quattro poteri

Il controllo del governo sulla magistratura: il governo decide chi deve e chi non deve essere processato.
Questo è quello che sta cercando di far passare Berlusconi.

Invece che accontentarsi di sfuggire ai propri guai giudiziari, Berlusconi vuole cambiare la faccia della democrazia italiana, introducendo un controllo diretto sulle azioni della magistratura.

E lo sta facendo in quattro modi:

 

1) La separazione delle carriere.

Oggi i pubblici ministeri (che rappresentano la pubblica accusa nei processi) fanno parte della magistratura. Sono indipendenti nello scegliere chi, come e quando accusare, senza vincoli politici.

E’ poi ovviamente il processo a stabilire la fondatezza delle accuse.

 

Berlusconi vuole dividere i pubblici ministeri dalla magistratura e farli passare sotto il ministero di grazia e giustizia, dove le loro scelte sarebbero sottoposte alle scelte del ministero. Deciderà il ministro chi è il caso di denunciare e chi no. Chi dà le direttive al ministro? Il presidente del Consiglio. Sarà Berlusconi in persona a decidere se è il caso che sia aperta un’inchiesta su di lui.

Prima dell’entrata in vigore della Costituzione i pubblici ministeri erano in effetti alle dipendenze del ministero di grazia e giustizia, secondo una legge del 1941, periodo fascista di guerra.

 

2) L’obbligatorietà dell’azione penale.

La Costituzione non consente oggi a un pubblico ministero di non aprire un procedimento su un fatto di rilevanza penale di cui ha notizia. Il controllo del ministero sarebbe quindi inutile. Benissimo, si cambia la Costituzione. Ecco “la armonizzazione costituzionale” che invoca il nostro caro presidente. Non sarà più obbligatorio perseguire un reato penale.

 

3) La scala di priorità dei reati

Per chiudere il quadro, l’altra cosa che cerca di far passare Berlusconi, è attribuire al parlamento la facoltà di stabilire ogni anno una scala di priorità dei reati: “quest’anno, al primo posto i borseggi”,  e così via. Chissà che priorità avranno i reati fiscali e legati alla corruzione?

 

4) Il mandato di cattura europeo

In questo contesto, Berlusconi lotta con tutte le sue forze per impedire la creazione di uno spazio europeo di giustizia, all’interno del quale sarebbe valido il mandato di arresto di qualsiasi giudice europeo. Lo ha perfino apertamente detto ai rappresentanti dei 14 paesi europei, la scorsa settimana. Il suo problema più urgente, è che Garçon non lo possa arrestare per la vicenda di Telecinco.

Per il momento ha accettato il trattato sul mandato di cattura europeo posticipando la sua entrata in vigore per quanto riguarda (guarda un po’!) i reati fiscali e di corruzione. In compenso, usa questo trattato per giustificare in Italia la famosa “armonizzazione costituzionale”.

 

Ricordiamo che tutto questo avviene dopo:

-         l’abolizione del reato del falso in bilancio per una serie di situazioni;

-         un’amnistia generalizzata ed anonima per i capitali fuggiti all’estero: anche fondi dunque che hanno a che fare con evasione fiscale e riciclaggio di denaro sporco (con cui Berlusconi, ovviamente, non può avere nulla a che fare…);

-         una restrizione delle norme che regolano l’uso delle rogatorie, ossia quei documenti trasmessi in Italia da enti esteri pubblici o privati che riportano informazioni su un inquisito (per esempio, gli estratti conto dei conti in Svizzera). Questi documenti sono diventati in gran parte inutilizzabili nei processi agli amici del presidente del consiglio, per esempio perché spediti per fax senza timbro.

Tutti provvedimenti presi ad hoc per salvare tutte le varie situazioni incrinate del Presidente.

Cosa fa la sinistra di fronte a un attacco di tale enormità che mira a bloccare tutte le iniziative della magistratura sottoponendole al controllo del governo?

Niente. La linea di Fassino, Violante e D’Alema è che sia elettoralmente controproducente difendere la magistratura. E allora si butta a mare la magistratura.

 Sulla separazione dei magistrati dai pubblici ministeri, Berlusconi dice “facciamo come in America”. Solo che negli Stati Uniti, gli avvocati dell’accusa sono dei liberi professionisti con libera iniziativa, non dipendenti pubblici agli ordini del ministero.

Alla faccia del conflitto di interessi, per sfuggire ai suoi guai giudiziari, Berlusconi sta cambiando la faccia della democrazia italiana, mettendo un bavaglio alla magistratura, cosa che rimarrà anche quando lui lascerà il governo.

Non arrendiamoci a questa dittatura “soft”. Non aspettiamo di vedere i carri armati in piazza, perché una dittatura oggi si presenta in un modo diverso che nel ‘45.

Facciamo qualcosa.
Apriamo una grande petizione contro questa situazione e organizziamo una grande manifestazione di piazza per far vedere che tutto questo non ci passerà sulla testa.

Vorrei chiamare questa petizione QUATTRO POTERI:

parlamento, governo, magistratura e mezzi di informazione in una democrazia dovrebbero essere indipendenti l’uno dall’altro. In Italia invece Berlusconi li controlla tutti.

E’ ora di fare un po’ di democrazia.

fabio de ponte

 

 

 

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