Racconta
Nena Radosavljevic, di 14 anni: “Due anni fa
frequentavo alla scuola “Fiorini” la
quinta elementare. Eravamo in 18, a frequentare
dalle 9 alle 5 del pomeriggio. Alcune maestre, e
soprattutto quella di Matematica e Scienze, mi
dicevano che non studiavo, che non facevo niente
e che secondo loro io dovevo rifare la prima
elementare. Lei diceva: ‘Qui in questa
classe abbiamo una prima, una seconda o una
terza?’. Poi mi faceva sempre ripetere la
stessa cosa, per esempio studiare il quadrato.”
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“Gli
‘stranieri’ in quella classe eravamo un
francese, un calabrese ed io. Io e il calabrese
facevamo cose di I e di II, e invece il francese
lavorava a livello di IV. Gli altri compagni ci
consideravano diversi e ci prendevano in giro.
Gli altri compagni non mi volevano, mi lasciavano
sempre da parte, non permettendomi di giocare
insieme a loro. Dicevano che io avevo i pidocchi,
che non volevano giocare insieme a me perché ero
slava; dicevano che io rubavo e che ero sporca.
Quando mi mettevo lo smalto mi dicevano: ‘Guarda
la mia amica che smalto ha!’” “Stavo
in banco da sola in fondo all’aula.
Specialmente nelle ore di questa maestra [di
matematica] loro non mi guardavano neanche,
parlavano sempre male di me”. |
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