TV GENTILONI

TV GENTILONI

Cari amici,

le dichiarazioni del Ministro Gentiloni, in TV ed alla festa dell'Unità di Roma, mi appaiono basate su poresupposti

personali - arbitrari ed erronei- invece che sulla Costituzione italiana, su sentenze costituzionali reiterate, sul programma

elettorale dell'Unione.L'andazzo "consociativo" che si sta imponendo nel Paese non genera auspici migliori.

Invece il referendum costituzionale vinto dovrebbe essere onorato con un rispetto rigoroso della nostra Costituzione.

Il mio timore che le nostre attese riformatrici, cioè di superare finalmente un sistema informativo e comunicativo monopolistico-

tutto mercantile,propagandistico ,bugiardo, omissivo e deviante- possano andare deluse , mi spinge a trasmettervi la nota allegata.

Spero ovviamente di sbagliarmi, valuteremo insieme le norme e le misure che questo governo varerà. Mi sembra comunque

necessaria una mobilitazione tempestiva dei soggetti interessati al rispetto del programma dell'UNIONE.

Credo perciò necesssario un incontro pubblico, come quelli che hanno preceduto e seguito la svolta elettorale.

Come sempre - sul sito www.romacivica.net/forumdac che ha superato gli 8000 contatti - potete trovare ulteriori ragguagli.

In attesa di un vostro riscontro nei tempi possibili, invio cordiali saluti, Enrico Giardino

Rifondare o consociare ?

Sistema comunicativo e governo Prodi

Da oltre 25 anni la politica radiotelevisiva e comunicativa italiana- in violazione della Costituzione e di molte sentenze costituzionali- consente e rafforza un monopolio tutto commerciale e privato, avviato da Berlusconi- Craxi e completato da Berlusconi- Gasparri. Il fatto che un altro monopolista commerciale privato- Murdock -si affianchi a Mediaset nel panorama televisivo e comunicativo italiano, rafforza lo assetto – monopolistico, mercantile ed anticostituzionale- del sistema italiano. Un dominio che riguarda tre monopolisti – Berlusconi, Murdock ,Tronchetti Provera e l’intero sistema comunicativo integrato :

dalla TV – in chiaro e a pagamento, terrestre e da satellite- fino alla telefonia cellulare ed ai servizi multimediali digitali.

In questo contesto , il servizio pubblico radiotelevisivo- tuttora affidato ad una RAI sempre più debole, screditata , asservita e delegittimata- viene omologato ed equiparato a quello privato-commerciale : lo stesso Ministro Gentiloni parla di anomalia da duopolio, e non intende quello Berlusconi- Murdock, ma quello RAI –Mediaset. Dimentica che una specifica sentenza costituzionale vieta una simile illegittima equiparazione.

Mentre questo accade, i nuovi governanti- glissando sul loro stesso programma elettorale e sulle sentenze costituzionali- inventano soluzioni "personali ed arbitrarie", mutuate dal mercato delle merci e dei capitali.

Puntando ad un "allargamento della maggioranza", per un nuovo ed incostituzionale inciucio "bipolare", essi cercano "accordi consensuali e non punitivi " anche in materia comunicativa e radiotelevisiva.

In questo modo stravolgono la Carta costituzionale , sia sul piano della rappresentanza elettorale che su quello della comunicazione ; violano sentenze univoche reiterate ; legittimano i supermonopoli commerciali ed estendono alla TV ed alla comunicazione categorie mercantili che non le appartengono, come quelle di concorrenza e simili.

Infatti il dibattito mediatico di questi mesi si sta svolgendo in maniera ambigua e distorta. Da un lato Gonfalonieri (Mediaset) che esorta governo ed Autorità ad occuparsi semmai del monopolio "Telecom-Murdock" e lasciare in pace il suo gruppo, che invece deve crescere per competere con il potente duetto.

Dall’altro il Ministro Gentiloni che cerca "risorse" – cioè frequenze e pubblicità- per qualche "nuovo entrante", ovviamente ancora privato e commerciale. Lascia intendere che debba essere la RAI a fornirle dal momento che essa "riscuote troppa pubblicità commerciale, che le fa anche male". E’ la logica delle "liberalizzazioni" che il Ministro Bersani vuole estendere anche alla RAI ed alla TV , dopo averla applicata ai taxi, alla farmacie ed agli avvocati.

Ritorna anche in auge il vecchio ritornello italiota della affabulazione o dell’imbroglio tecnicistico : il "digitale terrestre" farà miracoli ed agirà come vero strumento antimonopolistico". Ma nemmeno l’Unione europea crede a questa favola, se si guarda all’invito rivolto all’Italia dalla commissione europea in materia di PLURALISMO nel digitale terrestre (28-7-06).

Credo che tutti coloro che si sono battuti in questi decenni contro il monopolio Mediaset e contro il degrado della RAI ; che hanno lottato per ottenere il programma dell’UNIONE che ha tutt’altra impostazione ; che si sono battuti per rilanciare la Costituzione, anche con l’ultimo referendum popolare , debbano considerarsi indignati e delusi per lo sbocco anticostituzionale che si sta prefigurando , anche con il nuovo governo.

A questo punto dobbiamo rivendicare la corretta applicazione del programma dell’Unione in materia di diritti comunicativi e di rilancio del servizio pubblico radiotelevisivo e digitale. Debbono farlo in primo luogo quei partiti politici di governo che l’Ulivo sta umiliando, in nome del grande partito democratico e del "governissimo"(la grande coalizione consociativa tra i due poli del maggioritario). In questi giorni in tema di lavoro precario tre senatori : Russo Spena (PRC), Salvi (DS) e Palermi (verdi-PDCI) hanno presentato un disegno di legge. Lo stesso si deve fare per il tema decisivo dei diritti comunicativi.

Debbono farlo insieme ai soggetti sociali che rivendicano il "diritto a comunicare", come principio- base di ogni regolamentazione del sistema comunicativo e radiotelevisivo, bene comune del Paese quale che sia la natura del gestore e le risorse –collettive- che esso usa.

Su questo tema decisivo si gioca la credibilità e la legittimazione di questo governo.

Rispetto al dibattito in corso dobbiamo ribadire alcuni diritti e principi costituzionali irrinunciabili , come quelli qui appresso riassunti :

1. Il sistema comunicativo integrato è composto da due sottosistemi collegati ed interdipendenti : quello della informazione e comunicazione di massa (radio,TV, giornali,ecc.) e quello della comunicazione interpersonale (telematica, telefonia cellulare, servizi interattivi multimediali). I principi costituzionali e gli interessi generali del Paese e dei cittadini riguardano entrambi i sottosistemi e l’intero sistema integrato.

Dentro questo sistema- come in ogni Paese europeo- deve esistere :

- un CARRIER pubblico che garantisca accessi paritari e trasparenti a tutti fornitori di contenuti ;

- un forte e qualificato gestore pubblico che garantisca una offerta multimediale adeguata per quantità e qualità, pluralistica, decentrata su base regionale, indipendente dai poteri forti e capace di garantire il DIRITTO a COMUNICARE ai soggetti sociali attivi di ogni territorio;

- una ripartizione pianificata e trasparente delle risorse comunicative tra fornitori di contenuti, nazionali e locali , legata agli oneri di concessione ed alle prestazioni di ciascun fornitore;

- sul versante privato della comunicazione deve esistere una equilibrata presenza di finalità e di pluralismi comunicativi : politici, sociali, economici, culturali.

2. Lo Stato italiano , in tutte le sue articolazioni e nell’interesse generale del Paese, deve assumere un ruolo attivo rispetto a tutti i processi comunicativi, indicando finalità necessarie, pianificando standard di qualità e ripartizione delle risorse comunicative, controllando la congruità tra l’offerta e le risorse impegnate, il rispetto delle Concessioni attribuite a ciascun gestore, quale che sia la sua natura proprietaria. E’ noto che tutte le risorse di sistema –canoni, tariffe, frequenze, pubblicità, vendite, sussidi, ecc.- sono di natura e di interesse pubblico e collettivo: vengono assicurate dai cittadini italiani, come utenti e come contribuenti.

3. L’autonomia espressiva e gestionale del servizio pubblico nazionale – di cui tutti parlano- si consegue, non con la riduzione delle sue risorse pubblicitarie, ma con una serie di misure strutturali :

- Carta dei diritti comunicativi di cittadini, utenti ed operatori pubblici di comunicazione;

- Statuto di autonomia espressiva e gestionale della concessionaria pubblica (RAI)

- norme antilottizzatorie contro l’ingerenza illegale dei poteri forti di qualsiasi natura

- introiti pianificabili e certi, legati alle prestazioni richiese e fornite, invece che all’arbitrio di

governanti e partiti;

- misurazione e controllo decentrato- sia istituzionale che sociale ed individuale- del rispetto

della missione di servizio pubblico e della Carta dei diritti comunicativi, della qualità-costo dei

programmi e dei servizi resi su ogni livello territoriale. Quindi indici di gradimento e di ascolto

basati su criteri scientifici e verificabili

4. Nel sistema comunicativo integrato vanno riconosciuti , sostenuti e tutelati fornitori di contenuti che hanno natura, ruoli, finalità, interessi e culture diverse : è questo il senso del PLURALISMO costituzionale che è altra cosa dalla concorrenza riguardante le merci. Lo Stato deve garantire- in modo strutturale e pianificato- che i diversi fornitori siano messi nella possibilità di operare e di esprimersi. Un esempio al riguardo è rappresentato da fornitori di interesse sociale organizzati in forma cooperativa e/o comunitaria : si tratta di testate giornalistiche, di emittenti radiotelevisive, di siti comunicativi WEB.

Tale garanzia statale deve riguardare l’intero sistema integrato e tutti i servizi da esso offribili;deve valere sia

nel dominio analogico ed analogico digitale di oggi, sia in quello tutto digitale ed interattivo di domani.

Non basta preoccuparsi solo della ripartizione degli spazi trasmissivi : per fare informazione e comunicazione servono professionalità e risorse produttive adeguate. Di qui la necessità- comune ad ogni altro Paese evoluto e democratico – di operare un giusto compromesso tra la QUANTITA’- dei programmi, e dei gestori - e la QUALITA’ – DIVERSITA’ degli stessi.