EPIDEMIA DELLA BOSSI FINI

EPIDEMIA - BOSSI FINI

Sono molti  i morti causati sinora dalla "grave epidemia" della legge bossi-fini che, dalla popolosa presenza straniera nella nostra nazione, l'Italia, si è diffusa in tutte le città, fino a colpire "anche bambini di pochi mesi." I "casi di morte sul lavoro già accertati" sono, in Italia, circa 1400 persone, altre morti per salute, molti riguardano bambini. Risultato,  tanti quanti i soldati americani caduti finora nella guerra in Iraq. A morire di lavoro sono prevalentemente, oggi, i lavoratori precari italiani e i lavoratori immigrati».

"Meno di un terzo" della popolazione immigrata ha accesso all'acqua potabile e la limitata disponibilità di servizi igienici contribuisce a peggiorare una situazione sanitaria già grave. 

Le infrastrutture idriche e igieniche sono "fatiscenti, a causa" di isitituzioni che per decenni hanno sconvolto il paese, con una situazione che sta divenendo insostenibile, attuando tagli su tutto il servizio sociale, inesistente. Immigrati che non hanno possibilità di integrarsi, nè, molto più grave, la possibilità di rientrare nella loro terra d'origine. Manca la "firma della pace" tra non si sa quale destra e sinistra.
La città di Bologna, da cui si è rapidamente diffusa" l'epidemia", è un crocevia urbano densamente popolato e "privo dei pozzi necessari" per una popolazione in costante crescita.
 
Tali circostanze costringono gli abitanti extracomunitari a "utilizzare l'acqua dei fiumi" per gli usi domestici, per l'igiene personale e per dissetarsi.  
Se si dovesse procedere ad un controllo in laboratorio analisi, parte dei campioni d'acqua prelevati dal fiume Reno  rivelerebbero "un alto livello di contaminazione" da feci, con il rischio di epidemia di diarrea senza per questo escludere il pericolo di colera.

La Bossi-Fini acuta è "tra le principali cause di mortalità infantile" e degli alti tassi di mortalità sotto i 5 anni, in Bologna e Italia.  Essa risulta particolarmente pericolosa "quando si applica in modo ancora più radicale, provocando altre patologie", in particolare la "malnutrizione", o altre malattie infettive, prevenibili solo con le vaccinazioni e cibo sano.
"L'azione della GIUNTA" Per rispondere allo scoppio dell'epidemia, "ha intensificato l'invio di sgomberi d'emergenza", fin dai primi giorni di novembre 2005, dai suoi scavatori devoti. Il 4 agosto ha fatto giungere "medicinali salvavita (sotto inteso promesse di assegnazioni in emergenza d'alloggi) con uomini in divisa e con mezzi atc",  all'ex Istituto Galilei, per sgomberare donne malate, umiliate, incinte; bambini senza cure mediche, in gravi condizioni di salute, senza nessun diritto; uomini lavoratori, senza riconoscimento, sfruttati due volte, dai datori di lavoro e dai caporali. 

Come primi aiuti, alla cura dei "pazienti", LA GIUNTA ha inviato sul posto: 

  • 1 ambulanza, per 120 persone, con bustine di "sali per la reidratazione orale"
  • 200 tra polizia e carabinieri "con due tipi di armi: soluzioni per la cura della diarrea acuta, pistole e manganelli." 
  • il personale del servizio genetorialità
  • qualche biscotto secco e "bottiglie dell'acqua, a temperatura ambiente. C'erano 40 gradi circa." 
  • nessun kit contenente "medicinali di base".

Verso sera, dai propri "Uffici della questura e caserma dei carabinieri", hanno inviato:

  • "19 persone in c.p.t." per la depurazione delle fonti genetiche di provenienza potenzialmente contaminate.
  • 15 dei quali rispediti in Romania, con la sola colpa d'essere in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno e dei flussi d'ingresso.
  • bambini stremati di pianto per la stanchezza e fame, tenuti più di 18 ore negli uffici, lanciati fuori dagli uffici dalle ore 21.00 in poi, facendo canestro tra le braccia delle mamme.

Solo 19 sono stati sistemati/e in sovraffolamento, presso una sola comunità di Bologna. Tutti gli altri tornati in baracche di fortuna.


L'ultima morte risale alla giornata del 30 settembre. Un giovane rumeno morto sul posto di lavoro dopo 3 anni di lavoro nero, quindi clandestino. La settimana prima, il 23 settembre, muore un bambino rumeno di 2 mesi, raffreddato, abitava in baracca, sul fiume, non riuscendo a respirare per il forte raffreddore, è soffocato con un rigurgido di latte. Bambini malnutriti che stanno lottando con la malattia per sopravvivere. 

PER NON DIMENTICARE L'Associazione ABNA' AL ARD, lancia un appello alla comunità bolognese raccogliere fondi per l'infanzia in Bologna. Ma soprattutto per lottare insieme sulle "emergenze dimenticate" (i nostri diritti). 


Per i bambini di alcune nazionalità, l'UNICEF Italia ha lanciato uno speciale appello in occasione dei "XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006", finalizzato a garantire le vaccinazioni a migliaia di bambini.

Nel periodo olimpico, fino al 28 febbraio, con un SMS SOLIDALE al 48585 inviato da tutti i telefonini personali TIM, Vodafone, Wind e 3 Italia è stato possibile donare 1 € all'UNICEF per le vaccinazioni. Anche con una chiamata al 48585 da rete fissa Telecom Italia è possibile fare una donazione di 2 €.

Ma qui a Bologna, perchè tanti bambini non vengono ancora vaccinati? perchè non possono andare a scuola? perchè dobbiamo creare clandestinità obbligando gli immigrati a lavorare in nero? perchè la città di Bologna è destinata a divenire una città come Napoli?

Dal 23 settembre i rumeni si sono riuniti nel dolore. Uniamoci a tutti i dolori di morti annunciati, nel rispetto di qualsiasi essere innocente, senza guardare da dove proviene.

Ribelliamoci alle ingiustizie, riprendiamoci i nostri diritti.

ASSOCIAZIONE ABNA' AL ARD