STORIA DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

WWW.NAMIR.IT

Condividi su Facebook

Si dice che il Debito Pubblico è stato aumentato dal GOVERNO D'ALEMA - PRODI... per entrare in Europa. In realtà come i grafici dimostrano, il debito pubblico italiano è stato aumentanto a dismisura dalla BANDA SOCIALISTI. Una vera e propria banda che ha fatto affari pubblici sulla nostra pelle e che dopo la scomparsa di Craxi, i suoi ex uomini, svenduti a FORZA ITALIA - governi BERLUSCONI - hanno continuato ad aumentare il debito pubblico italiano.

Diciamo che Craxi comincio' a risollevare il paese sperperando il debito pubblico, Ciampi lo aumento' a dismisura pazzesca anche per fare un favore agli americani, con i governi successivi il debito si fermo' ... Amato riusci' a mantenerlo sperperando come Craxi. D'alema si rese conto del problema reale del nostro paese e comincio' a diminuire il debito pubblico, lo stesso fece PRODI ... ma quando tornano al potere gli ex uomini di CRAXI - parlo di BRUNETTA - TREMONTI - che avevano lavorato nella segreteria di Craxi, sotto governo Berlusconi il debito torno' a raggiungere il 120 per cento dal 105 lasciato dalla sinistra.

ma andiamo per ordine... AGGIUNGENDO CHE IL DEBITO PUBBLICO VENIVA FINANZIATO STAMPANDO LA LIRA E QUINDI CREANDO INFLAZIONE.

tabella della storia del debito pubblico italiano :

ANALISI ARTICOLI :

CON IL GOVERNO ANDREOTTI - 1976 - 1979 - PASSIAMO DAL 44 DEGLI ANNI 70 - AL 65 - IL DEBITO AUMENTA 21 PUNTI.

DAL 1979 AL 1983 - GOVERNI COSSIGA - FORLANI - SPADOLINI - FANFANI - IL DEBITO PUBBLICO SI STABILIZZA TRA IL 55 - 60 PER CENTO... CALA CIOE' DI 5 PUNTI IN MEDIA.

GOVERNO CRAXI - DAL 1983 AL 1987 - IL DEBITO PUBBLICO PASSA DA 60 PUNTI A 84,5 PUNTI - AUMENTA CIOE' DI 24,5

1987 - 1992 - GOVERNI - FANFANI GORIA - DE MITA - ANDREOTTI - IL DEBITO PASSA DALL'84,5 AL 98 - AUMENTA DI 14 PUNTI

DAL 1992 - AL 1994 - GOVERNI AMATO CIAMPI - IL DEPITO PUBBLICO PASSA DAL 105 AL 121,5 - AUMENTA DI 16,5

PRIMO GOVERNO BERLUSCONI - DAL 1994 - AL 1995 - PASSA DA 121 A 120 - DIMINUISCE DI UN PUNTO.

DAL 1995 - AL 2001 ... I GOVERNI DINI E POI QUELLI DELL'ATTUALE PD - D'ALEMA - PRODI - AMATO - IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO TORNA A QUOTA 108 - CALA CIOE' DI 14 PUNTI... E' SOSTANZIALMENTE UN RECORD.

GOVERNO BERLUSCONI - DAL 2001 - AL 2006 - SOSTANZIALMENTE IL DEBITO PUBBLICO CALA DI ALTRI 2 PUNTI E ARRIVA A RAGGIUNGERE QUOTA 105.

GOVERNO PRODI - DAL 2006 AL 2008 - DIMINUISCE ANCORA IL DEBITO PUBBLICO DI ALTRI DUE PUNTI E ARRIVIAMO AL 103,6

GOVERNO BERLUSCONI - 2008 - 2010 - IL DEBITO PUBBLICO SCHIZZA A 119 PUNTI AUMENTA CIOE' IN SOLI DUE ANNI DI CIRCA 16 PUNTI PERCENTUALE... PER CONCLUDERE NEL 2011 SEMPRE GOVERNO BERLUSCONI A 121 PUNTI.

COME INCIDE IL DEBITO PUBBLICO SUL PIL. PRODOTTO INTERNO LORDO.

Anno Debito PIL  % sul PIL
2005 1.512.779 1.429.479 105,83%
2006 1.582.009 1.485.377 106,51%
2007 1.602.115 1.546.177 103,60%
2008 1.666.603 1.567.761 106,30%
2009 1.763.864 1.519.702 116,10%
2010 1.843.015 1.548.816 119,00%
2011 1.897.900 1.580.220 120,10%
2012 1.988.363 -- 127,00%

DEBITO PUBBLICO CRAXI

Sicuramente il debito pubblico con Bettino Craxi, raggiunge il lapice, si vede nelle cartelle che possiamo tranquillamente parlare di 24 punti percentuali, peggiore cioe' di quello di Andreotti, 20 punti percentule e in anni sostanzialmente e storicamente diversi.

La politica economica dei suoi governi è stata molto discussa: da un lato l'inflazione, dal 1983 al 1987, scese dal 12,30% al 5,20%, e lo sviluppo dell'economia italiana, secondo soltanto a quello del Giappone, vide sia una crescita dei salari (in quattro anni, di quasi due punti al di sopra dell'inflazione), sia il momentaneo sorpasso del reddito nazionale e di quello pro-capite della Gran Bretagna, diventando il quinto paese industriale avanzato del mondo[12]. In quegli stessi anni però il debito pubblico passò da 234 a 522 miliardi di euro (dati valuta 2006) e il rapporto fra debito pubblico e PIL passò dal 70% al 90%[13]. Ciò ha fatto dire che la sua gestione del bilancio - sul punto non correttiva degli squilibri accumulativi nei conti pubblici nel decennio precedente - ha contribuito a provocare allo Stato l'enorme debito pubblico, decisamente superiore alla media europea.

MA DOPO CRAXI ARRIVA CARLO AZEGLIO CIAMPI A FARE IL TERREMOTO SUL DEBITO PUBBLICO ITALIANO - LUI E BERLUSCONI SONO I VERI RESPONSABILI DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO... BERLUSCONI PERO' PRENDE LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO MENTRE A MANOVRARE L'ECONOMIA CI SONO GLI UOMINI DI CRAXI - A COMINCIARE DA CIAMPI - SOCIALISTA - PER CONCLUDERE A GIULIO TREMONTI E BRUNETTA... TUTTI UOMINI SOCIALISTI CHE HANNO LAVORATO NELLA SEGRETERIA DI CRAXI.

Nel 1981 la Banca d’Italia divorziò dal Tesoro e praticamente cessò di acquistare titoli di Stato. Da allora essi vennero dati in pasto, con interessi crescenti, prima al mercato interno, e poi alla speculazione finanziaria mondiale. Perché questo avvenne? Quali le conseguenze? In questi giorni la stampa tedesca ha attaccato con forza Draghi. Sulla "Frankfurter Allgemeine Zeitung", Holger Steltzner lo ha accusato di voler trasferire alla Bce i metodi della Banca d’Italia. Questa sarebbe al servizio dello Stato, di cui alimenterebbe le casse. Se ora la Bce finanziasse i debiti statali acquistandone i titoli, scatenerebbe l’inflazione e aggraverebbe la crisi dell’Eurozona. Come ha fatto notare anche il "Sole 24 Ore", le critiche di Steltzner alla Banca d’Italia sono infondate.

A partire dal 1981 la Banca d’Italia (su decisione di Beniamino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi) ha "divorziato" dal Tesoro e non è più intervenuta nell’acquisto di titoli di Stato. Ciò che non viene detto, però, è che quella lontana decisione contribuì a produrre non solo l’enorme debito pubblico ma anche il primo attacco ai salari. L’attuale debito pubblico italiano si formò tra gli anni ’80 e ’90, passando dal 57,7% sul Pil nel 1980 al 124,3% nel 1994. Tale crescita, molto più consistente di quella degli altri Paesi europei, non fu dovuta ad una impennata della spesa dello Stato, che rimase sempre al di sotto della media Ue e dell’eurozona e, tra 1991 e 2005, sempre al di sotto di quella tedesca.

Nel 1984 l’Italia spendeva – al netto degli interessi sul debito – il 42,1% del Pil, che nel 1994 era aumentato appena al 42,9%. Nello stesso periodo la media Ue (esclusa l’Italia) passò dal 45,5% al 46,6% e quella dell’eurozona passò dal 46,7% al 47,7%. Da dove derivava allora la maggiore crescita del debito italiano? Dalla spesa per interessi sul debito pubblico, che fu sempre molto più alta di quella degli altri Paesi. La spesa per interessi crebbe in Italia dall’8% del Pil nel 1984 all’11,4%, livello di gran lunga maggiore del resto d’Europa. Sempre nello stesso periodo la media Ue passò dal 4,1% al 4,4% e quella dell’Eurozona dal 3,5% al 4,4%. Nel 1993 il divario tra i tassi d’interesse fu addirittura triplo, il 13% in Italia contro il 4,4% della zona euro e il 4,3% della Ue.

La crescita dei debiti pubblici dipende da molte cause, soprattutto dalla necessità di sostenere le crisi e la caduta dei profitti privati che, dal ’74-75, caratterizzano ciclicamente i Paesi più avanzati. Tuttavia, è evidente che politiche sbagliate di finanza pubblica possono rendere ingestibile la situazione del debito, come è avvenuto in Italia. Visto che l’entità dei tassi d’interesse sui titoli di Stato, ovvero quanto lo Stato paga per avere un prestito, dipende dalla domanda dei titoli stessi, l’eliminazione di una componente importante della domanda, quale è la Banca centrale, ha avuto l’effetto di far schizzare verso l’alto gli interessi e, quindi, di far esplodere il debito totale.

Inoltre, la mancanza del cordone protettivo della Banca d’Italia espose il nostro debito alle manovre speculative degli investitori internazionali. Fu quanto accadde nel 1992, quando gli attacchi speculativi alla lira costrinsero l’Italia ad uscire dal Sistema monetario europeo e a svalutare.

E' il principio stesso dell’"autonomia" della Banca centrale, tenacemente difeso, ad aver dato per trent’anni in Italia gli stessi risultati negativi che ora sta producendo nell’Eurozona. Ci si potrebbe chiedere a questo punto quale fu la ragione del divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro.

Lo spiega il suo autore, l’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta. Uno degli obiettivi era quello di abbattere i salari, imponendo una deflazione che desse la possibilità di annullare «il demenziale rafforzamento della scala mobile, prodotto dall’accordo tra Confindustria e sindacati». Infatti, nel 1984, con gli accordi di San Valentino, la scala mobile fu indebolita e nel 1992 definitivamente eliminata. Anche oggi, come allora, le presunte "necessità" di bilancio pubblico sono la leva attraverso cui ridurre il salario, in Italia e in Europa. Con la differenza che oggi l’attacco si estende al salario indiretto, cioè al welfare.

Altro sistema per svalutare, non avendo piu' la lira a disposizione, è quello di svalutare appunto il lavoro, gli operai, attraverso un sistematico progetto di licenziamenti, precarieta', disoccupazione.

DEBITO PUBBLICO CON BERLUSCONI

ROMA - Da quando Silvio Berlusconi è sceso in politica, nel 1994, sotto i sui tre governi, il debito pubblico è cresciuto più del doppio rispetto agli esecutivi guidati dai suoi avversari.

Negli ultimi 17 anni, Berlusconi è stato presidente del consiglio per quasi la metà del tempo registrando un incremento complessivo del debito pubblico del 13,5%. Molto più del 5,1% registrato sotto la guida degli altri quattro primi ministri: Lamberto Dini, Romano Prodi (due volte), Massimo D'Alema e Giuliano Amato.

Il 13 settembre scorso, a Strasburgo, in Francia, Berlusconi spiegò di aver ereditato il debito dalle amministrazioni che lo avevano preceduto. Il fardello del debito è quasi raddoppiato tra il 1982, quando ammontava al 63,1% del Pil, e il 1994, quando sotto il primo governo guidato da Berlusconi arrivò al 121,8%. Nel 2007, con Romano Prodi a Palazzo Chigi, il debito è sceso al 103,6%, al livello più basso dal 1991.

"Berlusconi non è stato certo aiutato dalla recessione che lo ha colpito mentre era al governo e dagli alti tassi di interesse che hanno aumentato il costo del debito" dice Paolo Manasse, professore di economia all'Università di Bologna. "Tuttavia - prosegue Manasse - con Berlusconi la spesa pubblica è sempre aumentata, anche negli anni di crescita economica e questo, insieme a scelte come quella di abolire la tassa sulla proprietà nel 2008, ha contribuito ad aumentare il debito pubblico".

Le tre principali agenzie di rating hanno recentemente tagliato il giudizio sullo stock italiano, proprio mentre il Paese sta lottando per evitare di essere contagiato dalla crisi europea dei debiti sovrano cercando di portare il proprio sotto il livello 120% del Pil. Il fardello più alto d'Europa, dopo la Grecia.

L'8 agosto scorso la Banca Centrale europea ha iniziato a comprare titoli di Stato italiani dopo che i rendimenti erano schizzati alle stelle e la Grecia si avvicinava al fallimento.

b.k