a giutizia asservita al clamore della folla: Addio Mario Castellani.

« Pm, se hai le palle dimostralo ». Così gli striscioni innalzati dagli amici del povero Mario Castellani esprimevano il loro conforto, a soli pochi passi dalla chiesa di Maria Santissima della Desolazione, durante l`estremo saluto.

Il quartiere di Bagnoli è scosso dal sangue innocente di Mario ed esplode in una sassaiola di violenze verbali contro le forze dell`ordine, additandole, come uno sporco clan di tagliagole. Per Mario la morte era qualcosa ad uso degli altri e mai avrebbe creduto di incappare in una maledetta giornata di luglio, ove la sorte gli riservava l`eterno addio.

Una sorte spietata che investiva anche il poliziotto killer, deliberatamente dipinto come un guerriero metropolitano dal grilletto facile. Un agente armato fino ai denti, avvezzo ad applicare la legge a suo uso e consumo. Tutti abbiamo visto lo sguardo dell`agente Tommaso Leone, e poco abbiamo scorso di quell`avventato omicida descritto dall`agghiaciante testimonianza del suadente passante. E` tempo di silenzio nelle celle di Gaeta; il poliziotto ricolmo di rimorso ora brancola nel buio della sua coscienza. Maledice il suo primo giorno di servizio in polizia, dopo aver meditato l`arruolamento volontario, sfuggendo ad un destino da disoccupato. Pochi attimi di atroce tensione vengono lacerati dal rimbombo  di un colpo d`arma da fuoco esploso dalla sua pistola d`ordinanza, quindi l`incubo di un risveglio surreale: l`ho ucciso! I Flash della folla ansante che chiede la sua testa, prevaricano su ogni inutile giustificazione. Nessuna pietà ! Tommaso Leone è un assassino. In quei momenti tutti i poliziotti sono degli spietati assassini. Momenti in cui nessuno si domanda se poteva esserci stato un deprecabile errore da parte di un poliziotto spaventato dalle circostanze del fatto. Tutti col pollice verso, non di meno il giudice, emotivamente coinvolto dal clamore della folla, deciso a disporre l`immediata custodia cautelare in carcere. E` l`anacronistico potere della giustizia sovrana pretesa da una folla di quartiere.

Il caso era lampante ed il Pm, pressochè condotto da un dovere morale, si è fatto interprete della laconica sentenza. Dinanzi a queste vicende ci si accorge di essere un grande popolo, costituito da tante folle di quartiere che riescono ad ottenere giustizia col clamore di una triste cronaca italiana.

   Carlo Piras

Livorno – Luglio 2000