Intervista a Luigi Pintor

di massimo d'andrea

Incontro avvenuto presso la biblioteca Mozart il giorno 28 gennaio 2000. alle ore 17.00.

per parlare dei suoi due libri.

Luigi Pintor, nato a Roma, ma di origine sarda, ha lavorato all'"Unità" dal 1946 al 1965. Eletto deputato nelle liste del Pci, nel 1969 fu radiato dal partito e diede vita al "manifesto", il quotidiano comunista sul quale scrive dal 1971.

Dal libro - La signora Kirchgessner
"Da quel momento mi convertii al dubbio metodico cessando per sempre di credere che due più due fa quattro, che la ruota della storia gira in avanti, che il progresso si misura sui listini di borsa, che gli ultimi saranno i primi."

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Dal libro - Servabo - è Memoria di fine secolo: spiega lo stesso Pintor: «Scritta sotto il ritratto di un antenato mi colpì, quand'ero piccolissimo, una misteriosa parola latina: servabo. Può voler dire conserverò, terrò in serbo, terrò fede, o anche servirò, sarò utile». Queste parole, oltre a chiarire il titolo del libro, riassumono anche il significato di cinquant'anni di vita, raccontata «per riordinare nella fantasia dei conti che non tornano nella realtà». Omaggio a mezzo secolo di storia che volge al tramonto

Chi tornava a comandare nelle nuove istituzioni aveva gli stessi connotati dei predecessori, chi tornava a ubbidire nella vita quotidiana conosceva le stesse umiliazioni, i più forti e i più deboli tornavano a recitare la stessa parte senza varianti. Non ero neanche sicuro che la guerra fosse finita. Sembrava piuttosto una tregua carica di minacce, come se gli uomini non avessero imparato nulla e quel lascito di cadaveri e di macerie non li avesse convertiti alla saggezza ma addestrati a una futura ecatombe.

Nei suoi libri lei racconta 50 anni di storia, che sono stati sicuramente 50 anni visti e vissuti da comunista. ieri sera mentre parlavo con un mio amico francese mi diceva - trovo assurdo, ma stiamo vivendo un periodo di confusione totale, e' il comunismo che sta facendo la privatizzazione, soprattutto in Italia come nelle altre parti dell'Europa - continuava affermando - che proprio cio' dimostrava la - mancanza e la negazione della memoria storica -. memoria storica, memoria culturale - dove ha sbagliato il comunismo e i comunisti, se oggi accade tutto questo ?

Sono stati commessi degli errori ed e' evidente, io ricordo anche che, dieci anni fa, quando venivo nella redazione del - Il Manifesto - , c'era e si respirava - altra aria -. Anche il Manifesto e' cambiato, e' cambiato nell'interno della gestione, nelle strutture, nella comunicazione e forse, pur essendo un - giornale comunista - e' cambiato anche nel suo modo di comunicare, comunicare il comunismo la storia e la memoria. Quindi e' evidente che esiste un errore, dove, dove ha sbagliato il comunismo ?

E piu' che raccontare,forse sarebbe il momento di cominciare a fare l'analisi della storia e da quest’ultima creare una nuova progettualita', che sembra proprio mancante alle basi di quelle che sono oggi le culture......dove si continua a sbagliare ?.

Luigi Pintor - si, ma questa e' una domanda difficile, se sapessi rispondere a questa domanda vorrebbe dire che ho anche chiaro che cosa fare. Pero' e' certo che c'e' un grosso sforzo di ricerca, adesso per esempio il - Manifesto - nel suo piccolo fa questa rivista mensile dove c'e' una certa raccolta di, diciamo, persone gente capace che hanno la memoria della storia perche’ hanno vissuto questi 50 anni e che tentano di riflettere sia sul passato che sul - che fare - creare delle direzioni, ma e' una operazione molto difficile. Da che parte la prendo questa domanda per poter dare una risposta approssimativa....

Il comunismo si e' realizzato ?

Il marxismo il comunismo, non si puo' dire realizzato perche' non e' mai stato realizzato, ma insomma è evidente che la rivoluzione russa si sia risolta in un fallimento, in una sconfitta. C'e' chi risale o chi tira le somme dicendo che c'e' qualcosa profondamente sbagliato alle radici del comunismo. Gli ex comunisti, o meglio i post comunisti, dicono fine, di aver sbagliato completamente, perche' intrensicamente illeberale, intrensicamente oppressivo, limitatore di liberta' individuali e collettive e quindi questa roba e' tutta da buttare al macero. I post comunisti di oggi negano che la proprieta' privata dei mezzi di produzione insomma della grande ricchezza, sia un male. E dicono il contrario, che e' un bene perche' produce benessere e cosi via. Debbo dire che per produrre ha prodotto.... una delle previsioni del marxismo che e' piu indicata e' che il meccanismo produttivo del capitalismo fosse destinato ad entrare nel nazismo e a diffondersi diventando incapace di distribuire i beni e che avrebbe allevato anche i propri becchini, facendogli seppellire la classe operaia.

Il comunismo non solo non si e' mai sviluppato, ma e' rimasto dietro nella sua formulazione d'esistere, ha delle forme storiche criticabili e che bisogna evolvere, perche' questo ritardo ?

Ora qui c'e' un limite teorico in tutto questo, cioe' un certo determinismo. Ad esempio, il marxismo e' pur sempre datato, e' del 1848. Francamente che ci sarebbe stata una tale evoluzione nello sviluppo tecnologico l'informatica eccetera, non lo poteva prevedere. Il meccanismo produttivo ha cambiato direzione, rimane nelle mani del capitale ma ha acquistato un'altra dimensione e in queste note e' stato battuto e disfatto socialmente e anche fisicamente l'esercito che avrebbe dovuto sconfiggere il capitale il - proletariato e la classe operaia -. Non ci sono piu' i luoghi perche’ quest'ultima si riformi. Invece e' molto difficile pensare, come contrasto, questa restaureazione, questo ritorno al passato, perche' non vedo neanche dove stanno i soggetti, non sono oggi individuabili.

C'e' un mondo sviluppato e uno non sviluppato, cosa possiamo fare per poter equilibrare almeno in parte questa differenza economica e sociale, ma anche politica ?

C'e' un'enorme contraddizione mondiale, tra il mondo sviluppato e il mondo sottosviluppato che e' uno degli orrori di questo tempo, ma non riesco a vedere oggi una parte del mondo non sviluppato diventare soggettivamente antagonista al mondo sviluppato, anzi no e' soggetto e addirittura tende semplicemente all'imitazione cosa che ha fatto anche qui il socialismo reale che ha sposato tutto l'industrialismo e il principio dello sviluppo quantitativo trascurando una quantita' enorme di cose distaccandosi molto dalla realta' delle persone dagli aspetti dell'esistenza che non sono solo legati al lavoro e alla produzione ma sono i problemi anche dei livelli culturali eccetera. come si fa a spiegare, insomma e' difficile da sintetizzare, ora a posteriori me lo spiego bene, la rivoluzione russa, lo sappiamo e' stata fatta in un paese molto arretrato, immediatamente dopo non ha avuto seguiti in Europa, non ha avuto seguiti in Germania, e questo e' avvenuto contro le previsioni di Carlo Marx che affermava che la rivoluzione avrebbe dovuto dividere i punti alti dello sviluppo. E invece e' avvenuta in un paese che e' rimasto isolato, stretto in mezzo, che si aspettava, preparandosi a questo, la seconda guerra mondiale.

Quindi per questo lei afferma che è mancata l'evoluzione dell'idea comunista ?

Insomma la linea storica generale di quel periodo era una linea di combattimento non di costruzione di una nuova societa' in un mondo che in generale la favorisse. E' come dire in qualche modo che tutto questo e' stato fatto storicamente prematuro. Vedi se si continua a dire lo sviluppo lo sviluppo lo sviluppo e dai questa priorita' sociale avrai una vita come noi abbiamo, con molto benessere materiale ma poverissima in curiosita' in rapporti sinceramente umani. Le disiguaglianze oggi non sono piu' - mortali - ma disiguaglianze sono. Io insomma, sara' che sono vecchio, ma sento addirittura disagio a camminare nelle strade. Oggi ad esempio venendo con il taxi, abbiamo urtato una vecchia macchina, e sono scesi da questa quattro ragazzi che ci hanno aggredito con una velleita' incredibile, coprendoci di insulti per una questione di nulla. Ecco non mi pare grande e costruttiva questa nostra societa'.

E allora su cosa e chi poter avere fiducia per poter ricostruire una società migliore ?

certo noi siamo quello che rimane dell'esperienza del comunismo anche se poi e' andata come e' andata. Il movimento operaio, la storia della sinistra del novecento ha perso, per riflettere sulle cause teoriche e pratiche di questo, e' faticoso e ancora peggio ricavare da queste riflessioni un progetto un programma che non rinunci alle idealita' di una societa' vivebile. Come ricostruire una vita sociale fatta di cultura, partecipazione, strutture scolastiche adeguate. l'autogoverno, valori lontanissimi. Tu dici autogoverno e ti guardano come un pazzo, ebbene non si sa perche' allora io devo essere governato non dico da Berlusconi ma neppure da d'Alema e questo dicevamo. L'idea era - si estinguera' lo stato - arriveremo al punto che anche un semplice operaio potra' dirigere lo stato. E' molto difficile, difficile ricostruire tutto questo e riproporlo o trovare nuove strade.

Ogni tanto pero' qualche scossone positivo lo produciamo, bisognerebbe solo farli divenire progettuali e creativi, non credi ?

Questa poi e' sempre una speranza che ad un certo punto si producano, adesso uno puo' pensare che il sessantotto, sia stata una buona cosa oppure no, ma e' sicuro che nessuno se lo aspettava che ad un certo punto dall'America e dall'Europa eccetera, tutti i ragazzi tutta la gioventu' del mondo si mettessero a fare un casino gigantesco. Nessuno lo immaginava, questo va sempre bene, la storia qualche volta produce piu' dei nostri cervelletti ecco, la storia, i fatti la gente le reazioni maturano, e questo va benissimo.

La redazione - Namir - ringrazia Luigi Pintor per averci consegnato un’altra pagina del suo pensiero, e della storia, la nostra storia, da lui vissuta fino in fondo. Noi tutti abbiamo sempre creduto che non basta essere inscritti all’ordine dei medici per essere un buon medico, cosi come a quello dei giornalisti per essere un buon giornalista. Luigi Pintor e’ una di quelle poche persone che attraverso le sue parole scritte ha curato molte delle nostre ferite, senza essere un medico e molto piu' di un giornalista.