fino a togliergli il vento, e così il mio fido va giù, attraversando l'angolo di un palazzo e fermandosi su un albero dall'altra parte dell'isolato. Durante del operazioni di recupero l'elicottero dei carabinieri come vi avevo accennato ha provato a contare i peli del culo miei e dei compagni che mi davano una mano, a pochi metri dai palazzi, si sentiva il vento delle pale sulla testa. Farò parte dell'archivio video dei CC, che fico!!! (follia allo stato puro) chissà se l'idea fosse stata incentivata, con centinaia di aquiloni lungo il corteo.

Già a metà della strada da percorrere sul lungomare si cominciano a sentire voci su quello che accade alla testa: una parte è passata, l'altra no, la polizia carica. Il primo fumogeno l'ho visto partire dalla caserma dei carabinieri, noi eravamo già passati. al nostro fianco un gruppo di anarchici armati di caschi e bastoni, chiusi tra socialismo rivoluzionario di fronte, da rifondazione di lato, dal mare dall'altro, dai cobas da dietro. Ai ragazzi, quasi tutti giovanissimi è stato fatto notare molto gentilmente che se non fossero stati buoni con quei bastoni li avremmo 'CORCATI' e i cobas che di narrano queste storielle non è che non fanno paura, tant'è che sono stati zitti e fermi.

Siamo dietro ad una curva, non si vede bene davanti ma da qualche masso sullo spartitraffico ci si alza sopra la folla e si vede piazzale Kennedy. è una coltre di fumo, poco più indietro, a 50 metri da noi, si tratta per sapere dove deviare, se deviare, cosa fare. un tratto del corteo ha già passato la piazza e si dirige lungo la strada dritta verso il punto d'arrivo. Noi siamo seduti a terra con le mani alzate, le battiamo a tempo per far sentire che sono vuote, siamo armati solo di bandiere e di striscioni. Siamo un corteo pacifico in attesa di notizie siamo un corteo pacifico in trattativa con le forze dell'ordine. Ed iniziano le cariche ed i lacrimogeni volano sulle prime file dal cordone di polizia e dai tetti delle abitazioni a picco sul lungomare. Sui tetti dovevano esserci da prima perché erano su per centinaia di metri e non ci vai in 10 minuti. Quei lacrimogeni non li avevo mai provati, sono nuovi, sono irritanti al peperoncino, non riesci a respirare non vedi un cazzo ti sale la schiuma dalla bocca e dal naso. Grande dote di civiltà e quasi un miracolo che nessuno si sia messo a correre che non siano stati travolti dalla folla, siamo indietreggiati compatti a passo svelto ma senza correre per evitare il peggio, c'erano donne incinta affianco a me bambini, persone anziane le cariche non hanno rispettato nessuno, violenza inaudita e gratuita. Qualcuno ha provato nelle vie traverse, e li ancora candelotti e cariche. Una ragazza subito dietro noi è stata colpita alla testa sa un fumogeno parato dall'alto verso l'alto che quindi ricadeva da un'altezza di almeno 60-70 metri, la testa fracassata per quel poco che sono riuscito a vedere mentre il fumo iniziava a farmi chiudere gli occhi, solo l'acqua in faccia ti salvava per pochi istanti. Corrono le autoambulanze a raccogliere i feriti mentre la polizia carica ancora. Uno dei miei compagni si ritira su di un piccolo monticello tra il mare e la strada, con lui ci sono anziani e donne scappati dai gas. Si rifugiano dentro il boschetto. Quando la polizia avanzando a colpi di cariche di blindati arriva all'altezza del boschetto inizia a tirare candelotti per farli uscire, sono come topi in trappola. Uno prova a trattare e a spiegare che stanno ritirando, vogliono andare via... il poliziotto interlocutore gli dice che non c'è problema che scendessero a mani alzate ... la prima a venir giù è una ragazza, la massacrano di manganellate in quattro e la portano via. Allora il gruppo scende in massa per evitare di essere pestato uno ad uno. Appena istradati tutti la polizia ricomincia, cariche e lacrimogeni su una folla inerme e pacifica che sta ritirando. ALLE SPALLE !!! persone schiacciate contro le ringhiere della strada e malmenate gratuitamente, non me ne do pace. Tutto questo avviene poco dopo il mio secondo incontro con marzia, per caso in mezzo alla folla stordita... e le cariche cominciano anche sulla strada parallela al lungomare dove molti si erano avventurati.

CI HANNO IMPEDITO DI MANIFESTARE PACIFICAMENTE. Lo schema per spezzare la manifestazione in tre parti si è ripetuto per la parte iniziale del corteo che aveva passato la piazza. Schema: il solito, arrivano i neri che provocano la polizia, scagliano pietre, si portano dietro i cazzoni che non aspettavano altro, i neri se ne vanno, la polizia mena. Il nostro corteo pacifico poteva arrivare dove volevamo. A mani alzate senza scusanti 300mila persone non potevano essere gestite dalle forze armate. Lo scenario delle persone che tornavano erano disastrose, le autoambulanze hanno iniziato a medicare e lasciar andare i feriti meno gravi per evitare che venissero arrestati (per cosa poi ???). Al rientro mentre aspettavamo il treno alla stazione di quarto, dopo ore di prese per il culo sugli orari da parte del ferrovie COMPLETAMENTE e VOLUTAMENTE  DISORGANIZZATE per aumentare la tensione, ci siamo visti caricare a forza su una navetta per la stazione di Brignole ad aumentare il carico di gente e di rabbia nella stazione, con la celere che tranquilla davanti alla Polferr si picchiettava addosso con i manganelli, come per scaldarli. Ci sono stati altri attimi di tensione, scene di isteria, ostruzionismo da parte dei ferrovieri. E la commozione passando davanti ad una lapide “per i caduti per la libertà” sul mare in cui qualcuno con un pennarello aveva aggiunto il nome CARLO GIULIANI

Questo è quello che ho visto con i miei occhi e quello che ho vissuto con dei miei compagni.  Quasi tutti sani tranne due compagni di Rieti cascati sotto le manganellate venerdì e con un totale di una ventina di punti in testa tra tutti e due... (ma la polizia non dovrebbe solo 'intimidire' con colpi agli arti superiori e inferiori???).

Ho visto SCHIFO, VIOLENZA GRATUITA, HO VISTO SANGUE, HO VISTO POCO, HO VISTO COMMOZIONE, HO VISTO PROVOCAZIONE, HO VISTO SOLIDARIETA', HO VISTO ARMI, HO VISTO AQUILONI, HO VISTO BANDIERE, HO VISTO REPRESSIONE, HO RIVISTO SANGUE, HO VISTO RABBIA, NON HO VISTO CIVILTA' E NON HO VISTO RISPETTARE I DIRITTI UMANI.  Cons. V.G. Comune di Nerola, 23 luglio 2001

 

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Testimonianza di un membro del GdA di Pisa  Sabato 21 Luglio 2001: si arriva a Genova alle 11! Il corteo è già all'inizio e si dirige verso il suo percorso. L'atmosfera ha un odore di ottimismo forzato: cosa succederà? Nessuno canta, o suona, solo qualche gruppo maggiormente organizzato intona inni al microfono, magari in greco; ciò nonostante, il popolo del social forum ha deciso di partecipare con il sorriso alla manifestazione. Siamo solo all'inizio e già si vivono attimi di tensione, il nostro gda (o meglio quello che resta )perde di vista gli aderenti alla rete di Lilliput con i quali aveva viaggiato. E' questione di pochi minuti, immersi prima negli anarchici, poi, loro, i distruttori, i “mercenari” (scusate il parere personale) dello strapotere imperialista: i Black Block! Sono tutti fermi, come un commando, e si preparano, è palese, solo pochi minuti, e attaccheranno. Proviamo ad applicare il metodo del consenso (che devo dire un po' ha funzionato), decidiamo di correre avanti, perdiamo qualche elemento così ci dobbiamo fermare, loro si riavvicinano, riscappiamo per mano, forza ragazzi, via da qui! Finalmente incontriamo prima i verdi, poi rifondazione, siamo fuori (in realtà è solo l'inizio). Nella marcia incontriamo gente di Pisa, veniamo a conoscenza che il G.d.A. non esiste praticamente più! Non sarà come ci si aspettava: caldi abbracci nel ritrovarsi a manifestare in pace, e la colpa non è certo del metodo del consenso! Mondo di merda! (scusate la parentesi). I cellulari funzionano ancora, apprendiamo che la testa del corteo è stata attaccata letteralmente dalle forze dell'ordine con i lacrimogeni, la tensione inizia e rapidamente diviene certezza: alla nostra destra la caserma, i black a poca distanza: attaccheranno! Lo fanno. Il corteo è già chiuso ma la morsa non tarda a stringersi. Siamo a circa 200 metri da piazzale Kennedy, ora ci siamo appoggiati ai Cobas, hanno un gruppo molto saldo, la cosa ci rincuora. Davanti a noi i ragazzi dell'Arciragazzi sventolano un'enorme paracadute di mille colori regalandoci attimi di sogno (d'altronde non è così che doveva essere la manifestazione?). Pochi, pochissimi minuti, si vede prima il fuoco uscire da un palazzo in lontananza, dopo i lacrimogeni che sembrano piovere dal cielo (dopo scopriamo che partono dai palazzi). Nessun corteo arriverà mai al termine, questa è ormai una certezza. Una ragazza accanto a me inizia a piangere presa dal panico, vede tutti bardarsi di bandana e limone, i lacrimogeni si avvicinano. Arrivano! Fuga, con calma, ma fuga. Non per tutti è così, gente presa dal panico scappa,”calma” grida qualcuno,ma non è facile. Stremati dai lacrimogeni, il gruppo è dissolto, per lo più in gruppi di tre i membri si sono dati alla ricerca di una via d'uscita. Con il mio gruppetto decidiamo per vie traverse di provare a raggiungere piazza Mazzara dove è stata stabilita la partenza. Siamo un po' sollevati, siamo ignari di cosa in realtà sta per iniziare. A metà strada circa ci fermiamo ad aspettare altre 4 o 5 persone del G.d.A., siamo ad un incrocio non molto lontano da corso Europa. Camion (più che camionette) di commando ci passano davanti all'impazzata, sono armatissimi! Pensiamo ci siano ancora disordini e rivalutiamo l'ipotesi di recarci lì in quel momento.Arrivano gli altri, si sta discutendo quando vediamo arrivare 5 ragazzi verso di noi. Piangono, dal gas, urlano che non hanno fatto nulla, camminavano, come noi, come tutti i pacifisti, non sapendo dove andare. Hanno per lo più 20anni, appaiono dei centri sociali, ma palesemente innocui, anche perchè disarmati. “Bastaardi!” Urla la ragazza. Due minuti, solo due minuti, e dalla discesa arrivano, 3, sono tre grossi camion. Si fermano davanti a noi, pare ci guardino per frazioni di secondi, “è finita, penso! Ora siamo fottuti!”. Attimi, di terrore! Ci si guarda, qualcuno parla: “No, non corriamo, alziamo le mani!”. Ci blocchiamo con le mani alazate, nessuno crede che servirà a qualcosa, ma lo facciamo. I ragazzi del centro sociale, presi dal panico, iniziano a scappare, alla nostra sinistra. Attimi. Tutti i Camion li assalgono, prima i lacrimogeni, poi li massacrano dalle manganellate per portarli infine in caserma. Lentamente ci dirigiamo verso destra, scendiamo delle scale, sotto altri attacchi ai pacifisti. Risaliamo,per poi riscendere.C'è un parco,appare come un oasi, è tutto calmo lì,vicino c'è un bar,ci fermiamo,dobbiamo aspettare, tranquilli,riusciremo a tornare.... Noi siamo stati fortunati, da quel che ne so, tutti quelli del Gda. Noi dobbiamo portare questa testimonianza, e fare controinformazione.    F.

 

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Gruppo di affinità (Nodo Bologna - Rete Lilliput) La citta' dell'assurdo. Una giornata in balia degli eventi.... La giornata è iniziata con tante aspettative e molta partecipazione. Eravamo a Genova gia' da due gioni ed avevamo preso parte alla manifestazione dei migranti, una bella manifestazione, viva e molto partecipata; siamo stati raggiunti dagli altri ragazzi del nodo bolognese della rete Lilliput in Piazza Manin, dopo i saluti ed i giri per la piazza tematica abbiamo iniziato le azioni. Secondo le decisioni prese il giorno precedente dovevamo facilitare il posizionamento del block fatto dai gruppi di affinita di azione non violenta che avrebbero tentato di bloccare un accesso alla zona rossa a Piazza Portello. Abbiamo fatto una perlustrazione della zona che dopo pochi minuti sarebbe stata percorsa dai gruppi. Siamo tornati in Piazza Manin all'appuntamento con gli altri gruppi di affinità, definiti no-block, il cui obiettivo era di fare un sit-in dinamico, contrapponendo alla zona rossa un altro mondo possibile di luci, colori e suoni. Il sit-in sembra tranquillo anche se disorganizzato, ci sono molti altri che del sit-in non conoscono nulla, parlano con la polizia che ci sbarra il passo e ci propongono di andare a 'baciare' la zona rossa in fila indiana. Magari appendendo il manifesto, che non sia provocatorio però. C'è molta gente in piedi, facciamo uno sbarramento per cercare di oridinare il sit-in. Passa il Pink block a margime, è una prima conferma: e' chiaro che siamo pochi e mal organizzati rispetto agli altri. Il blocco di polizia si sposta, ma il trambusto a piazza Marsala crea agitazione. Si decide di lasciare il sit-in per tornare alla piazza tematica della Rete Lilliput. Notizie dal centro stampa dei magazzini del cotone: gruppi di violenti, vestiti di nero (i 'Black Block'), stanno salendo verso piazza Manin, la piazza della non violenza. Ad un certo punto compaiono poche avanguardie, poco dopo altri, ma in tutto non più di qualche decina. Dopo un breve giro di consultazione, decidiamo di contrapporci in modo non violento, per impedire che intrappolino i restanti pacifisti presenti lungo via Assirotti. La strada è praticamente cieca, tranne due vicoli, e la famigerata grata laggiù in basso. Ci schieriamo in fila, le mani bianche alzate, e iniziamo la trattativa. Interviene anche don Benzi. I black capiscono, promettono di cambiare direzione. Applauso. Ed ora il caos. Lacrimogeni a pioggia lontano, in mezzo alla piazza, la polizia sopraggiunge dietro ai black, carica all'improvviso. I black fuggono per primi, i pacifisti non violenti si radunano ai lati della strada, le magliette e le mani bianche bene in vista, la testa ed il viso scoperti. La polizia attacca. Non i black. Sfruttando il panico indotto dai lacrimogeni si scaglia su di noi, spara ancora lacrimogeni, ad altezza uomo, ed a questo punto tutti scappano in ordine sparso. Quindi si cunsuma l'incredibile: le botte piovono su tutti quelli che si sono accucciati, confidando in un qualche raziocinio dell'azione della polizia. Tutt'altro: siamo in balia si un esercito di agenti che, mentre i black continuano a devastare la zona circostante (rovesciando macchine ed incendiando cassonetti), si accaniscono su di noi. Ci si perde di vista, ognuno segue un gruppo, in un vicolo, per cercare di dare tregua ad occhi e stomaco. Finchè la furia non si placa, ma ancora si vedono gruppetti di celerini picchiare nelle stradine in salita. Chiediamo ai poliziotti COSA FARE per evitare questo scempio. Siamo in gruppo con alcuni francesi, con persone di una certa età. Chiediamo DOVE ANDARE... 'Affanculo', ci risponde il celerino, prima di colpire al viso un giovane (non un black, questi stavano già sfasciando vetrine molto lontano da lì). Finalmente ci dicono di defluire su un lato. Lentamente, senza fidarci troppo, ci allontaniamo, e ci riuniamo, in salvo. Bilancio? Giovanni ed Elisabetta malmenati mentre erano accucciati a terra, tutti noi intossicati dai gas, la delusione di chi pensava di poter portare il proprio messaggio di non violenza. Non possiamo evitare di pensare che i conti non tornino, che ci sia qualcosa che non va nelle strategie delle forze dell'ordine. Perchè questa valanga di teppisti è arrivata fino a noi? Perchè ha continuato a scorrazzare per tutti i quartieri fino a sera? Come si giustifica la violenza delle forze dell'ordine su persone inermi a mani alzate, in un luogo dedicato alla non violenza? Cerchiamo di tirare le fila della nostra storia: il Black Block distrugge la città, la polizia gli balla intorno e picchia indiscriminatamente, le manifestazioni pacifiche e ricche di contenuti falliscono.

 

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Venerdì 20 luglio, poco dopo le 13, mi trovavo all'altezza di piazzale Kennedy, all'entrata delle strutture del Genoa Social Forum, ormai pressoché deserto. A circa 100 metri a levante ( via Rimassa ) arrivava la testa del corteo provveniente da Piazza Paolo da Novi che aveva già percorso via Torino 'accompagnato' dalle azioni dei cosiddetti Bleck Block. Mentre il corteo, con in testa i Cobas, si fermava e in parte rientrava nell'area del GSF non più di VENTI persone vestite di nero spaccavano sistematicamente tutte le vetrine dei portici immediatamente a levante di Piazza Rossetti. La polizia, schierata a circa 200 metri di distanza (subito a ponente di Piazza Rossetti) assisteva assolutamente immobile e senza muovere i mezzi blindati che aveva alle spalle. Il corteo era fermo, non partecipava alla distruzione, le persone con cui ho parlato erano allibite. La scena si è protratta per una decina di minuti. Non si sapeva ancora che in altri punti della città ci sarebbero state cariche su persone pacifiche ed inermi. E.G. Imperia

 

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Cari amici, allora io ero a Genova. Io ho visto. Non date retta ai giornali ed ai telegiornali. E' stata una cosa pazzesca, un massacro. E' difficile raccontare cio' che è avventuto tra venerdi' e sabato. Per farlo mi aiuto con quello che ho visto io e quello che hanno visto altri carissimi amici presenti a Genova. Vi prego di avere la pazienza di leggere è veramente la cronaca di un incubo che difficilmente sentirete sui grandi mass media.

1.Io arrivo Giovedi' a Genova dopo la festosa manifestazionedei migranti, 50.000 persone. Ci sono i campi di raccolta, siamo tantissimi. Migliaia di persone assolutamente pacifiche, un clima meraviglioso (vi ricordate i campi scout?) si discuteva si cantava si stava bene insieme. Scout e militanti, volontari e professionisti e venerdi' mattina iniziamo le piazze tematiche in una città blindata:le varie associazioni si troveranno sparse nella città per fare un assedio festoso con danze, performance e slogan alla famosa linea rossa. A questo punto sul lungo mare arriva il famoso blak block, alcuni di loro vengono visti parlare con la polizia, altri direttamente escono dalle loro fila.Parlano soprattutto tedesco. Iniziano a sfasciare tutto. Polizia e carabinieri stanno fermi. I Black Block cercano di infilarsi nel corteo dei lavoratori aderenti ai COBAS e altri sindacati, di cui picchiano uno dei leader, vengono respinti a fatica. Poi i Black Block puntano sulla prima piazza tematica (centri sociali), piombano armati fino ai denti. La polizia li insegue, i manifestanti si trovano attaccati prima dai black e poi dalla polizia che a quel punto inzia le cariche violentissime. I Black se ne vanno e piombano sulla piazza dove c'era la rete di Lilliput (commercio equo, gruppi cattolici di base, Mani Tese..ecc.). La gente facendo resistenza pacifica cerca di allontanarli. La polizia insegue: carica la piazza. La gente alza le mani grida pace! Volano lacrimogeni manganellate. Ci sono feriti. I Black se ne vanno e continuano a distruggere la città... 300-400 del Black Block vagano per Genova, chi li guida conosce perfettamente la città: il loro percorso di distruzione punta a raggiungere tutte le piazze tematiche dove ci sono le iniziative del movimento.. E' impressionante. Si muovono militarmente, si infiltrano, i capi gridano ordini, gli altri agiscono. E a ruota arrivano polizia e carabinieri Intanto nella piazza tematica dove c'è l'ARCI e l'Associazione Attac ecc.: tutto va bene, nel primo pomeriggio si decide di andarsene dal confine con la linea rossa fino ad allora assediata con canti, scenette, ecc. La gente sfolla verso Piazza Dante, la polizia improvvisamente lancia lacrimogeni alle spalle,. Fuggi fuggi generale. Gli ospedali si riempiono di feriti. Molti pero' non vanno a farsi medicare in ospedale: la polizia ferma tutti quelli che ci arrivano. E' sera. La gente è sconvolta, molti inziano a essere presi dalla rabbia. Dei black improvvisamente non si ha piu' notizia. Alla cittadella dove c'è il ritrovo del Genoa Social Forum saremo diecimila.E' arrivata la notizia della morte del ragazzo. C'è paura, i racconti di pestaggi violentissimi si moltiplicano. Ragazzi e suore che piangono. C'è un sacco di gente ferita. Un anziano che piange con una benda in testa, è un pensionato metalmeccanico. C'è Don Gallo della Comunità di San Benedetto. C'è la mamma leader delle Madri di Plaza de Mayo in Argentina, quelle che da anni cercano notizie dei loro figli desaparecidos: dice che è sconvolta per quello che ha visto con i suoi occhi, gli ricordano troppo l'Argentina della dittatura: non pensava fosse possibile in Italia Intervengono mio fratello, Luca Casarini delle tute bianche e Bertinotti (l'unico politico che ha avuto il coraggio di correre ) calmano tutti: ragazzi non uscite in piccoli gruppi, non accettate la sfida della violenza. Si decide che la risposta sarà la grande manifestazione del giorno dopo, saremo in tantissimi, pacificamente contro tutte le provocazioni e le violenze di Black Block e forze dell'ordine. Il senatore Malabarba racconta che è stato in questura. Ha trovato strani personaggi vestiti da manifestanti, parlano tedesco ed altre lingue straniere. Confabulano con la polizia e poi escono dalla questura. Scoppia improvvisamente un incendio in una banca vicino alla cittadella. Gli elicotteri ci sono sopra: per piu' di 40 minuti non arriva ne pompieri ne niente. Di notte uno dei campi dove siamo a dormire, il Carlini, viene circondato dalla polizia. Entrate a perquisire, fate quello che volete. La gente piange: implorano di non essere ancora caricati. La polizia entra: nel campo non trova niente.

2. Sabato: la grande manifestazione, siamo veramente una moltitudine. Il corteo parte, ci sono mille colori. Gente di tutto il mondo. Tutte le associazioni, il volontariato, i contadini, i metalmeccanici, i curdi, ....ecc. Canti, danze, mille bandiere. Piazzale Kennedy. Non ci sono scontri. Non c'è niente. Sbucano i Black Block La polizia improvvisamente, senza alcun motivo, spacca in due l'enorme manifestazione. Si scatena la guerra. Cariche dovunque, manganellate. Sono impazziti. La polizia carica i metalmeccanici della FIOM, i giovani di Rifondazione. Iniziano inseguimenti per tutta Genova. Chi rimane solo è inseguito, picchiato. Decine di persone testimoniano di inseguimenti e pestaggi solo perchè riconosciuti come manifestanti. E' picchiato dalla polizia un giornalista del Sunday Times (sul numero di oggi racconta la sua avventura...) In un punto tranquillo della manifestazione, sul lungomare, improvvisamente da un tetto vengono sparati lacrimogeni che creano panico. Usano gas irritanti, producono dermatiti, non fanno respirare. I Black Block? compaiono e scompaiono, nessuno li ferma. Attaccano un ragazzo di Rifondazione. Gli spaccano la bandiera e lo picchiano. Attaccano a pietrate i portavoce del Genoa Social Forum. Spaccano vetrine ed incendiano. Sono armati fino ai denti: ma come ci sono arrivati nella Genova blindatissima? La testa della grande manifestazione è tranquilla, il Genoa Social Forum fa l'appello di defluire con calma, di non girare da soli per la città. Veniamo indirizzati verso Marassi dove ci sono i pulman di quelli arrivati la mattina. Siamo fermi lì. Non si può andare avanti: a piazzale Kennedy è guerra. Siamo in tanti fermi, seduti per terra. Improvvisamente partono i lacrimogeni. Fuggi fuggi generale. Si cerca di tornare verso la cittadella del Genoa Social Forum: passano camionette della polizia da dove urlano: vi ammazzeremo tutti! La seconda parte del corteo non arriverà mai alla piazza dove era prevista la conclusione. Tutte le persone vengono caricate indistintamente sul lungo mare. Chi riesce scappa nei vicoli verso la collina, dove si scatena una vera e propria caccia all'uomo. Sabato notte, la manifestazione era ormai finita da alcune ore, la polizia irrompe nella Sede stampa del Genoa Social Forum. Picchiano tutti con una violenza impressionante. In particolare sono interessati alla documentazione (testimonianze, video, foto...ecc.) che raccontano quello avvenuto tra venerdi' e sabato: sono molti attenti a distruggere tutto. Vengono distrutti tutti i PC e tutto il materiale che trovano, viene arrestato l'avvocato che coordina il gruppo di avvocati presenti a Genova. Viene distrutto o portato via anche tutto il materiale che gli avvocati avevano raccolto per difendere le persone arrestate. Adesso non si sa piu' neanche quante sono e quali sono le accuse. Durante la perquisizione, fatta senza alcun mandato, a parlamentari, avvocati, giornalisti e medici è impedito di entrare. Le famose armi comparse oggi in conferenza stampa ieri non si erano viste....rimangono i feriti e gli arrestati. Del Black Block non si sa piu' niente. Vi assicuro, due giorni da incubo: Black Block e forze dell'ordine hanno fatto un massacro e volevano farlo. Poliziotti e carabinieri erano stati montati in modo pazzesco, fin da venerdi' mattina urlavano e insultavano.. Gli hanno veramente lavato il cervello. E poi oggi a sentire televisioni e leggere giornali: Dio mio sembra proprio un regime: dove hanno scritto la verità che tutti noi che eravamo li' abbiamo visto? Divento poi matto a pensare che alcuni potranno ancora pensare: 'voi contestatori, dite le solite cazzate...' Non fatevi mbrogliare, abbiate il coraggio di mettere in discussione i vostri convincimenti sulle meravigliose forze dell'ordine italiane e sugli apparati democratici del nostro Stato. A Genova veramente è avvenuto qualcosa di pazzesco. Un'altra piccola cosa: sul giovane ammazzato. La sapete la prima versione della questura prima che comparissero i video? ammazzato da un sasso lanciato da altri manifestanti....... Se pensate che molta della documentazione raccolta da testimoni è stata distrutta dopo l'irruzione alla sede del Genoa Social Forum di questa notte....ci rimangono le 'sicure' versioni delle forze dell'ordine... Meditate e per favore fate girare, stampate, parlate, c'è bisogno di raccontare la verità. A vostri amici, parenti, colleghi di lavoro. Vi prego non voltatevi dall'altra parte. grazie S.

 

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Ero a Genova per la manifestazione di sabato. Per mia fortuna, non ho niente da segnalare di personale. Vi segnalo però questa notizia Ansa, da cui risulta chiaramente come tra il materiale mostrato dalla polizia dopo la perquisizione nelle 2 scuole, le due presunte molotov siano apparse solo in un secondo momento. grazie

M.C. - Milano -----Messaggio originale----- G8: UN ATTIVO PRESS OFFICE DELLA POLIZIA DENTRO SALA STAMPA (ANSA) - GENOVA, 22 LUG - Non si era mai visto nei vertici internazionali: a Genova è entrato in funzione un attivo centro stampa della polizia che, dopo il primo giorno di calma, ha lavorato attivamente sin dall'inizio degli incidenti. Comunicati stampa recapitati direttamente nei box delle principali agenzie di stampa, informazioni provenienti dalla questura, nonché una presenza continua tra i giornalisti: tutto questo è stato fatto da poliziotti in divisa al secondo piano degli immensi locali dei Magazzini del cotone. La parte più difficile per il centro stampa della polizia è iniziata dopo l'irruzione della scorsa notte nel centro informazione del Gfs che ha fatto risalire la polemica sul comportamento delle forze dell'ordine. Dopo una conferenza stampa appositamente convocata per mostrare le 'armi' trovate e sequestrate nella scuola, la polizia ha successivamente riempito la piccola postazione dentro la sala stampa con tante foto che mostravano gli oggetti sequestrati e cioè alcuni tubi innocenti, coltelli di varie dimensione (numerosi i famosi 'svizzeri' multiuso), pezzi di legno, maschere antigas, caschi protettivi, protezioni di gomma e alcune bombolette spray. Successivamente, a metà pomeriggio, sono giunte - in una busta della questura di Genova - ulteriori fotografie che mostravano lo stesso repertorio di oggetti sequestrati con in più due bottiglie di vino preparate come delle possibili molotov.(ANSA).      FN

 

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venerdi 20 pomeriggio, ero in piazza Marsala, la gente era tranquilla, si era perfino avviato un dialogo con le forze di polizia, ed in segno di distensione parecchi manifestanti avevano fatto foto insieme ai celerini. I 'neri' sono apparsi in cima alla salita di via Palestro, hanno dato fuoco ad una Mercedes, hanno danneggiato altre macchine, hanno levato i freni ai cassonetti che sono arrivati in discesa sul fronte compatto dei poliziotti, sempre in piazza Marsala. Intanto il 99% dei manifestanti pacifici era andato via.. Io sono rimasto in tutta tranquillità, poichè da un paio d'ore ero in piazza Marsala e non avevo visto nessun episodio preoccupante, e anche la polizia aveva avuto evidenza della mia condotta assolutamente non violenta e non mi ha considerato in alcun modo. Inoltre ero conscio dell'importanza di essere 'testimone' La polizia si è mantenuta sempre in piazza Marsala, compatta dietro gli scudi, e si è limitata a sparare alcuni lacrimogeni. Non è stato fatto nessun tentavivo di fermare i danneggiamenti, nè di inseguire o identificare i 'neri' Ritiratisi i 'neri' in circonvallazione, sono salito in cima a via Palestro per osservare. Essendo la situazione ormai 'tranquilla' sono salito in corso Magenta. Decine di 'neri' giravano indisturbati, tranquilli. Giovanissimi, molti centro-nord europei, alcuni con bastoni. Diversi tondini di ferro neanche nascosti, ma semplicemente appoggiati nelle aiuole. Nessun poliziotto in giro. Questo fino a tutto corso Paganini
A.P.privato cittadino di Genova

 

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Care P. e A., spero che stiate bene e non vi sia successo nulla. Io molto vilmente me la sono data a gambe, soprattutto perche' avevo i figli con me, (anche se loro invece avrebbero voluto restare), ma ho pensato molte volte a voi e a cosa poteva esservi successo. Sono sconvolta per quello che c'è stato. Anche i miei figli continuano a ripetere che se non avessero visto con i loro occhi forse, sentendo solo la televisione, non ci crederebbero. Immagino che ci siano testimonianze a mucchi di quello che è successo; ma ho pensato che forse anche la nostra potrebbe servire e ve la racconto. Venerdi', prima di scappare da Piazza Manin , dietro insistenza dei miei figli siamo rimasti per un po' sul cavalcavia (quello sopra il punto dove ci siamo incontrati con A. al mattino) e da li' abbiamo potuto vedere molto da vicino quello che succedeva. Mentre i black stavano facendo il loro carosello con bandiere e tamburi, indisturbati e con l'aria di non aver nessuna fretta, da dietro stavano arrivando gli altri alla spicciolata. Ad un tratto è uscito dal bordo della stada un signore che fino a quel momento sembrava un curioso qualsiasi (circa 50 anni, ben vestito, pantaloni neri e polo rosa); camminando tranquillamente ha preso dalle mani di uno dei black un tubo di ferro, si è avvicinato al distributore che c'è li' e ha cominciato a spaccare i vetri delle colonnine. Poi ha ridato il ferro al ragazzo che ha iniziato anche lui a dare sprangate al distributore. Dopo un attimo il tipo è andato da un altro ragazzo e ha fatto la stessa cosa. Questa è stata la prima azione violenta che abbiamo visto, perchè fino a quel momento dal nostro punto di osservazione tutto sembrava ancora tranquillo. L'impressione è che si conoscessero (non credo che i due black avrebbero ceduto, cosi' semplicemente, la loro arma a uno qualunque) e che l'uomo volesse spiegare ai ragazzi quello che dovevano fare (e in effetti loro hanno subito continuato quello che lui aveva iniziato). Poi quelli che arrivavano hanno cominciato a spaccare e incendiare dall'altro lato del cavalcavia, verso corso Monte Grappa e noi ci siamo spostati per vedere cosa stava succedendo. Non posso dire quindi che fine ha fatto il tipo in rosa. Continuo a chiedermi come sia possibile che ci siamo ridotti cosi'. In fondo nonostante la guerra, forse continuo a nutrire troppe illusioni sull'italia e l'occidente. Ciao M.

 

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Non eravano ancora arrivati al concentramento ma a radio popolare dicevano che c'erano scontri sia dietro di noi che davanti. Cercavamo di tenere gli occhi aperti, soprattutto quando incrociavamo qualche via trasversale. Ed ecco che, quando eravamo sul lungo mare, in una via sulla destra, li ho visto che avanzavano. Erano tantissimi, in tenuta antisommossa e continuavano ad avanzare. Ero terrorizzata chiedevo: ma che fanno? ma perchè avanzano? Sono arrivati a pochissimi metri da noi: cosa facciamo? corriamo avanti? torniamo indietro? I ragazzi del servizio d'ordine urlavano: corteo corteo!!! e dicevano di avanzare... Mi sono ritrovata in una vera e propria trappola per topi! Strada strettissima, a sinistra un salto di 20 metri sul mare, a destra le case. Non si poteva fuggire. Una marea infinita di persone, di tutte le eta', persone anziane insieme ai bambini, persone in carrozzella, le une addosso alle altre. Si respirava a malapena. La polizia ci ha attaccato da dietro, da davanti e dall'alto! Hanno lanciato dai tetti lacrimogeni in modo indiscriminato. Non si respirava e non si vedeva nulla. Ero terrorizzata! Sembra che fossero lacrimogeni speciali, terribilmente forti. Per parecchio tempo ho avuto male allo sterno, ai polmoni. Alcuni vicino a noi sono stati colpiti in pieno dai lacrimogeni sulla testa, con ferite profonde. Alcuni lacrimongeni sono finiti sotto un'autoambulanza costringendo gli infermieri ad uscire lasciando i feriti coricati dentro. Un senso di impotenza incredibile per l'insensatezza di una violenza mai vista. Si correva cercando di non calpestarsi gli uni con gli altri. Si è rischiata una tragedia pazzesca. Diversi svenivano. Che 'i neri' fossero d'accordo e comunque funzionali alle azioni di violenza della polizia era chiaro a molti. Comunque i cordoni del corteo hanno fatto di tutto per cercare di isolare e impedire ai provocatori di fare danni e di entrare nel corteo. Ci sono state testimonianze di bravura, disponibilita', solidarieta' eccezionale da parte della gente in corteo, che hanno saputo controllare la paura, senza far prevalere il panico, aiutandosi gli uni con gli altri, e da parte dei genovesi che buttavano acqua in continuazione. Nonostante le violenze e il clima di intimidazione 300 mila persone hanno manifestato con forza e coraggio, ma la sensazione di essere tornati in un clima da regime era forte...S.G.

 

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Sono P.Z.e il giorno 18 luglio alle ore 5 del mattino sono partita da Ferrara con altri 6 ragazzi. Tutti facciamo parte del gruppo di affinità per l'azione diretta non violenta formatesi a Ferrara, il successivo sabato ci hanno poi raggiunto gli altri del gruppo. I primi due giorni mi riferisco a mercoledì e giovedì sono stati carichi di entusiasmo dovuti da un lato alla nostra partecipazione ai forum organizzati dal Gsf e dall'altro dal fatto di aver finalmente conosciuto gli altri Gda dopo che con gli stessi vi era stato nei mesi precedenti un fitto scambio di e-mail. Non mi voglio soffermare sul racconto di queste due giornate ma voglio raccontarvi i fatti di cui sono stata testimone diretta e che mi hanno allarmato molto:

1.il venerdi' 20 luglio tutti i gruppi di affinità hanno deciso di fare un presidio della zona rossa e ci siamo suddivisi in due gruppi da una parte coloro che solamente facevano sitting davanti alla zona rossa (cd. no-block) e dall'altra coloro che invece provvedevano a bloccare naturalmente in forma pacifica e non violenta un varco della zona rossa. Noi del no-block siamo partiti da Piazza Manin e abbiamo raggiunto la nostra Piazza (quella adiacente a Piazza Masarà). Tutto bene fino a quando spostateci tutti nella Piazza Masarà la polizia ci ha avvvisato che i Black Block erano in arrivo e ci consigliavano di andarcene.. Io insieme al mio Gda e ad altri (ricordo quello di Modena per esempio) siamo risaliti e durante il percorso ho visto ragazzi di altro Gda che ci precedeva di pochi metri rovistare dentro i cassonetti tutti sorridenti. Il cassonetto era pieno zeppo di libri buttati dentro alla rinfusa senza essere raccolti in sacchetti di plastica. (materiale altamente infiammabilie).

2.Dopo un incontro ravvicinato che ci ha riempito di paura con i Black Block siamo risaliti in Piazza Castelletto e lì abbiamo avuto la fortuna di incontrare due avvocati del Centro giuridico di Legambiente messici a disposizione del gsf. Gli avvocati ci dissero di non dividerci mai in piccoli gruppi e di non lasciare quella Piazza fino a quando non fossero riusciti a suggerirci un percorso sicuro per la nostra incolumità fisica. Dopo una mezzora che eravami lì alcuni seduti altri un po' più rilassati altri ancora in preda al panico si sono avvicinati a noi due ragazzi intorno ai 30 anni ricordo benissimo la faccia di uno di loro due e saprei riconoscerlo (capelli ricci lunghi legati con elastico, occhi scuri, barba incolta molto robusto con un po' di pancia, l'altro aveva i capelli corti ricci neri)e si sono avvicinati a noi uno aveva in mano una spranga di ferro arruginito preso da un cantiere e l'altro due pietre. Hannno fatto finta di gustarsi il panorama e dopo un po' in perfetta tranquillità se ne sono andati dopo aver appoggiato vicino a noi la spranga e le pietre. Molti di noi hanno preso paura e hanno deciso in preda al panico di andarsene è stata molto dura da parte nostra ristabilire la calma. Mi spiegate chi erano quei due? Perchè l'hanno fatto? Se si fosse trattato di due teppistelli perchè non se ne sono andati con le loro spranghe in mano? Perchè appoggiarle lì in bella vista? Perchè neanche per un attimo hanno dubitato di noi? Perchè erano sicuri che tra noi non c'era polizia in borghese? Per concludere un ragazzo di uno dei Gda ha raccolto spranghe e pietre e le ha riportate nel cantiere che c'era a pochi metri.Poi ristabilita la calma ce ne siamo andati via tutti insieme il più compatti possibile. Questi sono due episodi che mi sono rimasti chiari nella mente e che ho voluto raccontarvi perchè a mio parere molto significativi. Spero sia fatta chiarezza su tutti gli x-files successi a Genova la settimana scorsa. Cordiali saluti, P.Z.

 

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Ero a Genova sabato 21 Luglio, sfilavo pacificamente con amici e la mia fidanzata. Ci siamo trovati al fondo di corso Italia quando il corteo è stato spezzato in due dal lancio di lacrimogeni. Nel panico generale , con la mia fidanzata sempre per mano, ci siamo trovati assolutamente scoperti, fra gas lacrimogeno, col timore di colpi vaganti e che la polizia potesse caricare senza alcuna distinzione. Abbiamo riparato, insieme ad altre manifestanti del corteo pacifico,in una piccola via laterale infilandoci in un garage sotterraneo. Di lì a poco è arrivata la polizia in tenuta da guerriglia: due dei poliziotti puntandoci in faccia le armi ci hanno ordinato di indietreggiare all'interno del garage. Ancora qualche attimo ed è sopraggiunto un commando armato di manganelli che ha fatto irruzione picchiando. Io con le mani alzate in segno di resa urlavo 'lei no' ripetutamente e questo ci ha salvati dalle botte. Siamo stati fatti inginocchiare fuori dal garage sul marciapiede con le mani dietro la testa: il gruppo al quel punto era costituito da noi due, due giovani ragazzine, un fotografo accreditato anch'egli trattenuto, alcune altre persone, tutti evidentemente senza alcun segno od elemento che potesse farci ritenere 'facinorosi'. Siamo stati tutti caricati sulle camionette e portati al presidio di forze dell'ordine lì vicino. Dopo un breve controllo la mia fidanzata è stata rilasciata con le altre donne. Noi uomini invece siamo stati perquisiti sul marciapiede, stretti i polsi con lacci di plastica strettissimi, caricati su pulmann e portati a quello che è poi sembrato un centro di reclusione temporanea a Bolzaneto. In tutto questo lasso di tempo siamo stati insultati e derisi in vario modo. Giunti alla caserma di Bolzaneto siamo stati uno ad uno scaraventati giù dal pulmann in mezzo ad un gruppo di poliziotti che ci infierivano colpi di vario genere. Io personalmente, precipitando giù, sono finito contro un manganello che una guardia tendeva nella mia direzione all'altezza della pancia. All'interno della caserma siamo stati tutti messi in grandi stanzoni in piedi con la faccia contro il muro e le mani alzate e ci hanno costretto in questa posizione per quasi tutto il tempo in cui siamo rimasti lì (circa 15 ore). Tolto tutto dalle tasche e i lacci dalle scarpe. A turno entravano militari a usarci violenze di vario genere: sbatterci la testa contro il muro, calci sui testicoli, schiaffi, colpi al torace, gas orticante in faccia. E insulti continui: 'comunisti di merda froci' oppure 'perchè non chiamate Bertinotti o Manu Chao? Adesso, per cinque anni sono cazzi vostri'. Ci facevano sentire con le suonerie dei cellulari 'Faccetta nera', ci hanno cantato una litania che ho memorizzato: uno due tre viva Pinochet, quattro cinque sei a morte gli ebrei, sette otto nove, il negretto non commuove, sieg-heil apartheid. All'interno dello stanzone diverse volte, dalla finestra che dava sull'esterno veniva buttato gas lacrimogeno in piccoli quantitativi. Alle procedure di identificazione siamo stati messi in attesa all'esterno, notte già fonda, inginocchiati faccia al muro su un piccolo marciapiede mentre alle nostre spalle i militari parlavano della necessità di forni crematori. In ogni ufficio nel quale sono stato, di fronte alle mie rimostranze per l'insensatezza dell'arresto, mi veniva detto che dovevo stare a a casa che avrei dovuto saperlo che c'erano dei pericoli. In uno di questi uffici mi hanno ordinato di fare delle flessioni, nudo e poi raccogliere l'immondizia che c'era per terra. Al rientro nello stanzone di nuovo contro il muro braccia alzate, qualcuno in ginocchio faccia a terra, altri semplicemente in mezzo alla stanza faccia a terra e braccia alzate. Ho sofferto molto il freddo, ho tremato per molte ore anche nel corso della giornata successiva. Per tutte quelle ore non abbiamo avuto nè acqua, nè cibo, nè potuto dormire. Per tutto il tempo sono continuati anche se con minore intensità, gli insulti e gli scherni. Chi andava al bagno lì veniva picchiato (e per molte ore dal nostro arrivo non è stato concesso comunque di andarci). Al mattino. credo verso le otto siamo stati portati, ammanettati due a due, al carcere di Alessandria. All'arrivo siamo stati tutti picchiati e manganellati come 'di prassi' dicendoci 'se fate i bravi non vi tocchiamo più'. In tarda serata io ed altri siamo stati rilasciati per mancata convalida dell'arresto. Non mi sono stati restituiti praticamente tutti gli effetti personali ad eccezione della carta d'identità ed una collanina. Mi è stata 'sottratta' così la macchina fotografica e 30.000 lire. Ho 39 anni, sono un cittadino comune, un impiegato, quello che i più chiamerebbero onesto lavoratore, senza alcun precedente penale. Grazie ciao.