DA RADIO A COLORI A - SONO STATO IO… ancora di piu'… OLIVIERO BEHA

.

nato a Firenze nel 1949, è uno dei più noti giornalisti italiani e ha lavorato e scritto, tra gli altri, per Tuttosport, Paese Sera, Repubblica, Rinascita, Il Messaggero, Il Mattino, L’Indipendente. Nell’ambito della sua attività televisiva, iniziata nel 1987, ha condotto su Raitre - Va’ pensiero insieme ad Andrea Barbato; nel 1991 ha realizzato Un terno al lotto e nel 1995 ha firmato e condotto Video Zorro. Fra le trasmissioni radiofoniche ricordiamo Radio Zorro (il programma di servizio di RadioRai più premiato negli ultimi anni), Radio a colori, (censurata ?), e Beha a colori. Più volte premiato come giornalista, Oliviero Beha è autore di testi teatrali rappresentati, di numerosi saggi e di raccolte di poesie, che hanno ottenuto diversi riconoscimenti:All’ultimo stadio (Selezione Bancarella), Anni di cuoio (Premio Chianciano), Inverso (Selezione Viareggio, Premio Biella), Ripercussioni (Premio Capua- Mediterraneo). Dall’autunno 2001 è docente di Sociologia della comunicazione alla facoltà di Architettura Valle Giulia dell’Università La Sapienza di Roma.

Di massimo d’andrea.

Cosa ci racconti e vuoi comunicarci con questo libro ?

Dell’Italia che abbiamo sotto gli occhi, del nostro paese di oggi, facendo, purtroppo, fusche previsioni per l’italia di domani se non cambiano le cose e come si e’ arrivati all’italia di oggi, cercando di descriverne gli utimi vent’anni, in forma naturalmente romanzata, sulla copertina c’e’ scritto romanzo, e penso che i personaggi di questo romanzo sono persone che tutti conosciamo, almeno in parte.

Visto che nel tuo libro si parla anche di comunicazione, Ciampi, proprio in questo periodo ha rivolto un monito nei confronti dei giornalisti, invitandoli ad alzare la schiena e reagire, cosa realmente voleva far intendere ?

Mi piace pensare, ma lo dico in modo semiserio, che forse il Presidente della Repubblica ha letto il mio libro, per dire quello che ha detto. Ad un certo punto del libro, ricordo come in un famoso congresso che riguardava la stampa e l’informazione di anni fa, negli anni ottanta, svoltosi alla fondazione Cini di Venezia, Cesare Romiti, che allora ricopriva il ruolo di dirigente della fiat e del Corriere della Sera, Rizzoli e via dicendo, disse ai giornalisti :

" Voi invece di parlare di liberta’ di stampa dovreste imparare a tirarvi su i pantaloni ".

Ora, nel mio libro io dico, che la categoria, non solo non si e’ tirata su i pantaloni ma in piu’ da qualche anno si e’ messa in testa anche l’elmetto, perche’ si schierano come soldati, soldati semplici oppure graduati, colonnelli, generali e via dicendo, si sono schierati o da una parte o dall’altra, in questo bel paese del referendum pro o contro Berlusconi.

L’immagine a cui, il Presidente della Repubblica poteva far riferimento, oltre a quella della schiena dritta e’ una categoria che ha i pantaloni calati e l’elmetto in testa, come vi sembra tutto cio’ ?

Pessima categoria ?

Diciamo che non mi sono occupato dei dentisti o dei fiorai, perche’ non faccio il dentista o il fioraio, ma forse avrei scoperto delle magagne anche in queste professioni. Il problema e’, sempre in tono semi serio, che la delicatezza e la responsabilita’ di un lavoro come quello di un informatore oggi dovrebbe portare ad un altro livello di comunicazione, non a quello che abbiamo oggi di cui si lamenta Ciampi.

Troppo spesso oggi, e non solo nella categoria dei giornalisti, ma anche in quella politica, piu’ che parlare di soldati, noi utilizziamo la parola - assoldati - perche’ ci sembra che tutto e tutti si possono comprare e vendere.

Il problema della liberta’ di stampa e dell’informazione e’ vecchio ed ovvio, e’ un problema che si e’ sempre posto a tutti i livelli. Detto questo pero’, lo possiamo vedere in qualsiasi altro luogo del nostro pianeta, il problema e’ il denaro, si compra e si vende tutto, non c’e’ spazio, sembrerebbe, per poter respirare fuori da questa logica. In questo problema, a maggior ragione, il problema dell’informazione si fa ancora piu’ delicato. Prima facevo l’esempio dei dentisti e dei fiorai, e sarebbe grave se un dentista ti mettesse in bocca una pasta adulterata per guadagnarci di piu’, come sarebbe grave se i fiori venduti da un fioraio fossero naturalmente avvelenatori dell’ambiente, ma forse e’ ancora piu’ grave se non ci si puo’ fidare mai di nessun tipo d’informazione. Guarda che per devastare la fiducia delle persone ci si sono messi proprio in modo sistematico, anche se qualcuno ancora abbocca.

La societa’ in cui viviamo e’ complessa, nessuno va piu’ a vedere se la mucca ha fatto realmente la cacca, e quindi spesso ci dobbiamo fidare dello spot che ci racconta come e’ la mucca e cosa ha defecato.

Infatti da una serie di statistiche, si evince che le persone vanno a votare facendosi un’opinione attraverso quello che gli comunica politicamente la tv.

Meglio mi sento.

Ma non pensi che su questo argomento si sono commessi degli errori ?

Guarda, non possiamo parlare di tutto, anche se a me questo e’ uno sport che piace tanto, ma se parliamo di tv e’ un conto, se parliamo della tv privata e’ un altro, se parliamo d’informazione generale e’ un altro discorso ancora, se parliamo di livello di consapevolezza della categoria, a partire da un grande altro problema che riguarda la categoria, che e’ quello dell’autocensura, perche’ questa e’ molto peggio della censura, prevedo che il nostro dialogo superi le 24 ore.

Ma un parallelo tra il libro e la tv possiamo farlo, visto che hai scritto questo interessante libro.

Io scrivo libri per disperazione, ma anche perche’ mi fa piacere, perche’ scrivere e’ la cosa che piu’ mi fa provare questa emozione, oltre che parlare con la gente o i destinatari dell’informazione e di commenti. Pero’ scrivo anche perche’ mi stanno ottundendo tutti gli altri mezzi d’informazione. Io dal famoso caso Camerun di 20 anni fa, quello su lo scandalo della nazionale italiana, non ho piu’ fatto il giornalista sportivo. Voi direte: " pazienza ", certo, dopo pero’ ho cominciato a fare sempre meno il giornalista anche sul resto, perche’ i giornali si sono ridotti ed io oramai da anni non scrivo su nessun giornale. Poi mi hanno tolto anche dalla tv, dopo : " Va pensiero " di oltre 15 anni fa con Barbato, hanno ritenuto considerarmi un’estremista di sinistra, benissimo. Allora quando ho cominciato a discutere sulla Lega, e su Silvio Berlusconi, affermando di prenderli seriamente, perche’ sono fenomeni seri in questo paese, poi si puo’ non accettarli oppure si puo’ anche provarli a combatterli, e allora hanno detto che ero diventato leghista e berlusconiano. Poi mi hanno tolto anche laradio, dopo dieci anni che con questa ho fatto un servizio al cittadino, a questo punto non mi rimane altro che i libri ed internet… fate voi.

Finche’ ci rimango ce li teniamo stretti. Evidenzi anche un rapporto generazionale tra padri e figli nel tuo libro, perche’ ?

E’ uno dei punti piu’ delicati del libro, al di la’ delle informazioni di Berlusconi e di tante altre menate, come direbbe l’ex ministro Tremonti. Ed e’ la difficolta’ di comunicazione e di rapporti tra generazioni. Per motivi che anche in questo caso sarebbe lungo da spiegare, ma posso provare ad accennare, come ad esempio, al fatto che non si ha tempo per avere un rapporto con le persone, non c’e’ piu’ tempo neanche tra padri e figli. Non c’e’ piu’ linguaggio, che anche in questo caso, la tv, come altri mezzi di comunicazione sostituiscono in peggio. Non c’e’ piu’ responsabilita’, il padre non fa il padre, ma deve fare l’amico del figlio. Tutto d’un colpo, da due tre quattro generazioni, dal dopo guerra in poi, questo paese contadino e antico e’ diventato, industriale, moderno e senza valori, pensate voi che trasformazione, e in tutto questo cambiamento, logicamente, va a pezzi il rapporto generazionale.

Ma intendi fare un richiamo ai valori precedenti oppure esporre altro ?

Non necessariamente, il problema dei valori, del bene e del male, di quello che e’ giusto e non e’ giusto, e’ un problema che non ha tempo. Non c’e’ un giusto e ingiusto di una volta, tutti noi sappiamo, piu’ o meno, quello che e’ bene o quello che non lo e’ , poi se non lo facciamo, se scegliamo la catastrofe, e’ perche’ siamo limitati, o perche’ vediamo e subiamo cattivi esempi, o perche’ non c’e’ nessuno che ci redarguisce.

Le generazioni sono state posizionate nella societa’, senza tener conto ad esempio delle loro qualita’. Nel mio libro racconto ad esempio come ci sia un gigantesco luna park, o delle caselle come nel gioco dell’oca, nelle quali ci inseriamo senza sapere come. Il consigliere d’ammistrazione dell’Eni, mette il proprio figlio all’Eni, quelli dell’Eni alla Rai, quelli della Rai a Mediaset, quelli di Mediaset alle Poste ed e’ tutto cosi’ e senza guardare alla meritocrazia. E’ spaventoso, perche’ tiene fuori dalla porta devastandone la fiducia nel futuro, i giovani che non sono figli di qualcuno importante e non responsabilizza i figli di questi qualcuno. Dopo conversazioni su questi temi, molti diventano pessimisti, ma non bisogna esserlo, perche’ se le cose che dico, le sentiamo vere e non ci stanno bene, si deve provare a cambiarle.

Mi fai venire in mente un bellissimo film di Alberto Sordi, un borghese piccolo piccolo…

Bellissimo… e’ tratto dal romanzo di Cerami, ed in proposito dico che non vedo l’ora che un regista coraggioso tragga un film anche da questo mio libro, perche’ credo ci sia rappresentata un’Italia viva, concreta e con tutti i suoi problemi alla quale bisogna dar voce e riflessione.

Leggendolo mi e’ venuto anche in mente quello che si sta preparando e progettando con la riforma Moratti, per le nuove e future generazioni, perche’ quando si interviene sulla scuola si interviene inevitabilmente sulla cultura delle persone, cosa ne pensi ?

La tua e’ una domanda fondamentale e centrale, perche’ se io dovessi mettere al primo posto, al di la di tutto cio’ che di interessante abbiamo detto fino ad ora, la questione italiana di oggi, direi che e’ la regressione culturale del paese, che non e’ cominciata con la Moratti, dobbiamo essere onesti nella comunicazione, ma che insomma la Moratti sembra che gli stia dando una bella spinta per la scesa definitiva come si dice a Roma. Come evitare questa regressione culturale ?

Come cercare di far pensare nuovamente le persone, che e’ poi l’esatto contrario di quello che sembrano volere coloro che ci governano ?

Resistenza, Resistenza, e si fa culturalmente, ricominciamo a pensare che il Grande Fratello non e’ grave, da un certo punto di vista, perche’ la liberta’ sta anche nel fare il Grande Fratello, ma se poi fanno tutti il Grande Fratello, forse non c’e’ piu’ liberta’.

In questo percorso storico che ci racconti nel tuo libro, non possiamo non sottolineare la tematica religiosa, e visto che in questo periodo di natale 2004, molti professori e maestri, per non fare discriminazioni nei confronti di studenti che credono in altre religioni, hanno sollevato la questione del presepe nelle scuole, smettendo di farlo, cosa ne pensi ?

Al primo posto c’e’ una conciliabilità tra laicita’ e religiosita’, laico non e’ il controrio di religioso, uno puo’ essere laico ed avere un suo senso religioso della vita. I problemi cominciano quando la religiosita’ si organizza in forme, diciamo logistiche, ed invade il terreno della laicita’. Ci vuole rispetto in generale da un lato e dall’altro, e considero grave, quando viene utilizzato il discorso presepe, religiosita’ eccetera, in funzione di qualcosa d’altro. Del presepe non gli frega niente a nessuno, ne del crocifisso, ma lo utilizzano, in un senso o nell’altro, come munizione politica di una parte contro l’altra, e tutto questo non c’entra nulla con la religiosita’ e la laicita’, ed e’ spaventoso.

Come sta Radio a Colori ?

Per ora soppressa. Di salute stava bene, si vede che gli do fastidio io, perche’ aspetto da diversi mesi, da quando e’ stata chiusa a Giugno, dicendomi che era solo una sospensione estiva, che mi dicano almeno perche’, naturalmente nessuno me lo ha detto e nessuno me lo dira’ mai.

Noi speriamo che torni Radio a Colori, perche’ l’ennesima censura effettuata da questo governo e’ vergognosa, ma soprattutto speriamo che torni Oliviero Beha come giornalista visto che ora fai lo scrittore. Prima di lasciarti vorrei farti un’ultima domanda rispetto al libro, non ci sono prospettive, soluzioni concrete, come mai ?

E’ difficile dare soluzioni, e comunque la passione che ci metto spero si senta, che sia riuscito a trasmetterla, nel raccontare il mio paese e gli ultimi venti anni di questa Italia, dovrebbe testimoniare cio’, di non arrenderci. Io sono contro la resa, come si comprende, spero, dal libro e dalla mia storia personale. Non sono quindi in grado di dare ricette, ma richiamare alla responsabilita’ le persone si, questo lo intendo, come bisogna continuare a scendere in piazza. Quando le cose vanno oltre, superano il limite, bisogna manifestare, come quella straordinaria manifestazione di poco tempo fa per la pace e contro la guerra in Iraq.

Forse non e’ servita a nulla, qualcuno mi potrebbe ricordare, ma c’e’ stata tantissima gente di ogni colore e di ogni eta’ che capiva e manifestava la sua disapprovazione, perche’ con la guerra non si va da nessuna parte e con questo tremendo strumento si perpetua la solita ignobile truffa …una grande truffa al popolo.

Tutto cio’, come le immagini che dall’Ucraina ci fanno vedere persone vestite di arancione, oltre quattrocentomila sotto la neve a battersi per una idea di democrazia che non viene rispettata, non sara’ una ricetta, ma bisogna farla circolare in questo nostro paese, perche’ non si puo’ comprare tutto, questo e’ il problema. Io non sono contrario al mercato, ma quando tutto e’ mercato si che mi irrito, perche’ la nostra vita viene ridotta al mercato della vita. Comunque adesso scrivero’ un altro libro, perche’ mi hai dato spunto, cercando di proporre o suggerire dei rimedi.

Grazie.