Guerra civile imperiale e meccanismi di repressione

Wanda Piccinonno

Considerato il dettaglio non trascurabile che " il diritto in Occidente è stato commissionato dal re " , non può destare stupore che dal medioevo in poi , la teoria del diritto abbia assolto la funzione di fissare , sia pure in guise diverse , la legittimità del potere . Da qui una serie di meccanismi di assoggettamento , che hanno inglobato guerre, battaglie , soprusi , massacri . Ciò detto , è opportuno sottolineare che con gli attentati di New York e del Wold Trade Center , anche il gioco della storia è stato sconvolto , infatti , la guerre civile planetaria sta assumendo il ruolo di forma di governo . L’11 settembre , pertanto , rappresenta " l’evento assoluto , l’evento puro che racchiude in sé tutti gli eventi che non hanno mai avuto luogo " ( J. Baudrillard ) . Sicché , preso atto che ci troviamo di fronte a un salto di paradigma , occorre operare una sorta di rivoluzione concettuologica . Intanto , per quanto concerne l’allarme- terrorismo , hegelianamente parlando , si può affermare che tutte le vacche sono nere , infatti , in tutte le province dell’Impero si registra un aberrante unanimismo , pregno di una superficialità semplificante , che è al tempo stesso opinabile e fuorviante . Ciò comporta la diffusione di un ideologismo giustificazionistico , che legittima lo stato di guerra , inteso come stato di necessità . Questo ideologismo menzognero si basa sullo spettro del terrorismo , divenuto ormai archetipo imperiale che , per via della sua pervasività , sta assumendo le connotazioni del raptus , del culto , della suprema catarsi , del contagio epidemico . Ne consegue che il sigillo della guerra segna in modo marcato il corpo sociale e politico nella sua totalità . Difatti , la guerra civile dilaga con un gioco infinito di rappresentazioni , rendendo così inconsistenti ed obsolete le categorie degli ultimi 200 anni , sicché , si può affermare che il fenomeno-guerra viene destorificato . Il fatto inquietante è che il potere imperiale , con i suoi effetti ipnotici e con il suo unanimismo celebrativo , blocca qualsiasi bilancio critico e inficia ogni tentativo di analisi sobria , e ciò inevitabilmente comporta che i sudditi , artatamente definiti cittadini , siano relegati al ruolo di scimmie supercivilizzate . Aveva proprio ragione Valery quando sosteneva : " Si può dire che tutto quello che noi sappiamo , cioè tutto quello che noi possiamo fare , ha finito per contrapporsi a quello che siamo ". Senza indulgere al catastrofismo e senza azzardare previsioni , emerge un dato inconfutabile , ossia che l’attuale giustificazione ideologica è contestuale ad un progetto repressivo-ordinativo . Progetto questo che viene debitamente surriscaldato dai mass-media e dalla società dello spettacolo , che notoriamente incrementano la paura e lo stato di emergenza , avvalendosi di agghiaccianti menzogne . Ovviamente il copione imperiale viene supportato dalla presenza di politicanti-ciarlatani , che umanamente impoveriti e intellettualmente estenuati , ripetono formule vuote e litanie grottesche . Basti pensare al nanismo del circo berlusconiano e alle maschere patetiche dei Fassino , dei Rutelli , dei D’Alema . Ciononostante , la storia " sacra " dell’Impero postmoderno , avvalendosi di splendide esemplificazioni e di una vergognosa ideologia falso-umanitaria , celebra i fasti del teatro dell’assurdo . Al di là di queste considerazioni , si evince che , dopo l’11 settembre , le "innovazioni " imperiali sono quanto mai destabilizzanti . Difatti , non si registra solo la legittimazione bellica , che peraltro era già avvenuta soprattutto con l’intervento "umanitario " nei Balcani , ma il dato inquietante risiede nel fatto che la guerra è diventata l’instrumentum regni basilare , per normalizzare ogni violenza poliziesca , ogni repressione , ogni meccanismo di assoggettamento . Ne consegue che la guerra diventa civile e assume , al tempo stesso , il ruolo di "organo costituente " , sicché , a differenza delle categorie moderne , non si teorizza più la guerra come strumento di pace , dal momento che il contesto bellico diviene ordine imperiale . Ciò significa che , dopo l’11 settembre , la guerra , da braccio armato dell’impero si è trasformata in testa armata dell’impero .

Siamo , dunque, di fronte all’impero bizantino . " Che cos’è l’impero bizantino ? A noi era apparso , alla luce delle amministrazioni repubblicane , ed in particolare nell’ombra dello scudo stellare - a noi era apparso dunque come quelle absidi bizantine che vedono al loro centro il Dio Imperatore , ai suoi lati i dodici apostoli strateghi , e tutto bene incastonato dai simboli dell’Apocalisse . Dopo l’11 settembre la guerra di polizia ha confermato l’immaginario bizantino " ( Posse) .

A questo punto , è bene , senza cadere nel determinismo , cercare di dipanare il bandolo della matassa , per comprendere la commistione di elementi , che hanno generato il passaggio dallo Stato-crisi allo Stato-guerra . Innanzitutto, va precisato , che " nell’attuale fase della New Economy la crisi internazionale è sincronizzata ", basti pensare a quella degli Usa , dei paesi europei , latino-americani , asiatici . D’altro canto , ciò non può stupire , perché la globalizzazione della finanza e degli investimenti , comporta " che ciò che accade in un punto del globo abbia immediate conseguenze altrove " ( C. Marazzi) . Preso atto , dunque , che il globalismo pervade il pianeta in tutti i suoi anfratti , ne consegue che , dopo l’11 settembre , la lotta al terrorismo ha consentito " di riciclare una parte importante del surplus tecnologico altrimenti destinata alla rottamazione ". Giustamente , sostiene ancora Christian Marazzi , "!a guerra intrapresa dagli Stati Uniti contro il terrorismo rappresenta la continuazione della New Economy con altri mezzi ". E’ evidente , pertanto , che la guerra civile imperiale diviene una ragione strumentale ambivalente , infatti, assolve la funzione di fronteggiare la crisi economica ed energetica e , al tempo stesso , consente di controllare le situazioni implosive e la dissidenza . Anche per quanto concerne l’alleanza Usa e Russia , non è da attribuire ad un’enfatica pacificazione , ma ad un piano strategico di espansione in Asia centrale per la costruzione di oleodotti . Senza insistere sulle politiche espansionistiche , notoriamente preesistenti allo stato-guerra , occorre focalizzare l’attenzione sulla globalizzazione armata , sulle strategie della tensione , sulle dinamiche del fascismo postmoderno . E’ necessario , dunque , ripercorrere le tappe salienti della guerra civile planetaria , che si è imposta in modo dirompente dopo l’11 settembre . Facendo un excursus storico , si evince che dopo la caduta del Muro , con la guerra irachena e le guerre balcaniche , si è andata via via configurando la guerra planetaria , che , però, dopo l’attacco alle Twin Towers , è diventata esclusiva forma di governo . A questo punto , è bene chiarire che , con " la seconda globalizzazione " , la guerra civile assume una valenza decisamente inedita . Difatti , come ha sottolineato Marco Bascetta : " Per un lungo periodo , dal 1793 , fino a buona parte del Novecento , la guerra civile ha avuto come posta in gioco una alternativa di sistema : in altri termini , è stata intesa come produzione di nuova società , a partire dalla conquista del potere sovrano . La guerra civile insomma diviene guerra civile rivoluzionaria , trasformazione dei rapporti sociali e rovesciamento delle gerarchie . Tutto ciò deve ora essere messo da parte per rivolgersi a una idea ben più antica della guerra civile ". Preso atto che l’arbitrio poliziesco e la logica della guerra perseguono l’obiettivo di colpire il terrorismo , vale la pena fare un breve cenno sull’argomento . Innanzitutto , nella delicata fase odierna , per focalizzare le cause e le concause del terrorismo , occorre avvalersi di nuove griglie interpretative . Difatti , dopo la caduta del Muro , via via le dinamiche imperiali e le politiche neoliberiste hanno innescato meccanismi tanto perversi da provocare la recrudescenza di nazionalismi , di fondamentalismi religiosi , di ripugnanti identità etniche . Da qui la restaurazione dell’antico bellum intestinum , che si consuma a livello globale e molecolare . Pur constatando , dunque, che il terrorismo discende da una commistione di elementi , il dato emergente è che va decodificato all’interno dell’ordine imperiale . Non senza ragione Jean Baudrillard , parlando di bioterrorismo , di guerra batteriologica , di terrorismo nucleare , sostiene:"Accanto al patto che lega i terroristi tra loro , c’è qualcosa di un patto duale con l’avversario…. Questa violenza terroristica non è reale . E’ qualcosa di peggio , in un certo senso : è simbolica …. E in questo evento singolare , in questo film catastrofico di Manhattan , si uniscono al punto più alto i due elementi di fascinazione di massa del XX secolo : la magia bianca del cinema e la magia nera del terrorismo . La luce bianca dell’immagine e la luce nera del terrorismo ".

Le suggestive osservazioni di Baudrillard sono illuminanti , perché evidenziano i tratti inediti del terrorismo postmoderno . D’altro canto , nessuna forma di terrorismo parte dalle nuvole , infatti, va sempre decostruita in relazione al tempo storico . Ciò detto , giova rilevare che lo scenario globale è estremamente inquietante , difatti , la recessione non concerne solo la New Economy , ma investe tutto l’assetto sistemico , ossia la politica , le istituzioni , lo stato di diritto , l’informazione . Tutta colpa di Bin Laden ? Suvvia , cerchiamo di essere lucidi , per non cadere nel gioco delle simulazioni e delle macchinazioni del presunto "angelismo" imperiale ; guardiamo in faccia il Male , demistifichiamo le complicità incoffessabili del potere costituito , smascherando i fuorvianti teoremi e decostruendo la grammatica poliziesca . L’approccio critico è di basilare importanza , perché si profila una interminabile catena di "nemici", che sono e saranno funzionali , per incrementare la strategia della tensione e per sedimentare lo stato-guerra .

Valicando lo stillicidio degli inganni e delle spudorate imposture , si evince che il Male , nella dimensione imperiale , è atopico e atipico , infatti , guerra e terrorismo assumono le sembianze di una sorta di giano bifronte . Sicché , risulta piuttosto arduo stabilire una netta linea di demarcazione tra i due fenomeni . La verità è che il neoliberismo , ossia il capitalismo imperiale , digerisce le proprie contraddizioni , assorbendo e recuperando le proprie negazioni . D’altra parte , pur prendendo atto che lo scenario attuale è abnorme , giova sottolineare che il Capitale ha sempre dimostrato che non c’è crisi che non si risolva nel suo spazio , che non c’è contraddizione nella sua "cronaca " che non si snodi nella sua logica . Pare quasi che il Capitale formuli questa sentenza : " Le civiltà sono mortali , ma non la mia ". Il dettaglio non trascurabile è che il delirio di onnipotenza e i macabri disegni del capitalismo imperiale , negano una inconfutabile verità , ossia che un sistema che porta in sé la morte all’interno del proprio funzionamento è perituro . Fatte queste doverose osservazioni , è bene evidenziare che lo stato di guerra permanente persegue l’obiettivo di espellere tutti gli elementi che risultano estranei al corpo imperiale . Intanto , mentre quotidianamente si annunciano sfracelli e stragi , il fantasmagorico nemico diviene sempre più mobile , immateriale , evanescente , così come virtuali diventano le carneficine perpetrate ai danni dei popoli. A questo proposito Christian Marazzi sostiene :" Nell’impero della globalizzazione i diritti umanitari sono simili all’elemento immateriale , alla componente di servizio dei prodotti, con la differenza che per i prodotti l’elemento immateriale definisce relazioni di reciprocità , mentre nel caso dei diritti umanitari l’elemento immateriale li definisce come concetti senza corpo , atti linguistici che si realizzano dissolvendo i legami di reciprocità , balcanizzando la natura collettiva del corpo umano . La moltitudine globale , il suo corpo molteplice , ha bisogno della pace, mentre il capitalismo globale pretende di risolvere le sue interne contraddizioni con la guerra ".

Per stornare l’attenzione dall’essenziale , per occultare le palesi contraddizioni e per legittimare il regime poliziesco , non mancano eclatanti barbarismi lessicali , basti pensare ad espressioni come stati-canaglia , operazioni di libertà duratura , di giustizia infinita ecc . Ma , al di là degli ossimori , delle metafore e del terrorismo delle chiacchiere , il dato emergente è che , dopo l’11 settembre , le crociate contro il nemico , peraltro imprendibile , azzerano leggi consolidate e consentono la giustificazione di norme decisamente liberticide . D’altro canto , l’allarme - terrorismo e la deregulation selvaggia sono funzionali per normalizzare lo stato di emergenza . Come sostiene J . Brown , è proprio in questa logica che rientra la proposta di una decisione-quadro sul terrorismo , sottoposta al Consiglio d’Europa e al Parlamento europeo . E’ evidente , dunque , che in questo contesto , le vecchie leggi e consuetudini risultano obsolete , infatti, anche i principi della legalità formale e sostanziale vengono sospesi . Occorre ricordare che il diritto penale si basa sulla formula " nullum crimen , nulla poena sine lege "( nessun crimine senza legge , nessuna pena senza legge) . Tale principio implica una nozione formale di reato , dovendo appunto considerarsi reato solo ciò che è previsto dalla legge . Questo principio , nella Costituzione italiana è stato elevato a fondamento del sistema penale , tant’è che l’art. 25 così recita : " Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso e che"Nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi previsti dalla legge ". Ne consegue che questa formula "svolgeva " una insostituibile funzione garantista del cittadino . E’ evidente , pertanto, che per via della strategia della tensione , ci troviamo di fronte ad un’inquietante deriva . Difatti , dopo l’11 settembre , la connotazione criminale del nemico consente l’affinamento della logica poliziesca e , al tempo stesso, la legittimazione globale dell’uso della forza . D’altra parte , il progetto unico della guerra assoluta è condizione indispensabile per stabilizzare tutte le forme di concentrazione gerarchica , sicché ciò richiede la sperimentazione di nuove istituzioni e di nuovi ordinamenti giuridici . Inoltre , occorre rilevare che l’incriminazione terrorista giustifica tutte le norme eccezionali , basti pensare alla detenzione preventiva e al mandato di cattura europeo . Il dettaglio non trascurabile è che la normativa antiterroristica , essendo vaga e indeterminata , consente di inficiare ogni ordinamento del garantismo giuridico . Secondo lo strumentale teorema imperiale , infatti , " chiunque abbia la pretesa di sovvertire l’ordine costituito , e voglia infliggere gravi danni o distruggere strutture politiche , economiche e sociali di un paese , deve essere considerato un terrorista " . In quest’ottica fuorviante , la definizione di terrorismo consente la stigmatizzazione di tutte le forme di resistenza e di dissenso . Difatti , l’incriminazione è preventiva , perché avviene sulla base delle intenzioni e non dell’atto . E’ evidente che " il reato di intenzione " è estremamente inquietante , perché permette di criminalizzare tutte le forme di contestazione , sicché tutti i disobbedienti possono essere considerati soggetti pericolosi , ossia terroristi . In un contesto così concepito , dunque, l’uso della forza è previsto , pianificato e assolve la funzione di controllare e gestire tutti i processi di instabilità . Non senza ragione Santiago Lopez Lepetit sostiene : " Adesso è la guerra che opera come riduttore di complessità : ogni conflitto si risolverà in termini di amico-nemico . Non è che la politica scompaia , al contrario , la politica passa a un primo piano , ma come guerra …. Lo Stato-guerra comporta , evidentemente , un uso militare della politica di relazione , ma non per questo smette di essere politica di relazione " .

Con la violenta cesura dell’11 settembre , pertanto , si assiste ad un significativo salto di paradigma , infatti , ogni prassi del vero scompare e ciò che dilaga è solo un gioco senza regole , che legittima , però, il brutale esercizio della nuda forza .

Si può sostenere , mutuando Derrida , che la distinzione amico-nemico rimanda alla guerra , intesa come principio ordinatore . " Insomma , polemos perde il suo carattere eteroclito e discontinuo per divenire fattore di continuità , ossia fattore di regolazione". Ciò significa che di fronte al tribunale imperiale siamo tutti pre-giudicati , perché , di fatto, processi , sentenze , condanne , discendono da una violenza fondatrice fuorilegge . Difatti la nuova teologizzazione del potere , diffondendo la cultura dell’emergenza , rivisita lo stato di natura hobbesiano , ossia l’homo homini lupus , che diviene norma globale liberticida del capitalismo imperiale . Intanto , l’economia globale militarizzata , continua a pianificare lo stato di guerra , tant’è che gli Usa quest’anno spenderanno 500 miliardi di dollari in armi , l’ Europa 250 . E’ evidente , pertanto , che ogni dialettica tra senso e non-senso sta perdendo di valenza , perché l’atto illecito della guerra assume la connotazione legittima di norma universale . Non senza ragione Antonio Conti parla di " demonologia cospirazionista " , che è falsa , " perché non si muove nella materialità delle cose , ma naviga a tentoni nella metafisica del potere ….. Ma lo sforzo è vano , perché l’imitazione del grottesco non può che dare una farsa ". In realtà , è obbrobrioso farsi convincere che lo Stato-guerra possa essere trasformato in virtù , dal momento che il suo nomos è permeato di morte e intriso da un’idea decisamente poliziesca e repressiva . Il fatto estremamente grave è che la logica cospirazionista sta pervadendo l’immaginario collettivo , tant’è che anche il linguaggio calcistico si avvale di espressioni come "complotto " , "arbitro della congiura " ecc. Purtroppo , il totalitarismo della semplificazione incrementa la logica del sospetto e , al tempo stesso , diffonde un’inquietante pulsione di morte , che vengono banalizzate e legittimate con un gioco demagogico di rappresentazioni . Non senza ragione Foucault affermava : " Tra le parole e le cose non esiste più alcuna somiglianza : un sistema di segni copre tutto il reale che viene in tal modo ad essere rappresentato secondo uno schema prefigurato di ordini e di relazioni ". Le osservazioni di Foucault risultano quanto mai veritiere ed attuali , infatti , il Leviatano imperiale , avvalendosi di una eclatante barbarie linguistica e di un funzionale trascendentalismo , pone e impone la globalizzazione armata come potere costituente dell’ordine liberista . Un cinismo manipolatorio , dunque , consente di incrementare le fobie sicuritarie e di innescare , al tempo stesso , una serie infinita di dispositivi di controllo . In un contesto così concepito , paradossalmente , ciò che è virtuale diviene razionale , sicché il panlogismo hegeliano si trasforma in una sorta di panvirtualismo strumentale . Ciò non è da sottovalutare , perché l’ossessivo e pervasivo ideologismo , stigmatizzando tutte le forme di dissidenza , fa coincidere lo stereotipo del " disobbediente " con la figura criminologica romantica del " delinquente politico" , che nella versione odierna assume i connotati del terrorista . Quest’ottica perversa consente di incriminare tutte le idee dissenzienti , e ciò è suffragato dal fatto che l’ordine imperiale commette quotidianamente " reati di omissione " , condannando , però, tutti i "reati di opinione " .

E’ evidente , pertanto, che la macchina ordinativa-repressiva si esplicita come guerra permanente , che coniuga tecnologie di controllo , interventi militari globali , regime poliziesco locale . In questo scenario , come sostiene Antonio Negri , la guerra " a bassa intensità " e la polizia ad " alta intensità " tendono a confondersi e mischiarsi .

A questo punto , preso atto che l’impero armato si avvale dell’immaginario sicuritario , è bene rompere con i simboli e con il lessico del controllo . Da qui la necessità di demolire , baconianamente parlando , gli " idola fori " ( del mercato ) , che comportano equivoci lessicali , e gli " idola theatri ", ossia le partigianerie della scuola di pensiero imperiale . La demistificazione della prassi demagogica delle menzogne , la decostruzione degli argomenti omnibus , l’approccio critico , però, possono essere considerati solo momenti della resistenza , infatti , la decisione politica esige la produzione di soggettività , la mobilitazione di corpi , di moltitudini e un orizzonte costituzionale di controimpero .

Ciò si impone , perché , come ha osservato Tiziana Villani , oggi , " il mostruoso si esprime nell’ambito dell’ordinarietà e dell’esibizione…… i mostri non attengono più alla sfera del perturbante , essi sono l’alterità assunta come modo d’essere conformi negli odierni riti di massa ….. Per questo motivo , alla maschera tautologica del controllo occorre saper opporre tutta la variegata potenza del tragico , che può essere inteso come transito , momento di superamento ".

Divenire , superamento , assunzione del tragico , richiedono , però, rifiuto della prassi bellica , disobbedienza radicale , esodo, un orizzonte progettuale di controimpero .

Vero è che tracciare la cartografia della liberazione non è un’impresa semplice , vuoi perché l’Impero neohobbesiano è inedito , vuoi perché le coordinate otto-novecentesche risultano prive di valenza .

Che fare dunque ? Su quali basi promuovere processi di resistenza e prospettive di liberazione ? Come infrangere il rapporto simbiotico tra prassi di guerra e tecnologie di controllo ? Come negare la sovranità imperiale del "non-luogo " ? Come rimuovere i paradigmi della guerra ordinativa ? Come contrastare il dato strutturale dell’emergenza ?

Senza pretendere un impossibile assalto al cielo , è necessario che i movimenti globali e le moltitudini costruiscano percorsi di resistenza contro l’Impero , contro la guerra infinita , contro l’ordine globale poliziesco , giocando la roulette russa del nomadismo e assumendo una sorta di filosofia danzante dell’antagonismo . Ciò significa optare per " l’esodo costituente " , che va inteso come disobbedienza radicale , militanza del comune , evento creativo : in altri termini , come disvelamento della libido materialistica.