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DA - LA STAMPA 2002

Gli Avion Travel saranno i padroni di casa per due sere (il 3 e 4 ottobre 2002) al Folk Club di Torino - piccolo riparo di fama internazionale per la canzone d'autore e per repertori tradizionali di tutto il mondo - che proprio in questi giorni sta inaugurando la sua XV edizione. La Piccola Orchestra è condotta come sempre da Peppe Servillo (canto), Fausto Mesolella (chitarra), Domenico Ciaramella (batteria), Beppe D'Argenzio (strumenti a fiato), Mario Tronco (piano) e Ferruccio Spinetti (contrabbasso). Dopo l'ultimo Cirano - disco di inediti uscito nel 1998 - e dopo un'intensa e inarrestabile attività concertistica, il gruppo presenterà a breve il suo prossimo lavoro discografico che si avvale della produzione artistica di Pasquale Minieri.

Prima sono salito sul palco, grosso modo nel punto dove tu canterai, e notavo che da lì avrai le persone a un metro e mezzo da te. A questa distanza la presenza del pubblico ti scava dentro, la percepisci davvero da vicino. Per voi che avete molto a cuore il contatto con le persone, sia che vi troviate in un grande teatro che in un piccolo locale, dev'essere molto emozionante.


Sì, è molto bello ma è una cosa ci capita abbastanza spesso. Noi suoniamo sia nei posti che raccolgono un grande pubblico sia nei locali più piccoli. Ne abbiamo girati tanti anche perché ormai abbiamo i nostri vent'anni di storia alle spalle. La parte bella di questo mestioere è che suonare in posti diversi ti fa suonare anche in un modo diverso.

Toglimi una curiosità: come nasce il vostro nome?


Per caso. Non ha nessun significato particolare. Ha un origine piuttosto lontana proprio per via degli anni che sono passati e si perde nella notte dei tempi. Il pretesto nasce comunque da un insegna che avevamo letto e il cui nome una volta prendemmo in prestito prima di metterci a suonare.

Molto casuale e improvviso.


Sì, assolutamente improvvisato.

Hai accennato prima al vostro esordio che risale all'inizio degli anni Ottanta.


Sì, non è molto conosciuta anche perché è difficile che si trovino dei nostri dischi di quel periodo. Non c'erano in giro molte copie. Eravamo nati con l'ondata del cosiddetto nuovo rock italiano. C'erano delle atmosfere dark con cui però non eravamo molto intonati perché proponevamo cose diverse. All'epoca i gruppi usavano, oltre a queste atmosfere cupe, anche molta ironia.

Ti parlo di gruppi come gli Skiantos che iniziavano un concerto dicendo al pubblico: "Voi applaudite per inizia, siete un pubblico di merda". Era un periodo pieno di fermenti molto diversi tra loro. Noi però eravamo comunque lontani da questo contesto perché venivamo da una piccola città ( Caserta, NdI), amavamo fare delle canzoni anche jazzate e non solo rock. Avevamo lo sguardo puntato lontano, verso altre direzioni ed eravamo un gruppo più spiritoso e colorato a differenza di questa dominanza scura.

Poi la vostra evoluzione verso lo stile con cui tutti oggi vi conoscono è stata graduale.


Certo, come no? E' stata un'evoluzione che ci ha impegnato per molti anni. Da ragazzi è abbastanza naturale che ci sia stata una fuga dalle radici, da quanto si aveva intorno, una specie di contestazione giovanilistica. Poi col tempo si cresce e all'inizio degli anni Novanta abbiamo iniziato a indirizzarci verso la musica che suoniamo attualmente Ci sono rapporti diversi con la musica che si sono modificati con questa crescita.

E da quanto tempo affiancate i vostri pezzi con i brani di altri autori?


Praticamente lo abbiamo sempre fatto, soprattutto a partire dal periodo più sensibile della nostra evoluzione, scegliendo brani di Modugno, Celentano, Caterina Caselli o Nada.

Generalmente avete scelto dei brani classici o comunque dei titoli di vecchia data.


Abbiamo voluto riprendere delle canzoni a volte magari poco conosciute. Mentre altre volte abbiamo cercato di prendere dei brani famosi, anche perché non avrebbe molto senso proporre delle cover di cui ti vuoi appropriare se poi manca un confronto con l'originale.

Avete realizzato dei progetti anche in campo teatrale, ad esempio con Fabrizio Bentivoglio.


Sì, per noi rappresentano delle occasioni di fuga. Il lavoro musicale affiancato al cinema o al teatro sono esperienze diverse e condotte a volte anche singolarmente da ognuno di noi che poi ritornano utili al gruppo. Il Nada Trio è un esempio di queste collaborazioni personali.

E quando siete insieme come lavorate alle vostre canzoni?


Le canzoni partono sempre dalle nostre prove, dalle idee che può avere uno di noi. E abbiamo metodi diversi, perché anche nel cambiare metodo puoi trovare ispirazione. A volte le canzoni nascono da idee musicali e a volte nascono intorno a un testo scritto. Certo è che spesso nascono in funzione del palco, sono pensate per essere suonate con il pubblico di fronte.

Abbiamo poche esperienze in studio, che noi viviamo come un momento diverso e particolare; nel senso che tutto solitamente nasce dalle prove del gruppo o non dalla sala di registrazione. Ultimamente abbiamo lavorato con Arto Lindsay e ora con Pasquale Minieri che sta lavorando al nostro prossimo disco. Però prima di queste collaborazioni abbiamo sempre realizzato le cose da soli, per conto nostro.

Pasquale Minieri era il chitarrista del Canzoniere del Lazio.


Bravissimo. Come produttore ha lavorato anche con Vinicio Capossela, con Gianmaria Testa e con gli Almamegretta. Pasquale Minieri ci ha permesso di affrontare questo nuovo lavoro come una novità. E se li conti sono passati quattro anni dal nostro ultimo disco.

Appunto, come sarà quello nuovo? Dopo quattro anni ci si potrebbe aspettare anche qualche cambiamento.


Saranno sempre canzoni, sapranno esprimere la loro magia che hanno all'interno. Poi quello che capita è che sei sempre convinto che le ultime cose che hai fatto siano le più belle.

Be', è abbastanza naturale. Capita un po' a tutti a prescindere dal campo in cui si lavora. E' un peccato che si può perdonare.


E' una cosa che avviene ingenuamente. In fondo il nostro è un mestiere da bambini. Però sarà anche un lavoro che si mostrerà attento alle canzoni più che a quel tipo di orchestrazione con cui tutti individuano gli Avion Travel. Quindi cercheremo di mettere più in luce questo aspetto e ci sarà dietro anche di più un vero lavoro di produzione, su cui sta intervenendo molto bene Minieri. Come dicevo, per noi è un grande elemento di novità.

Prima di un concerto avete spesso un vostro piccolo rito d'apertura: brindate con un dito di vino bianco e vi scambiate una formula che dice: «Lietissimo di suonare con te anche questa sera». Trovo sia un gesto di grande rispetto per il musicista che ognuno di voi ha affianco.


Sì, è vero; è un rituale molto spiritoso che aiuta a scaldarci. Come vedi siamo in tanti e condividere il palco con delle persone è sempre un'esperienza molto intima, per cui è un rito che ci sta bene.

http://www.faustomesolella.it/tronco%20intervista.htm

''Sentimento non è solo il titolo della canzone ma anche il nome di una barca di pescatori del golfo di Napoli, precisamente di Castellamare, che cercano con difficoltà di trovare del pesce in quelle acque del golfo. Improvvisamente incontrano un mostro marino che rivolge loro delle domande, in particolare una: "perché state qua, in mezzo al mare, se non ci sono pesci?". I sei marinai rispondono: "si sta in mezzo al mare per quello strano senso di libertà che regala il suo spazio infinito". Non utilizziamo spesso le metafore, anzi forse questa è la prima volta; e lo abbiam fatto nella maniera più chiara e libera possibile''

- Questo dialogo con il mare ricorda un po' il Siddartha di Hermann Hesse. E' stato il vostro motivo ispiratore?

''No, sicuramente''

- Questa musica calata in un'atmosfera favolistica si lega a qualche compositore di musica classica in particolare oppure è frutto del costante ed ottimo lavoro che fate sulla musica?

''Siamo sei persone nel gruppo con sei esperienze musicali completamente diverse. Chiaramente quando sei musicisti si incontrano su territori diversi escono fuori i retaggi musicali di ognuno; c'è chi proviene dal rock, chi dal jazz, chi ascolta solo colonne sonore e così via. Se a questo si aggiunge la passionalità con cui si ascoltano le cose e quindi la capacità sempre viva di commuoversi ed emozionarsi davanti a delle belle musiche è naturale che poi qualcosa di buono venga fuori''

- La citazione de "Lo Schiaccianoci" di Tchaikowskji è ben chiara…

''Sì. E' stata voluta fortemente. Siccome, poi, non ci bastava l'orchestrazione abbiamo inserito anche la Celeste che c'è nella trascrizione tchaikowskiana''

- L'avventura degli Avion Travel parte nel 1980. Da allora ad oggi che cosa è cambiato?

''Parecchie cose. Prima di tutto eravamo molto più giovani, eravamo molto più vicino alla musica anglosassone e ci piaceva ancora favoleggiare, al chiuso delle nostre stanzette, sul quando saremmo diventati famosi.. Poi nell'89 l'incontro con Lilli Greco ci ha fatto cambiare completamente pagina. Per noi è stato un personaggio che rappresenta la classica figura del maestro paragonabile a Socrate. Lui ci ha insegnato a tirare fuori quel che eravamo realmente proprio nel periodo di crisi profonda: eravamo stufi di fare quel tipo di musica, ci rendevamo conto di essere falsi, di essere un'imitazione, di non essere necessari al panorama della musica italiana. Un po' alla volta con lavoro, sacrificio e l'aiuto di Lilli siamo riusciti a dar vita alla nostra vera essenza''

- Consideri appiattito il panorama della musica italiana?

''Devo dire la verità...questa edizione di Sanremo dà una speranza. Non è ancora quello che ci aspettiamo però ci sono almeno 4 o 5 canzoni veramente belle. La canzone di Bersani, per esempio, è un piccolo capolavoro; poi ci sono stati i Subsonica, Carmen Consoli, la grazia di Max Gazzè, lo shock di Bonomo. Mi sembra quasi di essere al Tenco più che a Sanremo e questo mi fa molto piacere''

- Ritorniamo agli Avion Travel. La collaborazione con Arto Lindsay cosa ha significato per il gruppo?

''E' stato un momento naturale del percorso della nostra carriera. Arrivavamo da quattro dischi prodotti da noi e quindi avevamo bisogno di un orecchio esterno completamente diverso dal nostro. Avevamo voglia di metterci in discussione e non era più possibile farlo dall'interno del gruppo. Il risultato è stato che Arto ha prodotto un disco che non ha avuto risultati enormi (sia per quel che riguarda la vendita che per quel che riguarda l'attenzione da parte della stampa) ma è stato piuttosto un disco di passaggio utilissimo, però, ad aprirci le porte all'estero. Cosa che volevamo fortemente in quanto avendo una media di 150 concerti l'anno avvertivamo quanto piccola fosse l'Italia…l'album "Cirano" grazie alla produzione di Arto è stato un piede di porco che ci ha letteralmente sfondato le porte per uscire dall'Italia : abbiamo fatto una lunghissima tournée in Germania, un'altra stupendamente accettata in Spagna. Qui, ad esempio, i concerti sono stati a dir poco scioccanti in quanto si sono verificate situazioni che in Italia avremmo vissuto solo dieci anni dopo. Nelle sale, infatti, non c'erano meno di 400-500 persone. E questo per noi aveva dell'incredibile abituati come eravamo al pubblico italiano: prima 5 persone, poi 10, poi 50''

- Fausto Mesolella è il produttore artistico del disco di Alessio Bonomo "La croce". Ci sono esperienze passate di questo tipo e ne sono previste delle altre?

''ce ne è stata una nel 1989: Anna e le sorelle, un disco dal quale abbiamo personalmente attinto per creare le nostre canzoni. Ad esempio in "Cirano" c'era appunto una canzone presa da lì. Per quanto riguarda le nuove produzioni se capitano personaggi come Bonomo... volentieri, molto volentieri. Noi siamo sempre attenti a ciò che ci circonda, musicalmente parlando. Infatti attualmente c'è un gruppo che mi interessa, si chiama "Pino Marino Band". Vedremo'' La Piccola Orchestra si è occupata anche di colonne sonore per film. "Hotel Paura" di Renato De Maria, ad esempio… ''E' stata un'esperienza importante. Le colonne sonore sono linfa vitale per le canzoni. Peer esempio l'incipit di "Dormi e sogna" è stato preso dalla colonna sonora di un cortometraggio''

-Quale è stata l'ultima colonna sonora realizzata?

''Quella di "Metronotte" il film di Francesco Calogero con Diego Abatantuono che uscirà nelle sale il 23 marzo. La abbiamo ultimata alle sette di mattina poco prima di partire per Sanremo''

- Con Fabrizio Bentivoglio c'è un legame di lunga data, c'è una bellissima rappresentazione teatrale "La guerra vista dalla luna" e c'è un corto "Tipotà"...

''La collaborazione con Fabrizio è stata forse la cosa più naturale che poteva succedere al nostro gruppo. Il tutto è nato da una frequentazione trasformata poi in amicizia. Era naturale che qualcosa sarebbe successo anche sul palco, prima o poi. "La guerra vista dalla luna" e "Tipotà" hanno questo senso di vitalità proprio perché si vede che sulla scena arrivano delle persone che si vogliono bene''

- L'espressività nella recitazione di Fabrizio ben si lega con l'intensità della musica nella rappresentazione televisiva come in quella teatrale...

''Di questo spettacolo esiste infatti questa doppia versione. Siamo contenti della resa televisiva ma continuo a dire che la reale dimensione di "La terra vista dalla luna" è quella teatrale''

- Ci saranno possibilità di rivederla a teatro, allora?

''Lo spero vivamente anche perché c'è un forte interessamento da parte di un'agenzia internazionale. Se si riuscirà a portarla all'estero allora un ritorno in Italia sarà più che certo''

- Sono previsti nuovi progetti in collaborazione con Fabrizio Bentivoglio?

''Con Fabrizio è un continuo proporre. Le idee tra noi rimbalzano quotidianamente quindi è facile pensare che succederà qualcosa d'altro. Noi siamo in sei ma lui rappresenta il settimo componente del gruppo''

-Si può chiudere il cerchio?

''Sì, mi sa proprio di sì!''

http://www.altatensione.it/html/avio.htm

E' uscito il vostro nuovo cd...parliamone, partendo dal titolo...

(Fausto)...il titolo...si chiama "Storie d'Amore" ed è...niente...chiaramente, un disco completamente dedicato alle cover che noi amiamo, già da parecchio tempo, fare nei concerti, per cui abbiamo pensato di, diciamo, documentare questa attività che facevamo rispetto al "pianeta canzone" e di dare un prodotto del quale noi eravamo contentissimi e devo dire che questo "Storie d'Amore" ci mette molto d'accordo, perchè siamo molto contenti...

Come avete scelto le singole canzoni?

(Fausto)...mah...sono sempre molto occasionali...le canzoni che già suonavamo in concerto da qualche anno e altre occasionali che ci sono venute a trovare in studio mentre stavamo lavorando, per cui le abbiamo fatte nostre, diciamo, quando, di comune accordo, abbiamo capito che, comunque, erano delle cover, delle canzoni che, comunque, ci interessavano...

Quali stili musicali vi hanno influenzato nell'interpretare le canzoni?

(Fausto)...mah, queste qua...nessuno...perchè lo stile, fortunatamente, è proprio lo stile musicale degli Avion Travel e, grazie al Festival di Sanremo, insomma, poi quello di quest'anno, quello vinto, abbiamo avuto una visibilità maggiore...no?...rispetto, proprio, alla massa, per cui hanno cominciato ad identificare il gruppo con un suono e questo ci ha dato la possibilità di dare il nostro suono a queste canzoni...quindi, influenzati, possiamo dire...comunque, da noi stessi...

...ma, vi ha cambiato la vittoria al Festival di Sanremo?

(Fausto)...no...cambiato no...ci sta aiutando, comunque, a farci leggere da più persone...questo, insomma...è, diciamo, la visibilità che, dopo un Festival, insomma, è importante...

Il vostro rapporto con il live?

(Fausto)...è sempre quello...è quello che da vent'anni, insomma, ci accompagna, perchè questo è un gruppo che vive di concerti dal vivo...quindi, insomma, il nostro rapporto con i live è sempre lo stesso...sono vent'anni che giriamo...infatti, in questo momento, io non sto a casa...mi stai intervistando in una trattoria a Salsomaggiore e quindi...

Cosa ascoltate attualmente?

(Fausto)...tutto, come sempre, tutto quello che ci capita...dalla radio ai cd, cioè tutto quello che ci capita davanti, perchè rimaniamo sempre sorpresi e del parere che, comunque, quello che fa la musica è il 360° perfetto...dico liscio, le cose più impensate, per cui non c'è un limite e non c'è un confine...quello che ci capita davanti, ascoltiamo...

...e Internet?

(Fausto)...beh, Internet è il mezzo...è il linguaggio del futuro, per cui, anche noi, insomma, abbiamo un rapporto con questa macchina infernale...cerchiamo di guardarla da lontano per capirne gli effetti e cerchiamo di starci dentro per procurare degli effetti...abbiamo sia un rapporto a distanza che un rapporto diretto...

Il nostro sondaggio: cosa ne pensate del Grande Fratello?

(Fausto)...mah, guarda...non lo so...perchè io non riesco a guardare la televisione...ogni tanto vedo qualche pagina del giornale...c'è questo programma che mi pare si chiami "Il Grande Fratello", ma non so dirti più di tanto...

Progetti?...

(Fausto)...suonare...in questo momento mangiare...suonare, suonare come sempre, insomma, perchè rimaniamo sempre del parere che, comunque, poi, la vera attività di un gruppo è quella che...e la vera storia di un gruppo è quella che si formerà domani e al prossimo concerto...al di là dei dischi, al di là di tutto insomma...

DA CLARENCE SITO WEB

Come nasce "Sentimento"?


Come tutte le nostre canzoni. Anche per questa riconosciamo i nostri debiti con le musiche del mondo, soprattutto quelle che hanno forti radici etniche. Il problema vero è però spiegare la genesi di un pezzo: vivono di vita propria, ognuno differente dall'altro. "Sentimento" è nato un po' per caso: a noi capita spesso di accettare inviti da parte di Comuni. Andiamo lì, proviamo, registriamo, mettiamo su delle cose... la canzone è nata in una simile occasione.


E le citazioni?


Ce ne saranno milioni, come sempre. Però alla fine diventano tutti pezzi originali.


Alcuni giorni avete fatto una richiesta: "Vogliamo deejay con la laurea". Che cosa volete dire, di preciso? Dare un suggerimento al ministro, tipo creare un nuovo corso universitario...


Più semplicemente suggerire che hanno il dovere non solo di mettersi dietro un microfono, ma anche di fare ricerca. E magari aiutare le produzioni indipendenti. Oggi c'è una grande chiusura rispetto a ciò che si muove nei sotterranei del mondo musicale italiano.


Veniamo al festival. E' la vostra seconda partecipazione e mi sembra che stavolta abbiate scelto un profilo più basso. Anche il ruolo dell'orchestra mi sembra ridimensionato: che è, state diventando più "commerciali"?


I violini, l'oboe... ormai quasi più nessuno scrive musica per questi strumenti e quindi il costo dell'ingaggio diventa troppo alto per gli organizzatori...


Un'ultima cosa: nonostante dischi, tour, colonne sonore, performance teatrali non è che voi siate diventati troppo famosi. Non è che siete affetti dal virus di "nicchia"?


(Risponde Servillo, cantante degli Avion Travel, un po' incazzato) Ma guarda, noi siamo contenti del pubblico che abbiamo. Esistono pubblici diversi per le diverse proposte. Ma non voglio fare lezioncine: la realtà è che dobbiamo tutti metterci in testa il fatto che in Italia chi ha più di 30 anni non compra più dischi o cd. Dobbiamo fare album per venderli a chi di soldi in tasca ne ha pochi o nulla!

L'intervista di Musicweb agli Avion Travel.

Mariagrazia: "Storie d'amore è uscito da poco più di un mese, ma sembra già essere un gran successo per il gruppo: belle canzoni e una critica assolutamente favorevole. Quali sono gli obiettivi che intendete raggiungere con questo album?

Fausto Mesolella: Ma sicuramente obiettivi artistici: far capire il significato dei nostri brani, ciò che abbiamo voluto esprimere al pubblico.

Mariagrazia: L'album contiene parecchie cover di brani storici della musica italiana: da Nada a Lucio Dalla a Morandi. Cosa vi ha spinto a ritrattare pezzi degli anni Sessanta?

Fausto Mesolella: Secondo noi è stato un periodo molto florido e significativo della musica italiana. Abbiamo cercato di riproporli e ci siamo riusciti anche piuttosto bene!

Mariagrazia: La vostra ultima tourneè ha toccato anche la Germania. Come vi ha accolto il pubblico tedesco?

Fausto Mesolella: Bene, il pubblico tedesco è molto aperto. Siamo arrivati in Germania e devo dire che siamo andati bene come in Italia.

Mariagrazia: Secondo lei, c'è posto per la musica italiana all'estero?

Fausto Mesolella: Si, si sicuramente. La musica italiana è il melodramma dell'arte. Grande successo, sì!

Mariagrazia: Nel 2000 avete vinto il Festival di Sanremo. Cosa ha significato per voi quel traguardo?
Fausto Mesolella: Ma, niente, un traguardo molto semplice: l'approvazione delpubblico popolare e il raggiungimento di un successo che pochi riescono ad avere.

Mariagrazia: Ultimamente vi siete dedicati anche ad un'opera teatrale creando le musiche originali, ma anche collaborando alla stesura del testo. E' stata una bella esperienza?

Fausto Mesolella: Certo, è stata sicuramente una bella esperienza. Lo spettacolo è una cosa, lavorare in teatro un'altra. Il lavoro si chiama "La notte di S.Donnino". (Per info cliccate su http://www.teatrogiocovita.it/compagnia/produzioni.htm



Mariagrazia: Un' ultima domanda, anche se banale! La band è apparsa e appare tuttora molto unita. Qual è il segreto di questo affiatamento?

Fausto Mesolella: Lavoriamo insieme da 20 anni, ma... sappiamo litigare: questo è il nostro segreto!