"Far vivere e lasciar morire"

di Wanda Piccinonno.


Mentre la sindrome dei Balcani rivela la vocazione mortifera del sistema tecnoeconomico iperliberista-globale, i politicanti di governo, ossia i custodi del tempio dell'ipocrisia, continuano a recitare la commedia degli inganni. Nella convinzione che alcuni valori non sono un genere da supermercato, e' opportuno constatare
che, a rigore di logica, la richiesta di "moratoria" sarebbe dovuta essere la premessa e non l'epilogo della guerra "umanitaria". Al di là dei segni funzionali di

una ragione strumentale, giova rilevare che non solo erano noti gli effetti nefasti prodotti dall'uranio impoverito in Iraq, ma si sapeva anche che gli Usa sono stati antesignani nell'introduzione dei nuovi armamenti. Sono gli Usa, infatti, che hanno consentito al mondo di entrare nell'era delle armi nucleari, innescando una corsa a potenziali distruttivi sempre maggiori. La verità è che la corsa agli armamenti, al tempo della guerra fredda, ha inaugurato una nuova tappa nell'evoluzione del capitalismo. Il mantenimento del complesso militare-industriale trova la sua "giustificazione" nelle spedizioni punitive delle guerre

"umanitarie", che per via delle armi nucleari tattiche, seminano distruzione e morte. D'altra parte, in un regime capitalistico le armi sono merci è ciò comporta

il commercio di opere di morte, che sortiscono risultati devastanti per l'uomo e per L'ambiente. Mucca pazza, inquinamento radioattivo, le collusioni evitate solo per caso, come dimostra l'ultimo episodio Ustica, sono la prova tangibile che non solo Imperversa la mucca pazza, ma anche una follia, camuffata dai riti del disordine istituito. Intanto, in un caos generalizzato, i politicanti, ovvero i ciarlatani garanti del controllo statale, mostrano vivo interesse per la salute dei cittadini, omettendo il dettaglio non trascurabile, che gli artefici delle catastrofi sono loro, coadiuvati, ovviamente dagli "alleati". Non mi dilungo oltre sull'argomento, preferendo alla polemica la problematizzazione. Intendo, infatti, focalizzare l'attenzione sul diritto di vita e di morte del biopotere odierno, avvalendomi anche a della «critica" di Foucault. Vale la pena evidenziare che il biopotere nasce dai meccanismi di potere, che via via si sono innescati, favorendo la statalizzazione del biologico e determinando la mistificazione del comune. Partendo dalla teoria classica della sovranità, si evince che il diritto di vita e di morte s'inscrive in una tecnica disciplinare. Nella seconda metà del secolo XVIII appare una "tecnologia del potere", che incorpora la vecchia tecnica, ma investe anche l'uomo, inteso come essere vivente. Da qui la biopolitica della specie umana, che ingloba il paradigma dell'igiene pubblica. Quest'ultima assolve le sue funzioni, avvalendosi di organismi che coordinano le cure mediche. Va precisato che in un primo momento la medicazione della "popolazione" concerne la
riproduzione, la natalità, la morbilita' . A partire dal secolo XIX, cioe' all'epoca dell'industrializzazione, diventano, invece, determinanti i problemi degli infortuni, delle infermità, delle anomalie, della vecchiaia. Ciò significa che la biopolitica incentra il suo interesse sull' efficienza nel campo lavorativo. Da qui una serie di meccanismi regolatori che controllano la popolazione globale. Dalle osservazioni fatte si rileva, dunque, che mentre la sovranità "faceva morire e lasciava vivere", con il biopotere, invece, "si fa vivere e si lascia morire". Non senza ragione nel secolo XIX proliferano regolazioni globali non solo statali ma anche sub-statali come le istituzioni mediche, le casse di soccorso, le assicurazioni. E' evidente che
il potere penetra nei meandri più remoti dell'esistenza, pervadendo il corpo e legittimando il controllo biopolitico sul tempo della vita. Ciò comporta l'investimento monetario, tecnologico, terroristico, con le armi di sterminio:

elementi questi che dovrebbero consentire di garantire la continuità presente-futuro. A questo punto, però, emerge in modo palese una contraddizione, il potere, infatti, sopprime la vita e, al tempo stesso, assicura la vita. Ne consegue l'acquisizione di un dato ossia che si attua l'eccesso del biopotere sul diritto sovrano. Dal XIX secolo fino ai giorni nostri, dunque, si sono imposte relazioni di potere che consentono di uccidere i presunti nemici, ma anche gli stessi cittadini. L'onnipotenza totale del biopolitico è, pertanto, come il "Caligola" di Camus, che "voleva la luna", tanto era forte la brama di dominio. Può sembrare paradossale ma l'assetto biopolitico odierno presenta molte analogie con il nazismo.

Quest'ultimo, dopotutto, non e' altro che lo sviluppo delle strategie di potere instaurate a partire dal secolo XVIII e ciò è suffragato dal fatto che nessuno stato è risultato più disciplinare del regime nazista; in nessuno stato le regolazioni biologiche sono state riattivate e amministrate in modo più serrato. La società nazista, infatti, si avvale dell'interazione tra potere disciplinare e biopotere, basti pensare alla gestione del biologico, della procreazione, della malattia degli incidenti. Eppure, contemporaneamente alla costituzione di una societa' assicurativa e securizzante, si assiste allo scatenamento del potere omicida,ovvero del vecchio potere sovrano di uccidere Pertanto, pur rilevando che il nazismo ha spinto sino al parossismo alcuni paradigmi, vale la pena constatare le analogie con l'assetto biopolitico odierno, che coniuga i parametri di una società assicurativa della vita con quelli delle guerre umanitarie, che seminano distruzione e morte. Le analogie non si fermano qui, ma investono diversi campi, sicché vorrei fare cenno su quelle più rilevanti. Onde evitare fraintendimenti giova precisare che in ogni epoca storica la "cartografia" del potere si manifesta in guise diverse e pertanto le assonanze non escludono le variabili che determinano le mutazioni. Per quanto concerne la pubblicità, come la propaganda nazista, sì avvale di corpi perfetti, di aitanti giovani, dì ragazze dal seno prorompente. Inoltre, anche le campagne contro il fumo e in favore della prevenzione delle malattie, sono il comune denominatore dei due sistemi Ovviamente non manca il razzismo, che nella fase odierna si manifesta in forma mimetica. Se non si può parlare di omicidi di massa, è altresì vero che il razzismo attuale si esplicita all'insegna del fondamentalismo culturale e dell'ideologia dell'esclusione. D'altra parte, oggi, a differenza del nazismo, sono i governi e le burocrazie che esercitano

il loro potere sulla società con le loro pratiche di controllo. Non mancano poi le mire egemoniche, anche se attualmente l'espansione riguarda la sfera Europa - Usa. E' evidente infatti, che con la retorica dell'intervento umanitario, s'impone l'egemonia politico-militare delle relative alleanze. Ciò significa che fatti apparentemente eterogenei rientrano in una strategia globale di contenimento ed egemonizzazione "dell'altro mondo". All'insegna del «Far vivere e lasciare morire», dilaga la forza di un potere costituente che riduce l'intero pianeta ad "ambiente del capitalismo. Da qui l'esigenza di decodificare i meccanismi di potere, per operare una critica "ecologica" sull'articolazione delle relazioni tra Stato, rapporti di produzione e natura. Demistificare la logica del neoliberismo dovrebbe essere un imperativo. perché incombe una minaccia Polimorfa ossia l'alleanza tra due barbarie: la barbarie di distruzione e morte, riemersa prepotentemente, e la barbarie anonima e fredda del mondo tecno-economico. Occorre prendere atto che tutti gli umani sono sottomessi alle medesime minacce mortali dell'arma nucleare, del pericolo ecologico della biosfera, della sterilizzazione degli oceani, dei mari, dei fiumi e delle catastrofi senza frontiere. Pertanto, nella consapevolezza che tutti appartengono alla "Terra Patria", è necessario affrontare i problemi della convivenza umana e della qualità della vita. Considerata la complessità delle relazioni che si manifestano in un quadro d'interdipendenza, occorre penetrare nel nuovo regime di dominazione e nel variegato sistema di
comandamenti che riducono il pianeta a un mondo di controllori e di controllati.

Lucidamente J.Dryzec sostiene che sia gli economisti che gli ecologisti hanno dello stato una visione semplicistica, infatti i loro studi s'incentrano solo sui mercati e sugli ecosistemi. La razionalità ecologica, intesa come bisogno sociale, afferma M Nobile, è un problema che impone una crisi delle fondamenta politiche, economiche, ideologiche; in altre parole, del capitalismo in quanto totalità sociale D'altronde il capitalismo con la sua politica di armamento a oltranza, ha già insanguinato interi popoli, ma, nella consapevolezza che oggi le bombe "umanitarie" all'uranio e al plutonio, prospettano un'autentica catastrofe, occorre inventare un'arte del controllo, ossia una nuova resistenza, per programmare una linea di fuga, in vista di una filosofia dell'avvenire. Considerando che la fabbrica dei poteri pervade gli spazi giudiziari, economici e politici, che si manifestano come decisamente reazionari, e' necessario analizzare il biopotere, per rilevare contraddizioni e per focalizzare trabocchetti. Basti pensare

che in Francia le aziende più inquinanti competono per organizzare fondazioni finalizzate a contribuire alla qualità dell'aria, dell'acqua, del paesaggio, infatti, l'E.D.F., la COGEMA e l'industria chimica sono particolarmente attive per distruggere da un lato e riparare dall'altro. In un contesto mobile e complesso, in cui i giochi di potere interagiscono anche le O.N.G vengono corrotte e controllate dalle aziende agroalimentari o farmaceutiche. Inoltre, come nella società nazista> non mancano le cavie umane usate per le sperimentazioni. L'Africa è la nuova frontiera della barbarie e ciò è suffragato dalle testimonianze dì J.Le Carrè e del "British Medical Journal". Difatti, nell'ospedale di Kano, in Nigeria, gli analisti di Wall Streett hanno sperimentato un antibiotico della Pfizer, assoldando 200 bambini. I piccoli pazienti non solo non hanno risposto alla "terapia", ma addirittura undici bambini sono morti. Dalle osservazioni fatte si evince, dunque, che le minacce del nuovo totalitarismo investono la vitalità dell'ambiente sociale e "naturale" inteso come strumento dì vita. E' evidente, pertanto, che dilaga una tendenza alla necrofilia, ossia a ciò che tende alla distruzione. Lucidamente il filosofo spagnolo Unamuno, in un discorso pronunciato nel 1936, ebbe ad affermare che il motto dei falangisti, Viva la muerte, era una parola d'ordine necrofila. Quest'ultima, d'altra parte, era particolarmente attiva nell'ideologia nazista e a questo proposito sono illuminanti le osservazioni dello storico P. V. Naquet, che ha sostenuto: "L'unicità dell'Olocausto sta nell'utilizzazione metodica di tecniche industriali e scientifiche al servizio di un assassinio di massa burocratizzato e anonimo". Pur prendendo atto che il nazismo è stato "orrore puro", verità vuole che si dica che, se Hitler ha scatenato una guerra che ha provocato lo sterminio di milioni di uomini, non gliene va attribuita una responsabilità esclusiva, perché lo stesso hanno fatto e fanno generali e uomini di stato, per lo più giustificandolo con la razionalizzazione che era necessario per il bene della patria, e oggi per il bene dei popoli con le guerre "umanitarie". Vero è che attualmente si blatera tanto sulla pace, ma, in realtà, quest'ultima convalida la guerra, perché il fondamento dello stato è il mantenimento della pace come condizione della violenza legittima. Ciò significa, come osserva Toni Negri, che il tempo zero della pace è l'omologo del tempo-morte della guerra. D'altronde, la potenza dell'astrazione giuridica moderna riduce il diritto a tecnica vuota e ciò implica il primato dei mezzi sui finì. Per via dei miei messaggi infausti, si potrebbe pensare che sono figlia di Cassandra. Spesso, però, sfugge che "i profeti" non sono deterininisti, non pre-dicono ma esprimono. Vale la pena ricordare che in epoca biblica, al tempo dei profeti, si poneva l'alterativa tra l'adorazione del potere statale e la distruzione dello stato. Oggi esiste il medesimo problema, nel senso che anche noi ci troviamo di fronte ad una scelta tra una società umanizzata e la distruzione totale. Occorre, dunque riconoscere il carattere arbitrario del nornos e focalizzare l'attenzione sull'Opposizione con la physis, per rendere possibile una nuova pragmatica militante, in vista di "un'estetica della vita", ossia dì modi dì esistenza etici evitali. D'altra parte, se non ci fosse scarto tra società di controllo, meccanismi di potere e divenire, non sarebbe possibile il mutamento. Pertanto, è necessario l'esodo, inteso come evento creativo e vitale, nella consapevolezza che, come voleva Deleuze " La sola possibilita' degli uomini e' nel divenire rivoluzionario. Solo cosi' possono scongiurare la vergogna o rispondere all'intollerabile ".