DA - LA REPUBBLICA

Malato da tempo, il disegnatore, 70 anni, è deceduto a Milano
La sua fama legata al'eroina sexy nata nel '65 su Linus
E' morto Guido Crepax,
la "matita" di Valentina

Architetto, pubblicitario, autore di fantascienza, è stato un autore assai eclettico e prolifico

MILANO - E' morto la notte scorsa a Milano il disegnatore Guido Crepax, il creatore della celeberrima Valentina. Crepax, che aveva da poco compiuto 70 anni, era da tempo malato di sclerosi a placche. Il decesso, avvenuto all'ospedale Redaelli di Milano, è stato annunciato dalla nipote, Valentina.

Architetto di formazione, pubblicitario agli esordi, scrittore di fantascienza e fumettista, Crepax è stato un autore assai prolifico ed eclettico, anche se il suo nome, per la gran parte del pubblico, è rimasto legato a uno dei suoi personaggi più famosi, la sexy Valentina: bersaglio ovvio per il movimento femminista, un modello inconfessato per altre donne, un sogno quasi per ogni uomo.

Nato il 15 luglio 1933 a Milano, si laurea in architettura al Politecnico nel 1958 ma già durante gli studi inizia l'attività di disegnatore pubblicitario: nel '53 disegna alcune copertine di dischi LP, poi seguono i disegni per la campagna pubblicitaria della benzina Shell che vincerà la Palma d'Oro nel 1957.

Collabora con varie agenzie e con redazioni di giornali e riviste: nel '59 disegna la prima copertina della rivista scientifica Tempo medico, per la quale farà oltre 200 copertine e le puntate di un quiz medico, la "clinicommedia", che rappresenta la prima esperienza fumettistica nel 1965.

Sempre nel '65, a maggio, Crepax debutta nel secondo numero di "Linus", la famosa rivista di Giovanni Gandini e Ranieri Carano (e poi di Oreste Del Buono e Fulvia Serra), come autore di fumetti, dando vita a Philip Rembrandt, alias Neutron, critico d'arte e investigatore dilettante, ben presto soppiantato dalla fidanzata Valentina, capostipite delle eroine italiane del fumetto erotico, che diventerà ben presto la vera protagonista della serie.


Anche se più volte interrotta dalle storie di altri personaggi della vita più effimera (Belinda, Bianca, Anita...), realizzando anche sofisticate versioni a fumetti di alcuni classici della letteratura erotica quali Emmanuelle, Justine e Histoire d'O, la "saga" di Valentina è ormai iniziata. Prima su Linus poi su Corto Maltese, dell'eroina vengono pubblicate una cinquantina di storie, successivamente tutte raccolte in vari volumi.

Fisicamente Valentina è la copia dell'attrice americana Louise Brooks, icona della donna fatale della Hollywood anni Venti. Una somiglianza che si esaurisce nei tratti del viso e nel caschetto nero, per il resto sono donne assai lontane l'una dall'altra: la Brooks incarnava il simbolo della donna ammaliatrice, con la sua aria innocente tesa a nascondere il suo istinto di mantide. Valentina è una donna moderna, emancipata, che vive il rapporto uomo-donna in maniera paritaria, anche se marcatamente esibizionista (fa la fotografa di professione). Giovane donna dal corpo fragile e snello, sottilmente sensuale, Valentina non ha pudore del suo corpo, si mostra nuda o, per i suoi voyeurs, in stivaletti neri, corsetto, calze a rete e reggicalze di pizzo.

Attento non solo alla costruzione della storia attraverso le vignette, ma anche al design dell'intera pagina, creò un insieme armonico di diversi elementi: narrativi, grafici, emotivi. Il primo libro di Valentina (personaggio estrapolato da un altro fumetto) uscì nel 1968 e nel 1973 Crepax realizzò la versione a fumetti dell'Histoire d'O da Pauline Reage. Seguirono 'Emanuelle' da Arsan e 'Justine' da de Sade e altre rivisitazioni di personaggi-mito come Frankenstein e il Conte Dracula.

Negli "anni del fumetto", Crepax non ha interrotto l'attività di disegnatore pubblicitario: nel 1970 ha disegnato quasi 300 tavole per i 10 carosellitelevisivi della campagna per i tessuti artificiali Terital (Rhodiatoce) e 2 brevi filmati a cui si agguingevano tutti i disegni per la campagna stampa e per i vari accessori (cinture, cravatta, foulard) dello stesso prodotto. Successivamente Crepax ha eseguito moltissimi disegni per i prodotti più vari. Ultima è stata la campagna stampa per le camice Alea (1991).

Al di fuori del fumetto e della pubblicità, Crepax si è dedicato alla grafica, disegnando centinaia di opere litografiche, serigrafiche a acqueforti, molte delle quali per studi promozionali di altri prodotti.

Ma, alla fine, la sua fama continua a legarsi a Valentina le cui storie sono state rielaborate, sceneggiate e filmate per una serie di 13 episodi proiettati in televisione in Italia, Germania, Svizzera e Stati Uniti.

Della sua opera si sono occupati semiologi del calibro di Roland Barthes che ha parlato dei fumetti come della "Grande Metafora della vita".

Commozione nel mondo delle "matite" italiane. "Ho di lui un bellissimo ricordo" racconta Francesco Tullio Altan dicendo che "tra le sue qualità il vivace interesse che aveva per i suoi colleghi e per il loro lavoro, e la sua dolcezza d'animo".

Ricordi affettuosi anche da parte di Sergio Staino che ricorda quando, lui un illustre sconosciuto, gli fu presentato Crepax: "Mi emozionai quando Del Buono disse rivolto a Guido 'ti presento un collega". "La sua più grande qualità era la modestia - conclude - quel tipo di modestia autentica peculiare solo ai grandi. Una modestia però che lo portava anche a non godere appieno del suo successo".

"Era bravo, colto e oltretutto costava meno di alcuni autori che erano già mostri sacri, come Pratt, così dovendo scegliere un disegnatore italiano per Linus lo chiamai e in breve fu il successo": Giovanni Gandini, il mitico inventore di Linus e della Milano Libri Edizioni, racconta così gli esordi di Guido Crepax. "Era bravissimo, colto, con tanti interessi. Insomma il nostro è stato un incontro di livello decisamente più alto rispetto a quello con altri autori di fumetti. La mia fu una scelta di gusto, mi piaceva il tratto di Guido. Siamo stati amici. Ultimamente sono andato a trovarlo in ospedale, stava davvero male. Ci mancherà".

Il Comune di Milano ha proposto alla famiglia Crepax di allestire una camera ardente al cimitero Monumentale. I funerali si terranno sabato.

31 luglio 2003

DA - IL CORRIERE DELLA SERA

Addio al papà della bella Valentina

E' morto Guido Crepax, uno dei più famosi disegnatori italiani. Aveva appena compiuto 70 anni ed era malato da tempo

MILANO - Se n'è andato in silenzio, Guido Crepax. Autore elegante, il principe dell'erotismo raffinato, il papà della bella Valentina, è morto la notte scorsa, dopo una lunga malattia. Lo scorso 15 luglio aveva appena settant'anni. Con i suoi disegni aveva fatto sognare almene due generazioni di italiani.

LA STORIA - Crepax era nato a Milano il 15 luglio 1933. Mentre frequenta la facoltà di architettura - si laureerà nel 1958 - esordisce nel campo dell'illustrazione realizzando copertine di dischi, poi immagini pubblicitarie, come la campagna della Shell che vincerà la Palma d'oro nel 1957. Due anni più tardi inizia a collaborare con il periodico «Tempo Medico» dal numero zero, e ne disegna tutte le copertine fino alla seconda metà degli anni Ottanta.

DA LINUS A VALENTINA - Nel maggio del 1965 debutta sulle pagine di Linus come autore di fumetti, dando vita a Philip Rembrandt, alias Neutron, critico d'arte e investigatore dilettante, personaggio in bilico tra il giallo e la fantascienza; ma il maggiore successo viene subito registrato da un personaggio comprimario, la fidanzataValentina i cui tratti si ispirano a Louise Brooks, indimenticabile Lulu del film di Pabst, che diventerà la vera protagonista della serie e, in breve tempo, uno dei personaggi a fumetti più noti nel mondo.

EROTISMO - Autore prolifico, Crepax crea negli anni Settanta numerose altre eroine (Belinda, Bianca, Anita), realizzando anche sofisticate versioni a fumetti di alcuni classici della letteratura erotica, a partire da Histoire d'O, seguita da Emmanuelle e Justine. Nel 1977 crea, ancora per i tipi di Editiemme, una delle sue opere più singolari e mature, «Lanterna magica», un volume senza parole, subito pubblicato anche in altri Paesi.

DA - L'UNITA'

È morto Guido Crepax: «Valentina c'est moi»
di Renato Pallavicini

All’inizio sono gli occhi. Stanno in cima alla nona tavola di una storia a fumetti che s’intitola La curva di Lesmo. Una vignetta stretta e lunga, un primissimo piano su due occhi scuri, segnati dal mascara e limitati da una frangetta di capelli. Accanto un’altra vignetta analoga che inquadra due labbra carnose e subito dopo, sotto, ancora un primissimo piano che mostra due mani, una maschile e l’altra femminile, che si stringono. Tutta la storia, la cifra, lo stile, il senso e il significato di Valentina e di Guido Crepax stanno in queste tre vignette: basterebbero da sole a riassumere le migliaia di pagine del grande disegnatore milanese, morto l’altra notte a 70 anni appena compiuti.

Pagine che ha disegnato, facendo di una giovane fotografa (che in quella prima storia non è neppure protagonista) un’icona della cultura contemporanea, italiana e non solo. E facendo di se stesso uno dei protagonisti assoluti di questa cultura, oltre che un innovatore del linguaggio a fumetti.

«Valentina c’est moi!», ha più volte ammesso Crepax, parafrasando il Flaubert di Madame Bovary. E aggiungeva, durante un incontro con noi, nel 1994: «Anche troppo, ha i miei pensieri, è i miei pensieri. Io mi faccio e mi disegno da solo. O da sola». Identificazione e proiezione, dunque, sguardo e riflesso: di sè e del suo mondo, quello di Crepax e della sua Milano. Milano di allora, non ancora «da bere», inizi anni Sessanta, società affluente - si diceva - ma con già dentro qualche segno di crisi, qualche crepa. E molte inquietudini.

Nei salotti in cui Crepax fa muovere i suoi personaggi si agita una borghesia radical-chic che legge L’Espresso, formato giornalone, con le cronache «mondane» di Camilla Cederna (ma anche con le denunce del sacco edilizio fatte dal fratello Antonio Cederna); che sugli scaffali delle librerie alle sue spalle allinea libri di Adorno e Trotzkij; che ascolta il jazz di John Coltrane o i concerti del violoncellista Pablo Casals (il papà di Crepax, Gilberto, era violoncellista e questo strumento apparirà più di una volta nei fumetti). Note raffinate e luci soffuse, bicchieri tintinnanti di whisky on the rocks, divani e oggetti di design, splendide creature femminili che hanno i corpi di modelle e indossano abiti optical alla Paco Rabanne e minigonne pop alla Mary Quant. Su questo sfondo agisce Valentina: bella, vitale, con gambe affusolate e un sedere che fa voltare la testa, con un caschetto di capelli neri tra Louise Brooks e le acconciature dei Vergottini, parrucchieri milanesi emergenti (anche la moglie di Crepax, Luisa, portava un’acconciatura a caschetto).

Ma questo è lo sfondo iniziale. Perchè poi, Crepax - come Alice - quello specchio delle meraviglie della società milanese lo attraversa. Dietro il levigato riflesso va a scovare sogni e incubi: sessuali, soprattutto. La Valentina Rosselli (a proposito: il cognome è un omaggio dell’antifascista Crepax ai fratelli Rosselli), la timida fotografa milanese che si presenta al critico d’arte Philip Rembrandt (alias Neutron) nella prima avventura a fumetti, apparsa su Linus nel 1965, pagina dopo pagina, storia dopo storia si emancipa, diventa protagonista; e protagonisti diventano i suoi desideri, le sue passioni, persino qualche perversione. In tempi di femminismo, qualche anno dopo, proprio per queste ragioni Crepax non avrà vita facile. Le femministe, più o meno storiche, gli rimprovereranno di aver ritratto (soprattutto dopo la riduzione a fumetti de L’histoire d’O) una donna sottomessa, consegnata al piacere maschile e a fantasie sadomaso. Può darsi. Anche se Guido Crepax così si giustificava: «Ma Valentina è donna per intero. Piace e si piace, le piace il suo corpo e la sua nudità. Anzi direi che nei miei fumetti le figuracce le fanno più gli uomini, io sono sempre stato femminista e non a caso Valentina fa un lavoro, la fotografa che, allora, era esclusivamente maschile. Insomma - concludeva - non le ho fatto fare la solita parte dell’eroina a fumetti, tipo Dale Arden o Diana Palmer, sexy e fatali ma che poi finivano in cucina a lavare i piatti». E sulle idee della sua eroina, e cioé di se stesso, aggiungeva: «Valentina è di sinistra. Trotzkista? No, credo non più. Sa com’è, il tramonto e la catastrofe delle ideologie... Sicuramente è antifascista, come lo sono io. Non pensavo - commentava Crepax nel 1994 - di dover tornare ad usare certe parole, di dover ricominciare a fare delle battaglie antifasciste. Ma questa seconda repubblica, questa nuova destra mi ci costringe. Sì, in questo caso mi sento manicheo e non mi pare che ci sia una possibilità di dialogo con chi dice che Mussolini è stato il più grande statista del secolo. E no, Fini l’ha sparata proprio grossa».

Donna per intero, donna del nostro tempo, Valentina, che cambia partner, che ha un figlio di nome Mattia, che invecchia (secondo la carta d’identità a fumetti, che la fa nascere il 25 dicembre 1942, oggi avrebbe 61 anni), che per leggere deve mettersi gli occhiali da presbite: «ogni volta che la disegno - confessava Crepax - devo graffiare via la china dai suoi capelli per ingrigirli un po’ di più». Donna e fumetto del nostro tempo, perché Guido Crepax, come pochi altri, ha saputo creare un fumetto contemporaneo: non ha inventato supereroi provenienti da pianeti lontani, non ha cavalcato territori sconfinati come le praterie del West o percorso orizzonti esotici come i mari del Sud. Tutt’al più si è spostato tra Piazza San Babila e la Torre Velasca con qualche puntatina all’estero (New York, Praga...), stravolto dai fusi orari e indolenzito dalle cattive arie condizionate dei jet. Contemporaneo perché ha raccontato il suo presente, aggiornandolo appena diventava passato, contemporaneo perché lo raccontava nei suoi piani fondamentali: quello della realtà e quello del sogno, quello della coscienza e quello dell’inconscio, magari sfruttando suggestioni letterarie e filosofiche da Kafka a Freud. Ma soprattutto Crepax, come accennavamo all’inizio, ha inventato un fumetto contemporaneo nel linguaggio: anzi, in qualche misura, anticipatore di linguaggi poi diventati consueti nel mondo del fumetto e non solo.

Sua originalissima cifra è la scansione della tavola, la frammentazione in vignette di differenti dimensioni. Con la sua matita-cinepresa Crepax indaga nei dettagli, inquadra particolari: un battito di ciglia, il dischiudersi delle labbra, il vibrare della punta di un capezzolo. È una tecnica, questa, che gli serve per cambiare il ritmo, della narrazione e della lettura, per introdurre tempi «altri», magari quelli del sogno, delle passioni, del piacere e del dolore. Tecnica cinematografica, perchè il fumetto è parente stretto del cinema, ma soprattutto tecnica che si apparenta alla psicoanalisi e non solo perché le situazioni in cui si ritrova Valentina o altre protagoniste dei suoi fumetti sono «oniriche».

Crepax, negli anni, ha rivelato, attraverso i sogni di Valentina, anche molto di se stesso. Si è scritto più volte che i suoi fumetti sono un trionfo del feticismo, pieni come sono di corpetti, legacci, tacchi a spillo, fruste e dominazioni. Ma questa è la superficie apparente, l’iconografia di un sogno che rivela, invece, qualcosa di più profondo e di più interessante, soprattutto sulla sua tecnica narrativa. Crepax è feticista perché predilige la parte per il tutto e fissa il suo sguardo su frammenti della figura e del corpo; perché sa che proprio quelle parti, quell’ossessività del dettaglio sono in grado di restituirci il tutto, il corpo e l’anima per intero.

Valentina, la bellissima Valentina, è morta con Guido Crepax. La retorica a cui non si sfugge in questi casi ci suggerisce frasi del tipo: «Ma Valentina non morirà mai, vivrà per sempre sulle pagine dei fumetti»; e però in questi anni, fatta salva qualche coraggiosa eccezione e qualche sparuta ristampa antologica (vedi scheda in alto), le sue storie sono uscite dal circuito di un’editoria miope ed i libri con le sue avventure sono finiti sugli scaffali dei remainders. La realtà è che Valentina è una di quelle creature che sono strettamente legate al loro creatore: come i Peanuts di Schulz o il Corto Maltese di Pratt. Un’altra Valentina, dopo Crepax, non è data. Davvero «Valentina c’est moi!». Anzi, purtroppo, oggi, dobbiamo scrivere: «c’était».

DA - LA STAMPA

Crepax: scompare il papà di Valentina
Aveva compiuto da poco 70 anni, ma era malato da tempo


31 luglio 2003

ROMA. Guido Crepax, spentosi oggi a Milano, per tutti era il creatore di Valentina, la bruna fatale dalle curve sexy, che ha alimentato le letture e soprattutto i sogni di tanti suoi lettori. Nato il 15 luglio 1933 a Milano, mentre ancora frequenta la facoltà di architettura, inizia a lavorare realizzando manifesti pubblicitari e copertine di dischi e di libri.

Nel 1959 inizia a collaborare al mensile «Tempo Medico», disegnando tutte le copertine fino alla seconda metà degli anni Ottanta e le
prime tavole a fumetti per la rubrica Circuito Interno.
Nel maggio del 1965 debutta sulle pagine di «Linus», creando il fumetto di Philip Rembrandt, alias Neutron, critico d'arte e investigatore dilettante, fidanzato con Valentina, che diventa in breve la capostipite delle eroine italiane del fumetto erotico. Dopo di lei creò vari altri personaggi (Belinda, Bianca, Anita...), realizzando anche sofisticate versioni a fumetti di alcuni classici della letteratura erotica quali Emmanuelle, Justine e Histoire d'O. Ma la sua fama era legata a Lei, la bruna mozzafiato col microtanga, i seni strizzati e il sedere aggressivo. Un bersaglio ovvio per le femministe, un modello inconfessato per altre donne, un sogno quasi per ogni uomo.

Fisicamente Valentina è la copia dell'attrice americana Louise Brooks, icona della donna fatale della Hollywood anni Venti. Una somiglianza, che si esaurisce, tuttavia, nei tratti del viso e nel caschetto nero, per il resto sono donne assai lontane l'una dall'altra: la Brooks incarnava il simbolo della donna ammaliatrice, con la sua aria innocente tesa a nascondere il suo istinto di mantide; Valentina è una donna moderna, emancipata, che vive il rapporto uomo-donna in maniera paritaria, anche se marcatamente esibizionista. Ogni poche pagine, infatti, questa giovane donna, dal corpo fragile e snello, sottilmente sensuale, si mostra nuda, o, meglio ancora, per i suoi voyeurs, in stivaletti neri, corsetto, calze a rete e reggicalze di pizzo.

Di professione Valentina fa la fotografa ed anche questo la porta a vivere fra la realtà, il sogno e il ricordo. Un alternanza di piani narrativi che giustificano ogni passaggio, anche il più sado-maso. Ecco dunque che per lei si gettano in ginocchio vogliosi ufficiali prussiani, con tanto di monocolo ed aria truce, scheletrici cavalieri in divisa da ussari, signorotti del XVII secolo. E tutti, a prescindere dall'epoca e dalla divisa, desiderano spogliarla, legarla, frustrarla ed altro ancora.
In questo ribollire di desideri lussuriosi Valentina è regina. E Crepax ha saputo variarne abilmente le combinazioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

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