Esiba arte al suo secondo debutto siracusano

Esiba arte al suo secondo debutto siracusano

Lo spettacolo dell’ iperconsumismo

di salvatore mica

 

Due strane serate alla Sala Randone. A cominciare dalla data dell’appuntamento: 3 e 4 Gennaio.

Il corridoio obbligato è tempestato da strane palle di carta, subito dopo una ragazza offre dolci.

Comincia lo spettacolo: “surplus” il documentario mostrato, intervallato da magistrali pieces teatrali, una puttana indaffarata e due papponi insaziabili i protagonisti; la prima serata scorre veloce divertita e divertente, sono giovani talenti siracusani, c’è da non crederci.

La seconda serata si cambia musica. “Cecità” il documentario mostrato…Lento, criptico a tratti estenuante, certamente angosciante in tutto il suo lentissimo evolversi. Le pieces teatrali si fanno anch’esse più discrete, edulcorate, estremizzate in una disperazione muta si scevrano drammi antichissimi. Enigmatici.

L’associazione culturale autrice dello spettacolo è “Esiba arte”, per conoscerla al meglio abbiamo intervistato l’ideatore-fondatore-gestore…il “Master” Sebastiano Di Guardo

Com’è nata l’associazione?

Il 16 Dicembre 2005 “Esiba Arte” ha fatto un anno. L’associazione è un cinecircolo aderente all’ “Unione Italiana Circoli del Cinema”, ovvero associazioni culturali che hanno come scopo principale la diffusione dell’amore per il cinema. Abbiamo volutamente lasciato la porta aperta nello statuto associativo anche al teatro, alle arti visive, alla musica, all’arte in generale. Sin dalla nostra seconda manifestazione abbiamo tentato di unire teatro e cinema, soprattutto in una realtà come quella siracusana abbiamo creduto fosse importante poter mostrare qualcosa di diverso. Esiste un comitato che si esprime nel consiglio direttivo, composto da persone adulte, in cui l’unico giovane sono io, che ci supportano sotto il punto di vista amministrativo e legale, io sono il segretario amministrativo e faccio da collegamento tra i “vegliardi” e i giovani che si occupano praticamente del lavoro dell’associazione: Eugenio Vaccaro, Marco Pisano e tanti altri… Il nostro intento è mirabilmente espresso in una frase della prima assemblea dei soci fondatori: “l’associazione vorrebbe essere un acceleratore di istanze giovanili”.

Parlaci del vostro primo lavoro

L’estate scorsa abbiamo proposto “LiberaMENTE” che è stata una quattro giorni documentaristica svolta all’interno della galleria Montevergini. E’ stato un primo lavoro su cui abbiamo riflettuto molto a lungo, alla fine abbiamo deciso di scommettere sulla tematica del documentario di carattere sociale, etico, politico. Il tema era quello della partecipazione sociale, io in prima persona sono molto “fissato” sul questo tema.

In questi quattro giorni abbiamo proposto otto documentari che trattano questo tema sotto vari aspetti:

nel primo giorno abbiamo proposto “Diario di una siciliana ribelle” che trattava il tema della partecipazione in sicilia – la storia della prima collaboratrice di giustizia - .

il secondo documentario parla ovviamente di mafia: “Libera terra” creato dall’associazione “libera” di Don Ciotti.

Il secondo giorno ci siamo occupati della partecipazione sociale nel lavoro: abbiamo mostrato “Vite flessibili” dell’”Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico” che parlava dei ragazzi che non riescono a trovare  lavoro, dei contratti a tempo determinato che non danno alcuna stabilità ecc…In seconda serata l’altra faccia del “dramma lavoro” : “L’anno di Rodolfo” un documentario torinese che tratta del dramma di molti cinquantenni che hanno maturato una grossa esperienza sul campo ma che vengono estromessi dal mercato del lavoro e non riescono a reinserirsi sia perché ormai alla soglia della pensione, sia perché paradossalmente troppo specializzati, queste persone rimangono sospese in un limbo di indigenza a pochi passi dalla pensione.

Il terzo giorno è stato il più delirante, io l’ho chiamata “la serata del limite”: si parlava di un incredibile esperimento: Radio La Colifata ha fatto votare i folli rinchiusi in un manicomio per le elezioni argentine; è ovvio che gli internati non hanno diritti civili, la finta consultazione elettorale sarebbe dovuta servire a capire se l’uso dei diritti civili potesse essere positivo ai fini terapeutici; il documentario mostra come la linea di demarcazione tra il savio e il folle diventa sempre più labile, il video mostra in questa due giorni elettorale alcuni “folli” che facevano osservazioni di una lucidità incredibile! La seconda serata era dedicata ad altri esclusi dalla partecipazione civile: i detenuti.

 “La storia di Veronica” racconta la storia di questa detenuta che decide di rimettere in gioco la propria vita aprendo una sartoria all’interno del carcere.

L’ultima giornata l’abbiamo voluta dedicare alla politica: abbiamo proiettato

“Il Tigri placido scorre” in cui sono state intervistate delle persone di Baghdad durante la guerra…Sfido chiunque a vedere la gente in prima persona di Baghdad che parla su Rai o Mediaset. Quelli che hanno partecipato alla guerra sono veramente loro, e quelli che hanno meno voce in assoluto sulla guerra sono sempre loro. Chiudeva a sigillo la serata una lunga intervista a Pintor, molto particolare perché innanzitutto è l’unica che esiste, oltretutto ha detto in quest’intervista una delle due frasi che noi abbiamo preso come leitmotiv delle serate: “Azione è uscire dalla solitudine”, l’altra era una frase di Giorgio Gaber “Libertà è partecipazione”. Il fatto stesso di avere in testa il valore di cercare la partecipazione è già una meta raggiunta.

Come sono andate le cose? Che ritorno di gente avete avuto?

Molto buono. Con “Liberamente” abbiamo staccato circa 200 tessere, tenendo conto del fatto che manifestazioni totalmente basate sui documentari non erano mai state fatte, contando anche che era estate ed eravamo sconosciuti al pubblico, sapendo che i documentari erano ben fatti ma certamente pesanti…Io credo che possiamo ritenerlo un vero successo. Altro motivo di grande orgoglio è stato per noi il fatto che tre autori su quattro dei documentari che abbiamo scelto di trasmettere hanno rinunciato ai propri diritti pur di farci portare a termine quest’iniziativa. Cosa assolutamente non scontata visto che alcuni di questi filmaker hanno notevolissime difficoltà a sbarcare il lunario.

Cosa ci racconti sul “Circo dell’eccesso”? Il vostro secondo lavoro?

Io avevo quest’ansia di raccontare l’eccesso che sta sempre di più permeando i nostri rapporti sociali, il nostro stile di vita. Io credo che la nostra società sia fortemente bulimica, nei rapporti sociali, nelle modalità d’interazione ecc…Volevo raccontare questa storia ma il solo contributo filmico mi andava stretto, avevo bisogno d’altro. Il progetto doveva essere realizzato ad Aprile, ma poi ho pensato “qual è il periodo dell’anno più eccessivo? Più bulimico?” Natale&Capodanno. Un periodo in cui innanzitutto tutti mangiamo di più, ma oltre a questo vige la retorica del tutti dobbiamo essere più buoni, tutti ci dobbiamo volere più bene, a capodanno devi divertirti per forza, guai a non passare un capodanno da ricordare negli annali!... Ho voluto beccare i siracusani nel periodo immediatamente successivo a quest’orgia per dare loro questo pugno nello stomaco e vedere se fossimo riusciti a scuoterli.

Ho cercato di costruire uno spettacolo sull’eccesso: doveva essere eccessivo! Ho cercato di pensare a quanto di più kitsch, pacchiano, eccessivo la mia mente potesse realizzare ed ho pensato al baraccone, il baraccone di un circo. Non c’è nulla di più eccessivo, anche la commistione fra numeri diversi ma che raccontano dello stesso mondo, tipico del circo, c’entrava parecchio con quello che avevamo in mente di realizzare noi. Abbiamo pensato a questo corridoio realizzato fisicamente da Salvatore Ferrara, in cui la gente per entrare si scontrava con delle palle fatte di immagini, perché così è nella nostra quotidianità: siamo bombardati da migliaia di immagini che non riusciamo neanche più a selezionare…Subito dopo l’ingresso Milena Viscardi distribuiva dolci a tutti, natale periodo bulimico: dovevano continuare a mangiare.

Ci siamo resi conto che nella seconda serata ha partecipato molta più gente rispetto alla prima, la maggior parte è venuta grazie al passaparola e questo ci ha reso orgogliosi.

Il primo documentario mostrato è stato “Surplus”, uno splendido documentario sull’iperconsumismo, perfettamente in linea con il tema dell’eccesso, perché però avete scelto quel documentario in seconda serata – era molto più metaforico e traslato - ?

Fra il primo ed il secondo documentario c’è una forte antitesi. Il primo documentario ha un montaggio forsennato, ha una musica molto bella, è molto famoso. Il secondo documentario invece è molto lento, ha dei tempi di riflessioni lunghissimi, ha un intreccio rarefatto, è violento…

Tetro, angosciante…

Ha una qualità video e audio volutamente sporcate…Dal punto di vista tecnico è stata una scelta voluta. Il tema della cecità, centrale nel secondo documentario vuole parlare appunto di questo: l’incapacità di cogliere ciò che ci arriva dall’esterno proprio per questo cronico overflow di informazioni che caratterizza la nostra società, anche per questo abbiamo scelto nella seconda serata un documentario difficile da comprendere: la gente deve abituarsi a non avere tutto servito su un piatto d’argento. Il prodotto filmico basato sul libro di Saramago “cecità” vuol dire proprio questo, il percorso che fanno i protagonisti in quanto non vedenti alla fine è un percorso che avranno fatto nella luce, alla fine si risolve, si capisce il tutto. Quando i protagonisti riacquistano la vista si rendono conto che cechi, lo erano non durante la malattia, ma in precedenza, quando erano “sani” e bombardati dalle immagini. Abbiamo tentato di sottolineare questo concetto nell’ultimo momento, profondamente criptico in cui  i tre interpreti (Eugenio Vaccaro, Marco Pisano e Milena Viscardi) prendono le tre brocche che durante le due serate si sono riempite e le versano nei loro tre rispettivi bicchieri. I due ragazzi buttavano velocemente tutto il latte fuori dal bicchiere, eccedendo, mostrando la scelta di chi non ha fatto tesoro di quanto osservato, ma che confonde questo con tutto il resto delle stimolazioni ricevute gettandolo al vento. Milena invece raccoglie un po di latte della brocca nel suo bicchiere e lo beve lentamente…Mimando l’atteggiamento di chi porta con se qualcosa delle stimolazioni ricevute per farne delle riflessioni personali. “Il circo dell’eccesso” voleva, in continuità con “Liberamente”, porre delle domande ed innescare miccie di riflessione.

Adesso a cosa state lavorando?

Ora stiamo lavorando ad un progetto per le scuole: “Incrocio di sguardi” proporremo la visione di quattro film ad un liceo siracusano e ad un liceo milanese successivamente faremo compilare agli studenti-spettatori delle schede che verranno poi scambiate tra il liceo milanese e il liceo siracusano, loro stessi saranno chiamati a notare le differenze, banalmente mi aspetto delle risposte diverse ad esempio sulla mafia, ma oltre a questo vorremmo appurare se i ragazzi hanno consapevolezza che può esistere una modalità percettiva diversa dalla propria.. Oltre a questo, alcune tirocinanti faranno un lavoro di ricerca basandosi proprio sulle schede dei due licei ed infine tutto questo lavoro confluirà in una pubblicazione.

E il prossimo spettacolo?

Entro Maggio torneremo a proporre qualcosa di nostro al pubblico siracusano, ma stavolta sarà uno spettacolo interamente teatrale.