Illuminata, dalla notte buia dei nostri tempi

di Silvio Cinque

Illuminata : la storia di Elena Lucrezia Cornaro prima donna laureata nel mondo / Patrizia Carrano. Mondadori 2000 -

Mi piaceva l’idea di attualizzare questo libro con i fatti che tragicamente stanno accadendo in Afganisthan e in Palestina, ma anche in Italia. Così da poter dire un po’ retoricamente che questo libro è un ponte, anzi il ponte tra il di qua e il di là della laguna, il di qua e il di là di quartieri diversi nei quali due vite si perdono fino a ritrovare, nel ritrovarsi, il significato del loro vivere. Di qua i quartieri poveri, abbrutiti dall’aria malsana, di là il benessere nel quale una giovinetta conduce una esistenza dapprima curiosa ed insoddisfatta, poi finalmente infelice perché consapevole del desiderio inappagato eppur preciso da realizzare. Un ponte dunque che unisce due diversità: Elena e Umar, una ricca cattolica giovinetta figlia di procuratore ed un liberto, erudito musulmano ambasciatore di cultura per conto del conte Olivares di Spagna. Due assolute diversità unite dunque dal ponte di Rialto.

L’idea che una donna, storicamente vera e documentabile, costituisse il tramite pacifico e proficuo tra due culture, l’idea che una donna perciò vincente, che aveva realizzato, prima tra tutte, il sogno difficile e impossibile di raggiungere gli onori della sapienza e della conoscenza, da sempre, a tutt’ora, prerogativa del mondo maschile; insomma l’idea che una donna fosse il balsamo per molte ferite, il ponte per molti sguardi e il riscatto dei popoli, insomma questa patetica idea tutta maschile e un po’ romantica, mi ha accompagnato per tutto il libro. Non che con questo non gustassi la descrizione ricca e puntuale dei paesaggi o l’analisi precisa e possibile dei "personaggi". Ma avevo sotto gli occhi l’idea di una Patrizia Carrano capace di ironie sferzanti e impietose contro il maschilismo, ma anche conoscitrice delle dinamiche scenografiche e delle tecniche cinematografiche. Non mi sfuggivano infine anche certe capacità acquisite attraverso la critica cinematografica e la lunga pratica giornalistica.

Ho potuto così entrare in un libro intenso e documentato nel quale confluiscono capacità e argomenti di cui l’autrice dà grande prova di padronanza. Tuttavia è un libro ben difficile e complesso quello che l’autrice semplifica con la laconica e provocatoria definizione di "romanzo". In realtà non si distingue ciò che è romanzo da ciò che non lo è e ciò che è realtà storicamente documentata da ciò che la fantasia e l’immaginazione dell’autrice hanno prodotto. È difficile invero collocarlo all’interno della narrazione storica, esempi della quale hanno visto ultimamente esempi prestigiosi come Baudolino o N, oppure della semplice finzione o creazione artistica, o biografica. Certo è che un romanzo del genere sarebbe piaciuto a quella Virginia che alle figlie degli uomini ricchi consigliava anche la trattazione biografica come esempio da seguire ed insegnamento da praticare. Ma qui Elena Lucrezia di stanze tutte per sé in realtà ne ha più di una e la sua storia, la sua vita e la provenienza sociale la collocano certamente ben al di sopra non solo di donne come la povera e sfortunata Antonia, ma addirittura di moltissime donne di oggi. Consola, da questo punto di vista, sentire che le affermazioni delle ragazze bene del Ballo delle Debuttanti non siano diverse dalle affermazioni di qualsiasi altra ragazza che sogna e spera di far parte del Grande Fratello?

Nel desiderio di ammadonnare Elena Lucrezia Cornaro e farne paladina di tutte le mie frustrazioni post-sessantottesche ho immaginato questo incontro con il Levante e con l’Europa islamica quasi una sorta di rigenerazione della civiltà umana, una sorta di libero scambio e fluire proficuo di diversità curiose e pacifiche. Un bell’esempio da anteporre a Bush e bin Laden ed agli estimatori della superiorità della cultura occidentale. Anche se l’autrice lascia a ciascuno il compito di scoprire la storicità o meno della figura di al-Farid, rimane tuttavia un rammarico che nasconde in realtà una sorta di pregiudizio. Forse Umar al-Farid non è mai esistito così come è presentato nel contesto della vicenda. Ma il rammarico per questa eventuale inesistenza è rivolto non solo al mondo islamico, preso spesso ad esempio ed a ragione di misoginia e disprezzo della donna, ma a tutto quel mondo maschile, islamico o no, che difficilmente accetta non solo l’idea della diversità della donna, ma addirittura in moltissimi casi della sua straordinaria versatilità e capacità di adattamento e trasformazione o addirittura superiorità.

In realtà di questo bel romanzo emergono due figure mirabilmente descritte: Elena Lucrezia Cornaro e Venezia.

Preso in questo contesto è facile godere della narrazione agile ed attenta e drammatica e intensa, della visione della Galea alla fonda, il mal d’amore che talvolta chiama pothos talvolta malinconia, della tragica testimonianza del parto della madre che porterà la decisione della verginità e della castità. Una castità vissuta all’ombra protettiva della musica e dello studio, attento profondo, disciplinato e talvolta forsennato: una sorta di libidine di conoscenza e di sapere che è più che consolazione dell’astinenza della carne. E poi tutti i precettori, immersi in una storicità ed identificabili perciò da documenti e ricerche di biblioteca ed archivi. Perché alla fine si torna in quel posto dove sono racchiusi tutti i posti possibili, in un mondo dove tutti i mondi hanno un nome: una sorta di Eden dove crescono gli alberi dei libri e della conoscenza. È lì che per la prima volta avviene l’incontro che è in realtà la verifica di un presagio e la scoperta di una emozione. Emozione senza la quale la vita non ha senso e diventa semplicemente l’accumulo ripetitivo di gesti. In questo mondo vastissimo e denso di tentazioni, di perdizioni e di salvamenti che è la Biblioteca, è in questo mondo che avviene la fusione ugualitaria delle due diversità, il ritorno del mito, errante e travagliato, alla sua unità archetipa. Una fusione di mente e di spirito che non poteva che generare l’emozione fortissima del vivere e dell’esserci. Ed è sull’onda di questa emozione, sul suo travagliato compimento che Elena Lucrezia Corsaro, novella Diotima, trova finalmente il giusto dottorale riconoscimento.

Ma un riconoscimento va infine all’onestà intellettuale dell’autrice che indica i percorsi e gli itinerari attraverso i quali ne è stata possibile la stesura. Una indicazione, questa, preziosa ed essenziale che permette intraprendere il meraviglioso viaggio della lettura con bagagli ed indicazioni precise. Un riconoscimento a quante e quanti hanno concorso direttamente o indirettamente alla creazione dell’opera: da Alvise Zorzi indiscusso venetiologo di fama mondiale, a Danilo Mainardi etologo ed esperto di piccioni bagadesi, al trattatello sull’arte degli scacchi, alle riflessioni di Ida Magli, alle preziose considerazioni femministe della Conti Odorisio. Una sorta di bibliografia maieutica nella quale una levatrice esperta riesce a trarre creature e vita con l’unica grande fatica che viene richiesta alla mente: l’emozione del conoscere. Al cuore si comandano altre emozioni.

Della Carrano e del suo libro segnalerei solo questi tre siti:

<http://www.eticare.it/editoriali/articolo.asp?i=716>

e le sue 12 non-regole

<http://mondodonna.mondadori.com/articoli/news/can13/55-154-1.asp>

solamente per sole viaggiatrici sole al sole

<http://www.permesola.com/venezia/curiosita.html>

mentre sono stati pubblicati:

A lettere di fuoco, 1998

Baciami stupido,1989

Cattivi compleanni, 1991

Erna rosso fuoco, 1988

L'età crudele, 1994

Illuminata, 2000

La Magnani, 1986

Notturno con galoppo, 1995

L'ostacolo dei sogni 1992

Stupro, 1994

Se qualcuno volesse invece domandarsi su Umar Ibn Al-Farid e su ibn Zaydun….

ci sono moltissimi siti ma, ahinoi, non in lingua italiana

 

 

 

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